CEO GRATIAS! IL NUMERO UNO DI ASTRAZENECA, PASCAL SORIOT, CHIEDE UN AUMENTO DI STIPENDIO DI 2 MILIONI DI STERLINE: ARRIVEREBBE A GUADAGNARE 18,7 MILIONI L'ANNO – MA GLI ADVISOR DELLA SOCIETA FARMACEUTICA BOLLANO COME “ECCESSIVO” IL NUOVO COMPENSO, CHE RISCHIA DI ESSERE BOCCIATO DALL’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI – È SOLO L'ULTIMO CASO NEL DIBATTITO SUI SUPER-STIPENDI DEI TOP MANAGER DEI COLOSSI MULTINAZIONAL – IL RUOLO DEI FONDI DI INVESTIMENTO, CHE STANNO METTENDO PALETTI ALLE REMUNERAZIONI DEI CEO…

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Estratto dell’articolo di Marco Sabella per il “Corriere della Sera”

 

Pascal Soriot - ceo di astrazeneca Pascal Soriot - ceo di astrazeneca

Quasi due milioni di sterline in più all’anno sono sembrati davvero troppi. E così il ceo di uno dei principali gruppi farmaceutici europei, Pascal Soriot, alla guida della britannica Astrazeneca, rischia di vedere bocciata la sua richiesta di aumento dei compensi dall’assemblea degli azionisti che si terrà l’11 aprile prossimo, riporta il Financial Times.

 

Glass Lewis e Iss — tra le principali società indipendenti di advisory agli azionisti — sono infatti arrivate alla conclusione che aumentare la retribuzione del manager dagli attuali 16,9 milioni di sterline fino a 18,7 milioni sarebbe una mossa «eccessiva», tanto più che il salario di Soriot «risulta già competitivo a paragone di quello dei ceo delle principali società europee del settore».

 

pascal soriot astrazeneca pascal soriot astrazeneca

Il dibattito sui super-stipendi dei top manager dei colossi multinazionali è destinato a proseguire a lungo. Al di là delle classifiche che vedono svettare i guadagni dei ceo che sono contemporaneamente azionisti (e/o fondatori) della società che guidano, c’è un tema di rispetto degli interessi degli altri soci legato al contenimento degli stipendi dei manager.

 

Perfino Elon Musk, ceo e fondatore (tra l’altro) di Tesla, a fine gennaio di quest’anno si è visto bocciare da una corte del Deleware in seguito al ricorso di un gruppo di azionisti la mega-paga da 55 miliardi di dollari prevista da un pacchetto record varato dal board di Tesla nel 2018. Questa sentenza non impedisce al visionario imprenditore di svettare nella classifica dei manager-proprietari più pagati nel 2022 con un «reddito» personale di 23,5 miliardi di dollari.

 

ELON MUSK - ILLUSTRAZIONE WALL STREET JOURNAL ELON MUSK - ILLUSTRAZIONE WALL STREET JOURNAL

Il caso dei manager proprietari o co-fondatori della società di cui sono al vertice non esaurisce il tema. Amministratori delegati e contemporaneamente azionisti, grazie a bonus milionari — ma non fondatori della società — sono manager come Tim Cook, la cui paga nel 2022 compresi i bonus ha raggiunto i 770 milioni di dollari.

 

Sundar Pichai, alla guida di Alphabet, con i suoi 280 milioni tra stipendio base e premi di vario genere segue a qualche lunghezza. Battuto da Satya Nadella, ceo di Microsoft, i cui guadagni hanno toccato i 309 milioni di dollari l’anno.

 

Sundar Pichai ad di Alphabet Sundar Pichai ad di Alphabet

A confronto con i superstipendi dei manager apicali dei giganti del settore hi tech gli stipendi dei banchieri impallidiscono. James Gorman, ceo di Morgan Stanley, si è «fermato» nel 2022 a un reddito di 39,3 milioni di dollari, pur con la consolazione di un incremento annuo di 4,4 milioni, il 13% in più rispetto al precedente. Jamie Dimon di JpMorgan ha raggiunto i 34,8 milioni e il ceo di Bank of America Brian Moynihan i 30,17 milioni di dollari.

 

tim cook tim cook

[...] Lo stesso Pascal Seriot di Astrazeneca, nell’attesa delle decisioni dell’assemblea sul suo piano di remunerazione, potrà riflettere sul fatto che il ceo di Novo Nordisk, Lars Fruergaard Jørgensen — che ha portato l’azienda ad una capitalizzazione di Borsa di oltre 400 miliardi di euro, superiore al Pil della Danimarca in cui ha sede il gruppo farmaceutico — lo scorso anno non è andato al di là una retribuzione di 68 milioni di corone, circa 9 milioni di euro.

 

[...]

 

James Gorman ceo Morgan Stanley James Gorman ceo Morgan Stanley

Una importante forma di monitoraggio e di intervento viene da operatori istituzionali come i fondi di investimento. Il gruppo francese Amundi o la tedesca Allianz GI, ai primissimi posti tra le società di gestione in Europa, hanno varato severe linee-guida in merito alle politiche di remunerazione decise dalle società in cui investono. Allianz GI ha espresso parere contrario alle delibere aziendali nel 70% dei casi negli Stati Uniti, nel 48% in Germania e nel 55% in Italia.

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