FIATO ALLE TROMBETTE! TROVATO UN POSTO AL MEJO DISOCCUPATO DEL BIGONCIO - MENTANA IN TRATTATIVE PER “LA GAZZETTA" - VERDELLI TORNA ALLA CONDé NAST - LA SMENTITA DI CHICCO: "PRIMA CHE SI DIFFONDA: TRATTASI DI BUFALA TOTALE" - IL PIÙ FELICE? LO SCARPARO A PALLINI: L’AZIONISTA RCS DETESTAVA CARLO VERDELLI - (NON È UNA NOTIZIA UFFICIALE MA UN GENTILE DONO DA PARTE DI FONTI BEN INFORMATE) - COME FELTRI SBOLLENTÒ IL CHICCO CHE OSÒ DEFINIRE MEDIASET “UN COMITATO D’AFFARI”

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LETTERA DI SMENTITA DI MENTANA
Caro D'Agostino, prima che si diffonda: trattasi di bufala totale. Dissi di no alla direzione della Gazzetta l'ultima volta nel novembre 2004, quando me la propose l'allora a.d. di Rcs Vittorio Colao.

ENRICO MENTANA - copyright PizziENRICO MENTANA - copyright Pizzi

Quello che gli spiegai allora, e che avevo già avuto modo di dire in precedenza, è che quel quotidiano si lega ai miei ricordi familiari più profondi, e resterà per me sempre come il giornale di mio padre.

Per quanto ti possa sembrare fuori conio, dato che le dietrologie di potere ti appasionano tanto, quella ragione sentimentale fu per me decisiva. E lo sarebbe ancora oggi: ma nessuno me ne ha parlato, e credo che lo saprei prima di te, a differenza di quel che è successo col tg3.

Ma, come hai visto, la Rai non è posto per me, che non ho tessera e neppure vado a votare. Già che ci siamo: non mi ha mai contattato nessuno da Sky, e non andrei mai al posto di Carelli. E' la seconda volta che te lo dico. Posso contare di non leggerla più?
Enrico Mentana

1 - DAGOREPORT: DOPO TANTE PALLE AL TG5, UN CHICCO PALLONARO - VERDELLI, IL CDA BOCCIA L'AUMENTO DI STIPENDIO
Finalmente, la sinistra di carta sarà tranquilla. Er mejo disoccupato del bigoncio ha trovato un posto. La cacciata di Berlusconi, aveva subito creato un nuovo "martire del regime" ed ecco Mitraglia ospite di "Annozero", balbettante nel crocifiggere il Biscione, dopo aver rincoglionito per 15 anni i telespettatori del Tg5 inzeppandoli come piccioni con la cronaca nera e il senso di insicurezza.

berlusconi mentana occhettoberlusconi mentana occhettoENRICO MENTANA PIERLUIGI BERSANI - copyright PizziENRICO MENTANA PIERLUIGI BERSANI - copyright Pizzi

Non è, come sperava Chicco, la direzione di un Tg o di una rete (Papi stoppò l'approdo a La7) ma la guida della Gazzetta dello Sport. Giornale sportivo che ebbe il papà di Mentana tra le penne più gallonate e rinomate. E eppoi Chicco è un tifoso sfegatato dell'Inter e il calcio lo ha sempre avvinto.

Anche le voci di un suo arrivo al Tg di Sky, al posto di Carelli, o al Tg3, in sostituzione di Antonio Di Bella (destinato a rilevare la poltrona di Ruffini, prossimamente), sono scoppiate come bolle.

Si sussurra che il motivo della caduta della candidatura del Little Pony dell'informazione sia stata opera del Pd. L'ex discolo di Confalonieri, per accettare di sedere sul seggiolone del Tg3, voleva il voto favorevole del presidente Paolino Garimberti.

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Dall'alto della suo altissimo ego, avrebbe chiesto il semaforo verde al suo editore di riferimento, il Pd. Che si è ricordato del suo colore preferito, il rosso: perché dobbiamo regalare l'unico posto di peso che ci spetta a uno che non ci appartiene) Mejo andare in Bianca (Berlinguer).

Ora torna a Milano, la sua città nativa, per rilevare l'ottima direzione di Carlo Verdelli. E qui lo zampone decisivo per il quotidiano Rcs dovrebbe appartenere allo Scarpaio a pallini. L'azionista di Rcs si infuriò come un toro quando La Gazza di Verdelli scoperchiò il pentolone nauseante di calciopoli. Che non solo mandò all'inferno la triade Moggi-Giraudo-Bettega ma costrinse Della Valle a dimettersi dalla presidenza della Fiorentina.

Umiliazione che Dieguito El Dritto non perdonò mai a Verdelli. Più volte chiese la sua testa nel Cda Rcs ed ora sarà felice che il suo compagno di merende e battute e scherzaci Mentana (i due sono molto spiritosi con gli altri, guai però se qualcuno scherza su di loro) si insedi in cima alla "rosea". Sperando che un giornalista televisivo che non ha mai diretto un giornale di carta si sintonizzi sulle nuove frequenze in tempi degni di Mitraglia.

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ULTIME DAL FRONTE VERDELLI - Carlo deve aver lasciato davvero un bel ricordo di sé alla Condé Nast, dove risollevò e rilanciò nel firmamento delle edicole "Vanity Fair", che era partito con il direttore sbagliato. Un ottimo lavoro che finì quando venne richiamato all'Rcs, dove aveva ricoperto il ruolo di vice direttore del Corriere della Sera, per dirigere la "Gazzetta dello Sport". E anche qui, fu subito successo.

Ora le sirene del gruppo statunitense hanno ricominciato a suonare nelle orecchie di Verdelli: torna da noi, abbiamo bisogno di te per guidare la Condé Nast europa. Questo è il compenso. Una bella somma che viene rigirata, pare, come richiesta di aumento di stipendio direttamente al presidente Rcs Piergaetano Marchetti scavallando l'amministratore delegato Antonello Perricone.

Quando il notaio Marchetti propone al consiglio di amministrazione RCS tale cospicua somma, il Cda la boccia senza tanti retropensieri. A questo punto, per Carlo Verdelli si aprono le porte per trasformarsi in manager in un gruppo internazionale.

2 - COME FELTRI SBOLLENTÒ IL CHICCO CHE OSÒ DEFINIRE, DOPO 13 DI DIREZIONE DEL TG5, CHE MEDIASET ERA "UN COMITATO D'AFFARI"
Vittorio Feltri per "Libero"

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Mi aspettavo questa appendice alla vertenza Mentana. Un uomo come lui abituato al centro della scena è difficile accetti di finire dietro le quinte senza aprire bocca. Quindi l'uscita di un libro firmato da Enrico era solo una questione di data. Tra poco il volume sarà in commercio e avremo qualche elemento in più per giudicare; ora accontentiamoci dell'anticipazione divulgata da Vanity Fair dove si apprende del cattivo rapporto (negli ultimi tempi) fra il giornalista e Mediaset.

CONFALONIERI MENTANA PIERSILVIOCONFALONIERI MENTANA PIERSILVIO

Cattivo rapporto tra l'altro percepibile dal giorno in cui era cambiato il vertice redazionale del tigicinque: Carlo Rossella nuovo direttore del notiziario e Mentana direttore editoriale (una sorta di canonicato) dell'intera informazione televisiva. Poi Mitraglia progettò e realizzò Matrix seguendo lo stesso percorso di Bruno Vespa. Il programma all'inizio era un po' farraginoso, ma col trascorrere dei mesi il neoconduttore si calò nella parte e ne ricavò un successone.

Mai nessuno si sarebbe sognato di cacciare un professionista così completo per quanto ne fossero note le tendenze politiche non esattamente filoberlusconiane. Il Cavaliere non lo amava ma lo stimava, pertanto lo tollerava salvo sacramentare ogniqualvolta ne vedeva il volto sullo schermo. Mentana ricambiava il complicato sentimento: riconosceva a Silvio grandi doti imprenditoriali, però non lo sopportava nei panni del politico estemporaneo. Montanelli aveva fatto scuola.

Di PietroDi Pietro

Comunque, il "matrimonio" editoriale fra i due big di Mediaset, pur logoro, con molti bassi e pochissimi alti, andava stancamente avanti come usa in tutti i legami di interesse o di convenienza formale (e la storia di Veronica in questo senso è paradigmatica). La rottura è giunta dopo avvisaglie da noi sottovalutate e catalogate alla voce "solite beghe" in un pollaio con troppi galletti.

Invece erano segnali di una pentola a pressione sul punto di esplodere. Mentana aveva insistito su Di Pietro, invitandolo in due circostanze temporalmente vicine perché l'ex Pm in quel momento era nell'occhio del ciclone. Ma Silvio non aveva gradito e Confalonieri, di riflesso, neppure.

Il clima intorno a Matrix non era sereno. Enrico lo annusava ed era nervoso. Ecco. Al primo incidentino (il giornalista voleva andare in onda con uno speciale su Eluana, all'azienda viceversa premeva il Grande Fratello) è avvenuto l'irreparabile.

Di PietroDi Pietro

Enrico ha commesso un errore: irritato dall'impuntatura della dirigenza, anziché limitarsi a smoccolare secondo l'etichetta del cronista incazzato, e magari minacciare le dimissioni, le ha diffuse nero su bianco tramite l'Ansa, agenzia di stampa, fornendo il destro all'azienda per accettarle altrettanto pubblicamente.

Gli effetti della stravagante procedura hanno prodotto effetti devastanti. Enrico non ha fatto macchina indietro convinto - essendosi dimesso da direttore editoriale e non da conduttore - di cavarsela a poco prezzo. I capoccioni di Mediaset, in attesa del pretesto per togliersi l'impiccio (causa delle ripetute lagnanze di Silvio), hanno colto la palla al balzo per dire al rompiballe: macché dimissioni parziali; esistono soltanto le dimissioni e addio.

MENTANAMENTANA

Personalmente mi sono adoperato per sanare il bisticcio. Ho detto a Mentana: scrivimi una lettera, infilaci le tue scuse per l'attacco di nervi e le parole consegnate all'Ansa; io sbatto tutto in prima pagina e vedrai che il contenzioso si chiude con un brindisi e due tarallucci.

Lui, testone, mi ha dato retta a metà: ha mandato sì la lettera, ma senza le scuse e con un sacco di puntualizzazioni tignose. Forse era ancora irritato, forse era ancora prigioniero dell'orgoglio ferito. È un fatto che la pubblicazione del suo pezzo su Libero non ha dato l'esito che avrebbe dato se lui mi avesse ascoltato. Enrico, credimi, non ti avevo parlato a vanvera.

Pazienza. Adesso si va per avvocati e non si concluderà niente di buono. Leggo su Vanity lo scambio di missive fra te e Confalonieri, un amico che ti avrebbe teso la mano se tu non l'avessi ritratta. Offrire un aiuto a chi non ha la serenità per accettarlo è un esercizio inutile.

Diego Della Valle Clemente Mimum e Enrico Mentana - Copyright PizziDiego Della Valle Clemente Mimum e Enrico Mentana - Copyright Pizzi

È capitato anche a me in passato di imboccare come te un vicolo cieco, e non ho avuto miglior fortuna. Giocare a braccio di ferro con chi è più forte significa sfidare sé stessi, e noi per noi siamo imbattibili. Dunque perdiamo.

Uno come te ci manca. Manchi a tutti - anche al Confa - tranne all'azienda che, per definizione, guarda al conto economico. Al suo. Non al tuo. Ora basta dottor Mentana. Ricomincia da zero. Tornerai ad andare a mille. E se dovessi incontrare Veronica, dille di fare altrettanto.

3 - IL TRATTAMENTO REGALE NELL'AZIENDA CHE GLI HA MOLTIPLICATO PER DIECI LO STIPENDIO...
Da "Libero"

Per diciassette anni, si è divertito a fare il Gianburrasca dell'informazione. A tirare pallonate sui vetri. Tanto c'era il bidello Confalonieri che usciva in cortile col suo grembiule blu, gli tirava le orecchie, lo rimbrottava «Mentana, sempre lei» e poi lo portava a bere il caffè. Un perfetto gioco delle parti, divertente sul piano personale, conveniente sul piano editoriale.

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Per anni il geniale, irripetibile Chicco ha costruito un marketing al contrario di se stesso. Più "disturbava" l'azienda, più faceva l'antiberlusconiano, più Mediaset aveva la scusa per dire «qui ognuno fa quello che gli pare». E lui diventava sempre più forte. Oggi quello che manca a Mentana non è un lavoro, è forse quel bidello. Perché la notte che la pallonata è arrivata nell'ufficio del preside, non c'è più stato più nessun caffè. Si è sempre parlato tanto del burrascoso rapporto tra Mentana e Berlusconi.

ELUANA CON LA MADREELUANA CON LA MADRE

Ma il vero rapporto, lo strappo irrisolto che emerge da sopra e sotto le righe di tutto ciò che Chicco dice, è quello con il vicepresidente Fedele Confalonieri. Tanto che non è sulla politica che si è consumata la prima rottura (quella del 2001 quando sembrava che Mentana passasse a La7), né la seconda (quella del 9 febbraio scorso, il giorno della morte di Eluana Englaro), quella della pallonata in direzione, appunto. Se quella sera Chicco non avesse dato le dimissioni per mezzo stampa, forse avrebbe continuato a rimanere in azienda per i prossimi diciott'anni.

Perché non è nel dna di Berlusconi mandare via la gente e perché forse, anche quell'intervista a Di Pietro, secondo Confalonieri un po' blanda, "poco alla Mentana", sarebbe stata superata con una strigliata del capo e una mediazione del vicepresidente in grembiule blu. Ma Chicco è un figlio, un marito, un amante impegnativo. Di quelli che richiedono attenzioni continue, nuova linfa, inesauribili stimoli.

PASSIONACCIAPASSIONACCIA

E a una certa età, non se ne ha più voglia. Allora tra l'ennesima grana, l'ennesimo giro di cuore sulle montagne russe, ce ne si duole ma ci si lascia andare. Anche se come Mentana c'è solo Mentana, con la sua cultura, la sua memoria al limite del patologico, la sua ricchezza lessicale, la sua strepitosa velocità. Adios.

E le storie che finiscono distillano veleni. Perché non è vero che quando tutto si guasta, poco importa di chi sia la colpa. Sono stati "insieme" una vita eppure oggi, nel suo libro "Passionaccia" e in particolare nella lettera al Confa, Mentana sembra accorgersi improvvisamente di aver fatto parte della Spectre.

Enrico Mentana è entrato a Mediaset nel 1991. Chicco aveva trentasei anni, una massa di ricci e un sacco di idee sotto. Prima, nel 1980, era approdato al Tg1 e nel 1988, (si dice in quota socialista) era diventato vicedirettore del Tg2. Tre anni dopo lo vogliono a Canale 5, per fondare il Tg. Pare che, per l'impresa titanica, il primo stipendio fosse di 300 milioni di vecchie lire all'anno. Quando scatta il tintinnio di manette "dipietrista" e trova soprattutto i polsi dei suoi ex amici socialisti, Mentana cavalca l'onda di Tangentopoli.

MediasetMediaset

Batte addirittura la concorrenza del Tg1. Nel 2004, molla, non senza dolore, la sua creatura: il Tg5. Diventa direttore editoriale e sembra che lì il suo stipendio s'impenni. Un milione e cinquecentomila euro all'anno oltre ai benefit. Nel 2005 crea Matrix, ci mette un attimo a prendere le misure, poi sfonda anche lì.

Oggi il suo rapporto con Mediaset è in mano agli avvocati. «Ho presentato una richiesta di reintegro al Tribunale del lavoro. Dopodiché, anche se dovessi vincere, Mediaset potrebbe risolvere subito il contratto. Ma voglio che siano loro a dire che mi mandano via» ha spiegato Mentana. Perché non è vero che quando tutto si guasta, poco importa di chi sia la colpa.

 

 

 

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