1 - RECITA
Repubblica.it - Il presidente del Palermo Zamparini: "Il presidente De Laurentiis deve fare i film che è quello che gli riesce meglio. Di calcio non ne capisce nulla. De Laurentiis recita"
2 - BORGOROSSO FOOTBALL REALITY
Oliviero Beha per "il Fatto Quotidiano"
Nella sceneggiatura del campionato ci sono attori che non tradiscono mai: i presidenti di club. Puoi star certo che se steccano le squadre in campo, gli allenatori in panchina o in tv, i tifosi allo stadio o (inchiodati) allo studio televisivo, loro, i presidenti, vincono comunque anche quando perdono.
O pareggiano. Sono fenomenali elementi "diversivi" dalla supposta "serietà" del calcio giocato iper professionistico, con tutte le sue contraddizioni, inefficienze, responsabilità, colpe. Li vedi, li ascolti, li contestualizzi e riesci davvero per un momento ad astrarti dalla realtà oggettiva del pallone, a sua volta deputata a farci respirare dalla realtà circostante che non ci dà tregua.
leo13 aurelio de laurentiisDetto altrimenti, per parlare di calcio con la colossale tragedia di Haiti sotto gli occhi ci vuole un certo stomaco. E verrebbe comunque da parlarne in modo critico dal momento che il Nume Rotondo ci regala nequizie in quantità industriali che solo il tifoso finge di non vedere, o gli addetti ai lavori che su questo tifo "protezionisticamente" campano raccontando quello che i tifosi di solito si vogliono sentir dire.
Non è teoria (solo) mia, questa: qualche mese fa ne ha offerto ampia disamina il presidente del Consiglio, del Milan e di un sacco d'altra roba quando ha invitato la stampa tutta ad assumere l'atteggiamento positivo, non critico ma affezionato, della stampa sportiva quando parla ai tifosi della squadra di cui tratta: "Perché così sono più contenti, e si vendono più giornali", era il senso sostanziale se non letterale dell'apologo di Berlusconi mi pare a Milanello (altrimenti era a Palazzo Chigi, è lo stesso, non importa...).
Ebbene, i presidenti di calcio, specie quelli di A ma in scala più o meno tutti, "recitano" da presidenti e ci fanno assistere a un loro personale film che non coincide necessariamente e spesso magari per niente con la realtà del calcio giocato. Sono sul set, attuano nel film "sul" campionato e non tanto "nel" film del campionato. Ed è possibile che anche tutti gli altri, tecnici, giocatori, tifosi, giornalisti ecc., li recepiscano piuttosto come attori che non come presidenti e basta, come avviene invece per gli amministratori delegati - che so - di Terna o di Snam.
Massimo Cellino - Copyright PizziE la cosa diventa ancora più intrigante se si riflette che molti di loro come ben si sa o si dovrebbe sapere giocano una partita pubblica, politica, economica, imprenditoriale al di fuori del calcio. Coincidono al massimo livello nelle stesse persone più ruoli e più responsabilità: ci troviamo in cima al calcio molti degli stessi che sono anche in cima al paese (chi vi viene in mente?). Solo che anche loro, come tutti, nel calcio si muovono appunto come in un film, come se la realtà calcistica fosse invece "figurata", "creativa", "inventata": sceneggiata, appunto.
Il calcio garantisce una sorta di "franchigia", di sospensione del giudizio oggettivo, serio come il filosofo scettico Pirrone diceva delle donne ("Su di loro il giudizio è sospeso, imponderabile"). Nel calcio va bene tutto e il suo contrario perché abitualmente non se ne risponde se non marginalmente: il mondo rotondo è "sogno", non realtà, dunque i presidenti primattori recitano in un film così importante per la stragrande maggioranza degli italiani come se si fossero dati una parte in commedia.
Ammetto che mi ha spinto per la china di questa elucubrazione rotondolatrica anche l'ormai abituale esibizione di un maestro del cinema contemporaneo come il produttore Aurelio De Laurentiis, autentico parente d'arte, da qualche anno deus ex cinema del Napoli che sta riportando a fasti pre-maradoniani. Vederlo salutare la folla, sentirlo intervistare, goderlo negli scambi televisivi è una specie di fortuna "filmica": se fosse a Roma, direi Nerone, è a Napoli e dunque dico San Gennaro che liquefa fortune sanguigne.
DELLA VALLEHa avuto il merito di cambiare allenatore azzeccando quello giusto, almeno finora, e spendendo molti milioni (fonte Geronzi anche lui?) anche la capacità di mettere insieme una squadra di eccellenti giocatori. Li ha scelti Aurelio? Li ha scelti qualche collaboratore poi cacciato dalla Chiesa? Li ha scelti qualcuno ancora parte del Grande Presepe Vesuviano?
Comunque sia, per ora vedere De Laurentiis in pompa magna ricrea lo spirito. Dello spettatore. Il contrario di Blanc, al momento, accentratore di cariche juventine per conto non so di chi, se degli azionisti, di Montezemolo, dei suoi competitors Moratti e Galliani che gli manifestano tacitamente la loro gratitudine, giacché sta sfaldando la Juve come e meglio che ai tempi di Maifredi. Moratti si gode le cavalcate interiste,e dopo aver fatto pensare di essere lui il fratello meno sapido dei due eredi di Angelo, adesso ingenera il dubbio di impersonare il vero stratega...
Come Lapo con Jaki, per capirci... Galliani come è ovvio Berlusconi, una sua sovrimpressione calcistica, ed entrambi si intendono di calcio e aziende, e ce lo dimostrano con regolarità. Sul Milan hanno avuto ragione loro. Sul resto vedremo... E che dire dei due Della Valle, in primis di Diego una specie di ossimoro , un "parvenu nobilitato" dalla consorteria con il Cordero?
LAPO- RINAT SHINGAREEVIeri "La Nazione" rimarcava come la Fiorentina "avesse regalato un tempo al Bologna", usando formule che ricordano la lettura delle partite a fine stagione, quando soltanto una delle due squadre sembrerebbe avere qualcosa in testa, in tasca, nelle gambe. E' possibile che la querelle tra la proprietà della Fiorentina e l'amministrazione comunale su dove e come costruire la "Cittadella" viola con nuovo stadio e parco tematico (Della Valle la vuole per forza nei terreni sequestrati a Ligresti in località Castello), querelle sulla quale gli ho rivolto alcune domande qui senza risposta ormai da quattro mesi, abbia stravolto il clima societario.
moratti2Don Diego resta comunque un attore di spicco della "farsa" calcistica di cui faccio cenno. Tralascio Zamparini, fin troppo caratterizzato nella parte di Zamparini e quindi quasi penalizzato perché ti puoi regolare a priori, e invece tributo l'attenzione dovuta a due presidenti quasi opposti, di due squadre, il Cagliari e il Bari, che trionfano quest'anno nel rapporto costi-benefici, cioè investimenti da una parte e gioco e classifica dall'altra: dico di Cellino che ricordavo ridotto a "ecce presidente" nell'aula napoletana di Calciopoli e ritrovo sfolgorante all'inglese nella trattativa per comprare il West Ham. Un'invenzione mediatica meravigliosa, vada in porto l'acquisto oppure no.
Adriano Galliani"Cellino contro lo Sceicco Bianco" è un titolo per il film a episodi in questione. Come pure "Matarrese's family forever" nel caso del Bari, che più perde acquirenti stranieri più guadagna punti.
Tra gli altri, rimarrebbe Rosella: meno di tre mesi fa l'avrebbero impalata all'Olimpico, per la Roma società in crisi e la Roma squadra ridotta a Rometta. Anche per il lauto stipendio che l'erede Sensi si è attribuita. Adesso con Ranieri, Totti e Toni la Roma va, e probabilmente andrà fino in fondo, e allo stadio sul set apposito Rosella è tornata star. Ma scusate, non è la stessa di prima? Certo, ma le pellicole cinematografiche hanno questo di bello, che possono cambiare nel secondo tempo anche più della realtà vera...