1. IL BLA-BLA CI SEPPELLIRÀ! IERI HA DEBUTTATO PARAGONE CON IL DUELLO TRAVAGLIO-SANTADECHÉ: 4%, QUANTO FACEVA TELESE “ALLUNGATO”. NICOLA PORRO CROLLA AL 3,3% 2. MARTEDÌ SERA 5 PROGRAMMI SU 5 ERANO SULLA DECADENZA DEL BANANA: OTTO E MEZZO, QUINTA COLONNA, BALLARÒ, PORTA A PORTA E MATRIX. INUTILE FARE ZAPPING: C’ERA SOLO LA PITONESSA CHE DALLA BORSETTA TIRAVA FUORI SEMPRE LE STESSE ARGOMENTAZIONI 3. MEDIASET, RAI E LA7 NON HANNO PIÙ UNA LIRA E HANNO PUNTATO TUTTO SUI TALK SHOW, CHE COSTANO POCO E INCASSA(VA)NO BENE. IL PROBLEMA È CHE L’HANNO FATTO TUTTE INSIEME, LA COMPAGNIA DI GIRO È UNA SOLA, E SI CANNIBALIZZANO A VICENDA 4. GRASSO: “FINCHÉ NON SI LIBERERÀ DEI SUOI TALK DI “APPROFONDIMENTO”, L’ITALIA NON SI RIPRENDERÀ, SARÀ SEMPRE IN RECESSIONE. NON SO PERCHÉ, MA SONO SICURO CHE È COSÌ. QUIRICO A “BALLARÒ” ERA AVVINCENTE. POI SONO ARRIVATI GLI ABETE E I CUPERLO”

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1. ASCOLTI TV PRIME TIME
Da www.davidemaggio.it

Su Rai1 Il commissario Montalbano in replica ha conquistato 4.888.000 spettatori pari al 20.21%. Su Canale 5 la seconda puntata de Le tre rose di Eva 2 ha raccolto davanti al video 4.866.000 spettatori pari al 19.68% di share. Su Rai2 Virus - Il contagio delle idee ha registrato 768.000 spettatori (3.31%) mentre su Italia1 Fast & Furios 5 ha raccolto 2.816.000 spettatori (12.17%). Su Rai3 la prima puntata stagionale di Chi l'ha visto? ha raccolto davanti al video 2.301.000 spettatori (9.73%) mentre su Rete4 The Mentalist totalizza 1.146.000 spettatori (4.57%). Su La7 La gabbia è stato visto da 809.000 spettatori (3.97%).

LILLI GRUBER E MARIO MONTILILLI GRUBER E MARIO MONTI


2. L'ORRORE DI QUIRICO E LE CHIACCHIERE DEI TALK
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Finché non si libererà dei suoi talk di «approfondimento» («Ballarò», «Matrix», «Porta a porta», «Quinta colonna», «Virus», «La gabbia»...), l'Italia non si riprenderà, saremo sempre in recessione. Non so motivare il perché, ma sono sicuro che è così. Ho avuto un'illuminazione seguendo l'intervento eterodosso di Domenico Quirico a «Ballarò».

Luca TeleseLuca Telese

L'inviato ha parlato di un viaggio quotidiano nell'umiliazione, ha detto di aver passato cinque mesi dietro a una porta chiusa. Ha raccontato che i suoi carcerieri erano dei ragazzi tra i 20 e i 30 anni, passavano la giornata sui pagliericci fumando, mangiando quattro o cinque volte al giorno, giocando con telefonini e guardando la televisione: «La Siria oggi è il Paese del Male, il Bene non è più possibile, l'odio è la strada più semplice».

Non guardando mai in macchina, Quirico ha descritto la sofferenza, il senso della sua prigionia: «Un lungo, terribile viaggio attraverso la paura, la disperazione, l'umiliazione e la scoperta che esiste al mondo un Paese in cui non c'è più la pietà, non esiste più l'attenzione verso chi soffre, chi è imprigionato, chi non ha nulla, chi deve attendere dall'alto il cibo... Un Paese in cui persino i vecchi e i bambini hanno smarrito il senso della solidarietà umana».

Quirico parlava da estraneo, con eloquio forbito, e più di lui parlava la sua faccia così profondamente piemontese, parlavano i suoi gesti misurati, parlava il suo riserbo. Se posso osare un paragone, Quirico era «ostaggio» di quella televisione.

Poi sono arrivati gli «altri», i Cuperlo, le De Girolamo, gli Abete, gli Onida, i Landini, i Toti, i Giannini. E lì che ho capito che senza i Quirico non ce la potremo mai fare.
Immagino che Quirico non andrà più in video, che la solita compagnia di giro passerà di talk in talk, che la chiacchiera si nutre di se stessa, e per questo non sa rinnovarsi.

BRUNO VESPA DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USABRUNO VESPA DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA


3. I VIDEO-CORTIGIANI
Sebastiano Messina per "la Repubblica"

Non se ne può più di sentire questa gente!» sbotta Daniela Santanché quando la mezzanotte è scoccata già da un pezzo, interpretando senza saperlo il sentimento dell'eroico telespettatore che voleva capire cosa sta succedendo.

floris giornalista o dipendentefloris giornalista o dipendente

E dunque s'è pazientemente sorbito uno dopo l'altro tutti i talk show che hanno riaperto i battenti, ovvero - in ordine di apparizione - Otto e mezzo, Quinta Colonna, Ballarò, Porta a Porta e Matrix. A quell'ora, proprio quella che Marzullo presidiava per avvertirci che «un giorno è appena finito e un nuovo giorno è appena iniziato», davvero nessuno ne può più di sentire la solita compagnia di giro - a cominciare proprio dalla Santanché - che ci ripete sempre le stesse argomentazioni, sull'ineluttabile necessità di far decadere Berlusconi «perché la legge è uguale per tutti» o sull'insopprimibile suo diritto di restare al suo posto «perché la legge Severino è incostituzionale».

D'accordo, è il fatto del giorno, il caso della settimana e forse anche l'avvenimento dell'anno, ma il non-processo a Berlusconi davanti alla giunta delle Immunità - organo di cui il telespettatore medio sconosceva finora l'esistenza - ha investito le scalette dei talk-show come un tornado caraibico, risucchiandoli tutti contemporaneamente in un triangolo delle Bermude che ha come angoli vivi l'aula della giunta, la villa di Arcore e il palazzaccio della Cassazione.

Nicola PorroNicola Porro

E certo il sogno di tutti i conduttori sarebbe stato quello di portare in studio il Caimano ferito, ma devono purtroppo accontentarsi dei suoi portavoce in servizio permanente effettivo e dei suoi avvocati di complemento. Guidati per l'appunto dalla "pitonessa" Santanché, che una sera veste di rosa e la sera dopo passa al rosso, ma dalla borsetta tira fuori sempre le stesse argomentazioni, aguzze e roventi ma ormai così prevedibili che le conosciamo a memoria, parabole di iperboli che arrivano tutte nello stesso punto: «Quella condanna non è valida perché quei giudici appartengono tutti a una setta segreta che vuole lo scalpo di Berlusconi».

Due talk show sulla Rai - Ballarò su RaiTre e Porta a porta su RaiUno - altri due sulle reti del Cavaliere - Quinta Colonna su Rete4 e Matrix su Canale 5 - più Otto e mezzo su La7, e fare zapping era inutile perché ci si imbatteva sempre in Berlusconi (o meglio: nel suo non-processo al Senato), con i suoi difensori d'ufficio sparpagliati qua e là, Sallusti dalla Gruber, Capezzone e Feltri da Del Debbio, Nunzia De Girolamo da Floris, Brunetta da Vespa e addirittura una coppia (Cicchitto e Santanché) a Matrix, forse per rispettare la par condicio tra falchi e colombe di Palazzo Grazioli.

Nemmeno il nuovo conduttore di Matrix - l'esordiente Luca Telese con i suoi baffetti alla Peppino - è riuscito a sottrarsi al menu di giornata, e dopo averci promesso di consegnarci a ogni puntata «un dubbio in più e una cosa che non abbiamo visto prima » è atterrato sul terreno morbido di un'intervista senza pepe a Guglielmo Epifani («Alla Cgil lo chiamavano Harrison Ford»), ha tirato fuori solo all'una di notte, sprecandolo, un servizio sulle pensioni d'oro e quando è approdato all'immancabile dibattito pro e contro Berlusconi s'è beccato persino una ramanzina dalla solita Santanché, che ovviamente lì si sente a casa sua: «Non le venga l'idea di fare a Mediaset peggio di quello che fate sulle altre reti!».

Alemanno e ParagoneAlemanno e Paragone

Non avendo il ritmo e la grinta di Mentana, ma neppure la prontezza di riflessi di Alessio Vinci, Telese è bravo ad accendere lo scontro in studio ma purtroppo non altrettanto a dominarlo, e dunque bisogna amare la caciara per goderselo. Tranquillizzante, come al solito, Paolo Del Debbio, che con la sua aria da buon padre di famiglia ha spiegato ai suoi telespettatori di cosa sta discutendo il Senato: «Se oggi fanno una legge che vieta di portare i baffi, possono condannarmi perché li portavo dieci anni fa?». Ci vuol poco a farsi capire, basta aggiustare un po' la realtà.

A Ballarò, Floris è riuscito a non partire con Berlusconi intervistando in diretta Domenico Quirico, finalmente senza la Bonino, dopodiché ha scelto di evitare la rissa invitando sul casus belli due contendenti senza la bava alla bocca (Nunzia De Girolamo e Gianni Cuperlo). Illuminante, in compenso, la battuta di un Crozza in gran forma: «Se non si può condannare chi ha preso dieci milioni di voti, io che ho 300 mila "mi piace" su Facebook ho diritto all'abbuono delle multe? ».

Chiudeva Vespa, sempre uguale a se stesso, con un Brunetta caricato a molla e disposto persino a negare che la legge Severino sia una vera legge («No, è una legge delega!»), e il candido capogruppo del Pd Roberto Speranza, senza scrivanie di ciliegio e senza plastici del luogo del delitto. Al loro posto, solo un barometro che Vespa - prudentemente - aveva messo su "pioggia". Divisi su tutto, Brunetta e Speranza gli hanno intimato all'unisono di spostare la lancetta: «Lo metta su tempesta». E questa previsione è stata l'unica vera notizia della serata.

santoro padellaro mielisantoro padellaro mieli


4. TELESE E PEREGO, L'ANDAMENTO È LENTO
Marco Castoro per "La Notizia"

Nonostante la campagna acquisti di quest'estate - in verità molto simile a uno scambio di figurine Panini - che ha riguardato diversi anchorman del piccolo schermo, la nuova stagione dei talk non sembra sia nata sotto una stella luminosa, almeno tenendo in considerazione gli ascolti. Forse sarà perché i telespettatori si sono stancati dei politici ospiti nelle trasmissioni, sempre i soliti noti che parlano dei soliti argomenti, che si accusano l'un l'altro, spalleggiati da opinionisti di fede dichiarata sempre pronti a sbranare l'interlocutore.

PAOLO DEL DEBBIOPAOLO DEL DEBBIO

Un muro contro muro che finisce per demolire tutti i buoni propositi. In questo contesto anche Matrix è finito nel tritacarne: 615.000 telespettatori per uno share del 6,84%. Anche il pur bravo Luca Telese deve sbottonarsi un po' di più e togliersi la cravatta. In senso lato e fisico. D'accordo che Canale 5 è un gran gala, e non è La7 che ti mette subito a tuo agio, tuttavia Telese deve rimboccarsi le maniche. Il suo avvio è sembrato simile a quello avuto dall'amico Nicola Porro a Virus su Raidue.

Gianni CuperloGianni Cuperlo

Il successo di Telese e di Porro a In Onda è stato dettato dal modo di essere intraprendenti e diretti. In pratica i due non possono permettersi di imborghesirsi, ne escono snaturati. E queste forzature il pubblico a casa le nota. Ormai esistono due tipi di talk: quello istituzionale e quello garibaldino. Le forme ibride piacciono solo ai vertici Rai. Con l'aggravante che Vespa, Floris e Santoro-Travaglio hanno il loro pubblico di fedelissimi, gli altri invece se lo devono guadagnare. E di questi tempi non è facile.

 

TRAVAGLIO A LA GABBIA DI PARAGONETRAVAGLIO A LA GABBIA DI PARAGONE

 

 

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