UNA CASERMA CHIAMATA ASCOLI - TRA LE SOLDATESSE del 235 reggimento Piceno SI NASCONDE L’ASSASSINO DI Melania Rea, uccisa con 32 coltellate e una svastica incisa sulla coscia? - UNA CITTà SOTTOSOPRA TRA TELEFONATE ANONIME, CALUNNIE, CATTIVERIE, SENSITIVE CHE OFFRONO INTERPRETAZIONI E PRESAGI SUL DELITTO: CARABINIERI E POLIZIA RICEVONO IN MEDIA CENTO SEGNALAZIONI AL GIORNO - “OGNUNO HA LA SUA TEORIA E IL VENTO CATTIVO SOFFIA SEMPRE VERSO IL FILO SPINATO DELLA CASERMA ‘CLEMENTI’, VERSO LO SCANDALO CHE NON TARDERÀ AD USCIRE”…

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Malcom Pagani per \"L\'Espresso\"

quartoquarto gradi melania rea x

All\'inizio della strada provinciale che collega Ascoli a Teramo c\'è una caserma speciale per sole ragazze. È l\'unica d\'Italia. Ogni tre mesi, in 400, giurano fedeltà alla Patria. Solitudine, privazioni, subordinazione, regole, desiderio, ormoni, valori, corpi e misteri. Uno degli istruttori delle soldatesse, Salvatore Parolisi, 30 anni, era il marito di Carmela Melania Rea, 29, scomparsa a Colle San Marco il 18 aprile e ritrovata morta tra le gole della montagna che domina il presidio, due giorni dopo, uccisa con 32 coltellate e una svastica incisa sulla coscia.

Era bellissima, Carmela. L\'hanno scoperta i carabinieri accanto a un rifugio in legno a Ripe di Civitella, un bosco di confine in territorio abruzzese, a poche centinaia di metri dal poligono di tiro in cui Parolisi, caporal maggiore dell\'Esercito con esperienze in Kosovo e in Afghanistan, conduceva col volto dipinto di verde le esercitazioni delle ragazze del 235 reggimento Piceno.

Una città nella città su cui il territorio ha iniziato a liberare vendette e presunte verità. Telefonate anonime, calunnie, cattiverie, sensitive che offrono interpretazioni e presagi. Carabinieri e polizia ricevono in media cento segnalazioni al giorno. Ognuno ha la sua teoria e al centro della trama, il vento cattivo soffia sempre verso il filo spinato della Emidio Clementi. Verso lo scandalo che, assicurano, non tarderà ad uscire.

In provincia il ribaltamento dei ruoli pesa il doppio. E Ascoli, con i suoi caffè all\'aperto, l\'opulenza appannata dalla crisi del siderurgico e del tessile e la sagra del fritto in faccia ai capolavori del romanico, è lo stesso immutabile avamposto descritto da Citto Maselli ne \"I delfini\" con Claudia Cardinale che tenta la scalata sociale dal basso e rimane per sempre una forestiera, un\'intrusa e una \"puttana\". Le straniere di oggi sono in divisa, sovvertono il quadro di riferimento e, lamentano grevi alcuni ristoratori, \"non portano un soldo perché mangiano solo pizza e panini, si danno delle arie, combinano casini\".

melaniamelania rea

Nelle piazze dove giovani firmati dalla testa ai piedi formano capannelli per parlare del delitto di Ripe, la sensazione è di essere precipitati al centro del plastico di \"Porta a Porta\". Il delitto è l\'occasione per disegnare ipotesi che toccano impulsi morbosi e reconditi. Il Topos fitto di richiami al sesso, al comando, alla violenza e al mistero insolubile ci sono tutti. Ai ragazzi che soffrono per l\'Ascoli a un passo dalla serie C e vanno in giro con le felpe \"Rozzi per natura\" e la foto dell\'ex presidente che con il calcio, le scaramanzie e i calzini rossi seppe per un giorno far sedere la provincia al tavolo dell\'impero, delle tante biografie delle donne soldato che vengono da nord e da sud, però, non importa nulla. A esistenze spese dormendo in sei per stanza o in comitiva sotto il neon del centro commerciale Oasis, a due passi dalla caserma, non importa nulla.

Ascoli alta vuole sapere, si ritiene informata, segue il caso ossessivamente, produce teorie a getto continuo. \"È stato il serial killer\", \"Il colpevole non può che essere il marito\" e scatta foto con il telefonino ai tanti inviati tv che hanno invaso la città. Chi è infastidito si piega all\'occupazione del suolo con una smorfia, gli altri ancheggiano in prossimità di un microfono. Dicono la loro, intervengono, ricordano Carmela e ognuno, da Folignano dove la coppia Rea-Parolisi abita ai passanti che sciamano davanti alla procura ha un ricordo, un\'opinione, una lettura del caso. Il delitto è l\'unico vero format che ripaghi con l\'audience e l\'atterraggio delle piccole botteghe degli orrori, con psicologi, telecamere e criminologi, ha arredato il contesto a dovere.

Ad Ascoli l\'isolamento è più di una sensazione. Qui è difficile arrivare, la conca è circondata dai monti, l\'autostrada passa lontana, i treni sono un viaggio nel passato tra scali e fermate e per Roma, il mezzo più comodo è il pubblicizzatissimo pullman che parte fin dall\'alba. I giornali locali comunque hanno scelto di giocare duro. Titolazioni ad effetto. \"Il bosco degli orrori\" o cambiando solo di pochi gradi il punto di vista: \"Uccisa perché conosceva un segreto\". Non c\'è passante che non reciti da esperto di liquidi seminali, profili psicologici e la novità di giornata è l\'argomento preferito di conversazione in faccia a un romanico acceccante.

Dietro al teatro, c\'è la tragedia. Un atto di sconvolgente violenza, un colpevole ancora nebuloso, mentre l\'attenzione mediatica trasforma il Colle della scomparsa in una piccola Cogne e al tavolo dell\'aperitivo si discute degli errori dei carabinieri, dei sospetti e delle certezze. San Marco, dove il 25 aprile si festeggia da sempre una Liberazione depoliticizzata con birre, chitarre e tende con folle che sfiorano le ventimila persone, in questi giorni è deserto.

melaniamelania rea omicidio

Il primo maggio è stato un fallimento e quello che da sotto si valuta in bilico tra la pietà cristiana e Sherlock Holmes, sopra cambia di segno. E spinge il proprietario del ristorante in faccia alle altalene davanti alle quali Carmela Rea si volatilizzò, ad augurare cose poco gentili ai giornalisti. Gli affari sono in calo. Di Carmela e della sua povera fine si discute fino a litigare, ma passata la morbosa curiosità rimane il disagio. Era un luogo di pace e adesso, venti giorni dopo, nasconde un\'ombra. A gennaio, al bosco dell\'Impero, erano state trovate le ossa di Rossella Goffo, la funzionaria della prefettura di Ancona scomparsa a maggio del 2010. Un omicidio per cui è indagato Alvaro Binni, un tecnico della questura di Ancona, in attesa di giudizio.

Ancora poliziotti. Comunque la si guardi, autorità e cittadinanza faticano a riconoscersi. Da un lato la caserma (con il ministro Meloni che di passaggio ad Ascoli ha disertato la visita alla Clementi per \"discrezione\") dall\'altro la richiesta di sicurezza. In mezzo gli ascolani, ancora nel letargo post-invernale, svegliati in fretta e senza preavviso dalla quotidianità. Il corto circuito è notevole anche perché i protagonisti della vicenda ormai si conoscono per nome. \"Salvatore\" è stato in tv. L\'hanno visto tutti. Lo Stato maggiore dell\'esercito gliel\'aveva sconsigliato ma Parolisi ha scelto l\'aula di tribunale di \"Chi l\'ha visto\".

Il rapporto tra attori dell\'incubo e fruitori della comunicazione è un dare-avere ambiguo che finisce direttamente in piazza. Così il circuito si alimenta e il cortocircuito è inevitabile. Il pm del caso, Umberto Monti, è un ex ragazzo del Fronte della gioventù che nella città di Gianni Nardi e Valerio Viccei, alla politica ha preferito il silenzio. Spera che i giornalisti lo lascino lavorare e vigila sulle fughe di notizie.

melaniamelania rea

I militari hanno creato un cordone di protezione e le ragazze che bollano come \"vergognose\" le insinuazioni cattive sull\'allegra vita sentimentale in caserma, sembrano bambine precipitate in un gioco più grande di loro. \"Non c\'è nessuno scandalo, nessuna relazione con gli istruttori, niente di niente\". A prima vista, trascorrono sabati distanti dalla lussuria, ma dal Bar Brugni, pareti viola sulla statale, le piazze bianche e le meraviglie celebrate da Gide e Sartre, oltre il ponte d\'ingresso nel centro storico, sembrano più distanti del chilometro e mezzo che divide i due mondi. Tra un alzabandiera e un\'esercitazione, le soldatesse hanno imparato ad obbedir tacendo.

Il silenzio, annusata l\'aria, è meno di una scelta e più di un obbligo. Si sfogano parlando di patria, immigrazioni e fidanzati lontani. Non coltivano dubbi, ma ragionano in profondità. Francesca, 22 anni, emiliana: \"All\'inizio è durissima. Vuoi mollare, tornare a casa, lasciare tutto. Poi stringi i denti e ti abitui alle asprezze della leva. In caserma non c\'è nessuno scandalo. Ci svegliamo alle sei e andiamo in branda a mezzanotte. \"Dovete imparare a riposare in piedi\", ci dicono. Ma io non ci riesco\".

Sono persone, credono in qualcosa, sanno che nonostante le foto, i sorrisi e i cuori post-adolescenziali disegnate sui diari, Ascoli non è che una prova a cronometro in un giro d\'Italia in cui la vittoria è abbattere il pregiudizio. Quando insinui un collegamento tra la barbarie di Ripe e il ruolo militare di Parolisi, sul volto delle soldatesse si disegna il disgusto. \"Questa triste vicenda ci riguarda poco\". Sarà, ma il giallo di Carmela è pieno di divise. Militare dell\'aeronautica suo padre, agenti di polizia penitenziaria i vicini di casa e i parenti stretti di Parolisi, soldati anche quelli della compagnia di Chieti che il 18 e il 19 aprile, nelle ore disperate delle ricerche a Colle San Marco, si esercitavano a poche centinaia di metri dal cadavere di Carmela. Un impedimento oggettivo per chi avesse voluto percorrere la zona liberamente o commettere un omicidio con il rischio di incontrare i soldati o essere fermati dai piantoni con la bandiera rossa ai posti di blocco.

melaniamelania rea rapita

Alzando gli occhi oltre il profilo del presidio militare, si intravede la Montagna dei fiori. Chilometri di curve, gole, grotte e strapiombi che partono in territorio marchigiano e terminano in Abruzzo. In questa terra di mezzo è morta una donna. Gli animali (ci sono cinghiali, volpi e lupi) l\'hanno lasciata stare. Hanno avuto la pietà che è mancata agli uomini. Fino a 48 ore prima, Carmela Rea detta Melania giocava con sua figlia Vittoria, un anno e mezzo, dondolando un\'altalena sul Pianoro di Colle San Marco, ma forse sognava la fuga dalle Marche, il ritorno in Campania, l\'addio a Salvatore Parolisi, l\'istruttore campano che al presentat-arm, preferiva le relazioni extraconiugali. Forse.

Qualcuno mente, ma le indagini sono ancora aperte. Folignano, il paese dove viveva la coppia, è un borgo di 4 mila anime. Non tutte pie. \"Non c\'è niente\", ti guarda disillusa una barista della frazione di Villa Pigna: \"Senza un cinema, una libreria o un interesse reale, finire a letto con l\'amante è più normale di quanto si immagini\". E se don Carlo, il parroco, si affretta ad allontanare il peccato con gli elementi del fideismo: \"Sono certo che l\'assassino non faccia parte della nostra comunità\", l\'alibi del miglior amico di Parolisi, l\'agente di polizia penitenziaria Paciolla, è un manifesto ambientale. Il 18 aprile rimane a casa fino alle 15,30. Poi dice alla moglie che deve uscire: \"Prendo servizio in carcere alle 16\". Andrà dall\'amante invece, dove verrà sorpreso dalla telefonata di Parolisi e coinvolto nelle ricerche.

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\"Se sbagli nelle prime 48 ore, riannodare il filo diventa complicato\", lamenta un investigatore, mentre le ipotesi abbracciano un arco troppo largo e ballano macabre sul filo delle incongruenze. L\'uomo nero, se c\'è, non dev\'essere troppo lontano da Ascoli. La scoperta fa male. Come nei romanzi di Truman Capote, dove la soluzione del mistero è più semplice di quanto appaia: \"L\'assassino abita nel raggio di dieci miglia\". Forse, probabile. Un segreto raccontato non è più un segreto. Tutta la città ne parla.

 

 

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