CHI TOCCA TREMONTI, MUORE - UNA DELIBERA AGCOM IMPONE A ‘REPORT’ DI PARLARE BENE DI GIULIETTO DOPO UNA PUNTATA-CETRIOLO CHE SMONTAVA LA MANOVRA ECONOMICA VARATA A LUGLIO - COMMISSARIO AGCOM CONTRO: \"Se il ministro riteneva non fossero veri poteva chiedere la rettifica o fare causa, non può imporre al giornalista di raccontare altri fatti positivi per riequilibrare le sue scoperte scomode”....

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Marco Lillo per \"Il Fatto Quotidiano\"

gabanelligabanelli

Porta la firma di Antonio Martusciello la delibera dell\'Agcom che introduce per la prima volta in Italia il dovere di scodinzolare per i giornalisti.

Che l\'informazione, anche nell\'Italia di Berlusconi e Tremonti, persino nella Rai di Mauro Masi, debba essere il \"cane da guardia\" del potere, nessuno osa metterlo in dubbio. Nemmeno l\'Agcom. Nemmeno il commissario Martusciello, piazzato dalla maggioranza su quella poltrona da 400 mila euro all\'anno per i suoi chiari requisiti di indipendenza e competenza essendo stato prima dipendente del Berlusconi imprenditore e poi cofondatore e coordinatore regionale del partito, infine deputato e viceministro del governo del Cavaliere.

Nemmeno questo Garante della partigianeria ha osato mettere in dubbio il diritto di critica sancito dall\'articolo 21 della Costituzione. Solo che l\'Agcom, nel provvedimento del quale è stato relatore e promotore appunto Antonio Martusciello, ha aggiunto una postilla al principio del \"watchdog\": per la delibera 185 del Garante delle Comunicazioni subito dopo avere abbaiato all\'indirizzo del potente, il cane da guardia deve tirare fuori la lingua per leccare con gli occhi dolci il ministro proprio sulle ferite delle critiche precedenti.

TREMONTITREMONTI profilo

In attuazione del principio dello scodinzolo, la delibera dell\'Agcom \"dispone che la Rai è tenuta ad assicurare il diritto di replica ai fini del riequilibrio della trasmissione, in relazione al programma Report andato in onda il 24 ottobre del 2010 (una serrata critica alla manovra di luglio del ministro Giulio Tremonti, ndr) mediante la diffusione di una nuova puntata che dia spazio anche a voci e a testimonianze positive e/o internazionali, relative alla manovra economico-finanziaria del ministero dell\'Economia , al fine dell\'effettivo ripristino dei principi di obiettività, completezza e imparzialità dell\'informazione\".

Milena Gabanelli ha replicato ironicamente domenica in apertura della trasmissione: \"Per l\'Agcom il diritto di critica si può esercitare solo se accompagnato dall\'elogio. Immaginiamo che provvedimenti del genere vengano adottati in casi in cui si elogia soltanto\".

Nelle memorie difensive la Gabanelli sottolineava un altro paradosso: più volte Tremonti era stato invitato dalla redazione e il ministro si era rifiutato non solo di intervenire, ma anche di inviare un sottosegretario o uno straccio di ufficio stampa. L\'esposto è stata l\'unica risposta del ministro a un serio lavoro di inchiesta che documentava le carenze del principale atto di governo: la manovra finanziaria.

Il consiglio dell\'Agcom in realtà si è spaccato: i tre commissari del centrodestra, più il membro vicino all\'Udc hanno votato insieme al presidente Corrado Calabrò contro Report mentre i commissari vicini al centrosinistra, Sebastiano Sortino, Nicola D\'Angelo e Michele Lauria si sono opposti.

CORRADOCORRADO CALABRO

\"L\'Agcom non deve entrare nel merito delle scelte editoriali\", spiega D\'Angelo, \"e l\'imposizione di un obbligo di riequilibrio nei confronti di un\'inchiesta giornalistica è sbagliato concettualmente. Report scova fatti. Se il ministro riteneva non fossero veri poteva chiedere la rettifica o fare causa, non può imporre al giornalista di raccontare altri fatti positivi per riequilibrare le sue scoperte scomode\".

La decisione dell\'Agcom (un\'Autorità al centro di una precedente inchiesta di Report per la quale il presidente Calabrò si era riservato una querela) è doppiamente ingiusta perché nella stessa seduta il Consiglio dell\'Autorità ha esaminato una segnalazione dei commissari D\'Angelo e Sortino contro Giuliano Ferrara. Il conduttore unico di Qui Radio Londra, infischiandosene del contraddittorio, aveva definito \"spregevole\" il tentativo di eliminare il Cavaliere dalla scena politica mandandolo in galera per il caso Ruby.

GIULIANONEGIULIANONE FERRARA

In quel caso, per la maggioranza dell\'Agcom, si trattava di un commento giornalistico che non violava le norme vigenti. L\'esposto dei due commissari è stato respinto e così Ferrara potrà continuare a insultare genericamente i magistrati con la benedizione dell\'Agcom mentre i segugi di Report dovranno andare in giro per il mondo (la delibera parla di testimonianze internazionali) a caccia di un economista favorevole a Tremonti. A meno che la Rai non faccia ricorso al Tar.

La decisione spetta anche al direttore generale Mauro Masi, indicato dal ministro Tremonti alla guida della società televisiva pubblica. Proprio quel Masi che aspetta da mesi una degna sistemazione magari in una società controllata dal ministero dell\'Economia diretto da un tal Giulio Tremonti. Lo stesso che ha chiesto all\'Agcom di punire Report.

 

 

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