a cura di Massimo Riserbo e Falbalà
Luigi zuninoTSZUNINO
"Risanamento, Zunino costretto a dimettersi" (Repubblica, p.20). Con almeno 2,9 miliardi di debiti nella capogruppo (e chissà quanti altri nelle holding a monte), per le banche rischia di essere uno sfacelo. Corrado Passera di Intesa Sanpaolo, la banca che ha pompato più milioni nelle casse di Zunino, rilascia una dichiarazione fondamentale: "Quando avremo novità, faremo le nostre valutazioni". Neppure a un politico, oggi, sarebbe perdonata una simile dichiarazione.
Intanto si profila l'uscita di scena del "risanatore" Salvatore Mancuso, l'uomo forte di Intesa e Unicredit in Risanamento, bruciato non dai suoi errori, ma dal fatto di essere stato individuato dalla Procura di Milano come "amministratore di fatto" nell'interesse dei banchieri (e quindi con possibile pregiudizio degli altri creditori). "Inchiesta che crea qualche apprensione nelle principali banche coinvolte", come ammette Gianluca Paolucci sulla Stampa (p.33).
CORRADO PASSERA - copyright PizziMagica la ricostruzione del Corriere delle banche. Titolo splendido: "Pressing delle banche, Zunino lascia" (p.29). Articolo tutto costruito sul comunicato stampa di Risanamento. E poi, sullo sfondo, appaiono e scompaiono due piccole luci che potrebbero essere due notizioni, ma che il Corriere ci butta lì così come due pinzillacchere: le banche stanno studiando il solito "convertendo" (e chissà se proveranno a rifilarlo a qualcuno) e per Santa Giulia si profila "l'ingresso di un partner".
Ah sì, abbiamo un Cavaliere Bianco e non lo vogliamo dire, o stiamo solo cercando di tranquillizzare i piccoli azionisti?
Meno male che c'è Libero, che almeno ha il coraggio di rilanciare le ipotesi che circolano per tutta Milano sul salvataggio Zunino: utilizzare la Mittel di Abramo Bazoli per creare un fondo dove ficcare un po' di ciccia buona e poi bussare alla porta di Generali e Caltagirone. Sperando che aprano (p.21)
FRONTE DEL PORCO
"I documenti sonori resi pubblici dall'Espresso dicono che Patrizia D'Addario, prostituta, ha detto la verità e Silvio Berlusconi, capo del governo, ha mentito". Non fa una piega la sintesi del commissario Davanzoni ("L'autunno del patriarca", Repubblica, p.1), che ha anche il merito di iniziare così l'articolessa odierna e di risparmiarcene quindi la lettura.
FRONTE FAMILY DAY
Imbarazzati e di maniera i pezzi di Corriere, Sole e Stampa, con ampio ricorso al "panino" stile vecchio Tg1 (vecchio, perché oggi il Tg1 non fa neppure finta di metterci dentro la fettina di prosciutto). Per fortuna c'è il Giornale di Zio Paolino, che punta dritto contro il padrone e i singoli giornalisti del fronte nemico, risparmiando solo Daniela Hamaui per pura galanteria (a destra sanno come si trattano le donne)
Inizia Mario Giordano con un editoriale vagamente ipocrita: "C'era una volta il grande Espresso" e invece oggi c'è "il reality della spazzatura". Divertenti solo le citazioni da un libro del solito Federico Rampini, in cui De Benedetti vola talmente alto da rischiare l'esplosione (p.1), e la domanda da vero giornalista che si fa Giordano: "Perché l'Espresso è in possesso dei nastri?". Sarà che all'Espresso fanno un mestiere diverso dal tuo, caro Giordano?
Poi tocca a Ludovico Festa spiegare "A che cosa punta davvero l'Ingegnere", dipinto come un uomo "isolato in politica, sconfitto nei salotti della finanza e mollato pure dai fedelissimi", ansioso solo di "infangare il premier per coprire i propri guai" (p.2). E alla fine della fiera passa sempre il camion-killer, guidato da Filippo Facci, che inizia la recensione di "Papi", l'ultimo libro degli odiati Travaglio, Gomez e Lillo, facendo sapere ai lettori (ma soprattutto ai tre autori) che se lui fosse "un vero bastardo" potrebbe anche raccontare di quella "festicciuola" dove... (p.5)
Serena anche la reazione di Libero. Titolo a tutta pagina: "Il Gruppo De Benedetti ci riprova: Su Silvio altro pattume. Espresso e Repubblica pubblicano le registrazioni degli incontri con la D'Addario. Però si tratta solo di episodi privati usati come ricatti politici da due giornali". Mitico il pezzo che seleziona e raccoglie alcune mail di protesta di lettori dell'Espresso (p.2): sembrano proprio scritte dal lettone di Putin.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - copyright PizziE questa mattina i Tg Mediaset sono addirittura riusciti a togliere Repubblica dalle loro rassegne stampa. A questo punto manca solo un emendamento al pacchetto-sicurezza che ne vieti la vendita.
AVVISI AI NAVIGATI
Il Panama presidenziale parla alla cerimonia del Ventaglio - polveroso appuntamento con la stampa octroyè, dove i giornalisti di Palazzo regalano un costoso ventaglio al presidente e quello, in cambio, per una volta non parla come la Sibilla Cumana - e sulle intercettazioni chiede una "riforma condivisa" e uno stop alle "spettacolarizzazioni". Reazioni? "Coro di consensi da Pd e Pdl", titola Repubblica (p.7). E come dimenticare che la miglior forma di condivisione è l'avere ognuno i suoi guai: chi le zoccole, chi le banche e le scalate?
Qualche guaio ce l'ha anche Antonio Bassolino, uno dei simboli del rinnovamento Piddì: "Emergenza rifiuti a Napoli, processate Bassolino per falso" e peculato. Sotto accusa per parcelle da 79 mila euro pagate a un consulente (Repubblica, p.11).
LO STATO DELLA COSA (NOSTRA)
Sergio Lari, capo dei Pm di Caltanissetta, si fa intervistare da Repubblica (p.8) e afferma che "non è stata la mafia a far sparire l'agenda di Borsellino". "Il furto può essere stato organizzato da un altro livello". E che c'era nell'agenda? "Forse appunti sulla strage di Capaci e sul suo amico Giovanni Falcone. Forse appunti anche su quella trattativa che qualcuno voleva fare".
LA BELLA POLITICA
Il cosiddetto salvataggio Alitalia (o di AirOne?) è stato il tema finale della campagna elettorale 2008 e il biglietto da visita del nuovo governo Berlusconi. Bene, oggi addirittura il Giornale dedica una sofferta pagina alla nuova Cai (p.27), per ammettere che "si fanno già i conti con previsioni troppo ottimistiche" e che "dopo l'estate i soci esamineranno i conti e ci si interroga sulla necessità di ricapitalizzare". Ma tu pensa.
PERCHE' PELLICCIOLI NON FINISCE MAI IN PELLICCERIA
Dio esiste e con i derivati castiga anche la De Agostini, che speculando sui titoli Generali s'è fumata 190 milioni. S'è fumata anche un bel po' di dipendenti, ma questo è il trascurabile (e trascurato) prezzo delle diversificazioni finanziarie lodate per anni dalla stampa economica. Ora, come ci spiega Repubblica (p.21, minuscolo), da Novara lanciano un bond convertendo da 300 milioni "per garantire maggiore flessibilità nella gestione finanziaria".
Anche qui, inimitabile lo stile del Corriere nel raccontare l'ultima impresa del gruppo guidato da Lorenzo Pellicioli: "De Agostini rafforza il capitale" (p.31). Ah sì? E come mai? "Il calo del risultato operativo (solo dimezzato, ndr) è spiegato con svalutazioni di avviamenti e attività finanziarie". Ma quali siano queste "svalutazioni di attività finanziarie" - tipo, chessò, scommesse mal riuscite sul titolo Generali? - il giornale di Flebuccio de Bortoli non ritiene di scriverlo. Forse giudica i suoi lettori troppo poco maturi per notizie di questo genere. Potrebbero impressionarsi.
DISECONOMY
"Toh, Tanzi jr contro Parmalat (e si fa restituire 180mila euro). Il figlio di Calisto ha il coraggio di chiedere l'ammissione ai creditori privilegiati. E il giudice gliela concede. Da complice del crac a risarcito: derisi i risparmiatori" (Giornale, p.17). Pezzo anche su Libero, strano silenzio altrove.