1. ALDO BUSI DICHIARA GUERRA A OGNI RELIGIONE E SETTA: “GLI EBREI MI STANNO SUI RESIDUATI NON MENO DEI MUSULMANI, DEI BUDDISTI, DEI PENTECOSTALI, DEI CATTOLICI, DEGLI INDUISTI, DEI MORMONI, DEI CIELLINI, DEI SIMONINI, DEGLI AVVENTISTI, DEI MASSONI, DELLE GIOVANI MARMOTTE, DELLE VECCHIE TOPE INDIAVOLATE DELL’OSTIA E DI OGNI ALTRA WANNA MARCHI DEL SACRO, IL CHE È A TUTT’OGGI L’UNICO MANIFESTO CREDIBILE CONTRO LA GUERRA” 2. ‘’TOGLIERE DI MEZZO QUESTO PRETESTO DELLA RELIGIONE PER FARSI GUERRA, TRUCIDARE, ANNETTERE E STABILIRE PER UN PO’ CHI È IL PIÙ DIO DI DIO. MA CHE SE NE INVENTINO ALTRI DI PRETESTI, NON MI CHIEDANO ANCHE DI PARTEGGIARE TRA DUE MILLENARIE SUPERSTIZIONI!’’ 3. ‘’E SIAMO SEMPRE LÌ, NON C’È MAI UN GIRO DI BOA, SOLO UN GIRO DELL’OCA: FIACCOLATE CONTRO LA GUERRA COSÌ O COSÀ, DI QUA O DI LÀ E SIAMO TRA I PRIMI FORNITORI DI ARMI AL MONDO; AIUTI UMANITARI DI TASCA NOSTRA IN SU E IN GIÙ PER SENTIRCI “IN PACE” ED ECCOLI TUTTI RIFLUIRE A QUELLE AZIENDE SOTTO CASA PER PERFEZIONARNE LA TECNOLOGIA BELLICA”

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Aldo Busi per Dagospia

 

FOTORITRATTO DI ALDO BUSI FOTORITRATTO DI ALDO BUSI

“Fiaccolata notturna per fermare le armi nella striscia di Gaza”, recita l’invito alla popolazione messo in rete che mi viene trasmesso da un conoscente. Se è scritto proprio così anche sui volantini che stamattina avranno distribuito in piazza, “per fermare le armi nella striscia di Gaza”, è alquanto ambiguo: può significare sia “per fermare le armi di Hamas nella striscia di Gaza contro Israele” sia “per fermare le armi di Israele nella striscia di Gaza contro la striscia di Gaza”, un pastrocchio involontario, poiché sono sicuro che adesso saranno gli israeliani a passare per cattivi allorché non sono certo i palestinesi i buoni, con quei capi che hanno, visto che per fermare le armi nella striscia di Gaza, se si intende le armi israeliane, bisognerebbe anche fermare il lancio di razzi da Gaza su Israele.

           

il momento in cui un missile israeliano cade su gaza 3 il momento in cui un missile israeliano cade su gaza 3

L’islamismo - superfluo sottolineare oggi come ieri, basta vedere gli stermini di yazidi (cristiani dal dolcissimo animismo pagano, per non dire panteista e arcaicamente ellenizzante, cristiani pacificamente e divinamente stravaganti) per mano dell’Isis, quello Stato islamico dell’Iraq e della Grande Siria che si ripromette di ripristinare il sogno, di poco posteriore a Maometto stesso, del Califfato - è guerrafondaio e totalizzante per costituzione come lo è stato il cattolicesimo sino a quasi tutto l’Ottocento, ma da questo cattolicesimo assolutista quanto fanatico e criminale ci siamo affrancati, a prezzo di guerre intestine e di sangue di martiri laici e anticlericali del tutto italiani ed europei in generale.

il momento in cui un missile israeliano cade su gaza 5 il momento in cui un missile israeliano cade su gaza 5

 

E io, se non ho nessuna voglia di fare guerre all’islamismo che i musulmani dovrebbero cominciare a farsi da sé (dato che per noi nessuno le ha fatte al nostro posto nemmeno per mettere fine, per esempio, all’Inquisizione e alla Controriforma), non ho neppure nessuna voglia di appoggiarlo in alcun modo, anche se Oriana Fallaci, coi suoi estremismi antiislamici comodamente residenti e ben riparati negli Stati Uniti, mi suscitava orrore e sdegno non meno del Ku Klux Klan (pensava per l’appunto come scriveva: all’ingrosso, quindi, col cuore in mano, come tutti i cinici che grondano passione un tanto al chilo e colorano la melassa col pomodoro per farla sembrare sangue; della sua carnevalesca omofobia non me ne frega più di tanto, omofobi più o meno lo sono tutti, gay e lesbiche in testa).

           

Non ho certo chiesto di che religione fossero ai profughi dell’ex Jugoslavia che ho alloggiato e mantenuto a spese mie dal 1991 al 1998 nel mio appartamento di Contrada del Mangano a Brescia subendo ogni possibile ostracismo e scherno da parte dei Servizi sociali delle giunte di Sinistra (?) del tempo (il prosieguo del fascismo mussoliniano, si sa, non è stato tanto il berlusconismo quanto il cattocomunismo, che perdura a ogni livello istituzionale e su cui oltretutto si è innestato il secondo dando luogo a un indistricabile e mirabile groviglio di vermi civili, politici, umani senza capo né coda né testa, vero Ebola italiano duro da estirpare e che tutto infetta e idiotizza).

           

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In Israele, per tacere degli ebrei fuori, c’è una grossa frangia di dissidenti contrari alla guerra contro Gaza e non per questo vengono fatti fuori dall’esercito di Netanyahu come se fossero “comunisti” o viziatissimi rampolli della Keshet traditori della patria e della causa, mentre non ci è dato sapere che può essere mai successo a un palestinese della striscia di Gaza - be’, altrove sì - che abbia pubblicamente rinnegato Hamas o la sharia ovvero Legge di Dio (vedi i casi in cui viene applicata la pena di morte, tra cui l’apostasia e l’adulterio, ma, in alcuni paesi, anche l’omosessualità), e a tutt’oggi non mi risulta che una delle tante associazioni di islamici moderati in Italia e all’estero abbia preso posizione contro questi loro fratelli integralisti assassini di minoranze religiose cui ridaranno diritto di vita e di asilo, e la possibilità di non essere sepolti vivi, solo se si convertono dalla mattina alla sera ad Allah. 

              

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Appoggiare Renzi e Berlusconi e Napolitano e la fresca castrazione della Costituzione… quindi anche mia personale che non aveva bisogno di ulteriori perfezionismi… invece di imbracciare i forconi e scendere in piazza per reclamare almeno una dignitosa legge elettorale (no a senatori non eletti e no a deputati nominati) e poi versare lacrime sui bambini martoriati solo palestinesi mi sembra una tragica e tartufesca commedia, e alla lista degli oltre 1800 nomi degli uccisi a Gaza in una settimana proposta recentemente da Blob andava aggiunta la semplice didascalia “più sei milioni, uno più uno meno, di ebrei trucidati l’altro ieri dalle SS nei campi di concentramento”:

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una delle priorità della classe politica italiana sarebbe fermare intanto le armi di mafia nella striscia di Casal di Principe, di Napoli, di Reggio Calabria, di Trapani, di Palermo, senza trascurare quella di Monza, di Desio, di Bordighera, di Ventimiglia, di Venezia, e si potrebbe continuare a perdifiato: anche qui ci sono tanti innocenti della cui morte bianca non sappiamo niente, non esistono solo macerie di cemento sotto cui marciscono gli innocenti più innocenti di tutti, ci sono le macerie dello Stato di diritto, e migliaia e migliaia di corpicini in decomposizione alla luce del sole che nessuno vede più, non capisco come ci si possa accontentare solo di quelli recuperati da una gru che scava e fruga e depone tra le braccia di genitori che rimpiangono di essere restati vivi.

 

Forse perché massmediaticamente corretti, vale a dire ostentatamente visibili, esposti, pianti con gran dispendio di telecamere? Più è grande il dolore più l’essere umano trova in sé le contromisure che lo anestetizzano, ma se sai resistere alla sirena della rimozione, non puoi poi essere partecipe del dolore solo di una parte perché di essa ti è più facile accettare le ragioni: o ti poni in ascolto del dolore di tutti o forse è ancora meglio stendere uno strato di sale, di non memoria, per non fomentare altro odio e altro dolore tra i due contendenti la nostra partigianeria dai facili sentimentalismi.

              

raid israeliani su gaza raid israeliani su gaza

E siamo sempre lì, non c’è mai un giro di boa, solo un giro dell’oca: fiaccolate contro la guerra così o cosà, di qua o di là e siamo tra i primi fornitori di armi al mondo; aiuti umanitari di tasca nostra in su e in giù e di lato per sentirci “in pace” ed eccoli tutti rifluire con gli interessi a quelle tre o quattro aziende sotto casa per perfezionarne la tecnologia bellica.

un fotogramma del reportage "about gaza" di simone camilli un fotogramma del reportage "about gaza" di simone camilli

 

Poi, inutile sottolineare anche questo, gli ebrei mi stanno sui residuati… oh, è stata una guerra con un paio di casualties anche lì… non meno dei musulmani, dei buddisti, dei pentecostali, dei cattolici, degli induisti, dei mormoni, dei ciellini, dei simonini, degli avventisti, dei massoni, delle giovani marmotte, delle vecchie tope indiavolate dell’ostia e di ogni altra Wanna Marchi del sacro, il che è a tutt’oggi l’unico manifesto credibile contro la guerra: la guerra a ogni religione e setta non significa altro che guerra alla guerra.

 

scuola di jebaliya colpita dagli israeliani scuola di jebaliya colpita dagli israeliani

Senza farsi illusioni: quelle religioni storicizzate che si sono date una calmata, se la sono data solo momentaneamente. Mai abbassare la guardia: ogni tanto si fa, per esempio, un certo papa in attesa di farne uno come al solito. Si preparano il terreno a vicenda: mentre uno diserba, l’altro, il papabile a venire, fa scorta di semente delle solite gramigne infestanti, invasive, naturalmente tiranniche, perché la vocazione alla radice questa è e rimane.            

 

Oltre a non costruire altre chiese di alcun tipo, sarebbe ora di adibirne qualcuna delle tante in disuso per farci una scuola, un asilo, un presidio medico di primo soccorso e, ormai, anche una mensa pubblica e, presto, un dormitorio, e non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri.

 

Togliere di mezzo questo pretesto della religione per farsi guerra, trucidare, annettere e, una volta ristabiliti la corrente e il delta dei soldi, stabilire per un po’ chi è il più Dio di Dio - che nel caso dell’Islam è tuttora il testo per eccellenza - significherebbe già essere a metà dell’opera. Ma che se ne inventino altri di pretesti, sarebbe ora, non mi chiedano anche di parteggiare tra due millenarie superstizioni! Parteggiare significa, ribadisco, inasprire l’odio di una parte contro l’altra, nient’altro: come si fa a sentirsi nel giusto? Ah, tertium non datur, eh? In culo!

funerale di una donna cristiana uccisa a gaza funerale di una donna cristiana uccisa a gaza

              

radi israeliano su tuffah radi israeliano su tuffah

La questione Palestina vs Israele… Israele, potente e ormai secolare com’è e deliberatamente commerciale anche nei suoi aspetti più mistici e folkloristicamente reazionari, se ne frega di essere o no contro la Palestina, la integrerebbe senza battere ciglio in un trimestre se dipendesse solo da un compromesso culturale sul tipo di preghiera e annessa postura…  è del tutto ricalcata dal sogno che ho fatto stamane:

 

bombe su gaza city bombe su gaza city bimbi di gaza festeggiano la fine del ramadan bimbi di gaza festeggiano la fine del ramadan animali di gaza city animali di gaza city

a forza di arrampicarmi e arrampicarmi tra rocce e pertugi e tunnel bui e strettoie angoscianti mi sono trovato talmente in alto che vedevo sotto di me tutta Berlino sino al Mar Baltico e, anzi, mi sembrava di scorgere la Sirenetta di Copenhagen che dal suo scoglio mi faceva dei segni con la mano libera come a dirmi, “Vieni, vieni a me…”, e avevo sotto i miei piedi solo sufficienti centimetri per appoggiarli pur restando con le punte fuori, nessuna possibilità di scendere e neppure di spostarmi se non reggendomi con la destra al muro sovrastante, che per fortuna non era più grosso del mio pugno, nessuna via di fuga o di ritorno a un imprecisato punto di partenza, sotto di me uno strapiombo di chilometri e chilometri del tutto piatto, una parete infinita dritta a livella, come senza un appiglio, il segno di un sentiero per quanto sconnesso e pericoloso, niente, sono riuscito a mettere una gamba sul muricciolo alle mie spalle e sbirciando dietro, dove speravo di trovare un cammino praticabile, ho visto un ulteriore vuoto sotto, una composita nuvolaglia marrone striata d’oro, lingue di una lava senza calore che si intersecavano, senza rivelare alcun paesaggio su cui poggiare e mettersi in salvo, mi sono detto, ‘Qui o mi schianto davanti tentando di salvarmi o scavalco il muro dietro e mi getto nel vapore marrone e la faccio finita di mia volontà: o la morte certa per causa di forza maggiore o il suicidio, altrimenti ti svegli’, e mi sono svegliato, me lo ricordo perché è un sogno ricorrente, altri lo chiamerebbero incubo, io no, ci sono abituato, è un sogno realistico, cattivo non in sé ma cattivo perché va al di là di me, mi lascia pur sempre una opzione in fondo... tra un fondo davanti e un fondo alle mie spalle in cui morire... e lascia le cose come stanno, imperturbate, parete a strapiombo, Berlino sotto e il Mar Baltico laggiù, e la Sirenetta ancora più remota che agita la mano sinistra e pensa di incantarmi,  il muro dietro, l’accozzaglia di materia marrone cangiante, le cose immobilizzate tali e quali… be’, non del tutto: stanotte lo spazio sotto i miei piedi si era eroso di qualche millimetro e ho avuto l’impressione che il muretto al quale stavo attaccato fosse diventato molle sotto la mia presa, che rischiasse di restarmi in mano… lì in attesa della mia prossima visita dall’istante e nel punto esatto in cui mi sono svegliato, come se le cose, le distanze, la sfumatura del marrone e del tempo sapessero che la mia resistenza non sarà per sempre, che una notte o l’altra farò la mia scelta, mi deciderò cioè per il suicidio, perché l’unica possibilità di una sorpresa di vita che continua è questa, l’altra mi garantisce solo di sfracellarmi al primo passo per salvarmi.

 

E magari, insperatamente, sarò premiato... ma io non voglio proprio cominciare a salvarmi la vita suicidandomi, fosse solo il gesto risolutivo di suicidarmi non lo farò, non mi lascerò andare a corpo morto oltre il muro, mi sveglierò sempre in tempo, non gliela darò vinta, sono troppo sincronizzato, e poi non è la disperazione il vizio più imperdonabile?

a sud di gaza city a sud di gaza city

 

Venisse qualcuno e mi spingesse giù da una parte o dall’altra, ci starebbe anche, lo accetterei di essere ammazzato, anch’io come tanti lo metto in conto quando esco e vado a fare lo spesa o in banca o a fare benzina. Però io sono da solo e non so nemmeno perché mi sono ritrovato arrampicato lì a dover scegliere tra due forme di morte sperando nella spinta caritatevole di un autentico Lupo Cattivo che mi tolga dall’imbarazzo della scelta che non c’è, Israele e Gaza no.

ospedale di gaza ospedale di gaza

 

Qualcuno dovrebbe dirglielo che, oltre a essere irreversibilmente insieme come i profili inscindibili di una stessa medaglia, non sono da sole: possibile che non esista più non dico un Talleyrand col suo tremendissimo ditino alzato ma una ambidestra Contessa di Castiglione armata di due poderosi battipanni?

              

Inutile dire che non parteciperò alla fiaccolata in favore di un falò anziché di un altro, per una ragione umanitaria anch’essa: non mi va di rimetterci la pelle io. Che vengano a prendermi, se hanno l’ardire, e mi ci scaglino sopra senza pretendere che mi porti dietro anche il palco per fiondarmici meglio e magari, già che ci sono e cül alégher sono, una gerla di finocchi secchi, che si infiammano alla prima scintilla e, anche questo si sa, tengono la brace che è un piacere.  

 

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