Luca Mastrantonio per \"Il Riformista\"
Sandro BondiAl conflitto d\'interessi siamo così assuefatti da non meravigliarci se spunta pure a sinistra. Mentre la destra, iperberlusconiana, rilancia, con il \"delitto d\'interesse\". Cosa vuol dire? Non avere due interessi che confliggono sul piano istituzionale, ma nascondere il proprio interesse, istituzionale. Occultare il corpo del reato intellettuale, nascondere la propria coda di paglia.
L\'esempio che farò, a scanso di equivoci, è privato. Pubblicato - come il pubblico, oggi, privatizzato - dunque politico, in termini culturali, sul Giornale di ieri. Qui, rubricata come \"La polemica\" anche se di \"marchetta\" si tratta, Beatrice Buscaroli ha difeso «l\'arte poetica di Sandro Bondi» contro un articolo «patologico» che avrei scritto, in preda a «mal di pancia», sul Riformista del 10 dicembre.
Perché patologico? Perché in esso si attacca il suo ministro, il suo datore di lavoro biennalista, il suo committente intellettuale. Bondi ha, infatti, nominato da poco la Buscaroli, assieme a Luca Beatrice, curatrice del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia. Sorgono due problemi. Beatrice Buscaroli Nominata Da Bondi occulta ai lettori del Giornale di Mario Giordano il suo ruolo istituzionale. E peggio ancora offende Bondi stesso, persona straordinariamente generosa sul piano umano (il giudizio sul ministro e il suo operato è altra cosa). Perché non sa, che il poeta Sandro Bondi ha chiamato la redazione del Riformista per ringraziare dell\'articolo.
Per quanto corrosiva, era un\'analisi poetica, e non politica, delle sue poesie. E questo, da poeta, l\'ha apprezzato. Ma Beatrice Buscaroli - nominata da Bondi -si comporta come gli scalmanati che sugli spalti degli stadi - a questo tifo virale e violento si riduce la cultura? - con i loro tafferugli disturbano la partita e si insultano incuranti dei gesti di fairplay in campo.
Beatrice BuscaroliCi può essere battaglia, ma sempre corretta e \"sulla palla\", come si dice, non sulle gambe (come invece interviene chi si sente protetto dalla politica). Rimanendo in termini calcistici, la Buscaroli non permette ai lettori del giornale di Mario Giordano di giudicare l\'eventuale «sudditanza psicologica» verso Bondi. È come se io difendessi Francesco Bonami senza precisare che ho fatto un libro con lui. Si scalmana, la Buscaroli, per vendicare Bondi da qualcosa che egli stesso non considera assolutamente un torto. Anzi. La condanna del presunto «accanimento quasi patologico» verso le poesie di Bondi è piuttosto frutto di una esilarante dislessia critica.
Secondo Beatrice Buscaroli Nominata Da Bondi, le poesie del ministro vanno lette superficialmente, perché lui per primo fa ironia (?) su di sé. Commentare le poesie di Bondi è un «argomento stravecchio - certifica la Buscaroli - su cui l\'autore stesso ha già dato il primo giudizio, questo sì con ironia vera, lasciandole pubblicare su Vanity Fair».
Ossia: Bondi pubblicando le poesie su Vanity eserciterebbe auto-ironia. E poi, l\'aggravante del mio intervento. Aver «dedicato ore e ore a studiare le poesie», averle «divise in gruppi, annotate, commentate». La Buscaroli sostiene, infine, che le critiche «infuocate» rivolte a Bondi tornano indietro come boomerang. L\'impressione, lo dico da persona che ha avuto un cane per 14 anni, è che il vero boomerang sia la sua difesa. Riflesso simile a quei cani che continuano a portare al padrone anche ciò che egli ha lanciato lontano da sé. Lo fanno per abitudine, per riconoscenza. Altre volte, rovinano, mordendo senza cattiveria, le cose alle quali lui tiene molto. Come la poesia, per Bondi. Umiliato dal cinismo della Buscaroli.