1- QUESTA VOLTA SAVIANO HA FATTO LA PIPì FUORI DAL VASINO. AD ATTACCARLO è LA VECCHIA GUARDIA COMUNISTA CHE NON CI STA A PASSARE PER \"FABBRICATORI DI FANGO\" - 2- EMANUELE MACALUSO NON LA MANDA A DIRE: \"IO NON CE L’HO CON LUI. HA PERÒ SBAGLIATO MIRA SU SCIASCIA, DIMENTICANDO IL VERGOGNOSO ATTACCO DI QUEL \"COMITATO ANTIMAFIA\" CHE LO DEFINÌ UN \"QUAQUARAQUÀ\". NON SI PUÒ CERTO SOSTENERE CHE SCIASCIA RIVOLSE LA MACCHINA DEL FANGO CONTRO PAOLO BORSELLINO\" - 3- L’EX PCI E EX CSM ALFREDO GALASSO RINCARA LA BORDATA: \"CHIAMO ANTONIO INGROIA E MI DICE: \"SAI COM’È SAVIANO: UN PO’ DI QUA UN PO’ DI LÀ, UN PO’ DESTRA UN PO’ SINISTRA\" - 4- A PROPOSITO DI \"MACCHINA DEL FANGO\": COME MAI NESSUNO SI RICORDA QUALE FU IL PRIMO MODELLO? QUELLA CAMPAGNA DELLA CAMILLA CEDERNA SU \"L’ESPRESSO\" CHE COSTRINSE LEONE A DIMETTERSI DALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA (ALTRO CHE BOFFO) -

Condividi questo articolo


1- «SU FALCONE E SCIASCIA SAVIANO È STATO SUPERFICIALE» PROFESSIONISTI DELL\'ANTIMAFIA, UNA FERITA CHE NON SI CHIUDE...
Felice Cavallaro per il \"Corriere della Sera\"

sciasciasciascia

È una scossa che riapre il caso Sciascia l\'ondata di Roberto Saviano contro i cosiddetti «fabbricatori di fango». E riaccende la polemica non solo sui «professionisti dell\'antimafia», stando al (discusso) titolo dell\'articolo pubblicato nel 1987 sul «Corriere», ma anche su quanti non condivisero lo spostamento di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, ai tempi del governo Andreotti.

Sono antiche cicatrici della politica e della società civile rilette «in modo superficiale» secondo un grande vecchio come Emanuele Macaluso, autore del libro appena uscito sullo scrittore siciliano e i comunisti, amareggiato dopo aver difeso tante volte Saviano per le minacce subite: «Io non ce l\'ho con lui. Ha però sbagliato mira su Sciascia, dimenticando il vergognoso attacco di quel \"comitato antimafia\" che lo definì un \"quaquaraquà\". L\'articolo poteva prestarsi ad equivoci, ma non si può certo sostenere che Sciascia rivolse la macchina del fango contro Paolo Borsellino...».

FazioFazio e Saviano

Il nodo della vicenda sta nel richiamo alle regole, secondo Sciascia violate dal Csm nella nomina a procuratore di Marsala. E fu il riferimento all\'uso dell\'antimafia per costruire carriere a scatenare durissime reazioni come quelle del «Coordinamento». Anche a difesa dell\'allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando, additato come «professionista».

giovannigiovanni falcone paolo borsellino lap

La sferzata di Saviano non è piaciuta a tanti come Macaluso: «Sciascia diceva solo che non si possono cambiare le regole in corsa, nemmeno a fin di bene. Perché se le cambi così, poi ognuno si fa la legge, o la nomina, a propria misura...».

GiovanniGiovanni Falcone

A rafforzare la posizione di Macaluso è anche Michele Costa, avvocato, figlio di un altro magistrato ucciso dalla mafia, Gaetano Costa, procuratore a Palermo: «Saviano sbaglia perché Sciascia aveva ragione su tutto il fronte. La nomina di Borsellino fu un atto di forza di una corrente minoritaria, elemento devastante per gli equilibri della magistratura. Saltarono allora una serie di regole che avrebbero portato alle lottizzazioni del Csm, diventato un parlamentino anche perché, a quel punto, le regole si potevano violare. Si cominciava per un giudice al di sopra di ogni sospetto e si continuava per altri. Hanno ridotto così le nomine del Csm a una fiera: uno a me, uno a te, uno all\'altro... Perché senza regole si confondono meriti e notorietà».

falconefalcone giovanni

No, per Nando Dalla Chiesa, altro orfano eccellente per mano mafiosa, il sociologo che allora criticò Sciascia, le cose non stanno proprio così: «Non dimentichiamo le parole di Borsellino: \"Falcone cominciò a morire con quell\'articolo\"». È il tema del suo ultimo testo, «La convergenza», in arrivo in libreria, sulle «complicità innocenti». Categoria che si adatterebbe a Sciascia: «Se è vero che quel giorno Falcone cominciò a morire, e questo non era nei desideri di Sciascia, significa che comunque scrisse un articolo con effetti devastanti...».

AndreottiAndreotti

La sorpresa arriva da un ex senatore che con Dalla Chiesa e Orlando fondò la «Rete», Carmine Mancuso, anche lui orfano di mafia, figlio del caposcorta del giudice Terranova, gran regista del «Coordinamento» citato da Macaluso, oggi pentito: «Che cantonata fu la nostra! La provocazione di Sciascia, antesignano della lotta alla mafia da un punto di vista culturale, si rivelò una profezia. Saviano avrebbe dovuto ricordare il contesto, le cose che si dicevano allora e quel che uno pensa anni dopo. Io parlai con Borsellino e mi disse che non ce l\'aveva affatto con Sciascia. A Marsala si parlarono, davanti a Mauro Rostagno. Borsellino un eroe, Sciascia un genio».

EMANUELEEMANUELE MACALUSO

Evita repliche Leoluca Orlando che oggi sa delle nuove posizioni degli ex amici di «Rete» e «Coordinamento». E si tiene lontano dalle polemiche «anche perché non ho visto la trasmissione di Saviano»: «Sciascia espresse una esigenza corretta, davanti al rischio che qualcuno approfittasse dell\'antimafia, ma non posso dire lo stesso degli sciasciani di borgata che non conoscono la lingua italiana...».

LEOLUCALEOLUCA ORLANDO

Allora accanto a Orlando c\'era pure Alfredo Galasso, cattedratico, ex pci, ex csm, storico difensore di parti civili sin dal maxi processo, avvocato antiracket nella «rivolta» di Confindustria, adesso incollerito con Saviano: «Non ci sto a passare per \"fabbricatore di fango\"». Era lui che nello spezzone mandato in onda polemizzava con Falcone per la scelta di andare al ministero: «Ma discutevo a fronte alta con Giovanni, mentre Saviano mi appaia ai mestatori che scrivevano lettere anonime, come il \"Corvo\"».

borsellinoborsellino

Incavolato nero, Galasso s\'attacca al telefono: «Chiamo Antonio Ingroia e mi dice: \"Sai com\'è Saviano: un po\' di qua un po\' di là, un po\' destra un po\' sinistra\". Ma a me non basta. Sì, avevo dubbi su Falcone alla Procura nazionale antimafia. E lo stesso Borsellino era contrario. Ma Saviano, che stimo, non lo dice. Da giovane showman deve cominciare con il passo giusto. Senza omissioni. E se ripropone quel pezzo, non può tagliare la coda con Maurizio Costanzo che, rivolto a Falcone, gli dice: \"Quella di Galasso è una dichiarazione d\'amore\"».

0eu160eu16 nando dalla chiesa

Dibattito aperto soprattutto nella «palude» dove si scrivevano lettere ai giornali contro le auto blindate. Ma anche in questo caso la ricostruzione sarebbe «lacunosa», stando all\'autore di tanti libri su Palermo, in sintonia con Costa e Mancuso, Lino Buscemi: «La città del 1985 non è quella di oggi. Saviano sembra persona non informata dei fatti».

AntonioAntonio Ingroia

2 - PER ASSOLVERE LA SINISTRA SAVIANO RISCRIVE FALCONE
Filippo Facci per \"Libero\"

Caro Roberto Saviano, il tuo racconto sulla macchina del fango che non risparmiò Giovanni Falcone, lunedì sera, era infarcito di omissioni: nel senso, proprio, di nomi che non hai fatto o hai preferito non fare. Per farli hai avuto a disposizione una clamorosa mezz\'ora televisiva, quindi è stata una scelta deliberata.

E a me spiace, sia perché sono uno dei pochi che ti difende - da queste parti - sia perché in questo modo si accredita chi dice che il tuo punto debole sia un certo paraculismo: non una tendenza vera e propria all\'intruppamento nella sinistra politically correct - quella no - ma quantomeno una propensione a non fartela nemica. Dalle parti di certi sancta sanctorum, diciamo così, il passo ogni tanto ti si fa felpato.

FILIPPOFILIPPO FACCI

Tu hai parlato subito dell\'Addaura, cioè un primo e sottovalutato attentato a Falcone: era il 20 luglio 1989 e il magistrato si trovava nella sua casa al mare, presa in affitto, in compagnia dei colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehman, impegnati in un\'inchiesta sul narcotraffico che tu hai definito «riciclaggio». Hai detto che «tutti, a destra e sinistra » fecero capire che Falcone quella bomba poteva essersela messa da solo. Ma non è preciso.

montanelli1montanelli1

Gerardo Chiaromonte, comunista, defunto presidente dell\'Antimafia, persona perbene e tu sai perché, scrisse che «i seguaci di Leoluca Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità». In prima fila c\'era quella sinistra lì, oltre a il Giornale di Montanelli (dove ai tempi scriveva l\'incolpevole Marco Travaglio) e altri personaggi menzionati da una sentenza della Cassazione: tra questi i giudici Domenico Sica, il defunto magistrato Francesco Misiani e il colonnello dei carabinieri Mario Mori, futuro capo del Sisde: chi più e chi meno, misero tutti in dubbio un attentato che in troppi cercarono di derubricare a semplice avvertimento.

TotoToto Riina

Già, perché un processo per i fatti dell\'Addaura, appunto, c\'è già stato, anche se nessuno lo nomina mai: il 19 ottobre 2004 la Cassazione ha confermato condanne a 26 anni per Totò Riina, Salvatore Biondino e Antonino Madonia; 9 anni e 4 mesi per Francesco Onorato e 2 anni e mezzo per Giovanni Battista Ferrante.

La Suprema Corte, in 89 pagine, ha pure detto che i servizi segreti non c\'entrano niente perché la responsabilità fu di Cosa Nostra, e, come era accaduto in primo e secondo grado, la sentenza ha ricostruito l\'attentato nei particolari: lo chiamano «l\'infame linciaggio», però adesso quella sentenza andrebbe dimenticata dopo l\'annuncio di una nuova e fumosissima inchiesta della Procura di Caltanissetta, subito cavalcata da Repubblica e da Annozero. «Perché », è giunta a chiedersi Repubblica, «le indagini sull\'attentato al giudice sono partite con vent\'anni di ritardo?». In realtà partirono puntualissime.

MARCOMARCO TRAVAGLIO

LE LETTERE DEL CORVO - Ma dicevamo della macchina del fango: tu, poi, hai parlato del «corvo» che scriveva lettere anonime per danneggiare Falcone, una dinamica che con la macchina del fango in effetti ebbe molto a che fare. Ma la stessa macchina, e tu non l\'hai detto, colpì anche più gravemente il magistrato Alberto Di Pisa che fu accusato ingiustamente di essere il corvo: e proprio Giuseppe D\'Avanzo, un altro che parla sempre di fango e dintorni, scrisse che «Di Pisa è soltanto un uomo frollato dalla lunga attesa di un pubblico riconoscimento, di popolarità e potere, un piccolo uomo sbriciolato dall\'invidia e dalla gelosia, precipitato nel gorgo di un risentito rancore ».

Perché non ricordarlo? Alberto Di Pisa è stato assolto da ogni accusa: ma la macchina del fango, per lui, non si è fermata mai. Marco Travaglio, ancora nel marzo 2009, definiva Di Pisa nemico acerrimo di Falcone» e tutto perché aveva soffiato il posto di procuratore capo a Marsala - su decisione del Csm - battendo Alfredo Morvillo, amico di Giancarlo Caselli e dello stesso Travaglio. La macchina del fango, già: hai ricordato quando Falcone accettò l\'invito del Guardasigilli Claudio Martelli a dirigere gli Affari penali, quando cioè la gragnuola delle accuse si fece ancora più infame.

IldaIlda Boccassini

Il pool di Falcone e Borsellino era stato praticamente cancellato e le istruttorie antimafia erano tornate all\'età della pietra. Hai fatto vedere un filmato di una serata di Samarcanda (in abbinata col Maurizio Costanzo Show) ma non hai citato o mostrato la puntata di Samarcanda del 24 maggio 1990, quella in cui Leoluca Orlando disse che Falcone aveva una serie di documenti sui delitti eccellenti ma li teneva chiusi nei cassetti, anzi, in otto scatole chiuse in un armadio.

L\'accusa verrà ripetuta a ritornello anche da molti uomini del movimento di Orlando, tra i quali l\'avvocato Alfredo Galasso. Personaggio che tu hai fatto vedere nel filmato, come no, senza neppure spiegare chi era: lo hai soltanto definito «perbene ». Ma allora lo erano tutti, perbene.

AlbertoAlberto Di Pisa

FIDUCIA AL PENTITO - La sinistra in sostanza accusava Falcone di connivenze pericolose solo perché aveva fiutato alcune calunnie del pentito Pellegriti ai danni di Salvo Lima e Giulio Andreotti: l\'11 settembre Falcone 1991 dovette addirittura discolparsi davanti al Csm dopo un esposto di Orlando, sodale di Galasso: ma erano persone perbene, giusto?

Hai detto che qualcuno definì Falcone «guitto televisivo»: era un giornalista di Repubblica, e allora perché non nominarlo? Ecco la frase precisa, Roberto: «Non si capisce come mai Falcone non abbandoni la magistratura... s\'avverte l\'eruzione d\'una vanità, d\'una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste dei guitti televisivi».

CarlaCarla Del Ponte

Sempre nel filmato con l\'avvocato Galasso, poi, Falcone si spingeva a dirsi favorevole alla responsabilità civile dei giudici, eresia per cui oggi qualche deficiente gli attribuirebbe direttamente qualche vicinanza alla P2. E qui capisco che tu abbia preferito trasvolare. E così hai fatto con tutti gli articoli dell\'Unità contro Falcone, titoli come «Falcone superprocuratore? Non può farlo, vi dico perché», scritto dal membro pidiessino del Csm Alessandro Pizzorusso; parlo della stessa Unità che poco tempo prima aveva titolato «Falcone preferì insabbiare tutto».

AlfredoAlfredo Galasso

Hai citato le parole dolorose di Ilda Boccassini, e hai fatto bene, ma ne hai menzionato solo una parte. C\'erano anche queste: «Avete fatto morire Giovanni Falcone, lo avete fatto morire con la vostra indifferenza... a Palermo non poteva più lavorare, per questo ha scelto la strada del ministero... Lui non voleva essere lasciato solo ed essere... Due mesi fa ero a Palermo in un\'assemblea dell\'Associazione nazionale magistrati. Non dimenticherò quel giorno. Le parole più gentili erano queste: Falcone si è venduto al potere politico... L\'ultima ingiustizia l\'ha subita proprio da voi di Milano...Mi telefonò quel giorno, e mi disse \"che tristezza, non si fidano del direttore degli Affari Penali\"».

CarmineCarmine Mancuso

Certo, Roberto, non potevi citare tutto e tutti, lo so. La tv è maledetta, il tempo è sempre poco: e pensa che tu ne hai avuto come nessuno. Il problema è che altri nomi, altri personaggi, altre testate, altri presunti e più recenti macchinatori del fango, tu li hai invece pronunciati o fatti intuire con furba chiarezza. Un filo troppa, secondo me.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - LA “DITTA FERRAGNEZ” È SCOPPIATA DEFINITIVAMENTE CON L’ADDIO DI FEDEZ ALLE TETTINE CONIUGALI DI CHIARA. UN “TRASLOCO” CHE PARE SIA STATO ALLIETATO DA UN DURISSIMO LITIGIO TRA I NOSTRI EROI CADUTI DALL’OLIMPO DIGITALE. UNA PAROLA TIRA UNA PAROLACCIA, FINCHÉ SI È ARRIVATI A UN CLASSICO DI OGNI FINE MATRIMONIO: IL RINFACCIO DI GELOSIE E TRADIMENTI - UNA VOLTA TORNATO A CASA DELLA MAMMINA, IL FEDEZZONE È TORNATO MASCHIO ALFA. ED E’ SUBITO SCOPPIATA UN RISSA CON NASKA, UN ROCKER BONAZZO IN MODALITÀ MANESKINS - IL 'CAOS BELLI' DI TANTO FERVORE MUSCOLOIDE DEL RAPPER DEFERRAGNIZZATO NEI CONFRONTI DEL BALDO NASKA E' SINTETIZZATO DA FABRIZIO CORONA IN UNA FRASE SIBILLINA: “A QUANTO PARE, I SUOI FIGLI”. OHIBO', CHE C’ENTRA NASKA CON LA FERRAGNI? AH, SAPERLO…

DAGOREPORT – CHE CONFUSIONE, SARÀ PERCHÉ VOTIAMO: LE EUROPEE DEL 9 GIUGNO METTONO IN CAMPO DUE SCHIERAMENTI: URSULA & GIORGIA CONTRO MACRON & SCHOLZ - SE LE DUE BIONDE SI FANNO BELLE IN EGITTO CON 7,4 MILIARDI SGANCIATI DALL'UNIONE EUROPEA, I MASCHIETTI FANNO FUORI LE DUE MERKEL IMMAGINARIE, CHIAMANO IL POLACCO TUSK E DANNO VITA AL "TRIANGOLO DI WEIMAR" PER FRONTEGGIARE LA GUERRA UCRAINA - IL DOPPIO GIOCO DELLA DUCETTA: SPINGE URSULA MA TIENE IN CALDO LA MALTESE METSOLA – OSTACOLI PER DRAGHI - IL MESSAGGIO “IN CODICE” DI MACRON SULL’INVIO DI SOLDATI IN UCRAINA E LE PAROLE AL VENTO DI CROSETTO…

DAGOREPORT – L'ENNESIMO BLUFF DELLA MELONA SI CHIAMA UCRAINA: IL SUO SOSTEGNO E' SOLO UN RIDANCIANO ''CONFORTO VOCALE” COL SOLITO CONTORNO DI SMORFIE E OCCHIONI SBATTUTI A QUELL'ANIMA IN PENA DI ZELENSKY - LA PROVA? A BERLINO, OGGI, SI SONO RIUNITI I LEADER CHE DECIDONO DAVVERO LA STRATEGIA EUROPEA PER SOSTENERE CON ARMI E MEZZI L'UCRAINA: IL FRANCESE MACRON, IL TEDESCO SCHOLZ E IL POLACCO TUSK. E L'ITALIA? NON RIUSCENDO A TRASFORMARE IL BLA-BLA DELLA MELONA NÉ IN SOLDI NÉ IN ARMI, NON CONTA UN CAZZO E STA A CASA - COSI' MENTRE OGGI SI RIUNIVA IL COSIDDETTO "TRIANGOLO DI WEIMAR", SAPETE DOV'ERA L'UNDERDOG DE' NOANTRI? A CIANCIARE SU UN ALTRO SUO POLVERONE: QUEL FANTOMATICO "PIANO MATTEI" CHE FINIRA' CON L'INAUGURAZIONE DI UNA BELLA POMPA DI BENZINA A TUNISI (SE VA BENE...)