FUNERAL BERSELLI - don Filippo Di Giacomo, amico prete (con rubrica sull'Unità) che negli ultimi tempi gli ha fatto anche da assistente spirituale: "Se è stato sfortunato? Beh, direi anche di più: è stata un’ingiustizia" - inginocchiati: Ezio Mauro, Giulio Anselmi, Sergio Zavoli, Montezemolo, Stella, i vertici del Mulino, Shel Shapiro - per capire berselli, un capitolo di "venerati maestri" dedicato a giuliano ferrara...

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1 - BERSELLI, UN «CATTOLICO NON CREDENTE»
Francesco Alberti
per il "Corriere della Sera"

cover venerati maestricover venerati maestri Luca di Montezemolo ai funerali di Edmondo Berselli da repubblicaLuca di Montezemolo ai funerali di Edmondo Berselli da repubblica

L'applauso della piazza. La bara portata a braccio dagli amici. Una Messa di parole vere. Edmondo Berselli avrebbe detto che c'è «del succo» in questo funerale, non «patacche». Il suo funerale. Arrivato troppo presto, a soli 59 anni, dopo una malattia feroce.

Intellettuale, politologo, scrittore, giornalista, capace di svariare dai Beatles alle macerie della sinistra, dal calcio giurassico del mancino Corso ai miti degli anni Sessanta, il tutto imbevuto di un'ironia raffinata e di un acume a tratti geniale nella sua apparente semplicità, Berselli ha salutato la sua Modena in un pomeriggio di sole, nella splendida scenografia del Duomo, circondato da una folla di gente.

lingresso della bara di Edmondo Berselli da repubblicalingresso della bara di Edmondo Berselli da repubblica

E da parole, come quelle di don Filippo Di Giacomo, amico prete che negli ultimi tempi gli ha fatto anche da assistente spirituale, tutt'altro che di circostanza: «Edmondo una volta si definì un cattolico non credente perché, spiegò, "chi può dire chi ha o non ha fede?". Se è stato sfortunato? Beh, direi anche di più: è stata un'ingiustizia. Ora è davanti a Dio. Ci sono sguardi che non hanno l'ambizione di vedere cose troppo più alte di noi, ma quelle che vedono, le vedono benissimo. Edmondo amava distinguere "il succo" dalle "patacche": e di "succo", a noi tutti, ne ha dato molto...».

Le prime file dei funerali di Edmondo Berselli da repubblicaLe prime file dei funerali di Edmondo Berselli da repubblica

Monsignor Paolo Losavio, vicario della diocesi di Modena-Nonantola, ha definito con immagine suggestiva la complessa religiosità di Berselli: «Una fede praticata più nell'atrio dei gentili che nella navata dei fedeli, ma non per questo priva di qualità».

La bara di Edmondo Berselli da repubblicaLa bara di Edmondo Berselli da repubblica

Sono andati in tanti, a fine cerimonia, ad abbracciare la moglie Marzia e i fratelli Andrea e Giusi. Una sfilata di volti nei quali si specchiava la poliedrica carriera di un uomo che è stato editorialista («Repubblica» e «l'Espresso»), fucina di idee per la casa editrice bolognese Il Mulino (della cui rivista è stato direttore), scrittore, saggista, conferenziere.

«L'Italia ha perso una grande intelligenza» ha detto Vasco Errani, governatore dell'Emilia-Romagna, terra che Berselli ha immortalato in Quel gran pezzo dell'Emilia, libro che ironicamente fa il verso a un film piccante degli anni Settanta. «Un uomo dalle qualità intellettuali indiscutibili» ha aggiunto il sindaco di Modena, Giorgio Pighi.

I funerali di Edmondo Berselli da repubblicaI funerali di Edmondo Berselli da repubblica

Colleghi e volti noti l'hanno poi accompagnato al cimitero di Campogalliano, suo paese di nascita: il direttore di «Repubblica», Ezio Mauro, il presidente dell'Ansa, Giulio Anselmi, Sergio Zavoli, Luca Cordero di Montezemolo, Gian Antonio Stella, i vertici del Mulino, il cantante Shel Shapiro, i prodiani Levi, Santagata e Ovi (Prodi è negli Usa per un ciclo di lezioni), l'amico e storico della Chiesa, Alberto Melloni.

Il sindaco di Modena Giorgio Pighi ai funerali di Edmondo Berselli da repubblicaIl sindaco di Modena Giorgio Pighi ai funerali di Edmondo Berselli da repubblica

FERRARA SARÀ PURE COME AURELIANO BUENDÍA, CHE, RACCONTA GARCÍA MÁRQUEZ, PROMOSSE 34 SOLLEVAZIONI ARMATE, PERDENDOLE TUTTE, MA HA INVENTATO «IL FOGLIO», LA PIÙ IMPORTANTE E FASTIDIOSA INIZIATIVA CULTURALE ITALIANA DEGLI ULTIMI DUE SECOLI.
Tratto da "Venerati maestri", di Edmondo Berselli (Mondadori)

Ezio Mauro e Marzia Berselli vedova di Edmondo da repubblicaEzio Mauro e Marzia Berselli vedova di Edmondo da repubblica

Ma il punto fondamentale è che Giuliano Ferrara, sempre lui, scuote l'Italia. Lasciamo perdere tutta la prima parte della sua carriera televisiva, quando nella sigla di un cavolo di programma, truccato da gatto, gli occhi bistrati, rovista nei bidoni della spazzatura e ne salta fuori tutto allegro con una lisca di pesce in bocca; oppure canta l'aria di Leporello nel Don Giovanni di Mozart, «Voglio fare il gentiluomo, e non voglio più servir.».

Anna Maria Artoni allingresso dei funerali di Edmondo Berselli da repubblicaAnna Maria Artoni allingresso dei funerali di Edmondo Berselli da repubblica

E buttiamo alle spalle anche tutta la questione socialista, quando il suo moto d'amore per Bettino, a un congresso a Milano, lo portò a fare un numero «alla Italo Balbo», come disse di sé; mentre Giampaolo Pansa lo battezzò «Cicciopotamo, socialista islamico», un fondamentalista del craxismo quasi più di don Gianni Baget Bozzo, socialista teologico.

Vasco Errani ai funerali di Edmondo Berselli da repubblicaVasco Errani ai funerali di Edmondo Berselli da repubblica

E buttiamo via anche i sette mesi del primo, sconclusionato, governo Berlusconi, quando lui, ministro dei Rapporti con il Parlamento, si aggirava per Roma con un improbabile completo bianco, inadatto perché, come gli avrebbe detto Guia Soncini, il colore è di quelli che allargano, compreso un indefinibile panama, o comunque un cappello a tesa larga da freak, forse per mascherare con l'immagine pubblica da mostro lo stress che lo divorava, e che gli costò alla fine un arresto cardiaco, prova provata che governare diverte ma stanca.

Sergio Zavoli ai funerali di Edmondo Berselli da repubblicaSergio Zavoli ai funerali di Edmondo Berselli da repubblica

E lasciamo anche perdere la direzione di «Panorama» e la successiva battaglia impossibile perduta senza batter ciglio contro Antonio Di Pietro al Mugello. E qui un lettore scettico e vagamente irritato potrebbe ragionevolmente obiettare: caro professor Sartori, cari tutti voi i miei intellettuali dei miei stivali, come diceva fra l'altro Bettino: ma, in sostanza, praticamente tutta la vita di Giulianone è da buttare.

Sembra la storia di Aureliano Buendía, che, come racconta García Márquez, promosse trentaquattro sollevazioni armate, perdendole tutte. Da bambino, infanzia moscovita, è un piccolo e grassoccio pioniere rivoluzionario che si butta sul divano in salotto cantando l'inno sovietico o urlando «budet revolucija!», da ragazzino sembrerebbe un mezzo frocio, se non si è capito male dai vostri eufemismi del cacchio, da giovane un comunistaccio, da adulto un socialistone, nella mezza età un estremista di destra, che crede solo nel mercato, nell'individualismo, nella concorrenza, nel diritto romano, nei cardinali, nelle encicliche del papa e nei diritti dell'embrione.

Panoramica della chiesa ai funerali di Edmondo Berselli da repubblicaPanoramica della chiesa ai funerali di Edmondo Berselli da repubblica

No, caro amico, rispondiamo agevolmente noi. Tutto quello che lei dice è vero, e rientra senza problemi nel Paradigma delle troppe madonne. Anche Giulianissimo è uno che non se ne perde una, di madonne. Però c'è un però. L'Elefante ha inventato, fondato, creato e diretto un quotidiano, «Il Foglio», che rappresenta la più importante e fastidiosa iniziativa culturale che si sia vista in Italia a cavallo, come dicono gli storici e gli ippici, degli ultimi due secoli.

MárquezMárquez

Giuliano Ferrara ha ben presente la situazione. E quando mette su «Il Foglio» sa benissimo che sul piano culturale la destra italiana è un arcipelago curioso, per dirla in termini eleganti; un mezzo casino, per dire la banale verità. Una banda di stronzi neanche molto soliti, secondo i più realisti, dato che tutti solitamente li evitano. con un mercato, è quello liberale, l'Elefantino ci si butta. (.) È un giornale-club, o un giornale-partito, dicono tutti quando parlano del «Foglio».

Shel Shapiro in meditazioneShel Shapiro in meditazione

È un clan di rovesciafrittatisti, dice Sartorius. Un comitato che progetta un cavallo al giorno tirandone fuori bellissimi cammelli e splendide giraffe, e ci sono dentro o ci sono passati futuristi, dannunziani, tradizionalisti, fascisti, comunisti, evoliani, una proporzione tremendamente alta di radicali e rosapugnoni, poi liberali di ogni foggia, all'americana e all'europea, quindi americanisti, antislamici, animalisti, ex fiancheggiatori del terrorismo di sinistra espulsi perché preferivano il poker alla riunione strategica, e ultimamente una folla di neoconservatori guerrafondai e una quantità di new born christians, che proprio come il loro dio Elefante adorano Ratzinger, il Sant'Uffizio, la Porta di bronzo, e cercano di rivalutare criticamente e speciosamente qualsiasi eredità cattolica o anche ogni misfatto clericale dall'Inquisizione in qua, fino ai nostri giorni.

Con questa pattuglia di gente tecnicamente squinternata, Giulianone l'Elefantino ha creato un suo partito, di idolatri, di adoratori, di feticisti, di «tennici», come diceva Benni, che la domenica, quando «Il Foglio» non esce, soffrono gravi crisi di astinenza e vanno nei pochi bar aperti ad attaccare un bottone su Emma Bonino o sulla pillola abortiva e l'embrione.

 

 

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