1. “BELLUSCONE”, IL FILM PIÙ BOMBASTICO DELL’ANNO, DOVEVA ESSERE IN CONCORSO 2. I PRIMI 30 MINUTI SONO L'OGGETTO PIU' SCATENATO E DI CULTO CHE CI ABBIA DATO IL NOSTRO CINEMA IN QUESTI ULTIMI ANNI. SONO ANCHE LA PAGINA DI STORIA DEL NOSTRO PAESE CHE ASPETTAVAMO DOPO LA CADUTA DI BERLUSCONI, PERCHE' SPIEGANO IL RAPPORTO CHE LEGA LA SICILIA, E L'ITALIA TUTTA, ALLA MAFIA E AL POTERE INCARNATO DA "BELLUSCONE" 2. NELLA SECONDA PARTE IL FILM DI MARESCO SI RIPETE UN PO' TROPPO. EPPURE ANCHE COSI', CON UN FILM UN PO' SCOMBINATO E ZOPPICANTE, SIAMO FINALMENTE ANNI LUCE DISTANTI DALLA MODESTIA DEL NOSTRO CINEMA MEDIO DA FESTIVAL, DAI FOFISMI E MEREGHETTISMI VARI, FORSE PERCHE' MARESCO, CHE HA VISTO LA LUCE DELLA TV ANNI '90 , CERCA DI FARE I CONTI CON BERLUSCONI SHOWMAN E POLITICO CHE HA SCONVOLTO QUESTO PAESE NEL PROFONDO

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TRAILER DI "BELLUSCONE, UNA STORIA SICILIANA": http://www.youtube.com/watch?v=3syOtKCqBvY

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Belluscone Belluscone

Venezia 71. In una Mostra dove c'e' un premio per tutti, anche per Tatti Sanguineti, "Una vita per il cinema", e la compagnia di giro del cinema italiano e' un po' sempre quella dei festivalini e dei premi estivi, puo' fare impressione, ma e' piu' che giustificato, che Franco Maresco, regista di "Belluscone", uno dei film piu' attesi a Venezia, abbia dato una buca colossale rimanendo a Palermo saltando cosi' inutili conferenze stampe e interviste tv che lo avrebbero visto in forte imbarazzo.

 

belluscone dell'utri belluscone dell'utri

Proprio perche', diciamo, non fa parte della compagnia di giro e non si presterebbe, come Pif o Sidney Sibilia, al giro della morte mediatico da regista di film di successo. Ognuno e' fatto a modo suo.

 

Mentre la folla piu' vippaiola affollava la proiezione dell'estenuante "The Humbling" con un Al Pacino ormai un po' parodia di se stesso, la folla dei critici piu' agguerriti si era riunita nella sala Perla a vedere la prima proiezione stampa di "Belluscone - Una storia siciliana" di Franco Maresco, che uscira' in sala il 4 settembre, giorno di Santa Rosalia, e che sara' quindi un evento di punta imperdibile in quel di Palermo, esattamente come lo furono negli anni le apparizioni in piazza di Franco e Ciccio per onorare la Santa.

 

belluscone02 belluscone02

Diciamo subito che, Santa Rosalia a parte, i primi 30 minuti sono l'oggetto piu' scatenato e di culto che ci abbia dato il nostro cinema in questi ultimi anni. Sono anche la pagina di storia del nostro paese che aspettavamo dopo la caduta di Berlusconi, perche' spiegano perfettamente il rapporto che lega la Sicilia, e l'Italia tutta, alla mafia e al potere incarnato da Berlusconi o da Belluscone come lo chiamano i palermitani.

 

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Maresco non dimentica niente, i programmi terribili delle private siciliane con i cittadini in lacrime per la fine del leader, le parodie dei comici locali, le canzoni dei neomelodici di Palermo legati a Ciccio Mira, una sorta di manager di artisti, ex cantante, ex tutto, un'intervista meravigliosa in un teatrino a Marcello Dell'Utri interrotta dalla mancanza di audio di una troupe scalcagnata.

 

Non è un film, fino a lì è il film più bello del mondo, e soprattutto quello che volevamo vedere. Anche quando entra una parvenza di storia assieme a Tatti Sanguineti, amico e storico del cinema, qui in veste di ricercatore del regista depresso e scomparso, che ha interrotto la lavorazione per una serie di problemi, a cominciare dalla causa che gli ha fatto un certo Erik, compositore e cantante neomelodico, per l'utilizzazione del suo incredibile brano "Vorrei conoscere Berlusconi", eseguito nel film dal tamarrissimo Vittorio Ricciardi, gia star per canzoni come "#31#" o "Facebook" .

Franco Maresco Franco Maresco

 

Tatti arriva a Palermo come se stesse sul set di "Mister Arkadin" di Orson Welles, se non alla ricerca di un uomo, sicuramente alla ricerca di una trama e di un film, che si sta perdendo e che non riuscira' certo lui a ritrovare. Il problema non e' tanto che nella seconda parte il film di Maresco ripeta un po' troppo lo schema della prima, quanto che cala l'attenzione dello spettatore, troppo coinvolto dall'inizio favoloso.

 

E anche le meravigliose battute di Ciccio Mira sul quartiere Brancaccio, sul suo storico boss Stefano Bontade e sulla mafia, diventano parte di un gia' visto. Eppure anche cosi', con un film un po' scombinato e zoppicante, siamo finalmente anni luce distanti dalla modestia del nostro cinema medio da festival, dai fofismi e mereghettisnmi vari, forse perche' Maresco ha visto la luce della tv anni 90 e di Berlusconi showman e politico che hanno sconvolto questo paese nel profondo e cerca di fare i conti con tutto questo.

 

“belluscone, una storia siciliana” di franco maresco download31 “belluscone, una storia siciliana” di franco maresco download31

Che e' il nodo centrale, il mistero profondo di questo paese e del perche' sia finito intrappolato dal padrone di Canale 5. Non e' tanto il rapporto stato-mafia, Berlusconi-Bontade, quello e' materiale per Travaglio e Santoro, quanto l'essenza di un paese che si guarda dentro verso il suo mutamento, l'oggetto del suo film.

 

Vent'anni di Berlusconi non possono non aver creato dei cambiamenti. In Ciccio Mira, ma anche dentro di noi. Dobbiamo riprendere le fila, anche televisive (dove eravamo rimasti?), di un discorso iniziato negli anni ‘90 e rielaborare il percorso che ci ha portato a Brancaccio e a Ciccio Mira, che nel film non e' meno osceno e ridicolo di Matteo Renzi a "Amici".

 

“belluscone, una storia siciliana” di franco maresco 1585 “belluscone, una storia siciliana” di franco maresco 1585

Non solo: "Belluscone", pur con le sue imperfezioni, e' gia' il film dell'anno, ma e' anche il film più divertente dell'anno e doveva essere assolutamente in concorso.

 

Stamane si e' visto pure "The Cut" di Fatih Akin, un polpettone rock e piuttosto commovente sull'odissea di un giovane fabbro armeno tra il 1915 e il 1923 con vari problemi, non ultimi la morte di due dei suoi produttori durante la lavorazione, ma con una sua bella intensita' e commozione.

 

Un po' western alla Leone, un po' film di deserto alla Bertolucci, un po' film di ricerca della famiglia perduta alla "Ben Hur", seguiamo le tragiche avventure di Nazaret, interpretato dalla superstar Tahar Rahim, fabbro armeno che si ritrova ingabbiato dal massacro degli armeni da parte dei turchi nella guerra anglo-ottomana.

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Allontanato dalla famiglia, finito schiavo dei turchi e diventato muto per un colpo di coltello alla gola, una volta finita la guerra cerchera' prima a Aleppo poi a Cuba e infine in America le sue figlie gemelle perdute.

 

Grande musica del compositore rock Alexander Hacke, bellissime riprese, un film difficile da realizzare, che va comunque difeso, anche se, certo, la scelta di sentire gli armeni che parlano inglese per motivi di globalizzazione e di cast, puo' non piacere a tutti. Scritto dallo stesso Akin assieme a Mardik Martin, primissimo sceneggiatore di Martin Scorsese ("Mean Streets"), davvero di origini armene.

 

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