LA BABELE DI VIA SOLFERINO - MEDIOBANCA E LA FIAT HANNO DA TEMPO DICHIARATO GUERRA AL PRESIDENTE RCS MARCHETTI. CHE È DIFESO DA BAZOLI - MEDIOBANCA E BAZOLI VORREBBERO FAR FUORI PERRICONE - IL PRINCIPALE BERSAGLIO DI FIAT NON È MARCHETTI QUANTO DE BORTOLI, CONSIDERATO UN DIRETTORE OSTILE - AL POSTO DI DE BORTOLI, IL LINGOTTO VEDREBBE MOLTO DI BUON OCCHIO MARIO CALABRESI DELLA “STAMPA”. MA DE BORTOLI È BLINDATO FINO AL 2014, ANNO DI SCADENZA DEL PATTO…

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Paolo Madron per Lettera43.it

Sede del Corriere della Sera in via SolferinoSede del Corriere della Sera in via Solferino

Ci spiega un importante azionista della Rcs a commento dei dati del bilancio 2011 appena approvati: «Non sono tanto i numeri, per quanto brutti, a fare paura, ma la totale assenza di prospettive».

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I numeri in questione, che sono quelli del bilancio appena chiuso, non destano infatti sorpresa. Sul conto economico pesa come un macigno la svalutazione delle attività spagnole che fanno capo a Unidad Editorial.

L'INVESTIMENTO SBAGLIATO. La Spagna, storica presenza di Rcs, è il portato di un investimento sbagliato, cioè l'acquisizione fatta per cassa nel 2007 della casa editrice Recoletos. Perché quell'operazione sia stata fatta in contanti è un mistero che ancora oggi interroga gli esegeti della materia, ma che a ben guardare trova facile spiegazione nella struttura azionaria del gruppo.

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Se infatti l'acquisizione fosse stata regolata per carta, ovvero con scambio di azioni, gli attuali soci avrebbero dovuto diluirsi, rischiando così di minare i delicatissimi equilibri su cui si reggono le sorti del gruppo. Morale della brutta favola, Unidad stava iscritta a bilancio per 1,15 miliardi di euro e se oggi ne vale meno della metà è tutto grasso che cola.

IL GRUPPO PRENDE TEMPO. Venerdì 16 marzo Rcs ha inopinatamente comunicato di aver rinviato di cinque giorni, al 2 maggio, l'assemblea per l'approvazione del bilancio. Una mossa che per la comunità finanziaria è stata dettata dalla necessità di prendere tempo sulla composizione delle liste per il rinnovo del consiglio d'amministrazione giunto alla scadenza del mandato.

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Tra i 17 soci (ma che contano ai fini della decisione sono i 13 che fanno parte del patto di sindacato) vige sul tema il massimo disaccordo.


L'IMPASSE DEI SOCI «PESANTI»
Qualcuno vorrebbe un ricambio totale: sostituire cioè non solo l'attuale presidente e l'amministratore delegato, ma chiedere anche un passo indietro degli azionisti per far spazio in consiglio ai manager. Qualcosa di analogo, insomma, a quanto fatto da Mediobanca, nel cui board compaiono solo le prime linee dell'istituto.

I TEMPOREGGIATORI. Qualcun altro, per contro, vorrebbe confermare Piergaetano Marchetti e il capoazienda Antonello Perricone, giusto per prendere tempo in vista di un ricambio che sul medio termine appare ineludibile.

Qualcun altro ancora vorrebbe tenere uno solo dei due. Mediobanca per esempio, e con essa la Fiat (due soci che da soli fanno oltre il 20% della società) hanno da tempo dichiarato guerra a Marchetti. Il quale invece è strenuamente difeso da Giovanni Bazoli, suo storico estimatore, nonché padre nobile di quel Corriere che nel lontano 1981 il professore di Brescia traghettò a nuova vita sottraendolo al disastro del Banco Ambrosiano.

ANTONELLO PERRICONEANTONELLO PERRICONE FERRUCCCIO DE BORTOLI ANTONELLO PERRICONE AD RCSFERRUCCCIO DE BORTOLI ANTONELLO PERRICONE AD RCS

PERRICONE NEL MIRINO. Mediobanca e Bazoli, in teoria, vedrebbero di buon occhio anche la sostituzione di Perricone. Il quale, annusato per tempo odor di bruciato, ha cercato di passare al piano di sopra propronendosi come sostituto di Marchetti. L'ipotesi, che sulla carta aveva trovato un certo consenso tra molti soci, è stata stoppata proprio dal presidente di Banca Intesa, ed è perciò caduta. E con essa la ricerca del nuovo amministratore delegato.

I GRANDI RITORNI. Ruolo per cui, dicono i ben informati, erano state già individuate tre figure. Una, quella di Vittorio Colao, avrebbe sicuramente costituito un ritorno clamoroso, sempre che l'attuale numero uno di Vodafone fosse stato disponibile a prenderla in considerazione. Si era anche evocato il possibile rientro di Claudio Calabi, di un ex come Giorgio Valerio, nonché della promozione interna di Giulio Lattanzi, attuale direttore generale.

DE BORTOLI PERRICONE MONTIDE BORTOLI PERRICONE MONTI

LA BABELE DI VIA SOLFERINO
Ma, al di là dei soci forti, cosa pensano gli altri notabili di via Solferino dell'intricata matassa che sono chiamati a dipanare?
Diego Della Valle, accreditato di bellicose intenzioni (lo scorso luglio aveva scritto al presidente del patto Giampiero Pesenti per chiedergli mani libere nell'acquisto di nuove azioni) si è schierato a difesa di Perricone e se ne sta lì aspettando la prima buona occasione per aumentare significativamente la sua partecipazione. Giuseppe Rotelli, fresco protagonista del salvataggio del San Raffaele, nonché secondo socio di Rcs alle spalle di Mediobanca, è schierato su posizioni bazoliane.

PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELIPIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI

ROTELLI INASCOLTATO. L'imprenditore della sanità, per altro, ha vivamente protestato quando l'azienda aveva fatto informalmente sapere di voler vendere alcuni dei suoi asset pregiati, in primis la controllata francese Flammarion.
Proteste inascoltate, visto che il gioiello parigino è stato messo ufficialmente in vendita, e che la proposta di aumento di capitale sostenuta da Rotelli per scongiurarne la perdita non è stata presa in considerazione.

A RISCHIO L'AUMENTO DI CAPITALE. A proposito di aumento di capitale, della questione si è molto parlato in questi mesi. Ma siamo alle solite: siccome nessuno, nemmeno i detentori dello 0 virgola, vogliono recedere dalle loro posizioni, non se ne è mai fatto nulla. Anche perché, e questo è il secondo motivo, sono pochi quelli disponibili a mettere mano al portafoglio.

PIERGAETANO MARCHETTI GIULIO ANSELMIPIERGAETANO MARCHETTI GIULIO ANSELMI

Così, tra polemiche e veti incrociati, il tabù del controllo sta lentamente portando la casa editrice verso la paralisi e sprofondando i conti, ancorché il Corriere della Sera e la Quotidiani tengano rabbiosamente botta facendo segnare risultati di tutto rispetto.

AZIONARIATO DIVISO. Per dare l'idea della completa babele che regna tra la compagine azionaria, il contrasto tra i soci attraversa paradossalmente anche i singoli soci. Tra i Pesenti, per esempio, si registra la vicinanza di Giampiero alle posizioni di Bazoli nella difesa di Marchetti, mentre il figlio Carlo sarebbe favorevole a un generale ribaltone.
De Bortoli, direttore «ostile»

GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI

E la Fiat? Sta con Mediobanca, anche se il principale bersaglio dei torinesi non è Marchetti quanto Ferruccio de Bortoli, considerato un direttore ostile. Un'ostilità che però sul piano editoriale paga, vista l'ampia intervista concessa da Sergio Marchionne al quotidiano di via Solferino che lo aveva incalzato mettendone in discussione la strategia e financo i compensi.

Al posto di De Bortoli, il Lingotto vedrebbe molto di buon occhio Mario Calabresi, ovvero l'attuale direttore della Stampa.
Ma De Bortoli è blindato fino al 2014, anno di scadenza del patto. E non è detto che per quella data, se non prima, egli consideri concluso il suo secondo mandato alla guida del primo quotidiano d'Italia.

PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI FERUCCIO DE BORTOLIPIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI FERUCCIO DE BORTOLI BAZOLI E GERONZIBAZOLI E GERONZI

L'IPOTESI DI EDITORE PURO. Ultima ipotesi, anche questa discussa ma repentinamente accantonata forse perché la più saggia, è quella di vendere tutto a un editore puro. Ovvero a qualcuno che possa pensare allo sviluppo della casa editrice senza dover soccombere al fuoco incrociato dei veti e alle pressioni di soci per i quali l'editoria è solo un interesse collaterale. A Mediobanca, ma anche alla Fiat, l'idea non dispiaceva.

LA PROPOSTA SPRINGER. A questo proposito Piazzetta Cuccia aveva ricevuto una manifestazione di interresse da parte di Axel Springer, il gruppo tedesco che tra i tanti primati vanta anche quello di essersi convertito più rapidamente di tutti al digitale, tanto da farne un attività più redditizia del tradizionale cartaceo.

Nel 2011 la Volkswagen dell'editoria ha registrato risultati da record: un fatturato di 3,1 miliardi di euro con una crescita dell'ebitda di oltre il 18%.
Certo, sarebbe stato un gran colpo di teatro ma anche la soluzione giusta per ridare slancio e prospettive al gruppo. Ma siamo in Italia e l'idea che il salottino buono potesse perdere influenza e potere è stata velocemente accantonata.

 

 

 

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