ANCHE ‘STO CINEPANETTONE SE LO SEMO LEVATO DALLE PALLE: 7 LUSTRI DOPO "VACANZE DI NATALE" (1983) SONO TRE I FILM DELLE FESTE IN SALA: UNO SENZA IL NOME DEL REGISTA (FAUSTO BRIZZI), UNO ORFANO (QUELLO CON BOLDI SENZA DE SICA) E POI IL "FILM COMPILATION" DI DE LAURENTIIS CHE GRAFFIA: "ABBIAMO RACCONTATO I VIZI DEGLI ITALIANI E TUTTO CIO' CHE HA VOLGARIZZATO IL PAESE..." - VIDEO

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de sica boldi de sica boldi

 

Federico Pontiggia per il “Fatto quotidiano”

 

Brutti, sporchi e cattivi. Il compianto Ettore Scola non c' entra nulla, eppure, viene buono il titolo del suo capolavoro del 1976 per dire, 40 anni più tardi, dei cinepanettoni, cinepandori e vari - e malcapitati - sotto l' albero. Partiamo dalla tradizione, da quello sprezzante

 

"Ma questo non è mica un film, è un cinepanettone" esploso - l' ha ricordato Massimo Boldi - da un giornalista sul set internazionale di un Natale a e poi assurto a sottogenere natalizio. Sono passati quasi sette lustri dal primo, ineffabile Vacanze di Natale, 1983, regia di Carlo Vanzina, e il cinepanettone conosce il canto del cigno: uno monco, uno orfano e uno posticcio, sono tre i film per un addio.

 

CHRISTIAN DE SICA VACANZE DI NATALE 1983 CHRISTIAN DE SICA VACANZE DI NATALE 1983

Il monco, ça va sans dire, è Poveri ma ricchissimi di Fausto Brizzi ma non di Fausto Brizzi, che la distribuzione Warner Bros. ha inibito da qualsiasi attività promozionale nonché espunto dai titoli del trailer dopo le accuse di molestie a suo carico; l' orfano è Natale da chef, dove i demiurghi Boldi e Neri Parenti tornano a fare coppia, ma non trio perché all' appello chez Medusa manca Christian De Sica; il posticcio è Super vacanze di Natale, il medley, pardon, "clipshow" dei cinepanettoni Parenti-Boldi-De Sica montato da Paolo Ruffini per conto di Filmauro. Capite bene, tre non ne fanno uno buono.

 

POVERI MA RICCHISSIMI DI FAUSTO BRIZZI POVERI MA RICCHISSIMI DI FAUSTO BRIZZI

Abbiamo visto solo quello di Cipollino, ma in fondo anche gli altri due: Poveri ma ricchissimi, perché è il sequel di Poveri ma ricchi dello scorso anno e, nel sottogenere, le variazioni sul tema sono le stesse della sirena dell' autoambulanza; Super vacanze perché, dal primigenio Riccardo Garrone di "Anche questo Natale se lo semo levato dalle palle" (le Vacanze dell' 83) fin qua, tra homevideo e passaggi tv, YouTube e immaginario collettivo ognuno ha in testa e negli occhi il proprio medley-panettone, con l' unica differenza che quello di Ruffini va in sala.

 

natale da chef 1 natale da chef 1

La data d' uscita è per tutti il 14 dicembre, la data di scadenza non dovrebbe distare poi tanto: gli ultimi anni hanno sancito la crescente disaffezione del pubblico e, con buona pace di Enzo Salvi che ancora ricorda i 28 milioni di euro di Natale sul Nilo (2002), il parallelo disinteresse dei produttori, cristallizzato dall' imminente collage di Aurelio De Laurentiis. Il suo essere presidente del Napoli ci aiuta: un conto è rivedere su un maxischermo i gol più belli nella storia della Società Sportiva Calcio partenopea, un altro assistere a una partita al San Paolo della squadra attuale, voi che scegliereste? Non che altrove si stia meglio.

 

de sica ghini de sica ghini

Osservando il trailer di Poveri ma ricchissimi, rielaborazione strapaesana della Brexit con De Sica e Brignano, il diktat di Warner potrebbe essere frainteso quale atto di cortesia nei confronti di Brizzi: meglio l' anonimato, in fondo.

 

Di Cipollino ai fornelli, viceversa, possiamo addurre alcune tra le battute più ficcanti, da "Mi sono ammazzato una palla" a "Non c' è cosa più divina che ciularsi la nonnina": lo slalom è lo stesso richiesto da certi marciapiedi romani, eppur si ride. Senza indulgere in sovrainterpretazioni e supercazzole ermeneutiche, il cinepanettone ha saputo mettere allo schermo gli italiani come pochi altri, annusando tra un peto e una scorreggia l' aria che tira da Trieste in giù.

Anzi, tirava: da anni siamo all' accanimento terapeutico, staccate il proiettore….

 

 

2. SUPER VACANZE DI NATALE: ESCE IL FILM CELEBRATIVO SUI CINEPANETTONI

 

Paolo Conti per www.corriere.it

 

AURELIO DE LAURENTIIS AURELIO DE LAURENTIIS

Abbiamo raccontato per primi l’edonismo craxiano, anticipato il berlusconismo e spiegato la forza dei talk show, insomma tutto ciò che ha volgarizzato il nostro Paese negli ultimi 35 anni. E mi sono sempre stupito che lo spettatore piegato dalle risate sulla sua poltrona pensasse che la satira colpisse solo il signore seduto vicino a lui…>

 

Il produttore Aurelio De Laurentiis, che ha accanto suo figlio Luigi ormai da tempo il suo principale socio- collaboratore, spiega così il senso anche <culturale> e non solo commerciale dell’operazione <Super Vacanze di Natale>, il film- compilation realizzato dal regista-attore Paolo Ruffini e che riassume appunto 35 anni di cinepanettoni: uscirà nelle sale il 14 dicembre. Le cifre del bilancio sono impressionanti: 200 attori, un incasso complessivo di 400 milioni di euro dal 1983 in poi, 1100 ore di proiezione, 50 location internazionali che fanno parte del sogno collettivo di benessere italiano (da Cortina, ovviamente, a Santo Domingo, Gstaad, Rio de Janeiro e Santo Domingo), trenta partecipazioni straordinarie (da Alberto Sordi a Maradona, da Aldo Biscardi a Brigitte Nielsen). Il sunto di questa avventura tecnicamente irripetibile sono 85 minuti di un film che appare insieme la sintesi delle 35 pellicole e un film tutto nuovo.

super vacanze di natale super vacanze di natale

 

Spiega Paolo Ruffini, regista-attore chiamato a scegliere le scene e i temi dall’ideatore dell’operazione Luigi De Laurentiis (in quanto <giovane> e quindi distante dalla materia narrata): <Penso sia un film di una scorrettezza meravigliosa in cui le parolacce non offendono mai e si ride all’insegna di una grande leggerezza>. Volutamente sono stati tolti molti nudi, forse per mettere a fuoco una storia cinematografica destata dalla critica ufficiale (con l’eccezione di Tullio Kezich che nel 2005 su Magazine del Corriere della Sera scrisse che Christian De Sica e Massimo Ghini gli ricordavano Totò e Peppino) ma amatissima dal grande pubblico e che intende riproporre, ormai <storicizzata>, una buona parte della storia del nostro costume nazionale.

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Lo scrittore Andrea Minuz ha parlato del Cinepanettone come di una grande metafora della lotta di classe, da una parte chi li vede e ride, dall’altra chi li detesta e mai li vedrebbe. Una cosa è sicura: il cinepanettone è ormai un capitolo incancellabile (soprattutto inevitabile, se si vuole davvero raccontare l’Italia contemporanea) non solo della vicenda cinematografica del nostro Paese ma anche dell’italianità, vista come sintesi di caratteri umani, tipologie sociali, battute, ironia e sarcasmo, gusti, mode, macro e micro economia, manie, sessualità, speranze. Può piacere molto o magari disgustare, ma è la verità.

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