1 - IL DESTINO DI UN CAVALIERE...
Massimo Gramellini per \"La Stampa\"
A guardarlo nei tg mentre fa training autogeno a una nazione con quindici milioni di poveri, spargendo ottimismo ad ampie bracciate come un chierichetto l\'incenso, si resta colpiti dalla parabola di Berlusconi. Per uno scherzo del destino, il manifesto vivente della bisboccia si trova a gestire la quaresima. Uno che i poveri li ha sempre definiti «diseducati al benessere» è costretto a educare al malessere anche chi povero non era o sperava di non tornare a essere. L\'uomo del «più» deve pronunciare la parola «meno» e lo fa con la stessa naturalezza con cui Fonzie di Happy Days diceva «scusa».
A differenza di Gordon Brown, che con la competenza economica ma soprattutto la faccia da becchino che si ritrova, in questa crisi ci sguazza a meraviglia, Berlusconi e la depressione restano situazioni antitetiche. Come invitare Fiorello a un funerale, Di Pietro alla Crusca, Zeman a una lezione di catenaccio. Eppure, per uno di quei misteri che rendono imprevedibile la vita, Berlusconi non è mai stato così popolare. Come se il cambio di scena alle sue spalle avesse giovato alla qualità della recitazione.
Finché predicava la moltiplicazione dei pani fra carrelli della spesa ricolmi di merci, suonava ridondante e un po\' cafone. Adesso che lo fa in mezzo agli scaffali vuoti, a qualcuno sembrerà patetico ma alla maggioranza appare struggente. L\'italiano medio impoverito lo ascolta mentre promette nuove bisbocce e, anche se non gli crede, la sua faccia gli ricorda il benessere perduto e lo rincuora, come certi film di don Camillo che raccontano un\'Italia mai esistita, ma in cui ci piacerebbe vivere.
2 - MA DE BOTTON NON PRENDE L\'EUROSTAR...
Riccardo Chiaberge per il \"Domenicale\" de \"Il Sole 24 Ore\"
Se la nuova Alitalia è ancora alla ricerca del socio straniero, le Ferrovie dello Stato ne hanno già trovato uno. Si chiama Alain de Botton, ed è autore di libri di successo come L\'arte di viaggiare, Le consolazioni della filosofia e Come Proust può cambiarvi la vita (tutti pubblicati da Guanda). In un\'intervista alla «Repubblica delle Donne», lo scrittore svizzero naturalizzato inglese dichiara il suo incondizionato amore per il treno: «Tra tutti i mezzi di trasporto, è il più adatto a pensare».
«Andare in treno - si esalta de Botton - è come un\'arte maieutica. Pochi posti sono in grado di metterci in contatto con le nostre sensazioni più profonde. C\'è una correlazione tra quello che scorre davanti ai nostri occhi e quello che succede nella nostra testa: grandi pensieri hanno bisogno di grandi panorami, nuovi pensieri di nuovi luoghi». Socrate sull\'Eurostar. Come no? Sai che maieutica si può fare in mezzo al concerto delle suonerie e col ragioniere nel sedile accanto che fa il cazziatone alla segretaria via cellulare, o tratta l\'acquisto di un monolocale, o urla notizie dettagliate sulla cistifellea della suocera.
Roberto MaroniMa non c\'è verso, de Botton dev\'essere ben duro d\'orecchi: «La bellezza del treno - continua imperterrito tra squilli e schiamazzi - è proprio nel suo silenzio, nella sua capacità di permetterci di riappropriarci della nostra solitudine». E bla, e bla, e bla... Altro che maieutica e silenzio e riflessione, Alain sproloquia come un Tav (che in questo caso sta per Tuttologo ad Alta Verbosità). E dire che doveva essere un\'intervista breve. Esausta, alla fine la giornalista implora: «Fatemi scendere! È la mia fermata. Ammazza, oh, questo Alain, che Botton mi ha attaccato...
3 - UN PIRATA AL VIMINALE...
Filippo Ceccarelli per \"la Repubblica\" - E così anche il ministro dell´Interno scarica gratis musica da Internet: «Si sceglie il sito - ha spiegato Maroni - e si riempie l´iPod. Capisco che bisogna trovare il modo di compensare i mancati diritti d´autore», ma intanto, «se lo può fare anche un ragazzino di 12 anni, non si può pensare di mettere tutti in carcere. Non è mica un reato». O forse sì. O forse no.
Forse scaricare musica è un peccato veniale, una leggerezza, una cattiva abitudine, oppure una grandissima comodità, una irresistibile risorsa tecnologica, una sfida al potere delle major. Forse è tutte queste cose insieme. In realtà, grazie alla legge Urbani - peraltro a suo tempo varata con il sì di Maroni - non s´è ancora capito, se è reato, ma la rivelazione fa notizia. Se perfino il responsabile del Viminale ammette di essere un pirata musicale, beh, c´è da credere che il governo stia per mettere mano alla materia. A meno che...
A meno che l´uscita di Maroni non rientri nel novero del vaniloquio a sfondo auto-intimistico, delle confessioni interessate, del narcisismo strategico, dell´esibizionismo che i politici di questo tempo mettono in scena per sembrare più vicini, più alla mano, più ye-ye di quello che sono. E allora, per allontanare il malevolo sospetto, vale più un bel disegno di legge che l´ennesima intervista a Vanity Fair.