LE PROFEZIE DI NOSTRADAMUS MORETTI: DOPO \"IL CAIMANO\", UN BRUTTO FILM CON UNA PREVISIONE AZZECCATISSIMA CHE SI STA CONSUMANDO IN QUESTE ORE DAVANTI AI NOSTRI OCCHI, ORA SBARCA A CANNES, CON LA BENEDIZIONE DI MONSIGNOR RAVASI (SEMO TUTTI BATTEZZATI DA SANTA ROMANA CHIESA), \"HABEMUS PAPAM\", UNA COMMEDIA DOLENTE CON UN PONTEFICE DEPRESSO ALLA PAPA LUCIANI, ATTERRITO DAL PONTIFICATO, CHE FUGGE DAL VATICANO PER RECITARE \"IL GABBIANO\" DI CECHOV - (QUANTO SARà FURIBONDO NANNI DI VEDERSI SPIATTELLARE IL FILM SU \"L’ESPRESSO\"?) -

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Malcom Pagani per l\'Espresso

LaLa copertina de L\'espresso

Un papa depresso atterrito dal pontificato. Che fugge dal Vaticano per recitare Cechov. Fra cardinali in cyclette e tornei di pallavolo. Tutti i segreti del nuovo film che il regista presenterà a Cannes

Cardinali che sudano sulla cyclette e leggono Grisham, psicanalisti maniacali, prelati che giocano a scopone scientifico e un papa depresso, al centro di un Vaticano anomalo, inedito, attraversato da Nanni Moretti con sguardo vergine e sbarra abbassata sul pregiudizio.

La messa è finita e anche il Pontefice di Nanni, indossati i paramenti e conquistata l\'approvazione di monsignor Ravasi, è finalmente pronto a mostrarsi. Sciolti, nel buio della sala di montaggio, gli ultimi dilemmi narrativi . \"Habemus Papam\", otto milioni di euro di budget, sarà a Cannes. E \"L\'espresso\" è in grado di anticiparne trama e segreti.

Mancano comunicazioni ufficiali, una pura formalità per il regista che nel 2001, vinta la Palma d\'oro con \"La Stanza del figlio\", venne minacciato dal sarcasmo di David Lynch: \"Qui trionfi sempre tu, un giorno ti ucciderò\". Abbandonata l\'autarchia delle sale trasteverine dei primi anni Settanta, l\'autore Moretti va dove desidera.

HabemusHabemus Papam Nanni Moretti Set Da Sky

Vate scostante, figurina delle nevrosi generazionali di un pubblico che ne venera il verbo da oltre trent\'anni, Nanni detesta apparire. Consegne rigide ai collaboratori, imperativi categorici sulla segretezza, qualche rada scena mostrata in anteprima in occasione della festa per i dieci anni di Rai Cinema che insieme a Fandango coproduce.

L\'aneddotica sulla ritrosia del regista (\"Le confesso una cosa: non mi piacciono gli altri\" diceva in Bianca) è enciclopedica, ma questa volta Moretti ha gestito un circo complesso. Scene di massa (imparagonabili ai musical sui pasticcieri trotzkisti evocati in \"Caro diario\" o alle adunate del \"Caimano\") ambientate tra il ghetto, l\'ambasciata di Francia e una Cappella Sistina ricostruita a Cinecittà in scala identica all\'originale.

Il risultato, carezzato da musiche classiche e sonorità sudamericane, è una commedia dolente. Un paradosso della contemporaneità. Nessuno scandalo ma un\'analisi antropologica sullo smarrimento. L\'infallibile che si scopre fallace è il tema cardine di una quadriglia sentimentale in cui ogni personaggio incarna una paura.

HabemusHabemus Papam Nanni Moretti Set Da Sky

UN\'ELEZIONE DIFFICILE
Morto un papa non se ne fa sempre un altro e il Vaticano non è un universo a sé. Così, mentre fuori insieme alle candele dei fedeli, alle scommesse dei bookmakers e alle luci della tv, San Pietro diventa il set più importante del pianeta, dentro, sotto le volte della Cappella Sistina la luce scompare e i cardinali chiamati a eleggere il pontefice rimangono al buio.

Si chiedono chi riparerà la luce, inciampano. Sulla solennità prevale il riso. Il conclave che eleggerà il nuovo papa è antitetico alla letteratura di genere. Tra i porporati non c\'è competizione. Domina invece un non dissimulato terrore. L\'ipotesi di essere designati al soglio li turba. Sguardi preoccupati, preghiere, invocazioni divine che lambiscono il profano: \"Non io, ti prego, non io\".

Dopo due fumate nere, le schede convergono su un nome inatteso. Il cardinale Melville, fino ad allora nell\'ombra, è il nuovo papa. Gli altri lo applaudono, sollevati. Il vescovo di Dio ha l\'ovale placido di Michel Piccoli, 85 anni. Già ministro di Buñuel nei meandri delle borghesie discrete e complice degli eccessi di Marco Ferreri, Piccoli si copre il volto con le mani. È sconvolto.

HabemusHabemus Papam Nanni Moretti Set Da Sky

LA FINESTRA VUOTA
Chiamato ad assumere la carica e indisposto a ricevere l\'incoronazione, il papa di Moretti è umanissimo. Lo scisma è interiore e il cardinale Melville, balena a disagio con il mare del proprio io, è frastornato. Non trova un nome adatto a segnare il suo pontificato, avverte tutta l\'inadeguatezza e subisce il peso del paragone con il predecessore.

Quando le ante della finestra si spalancano perché il mondo possa riconoscerlo, crolla. A nulla valgono le blande rassicurazioni dei cardinali. Superflui si rivelano i tentativi di ricondurlo agli obblighi del suo ruolo. Alle persone in immobile attesa, viene detto che il papa è raccolto in preghiera.

Melville anela ad alta voce, quel che tutti hanno sognato almeno una volta. \"Vorrei scomparire\". Si sente stanco, ha crisi di fiducia. Sembra depresso ma non c\'è un solo uomo che lo possa aiutare. Si respira in chi dovrebbe essere guidato dalla parola di Dio un\'inconsapevolezza di fondo che rasenta l\'infantilismo. Una regressione. Un disorientamento senza redenzione che è il vero messaggio politico del film. Il sacerdozio è desacralizzato e i cardinali non guardano alla provvisorietà di un magistero senza direzione, ma vorrebbero uscire, visitare una mostra di pittura, andare al bar. Non possono.

Finché il papa non si manifesterà mostrandosi alla folla, sono reclusi. E costretti a consolarsi con cappuccini e partite a briscola. Qualcuno fuma, altri guardano la tv e solo di notte, in sogno, danno proiezione onirica ai tormenti interiori. La sovversione di Moretti non è la blasfemia di Bellocchio, né l\'eresia di Arbore in coppia con Benigni. Il tono è un timbro conosciuto, personale, mai smarrito, in bilico tra i paradossi della scuola Marilyn Monroe in \"Bianca\" e lo studio dell\'entomologo.

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VIVA FREUD
A trent\'anni da \"La madre di Freud\", il film nel film che l\'alter ego di Nanni, il regista incompreso Michele Apicella, provava a girare in \"Sogni d\'oro\", Moretti torna a visitare (senza aver mai smesso di frequentarne il piano) l\'inconscio. A un\'opera sul tema, pensava fin dall\'estate solitaria e romana del 1992. Fu l\'insoddisfazione a spingerlo a filmare (e poi a montare) le peregrinazioni cittadine in Vespa del primo episodio di \"Caro diario\".

Ne \"La Stanza del figlio\", Moretti interpretava uno psicanalista. Dieci anni dopo, il ruolo è rimasto il medesimo ma l\'oggetto della sua indagine non è più un paziente qualunque. Del ramo, Nanni è prìncipe. Interpreta il professor Brezzi, testimone oculare di un evento straordinario. Supera le sacre mura da ateo (qui la convergenza tra i dubbi del vero Moretti e il suo personaggio è evidente) e da osservatore critico, lì resterà fino alla soluzione del teorema.

Teologicamente, la sua presenza, come gli ricorda il portavoce papale Jerzy Stuhr (l\'attore polacco di Kieslowski, già nel \"Caimano\") è irrituale. \"Vista la gravità della situazione e nonostante lo scetticismo, abbiamo chiesto il sostegno della sua scienza\". Lo portano al cospetto del pontefice. È un lungo dialogo a due, privo di intimità e osservato da decine di occhi. Nulla si può chiedere su sesso, rapporto edipico, sogni. Quando Brezzi/ Moretti domanda se abbia problemi con la fede, Melville/Piccoli sorride per la prima volta. Si sente schiacciato e non ha paura a dirlo: \"Dio vede in me capacità che non ho. Dove sono, dottore? Le cerco e non le trovo\".

MALCOMMALCOM PAGANI

LA PRIGIONIA
In \"Habemus Papam\" appaiono tutti prigionieri di un\'ossessione, di un ruolo, di una nostalgia. Il papa di un anello che non vuole indossare. L\'autorità ecclesiastica di una guida. Brezzi del suo talento: \"Sono il migliore? Me lo dicono tutti, mannaggia\". Il \"detenuto\" Nanni alberga in Vaticano. Non può tornare a casa, non può rivelare nulla, ma sa che non riuscirà a risolvere il caso: \"In lei non vedo una persona, Santità, ma solo il papa\". Allora offre l\'aiuto della ex moglie, Margherita Buy. Psicanalista come lui e alle prese con un nuovo rapporto sentimentale, ancora tra colleghi, che è il manifesto dell\'immobilità.

IN FUGA
Mentre Brezzi ciondola morettianamente tra le guardie svizzere: \"Qui in Vaticano abbiamo tutto no? Il benzinaio che costa meno, la farmacia dove ci sono le medicine introvabili\" e i cardinali iniziano a temerne gli aspetti caratteriali: \"Questo è scemo, pensa come saranno felici all\'idea di non vederlo i suoi pazienti\", il papa, in incognito e in abiti borghesi, esce dal Vaticano.

Scortato da agenti speciali e portavoce, arriva al cospetto della Buy. Vagheggia di palcoscenici. Racconta di essere un attore fallito. Ascolta impotente il delirio dell\'analista sul \"deficit d\'accudimento\" e descrive il suo abisso: \"Voi la chiamate depressione? È accaduto tutto così all\'improvviso\". A seduta conclusa, Melville cova una sola idea. Fuggire. Eliminare la \"vergogna\" di un\'investitura mancata. Elude i controlli della scorta, si confonde con la folla e attua il piano. Volatilizzarsi.

È qui, in una disperazione silenziosa che solo il contraltare delle grottesche ricerche del papa lenisce, il film prende una piega malinconica. Quasi riflessiva. I personaggi si muovono su un palcoscenico e il naufrago Melville nuota attraverso la città tra un autobus e un albergo. Si mimetizza. I credenti lo immaginano in preghiera e in Vaticano, preoccupati, organizzano messinscene, simulazioni che davanti a una realtà immobile sono da sempre la cifra della poetica di Moretti.

Nell\'appartamento papale, una controfigura sposta le tende, accende e spegne lampadine mentre Melville ha le visioni, soffre, chiama il portavoce per rassicurarlo ma è incapace di tornare sui suoi passi. Così lo snodo narrativo vira sulla metafora e il dramma non perde il conforto dell\'ironia.

NANNINANNI MORETTI

Più che nell\'atmosfera del 1294 con Celestino V che abdica dopo soli quattro mesi di reggenza (\"Al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono spontaneamente e liberamente il Pontificato\") sembra di essere nella trilogia di Gerard Bessière, l\'ex cappellano francese inventore di un papa in autoesilio, tassista a Parigi e inseguito dai servizi segreti di mezzo mondo. Il compito della fantasia è liberare la realtà. Melville incontra una compagnia teatrale pronta alla prima. Il testo è \"Il gabbiano\" di Cechov (ancora allegorie tra Moby Dick e Shakespeare) ma l\'attore principale sembra dover rinunciare. Il papa conosce il copione e si illude di poter avere la parte.

PALLONI E PASSIONI
Intanto nell\'enclave pontificia, a parte pochi eletti, tutti credono il papa a riposo. Nell\'attesa, i cardinali litigano con le \"piacentine\" (\"Gli ori pari, le carte sono nostre, due scope e anche la primiera\") e si addentrano nelle psicosi di Moretti. Se in \"Habemus Papam\" la critica al linguaggio dei media (\"Palombella rossa\", \"Aprile\") è implicita e lasciata alla sola enfasi calcistica dei vaticanisti televisivi, non si salva il cinema (\"Ma lei l\'ha visto \"Angeli e demoni\"? È una cazzata micidiale\") e, per contrappasso, Moretti stesso.

cappellacappella sistina

È tornato bambino anche lui e mentre distribuisce certezze: \"Ho letto la Bibbia, lì ci sono tutti i sintomi della depressione\" e psicofarmaci ai prelati (\"Mi raccomando non prendeteli insieme\") ne organizza la vita extraspirituale senza tollerare contraddittori. Pare uno dei viziatissimi piccoli imperatori di Salina fotografati in \"Caro diario\" che a otto anni d\'età rispondono al telefono e filtrano le comunicazioni dei genitori: \"Mi passi papà? No, il verso del maiale non lo so fare\".

O il sacerdote della \"Messa è finita\" che fatica a crescere e, dopo aver montato la pista delle macchine, caccia il bambino: \"Adesso giochiamo noi per almeno tre ore! Tu vai a disegnare\". Così, senza freni, Brezzi torna Nanni. Organizza tornei di pallavolo tra i cardinali. Compila tabelloni. Europa 1, Europa 2, Oceania. Tramanda in uno sketch il senso di un percorso e gli echi di quasi quarant\'anni di perfezionismo ossessivo: \"Non mi fate saltare questa griglia perché ci ho lavorato tutta la notte, se volete mandare tutto all\'aria io me ne vado e il torneo ve lo fate da soli, va bene?\".

Il papa inventato da Moretti non è il don Giulio ribelle de \"La Messa è finita\", con Nanni, giovanissimo, che dopo dieci anni in provincia ritorna a Roma e osserva fino a quando gli è sopportabile, la decadenza di un ricordo. Tutto è cambiato. La nausea del 1985 non è quella di Melville/Piccoli e il radicalismo di don Giulio il prete, non coincide con il perdono che Melville auspica per sé.

MargheritaMargherita Buy

Ne \"La Messa è finita\", rispondendo alle tardive pulsioni sentimentali di suo padre: \"Esiste l\'amore universale? Voi preti cosa ne pensate?\", il personaggio di Nanni rispondeva senza sfumature: \"Noi preti pensiamo di sì. E io anche\". Il pastore qui cerca altro e solo le pecore, paradigmaticamente smarrite come il papa, sono le stesse di 26 anni prima.

Così perso il ruolo sul palcoscenico (Cechov toccherà ad altri) Melville dissipa anche la speranza di una metamorfosi. Viene ripreso. Le sue invocazioni (\"Lasciatemi andare via. Nessuno mi ha mai visto, nessuno più mi vedrà\") sono inutili. La catarsi non riesce. La folla è avvertita. Il papa sarà tale. Nulla è eterno e anche le boutade sui minimi sistemi (\"Cardinale, Palla prigioniera non esiste più da 50 anni\") e sull\'impossibile sottovalutazione del girone all\'italiana (ancora lo sport, una rete divisoria, un pallone, nitide tracce di morettismo) hanno una fine. Brezzi viene lasciato solo al centro del campo.

PAPAPAPA LUCIANI

Suona una musica. Il papa è tornato, viva il papa? Moretti ha una palla in mano. Il tabellone incompleto è l\'istantanea di un fallimento. Le concessioni terrene dei cardinali (\"L\'inferno è deserto e lei Brezzi non ci finirà\") non bastano a colmare un vuoto. Il Padre nostro, se è nei cieli, si è distratto. La finestra di San Pietro si è riaperta. Melville è di nuovo solo di fronte al mondo.

AL CINEMA CON SUA SANTITÀ
Da Sordi al Wojtyla di Arbore fino alla controversa fiction su Pio XII. Tutti i papi sul grande schermo

1) L\'uomo venuto dal Kremlino
di Michael Anderson, 1968
Anthony Queen interpreta un papa di fantasia nel film (quasi misconosciuto e tratto da un romanzo dell\'australiano Morris West) che ha però il pregio di prevedere con un decennio di anticipo l\'avvento di un pontefice dall\'Europa dell\'Est.

2) Il Pap\'occhio
di Renzo Arbore, 1980
Trama surreale, iniziale scomunica delle gerarchie ecclesiastiche, incassi formidabili per il Pap\'occhio, girato nella Reggia di Caserta. Manfred Freyberger, l\'attore chiamato a impersonificare Wojtyla (quasi un sosia), morirà poco dopo le riprese.

3) Qua la mano
di Pasquale Festa Campanile, 1980
Sgangherata commedia in due episodi. Nel primo, Orazio Imperiali, un vetturino romano (Enrico Montesano) millanta un\'amicizia con il papa. Dopo una serie di avventure, riuscirà ad affacciarsi con lui dalla finestra di piazza San Pietro.

MorettiMoretti in La Messa è finita

4) IL marchese del Grillo
di Mario Monicelli, 1981
Dal teatro alla sedia gestatoria. Paolo Stoppa interpreta Pio VII nel fortunato film di Mario Monicelli. Nel condannare il nobile romano (Alberto Sordi) a trenta giorni di carcere, papa Stoppa sceglie parole indulgenti: \"Ricordati figliolo che la giustizia non è di questo mondo, ma dell\'altro\".

5) Il Caso Moro
di Giuseppe Ferrara, 1986
Primo film sul rapimento e l\'uccisione di Aldo Moro firmato da Giuseppe Ferrara e scritto da Armenia Balducci, ex compagna di Gian Maria Volontè, che sullo schermo interpreta lo statista democristiano. Paolo VI in occasione dell\'appello alle Br appare brevemente e il ruolo tocca al caratterista Ferrara Santamaria.

6) In nome del popolo sovrano
regia di Luigi Magni, 1990
Durante la breve stagione della Repubblica romana il papa trova rifugio nel Regno delle due Sicilie, a Gaeta. Gianni Bonagura, attore e doppiatore mai assurto al ruolo di protagonista è Pio IX. Il film, non tra i migliori di Magni, ha come attori principali due stelle come Alberto Sordi e Nino Manfredi.

morettimoretti messa

7) Karol - Un uomo diventato Papa di Giacomo Battiato, 2005 (fiction tv)
Prima (poi imitata) fiction televisiva sul papa polacco. L\'attore di Varsavia Piotr Adamczyk interpreta Giovanni Paolo II, colto in un arco trentennale, fotografia biografica della parabola spirituale e personale del pontefice.

8) Sotto il cielo di Roma
di Christian Duguay, 2010.
La contestatissima serie televisiva prodotta dalla Lux di Bernabei, tesa a riabilitare la controversa figura di Pio XII. Le trattative con i tedeschi, il dolore per non essere riuscito a impedire i rastrellamenti nel ghetto ebraico, il tutto nel volto dell\'attore statunitense James Cromwell.

 

 

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