1-GIÙ LE MANI SULL’ARTE! IL DIVINO QUIRINO CONTI DEMOLISCE LE MONUMENTALI ARROGANZE DELLE GANZE DE’ NOANTRI CHE ABUSANO DELL’ARTE PER COTONARSI IL CERVELLO - 2- “COME SI PERMETTE?”, NON TROPPO DISTANTE DA UN TOTÒ-LIZZANTE: “LEI NON SA CHI SONO IO!”, LA ZARINA DI \"VOGUE\" FRANCA SOZZANI REAGISCE, CON STIZZOSA ALTERIGIA VENATA DI SDEGNO, ALLE ACCUSE DI SGARBI ALLA BIENNALE ANALE DI MARKETTIZZARE L’ARTE CONTEMPORANEA, \"QUALE RAPPRESENTAZIONE DI SÉ E DEL POTERE ACQUISITO\" - 3- DANDO PER SCONTATA LA REGAL-DINASTICA INVIOLABILITÀ DI UN GRUPPO DI POTERE EDITORIALE E DI TRE O QUATTRO STILISTI/PROPRIETARI DI GRIFFE (PRADA, TRUSSARDI, DELLA VALLE, FENDI, PINAULT) IN VENA DI AZZARDATISSIME PERFORMANCE CULTURALI - 4- UN ANALOGO ABUSO AVVIENE NEL PIÙ COMPLESSO TESSUTO DI CONVIVENZA CIVILE: LE NOSTRE CITTÀ. DA MILANO (MONUMENTO A PERTINI) A ROMA (MONUMENTO A WOJTYLA) -

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Quirino Conti per Dagospia

\"Come si permette?\" Proprio così, con un\'espressione caratteristica della commedia all\'italiana e del surreale vaniloquio del poetico Totò, con stizzosa alterigia venata di sdegno, da Milano si reagisce così, d\'istinto e un po\' rozzamente, alla tumultuosa conferenza stampa per l\'inaugurazione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Non troppo distanti da un esilarante: \"Lei non sa chi sono io!\".

sgarbi,sgarbi, biennale, curatore del padiglione italiaQUIRINOQUIRINO CONTI- GIARDINO BOBOLI (PF. VIGO)

Dando per scontata la regal-dinastica inviolabilità di un gruppo di potere editoriale e di tre o quattro stilisti/proprietari di griffe in vena di azzardatissime performance culturali. Come se bastasse l\'esser diventati tanto ricchi per indubbie capacità commerciali a tramutare lo specifico dell\'Arte - sempre più problematico e quanto mai scivoloso nel contemporaneo - in una servitù automaticamente a disposizione e in un dominio snobistico efficacemente utilizzabile per i propri scopi. Da porre cioè come sgabello alla comunicazione aziendale o quale lubrificante incentivo per la vendita di pagine non così determinanti.

SOZZANI-MORATTI-VERSACESOZZANI-MORATTI-VERSACE

Eppure ci sarebbe molto da riflettere sull\'uso e l\'abuso dei sofisticati, difficili linguaggi dell\'Arte quale rappresentazione di sé e del potere acquisito. Poiché, se come in questo caso la questione non va troppo oltre il modesto recinto di vanità e sconsiderate velleità individuali, ben più rischioso è il caso di un analogo abuso nel più complesso e delicato tessuto di convivenza civile. Cominciando, ad esempio, dalle nostre città.

FRANCAFRANCA SOZZANI

Infatti, a volersi guardare intorno, in seguito all\'infausta pestilenza monumentaria che per simili abusi negli ultimi decenni ha colpito Milano - un suo vistoso effetto a firma Aldo Rossi, 1990, grazie al cielo (e probabilmente anche a Giorgio Armani), è costantemente sul punto di essere demolito o trasferito altrove -, anche Roma, seppure con il consueto ritardo, sembra ora averne miseramente subìto il contagio.

Ma Milano, si sa, benché appunto capitale universale dello Stile, non è città che brilli di particolare avvenenza: pertanto, gli obbrobri seminati qua e là da una tale retorica bramosia commemorativa tendono quasi a perdersi nel suo anonimo e inespressivo grigiore. Nonostante si sia fatto di tutto perché non avvenisse, anzi.

BIENNALEBIENNALE - LUIGI SERAFINI

Roma, però, è altra cosa. Un \"testo compiuto\", come amano sproloquiare i coltissimi conoscitori dei suoi misteri. In pratica, un diffuso e complesso capolavoro \"da conservare, preservare e difendere\". Senza aggiunte invasive che possano stravolgerne la lettura. Fino a convincersi che, in una simile circostanza di incomparabile privilegio storico-culturale, persino la sua vivibilità-uso di fatto diviene un concetto, se non marginale, almeno da lasciare in secondo piano rispetto alla sua più autentica e corretta intelligibilità.

BIENNALEBIENNALE - SIGALIT LANDAU

Dunque, per la disperazione dei soliti architetti smaniosi di prebende e alla perpetua ricerca di commissioni quasi sempre devastatrici, città da tutelare; nonostante le molte lacerazioni già inferte al suo corpo millenario: massimamente dall\'altro Cavaliere, quello che non superò il Ventennio.

ROMA,ROMA, MONUMENTO A WOJTYLA

Ora siamo invece alla stagione dei sindaci - altro che la vanità di Pompidou e del suo Beaubourg! E questi, con formazioni scolastiche in genere non rilevantissime, cultura convenzionale e incontenibili frenesie faraoniche, ciascuno nel proprio piccolo - come si usa dire -, non hanno badato a spese purché una damnatio memoriae senza pari (comprensiva del più classico, purificatorio spargimento di sale) ricadesse come un macigno sulle loro performance creative a danno della Capitale del Mondo.

ROMA,ROMA, MONUMENTO A WOJTYLA AlemannoAlemanno con Cardia dal profilo Flickr ufficiale di Alemanno

A onor del vero già Parigi, a metà anni Ottanta, con il massacro del bel cortile del Palais Royal - a cura di Daniel Buren -, aveva dato pesantemente di matto. Ma poiché anche Parigi non è Roma, nonostante ulteriori, diversi attentati alla decenza, con danni di sicuro meno vistosi. Anche perché da sempre, lì, si predilige il pompier celebrativo (di fatto, ne sono gli inventori) e, per carattere, più che al monumento tout court si è naturalmente predisposti al gigantismo architettonico, con ogni genere di materia, struttura e forma. Da Les Invalides (1679) alla Pyramide (1989).

HENRYHENRY MOORE A FIRENZE HENRYHENRY MOORE A FIRENZE, FORTE BELVEDERE

E così, dopo Milano, anche Roma ha inaugurato i suoi onerosissimi cantieri Beaux Arts. Va da sé, comunque, che il connubio arte contemporanea-antichità non di rado ha dato persino eccellenti risultati. Chi infatti potrebbe ancora dubitare, ad esempio, della Spoleto reinventata ai suoi esordi dal binomio Menotti-Carandente, 1962; o della storica esposizione di Henry Moore al Forte di Belvedere, a Firenze, 1972; o ancora, nel 1994, a San Gimignano, di quel pool di artisti ben coordinati attorno a un progetto per quella intatta città? Ma in tutti e tre i casi si era di fronte ad autori di indiscussa qualità, oltre che a una gestione culturale inappuntabile; e soprattutto consapevole della portata di quel\'ossimoro, di quel dissonante congiungimento espressivo.

PIETROPIETRO CONSAGRA A SANTA SUSANNA, ROMA

Mentre a Roma... Si è iniziato, più o meno, con una sconsiderata palizzata - qui, si direbbe, tendendo piuttosto a schermare brutalmente l\'esistente che ad altro. Con una sorta, dunque, di biscotti-Consagra infissi al suolo senza una ragione - probabilmente nel così tanto frainteso \"gratuito\" dell\'Arte, chissà -, unicamente a danno e rovina di una prospettiva di tutto rispetto: quella che dal fondo si apre verso il largo di Santa Susanna; tra due chiese fondamentali (Maderno, Bernini, Domenichino, Reni ecc.) e la cinquecentesca fontana del Mosè.

ROUSSEAUROUSSEAU IL DOGANIERE

Quindi, tralasciando innumerevoli piazze e slarghi già sistemati a dovere, in ordine sparso ed esemplificando: per ogni stagione dell\'anno, un sempervirens albero di Natale in bronzo, classicamente Pomodoro, all\'Eur; due porte a Santa Maria degli Angeli (Michelangelo e tutto il resto, prima e dopo di lui), sulle quali, in un magnifico color stercorario, Mitoraj, come al solito, accenna tranci di anatomia sparsi qua e là, un po\' come capita; un\'ulteriore opera in travertino del Maestro (quella bronzea, commissionatagli da Valentino, per bontà del Créateur rimane al chiuso di Palazzo Mignanelli), questa invece, più o meno all\'imbocco di viale Mazzini, per il generoso, provvidenziale contributo del verde sovrastante, costantemente bonificata da muffe e colature assortite - persino teatralmente migliorative - che incessantemente le stillano addosso tutta la loro più imbronciata riprovazione. (All\'inizio rimosse regolarmente e d\'ufficio, poi sempre più raramente, fino all\'attuale, fortunoso stato di rovina.)

KOUNELLIS,KOUNELLIS, CANCELLO DELL\'ORTO DI S. CROCE IN GERUSALEMME CLAIRECLAIRE FALKENSTEIN, CANCELLO FONDAZIONE GUGGENHEIM , VENEZIA

Quindi: una sciocchezza qualunque, ancora all\'Eur (le sue architetture evidentemente ispirano gli artisti), semiseppellita ai piedi dell\'obelisco; un arruffato cancello Kounellis - purtroppo già esistente con migliori risultati a Venezia dal 1961 e firmato Claire Falkenstein - che, per la munificenza dei nobili Sacchetti, e la complicità di un mondanissimo abate ora altrove, chiude a Santa Croce in Gerusalemme un orto - almeno cinquecentesco - costituito sui resti di un anfiteatro annesso alle residenze imperiali; due incomprensibili bambocci, uno a destra e l\'altro a sinistra, a sentinella di Palazzo Valentini, proprio in faccia a piazza dei SS. Apostoli.

Fino all\'irragionevole, ormai più che celebre, monumento a Giovanni Paolo II alla Stazione Termini. Anch\'esso imprescindibile, si direbbe. E sul quale si è più che diffusamente discusso. In questo caso comunque, come ha osservato Andrea Carandini, il problema non risiede tanto nell\'almeno dubbia qualità del manufatto (da circa un secolo da ricercare, parrebbe, nell\'intenzionalità dell\'autore più che nell\'opera stessa) quanto piuttosto nell\'urgente, quasi affannosa, necessità di questo ennesimo, scultoreo monumento: e proprio in quel luogo.

BERNINI,BERNINI, PIAZZA NAVONA, FONTANA DEI FIUMI

Se cioè, considerata la già dissennata, precedente dada-intitolazione veltroniana della stazione stessa al pontefice Beato (Stazione Termini-Giovanni Paolo II: sic nelle steli dedicatorie), se dunque non si potesse fare a meno di quel curioso, ingombrante, panettone verdognolo. Tranquillamente e senza danno. Anche se si maligna che da troppe stagioni le amministrazioni capitoline succedutesi - tutte, nessuna esclusa - sembrano aver ecceduto in untuoso servilismo curiale.

MiucciaMiuccia Prada Franca Sozzani e Suzie Menkes

Ciò nonostante, rimane un mistero una simile, straordinaria fregola creativa, qui e altrove. Per la quale ogni città, anche in provincia ormai, rischia di trasformarsi in un falansterio e in un tristissimo famedio. Dopo che la monumentalità - forse va ricordato ancora - era stata bandita una volte per tutte dal mondo; come una vergogna (\"L\'ornamento è un delitto\": Adolf Loos, 1908).

MITORAJ,MITORAJ, PORTE DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI, ROMA

Pertanto, a questo punto, le evidenti difficoltà sorte attorno a quel modesto caso stilistico non dovrebbero essere imputate a un ritratto poco somigliante o addirittura, come pare, difforme dal progetto originale; in una società civile che si rispetti non dovrebbe essere questo lo scandalo.

Piuttosto, per quale infelice destino una città da sempre parca di monumenti - se non nei suoi giardini, e fatta eccezione per obelischi e fontane senza pari -, che in secoli di potere temporale (ma anche in fervoroso regime democristiano) non ha mai voluto esporre alle intemperie una sola effigie di un pontefice, per quale infausta ragione, dunque, avverta ora l\'urgenza di colmare una simile lacuna con un intervento di quella portata estetica e al cuore della principale, laicissima stazione della città.

MIUCCIAMIUCCIA PRADA FRANCA SOZZANI

Forse che, rassegnati ormai a qualsiasi pia Restaurazione e a rappel à l\'ordre di ogni genere, dopo l\'imperante neo-Biedermeier delle ultime stagioni, con simili monomanie scultoreo-celebrative si è davvero tutti precipitati in piena Accademia e, sventuratamente, nel più ridondante e ridicolo pompier? Qui, e come nella stizzita reattività milanese, tra un trombonissimo Bouguereau e un Meissonier celebrativo?

MITORAJMITORAJ PER VALENTINO, PALAZZO MIGNANELLI, ROMA

Con tanto di banda, grancasse, cori di bimbi, ghirlande e corone di alloro, bandiere, bandierine, petardi, brindisi, benedizioni, applausi e scopertura dell\'orrida memoria. Come in un\'operetta. Come in quel celebre quadro del Doganiere Rousseau. Ora che un tempo nuovo sembra finalmente alle porte: con volti nuovi e nuove speranze. Sorprendente e inatteso, perché oltre ogni disillusione. E con monumenti finalmente incisi e fusi unicamente in un sogno possibile, praticabile e totalmente umano. Senza l\'inutile spreco retorico della pietra, del bronzo e delle parole.

MITORAJ,MITORAJ, FONTANA MONUMENTO, DEA-ROMA

E per Wojtyla?
Basti ciò che, davvero monumentalmente, ha di lui scritto domenica scorsa sulle pagine del \"Corriere della Sera\" il cardinal Martini: in spirito e verità, senza svolazzi. Basti quello, davvero, e nient\'altro.
Quirino Conti

 

 

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