CHI SALE SUL ‘SOLE’? - I 50 MILIONI DELL’AUMENTO NON BASTANO NEANCHE AD ARRIVARE ALLA FINE DELL’ANNO: ALLA FINESTRA CI SONO ASSOLOMBARDA E CALTARICCONE (CHE STA TOGLIENDO DALLA BORSA LE SUE ATTIVITÀ EDITORIALI) - CHI C’È DIETRO AL MAXI RASTRELLAMENTO DI AZIONI DEGLI ULTIMI MESI? - CHE NE SARÀ DEL SETTORE TAX & LEGAL, E DI QUELLO DEI CORSI? TUTTI GLI SCENARI

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Estratti dall’articolo di Giuseppe Oddo per www.businessinsider.com

 

Basteranno 50 milioni di aumento di capitale, di cui 30 versati da Confindustria, a riequilibrare lo stato patrimoniale del Sole 24 Ore? Sono in molti a chiederselo con l’approssimarsi dell’assemblea degli azionisti che il 28 giugno dovrà esprimersi sul piano di ricostituzione dei mezzi propri deliberato in maggio dal consiglio d’amministrazione.

FRANCO MOSCETTI FRANCO MOSCETTI

 

 

La situazione economico-finanziaria del gruppo editoriale resta infatti critica: i margini e il patrimonio netto sono in profondo rosso, il risultato netto del 2016 ha sfiorato i -93 milioni di euro e il bilancio al 31 marzo di quest’anno si è deteriorato per l’ulteriore discesa dei ricavi, con una perdita operativa lorda di 21 milioni, un patrimonio netto negativo di 38 milioni e un patrimonio netto tangibile (depurato di attività immateriali e avviamenti) negativo a sua volta di quasi cento milioni. Quest’ultimo dato in particolare, che nel caso delle banche è divenuto un importante parametro di valutazione e di riferimento degli investitori di Borsa, deve far riflettere molto.

 

È evidente che con 50 milioni di nuovo equity la società non potrà andare lontano, anche perché il 23 ottobre dovrà rimborsare un prestito bancario di pari importo (una linea di credito che le sarà in parte rinnovata).

 

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francesco gaetano caltagirone francesco gaetano caltagirone

 

Così, da una proposta di ricapitalizzazione di 70 milioni, che appariva già bassa, il consiglio ha dovuto accettarne una ancora più bassa di 50, accompagnandola a un piano di ristrutturazione interamente imperniato sulla riduzione del personale.

 

Chi mette i soldi?

 

Ma, se 50 milioni non bastano, chi metterà il resto del denaro? Qui comincia un nuovo capitolo della storia del Sole 24 Ore.

 

Le nostre fonti ritengono che la sottocapitalizzazione del gruppo potrebbe aprire un varco a un nuovo socio, gradito a Confindustria. O Il Sole 24 Ore inverte la marcia, ricostituendo un discreto margine e ritornando a un livello minimo di profittabilità, oppure continuerà a generare perdite e a distruggere patrimonio. In tal caso potrebbe servire altro capitale

 

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Arriva Assolombarda

 

carlo bonomi carlo bonomi

Di recente ha ripreso quota la possibilità di un intervento di Assolombarda. Il suo neopresidente, Carlo Bonomi, ha dichiarato di essere pronto “a dare tutto il sostegno necessario perché il Sole torni ad avere solidità finanziaria ed efficienza gestionale”, ma subito dopo ha smorzato l’entusiasmo di chi auspica una soluzione del genere, aggiungendo di non avere ricevuto alcuna richiesta di intervento da Viale dell’Astronomia e precisando che Il Sole 24 Ore appartiene “a Confindustria, non ad Assolombarda”. Affermazione, questa, che all’apparenza elide la precedente.

 

L’indiscrezione che comunque circola nei dintorni di via Pantano, storico quartier generale milanese dell’associazione, è che Assolombarda sarebbe contraria ad abolire il limite statutario del 2% al possesso azionario del Sole 24 Ore.

 

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marcella panucci marcella panucci

Peraltro si è chiamata fuori dall’aumento di capitale Edizione Holding, la cassaforte della famiglia Benetton, che del gruppo di Via Monte Rosa è tuttora il secondo azionista, con il 2% delle azioni speciali.

 

Ipotesi Caltagirone

 

 

Chi potrebbe essere, dunque, il cavaliere bianco? Forse Francesco Gaetano Caltagirone? Molti rumors convergono sul suo nome, ma il potente immobiliarista, cementiere ed editore si guarda bene dal venire allo scoperto.

 

Di certo Caltagirone, che sta ritirando dalla Borsa proprio la Caltagirone Editore (tramite un’Opa finalizzata al delisting), avrebbe la liquidità e i rapporti interni ed esterni a Confindustria per candidarsi alla gestione del Sole 24 Ore. All’interno della Confederazione il patron del Messaggero può contare su due figure di peso: l’ex numero uno di Confindustria Luigi Abete, che occupa una quantità impressionante di cariche sociali, tra cui la più nota quella di presidente di Bnl, e il direttore generale dell’associazione, Marcella Panucci, entrambi consiglieri d’amministrazione del Sole 24 Ore.

 

Veterano di Viale dell’Astronomia, Abete è una delle figure interne più consultate da Vincenzo Boccia, l’attuale presidente, e come Boccia è proprietario di un’impresa tipografica, anche se i suoi affari spaziano dall’editoria al cinema, dalla cultura alla gestione dei musei, attività che hanno molto a che fare con Roma, con la politica, con i governi al di là di ogni colore politico e con la pubblica amministrazione.

 

Tax & Legal gioiello della corona

paola severino paola severino

 

In Confindustria da più di vent’anni, Panucci ha invece un legame forte con Paola Severino, storico avvocato penalista di Caltagirone, consulente giuridico e legale di grandi società e grandi banche, nonché difensore del Sole 24 Ore e di soci eccellenti di Confindustria, tra cui l’Eni. 

 

Quando ha retto il dicastero della Giustizia, durante il governo Monti, la Severino – prima donna guardasigilli d’Italia – l’ha voluta con sé come capo della segreteria tecnica e consigliere economico. Da quel momento la Panucci ha spiccato il volo. E nel 2012 è rientrata in Viale dell’Astronomia, su proposta dell’allora leader degli industriali, Giorgio Squinzi, con la promozione a direttore generale. Un salto di carriera strepitoso.

 

Quanto alla Severino, nel 2016 è stata acclamata rettore della Luiss (l’ateneo controllato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia), nel cui consiglio d’amministrazione ha sempre trovato un forte sostegno in Abete e Caltagirone.

 

Si dà il caso che nei mesi scorsi la Luiss sia stata chiamata in causa più volte nel salvataggio del Sole 24 Ore e che ora sia la principale candidata a rilevarne fino al 49% dell’area Education & Services. Alla vendita di una quota di quest’area, che gestisce la Business school e gli eventi promossi dal Sole 24 Ore, è peraltro subordinata la formazione del consorzio di garanzia, da parte di Intesa Sanpaolo, cruciale per la riuscita dell’aumento di capitale.

 

La cessione, che si stima possa fruttare 20 milioni, rappresenta dunque un passaggio tecnico decisivo. I termini per le proposte irrevocabili di acquisto sono scaduti il 16 giugno e, tra i probabili acquirenti, il più favorito sembra per ora il Politecnico di Milano.

 

L’area Education & Services ha accusato un forte calo di ricavi alla fine del 2016, a 21,5 milioni, e una perdita operativa di 614mila euro, ma costituisce pur sempre uno dei punti di forza della società editrice, con un margine operativo lordo pari al 10% del giro d’affari.

ROBERTO NAPOLETANO1 ROBERTO NAPOLETANO1

 

Oggi la redditività del gruppo è quasi interamente concentrata nell’area Tax & Legal (prodotti tecnici e normativi per professionisti, aziende e pubblica amministrazione), che ha chiuso il 2016 con 57 milioni di ricavi, un risultato operativo positivo di oltre 11 milioni e un margine operativo lordo pari al 22% del giro d’affari. Un’area che potrebbe avere diversi potenziali acquirenti, tra cui la società olandese Wolters Kluvers, dove aveva lavorato come top manager l’ex amministratore delegato del Sole 24 Ore Donatella Treu. Wolters Kluvers sembra stia strappando al gruppo parte della rete vendita della Tax & Legal.

 

Il settore in cui oggi si addensano le maggiori criticità è proprio quello che un tempo rappresentava il cuore pulsante del gruppo, il quotidiano, che assicurava mediamente un quarto delle entrate di Confindustria. Il quotidiano Il Sole 24 Ore ha chiuso il 2016, ancora sotto la direzione di Roberto Napoletano, con 119 milioni di ricavi, in diminuzione di quasi il 6% rispetto all’anno precedente, e con un risultato operativo di -38 milioni, in caduta del 178% rispetto al 2015.

 

Sono gli effetti di una conduzione del giornale e dell’azienda sfociati in un’inchiesta giudiziaria per falso in bilancio in cui sono indagati l’ex presidente Benito Benedini, l’ex amministratore delegato Donatella Treu e lo stesso Napoletano sospettato di avere agito come amministratore di fatto.

 

Maxi-rimborsi spese

 

Ora emerge anche, da indagini interne condotte su richiesta del nuovo management, che Napoletano avrebbe anche ecceduto nella richiesta di rimborsi spese. Dall’audit condotto da PricewaterhouseCoopers risulta che i rimborsi spese dell’ex direttore responsabile – “tenuto conto delle procedure e di quanto pattuito contrattualmente” – abbiano registrato, negli anni 2015-2016, scostamenti per un totale di 250-300mila euro.  E si tratta di un’analisi ancora in fieri che non comprende le spese di viaggio. L’anomalia sta soprattutto nel fatto che parte di questi costi, non sappiamo quanti, sono stati sostenuti direttamente dall’azienda a favore di Napoletano.

ROBERTO NAPOLETANO ROBERTO NAPOLETANO

 

Sul punto la relazione è ambigua. A cosa alludano i sindaci non è dato sapere. Napoletano ha ribattuto di non avere mai ricevuto alcuna contestazione. Ha detto che le sue spese erano verificate e autorizzate dagli organi interni dell’azienda e in linea con quelle dei precedenti direttori. Ma come fa a conoscere le spese dei suoi predecessori?

L’unico dato di confronto che possiamo aggiungere è che i rimborsi spese del personale, negli ultimi dieci anni, hanno subito un taglio drastico e che nel bilancio del 2016 sono ammontati a 1,8 milioni contro i 5,1 milioni del 2007, quando il gruppo ancora faceva utili.

 

Comunque, considerati solo gli importi contestati (cui per completezza andrebbero sommate le spese non oggetto di contestazione, di ammontare ignoto), l’azienda ha rimborsato all’ex direttore responsabile, proprio mentre metteva in cassa integrazione i dipendenti e affondava nelle perdite, tra 342 e 411 euro al giorno: 365 giorni l’anno, domeniche, festivi e ferie comprese.

 

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Il rastrellamento

 

L’operazione parte, in sordina, il 13 marzo; i tabulati parlano chiaro. Quel giorno passano di mano 1,3 milioni di azioni. Il titolo quota appena 35 centesimi. Il giorno successivo i quantitativi scambiati balzano a 5,8 milioni. Il 15 tornano a scendere, ma restano sostenuti: quasi 1,5 milioni.

 

IL SOLE 24 ORE IL SOLE 24 ORE

E intanto il prezzo dell’azione raggiunge i 37 centesimi.  I corsi riprendono vigore, alla faccia della iella, venerdì 17, con 3,2 milioni di azioni scambiate al valore medio di 39 centesimi. Il loro controvalore è di quasi 1,3 milioni di euro. E da questo momento è un crescendo.

 

(…)

 

Il 24 l’azione arriva a quotare quasi 70 centesimi. Rispetto a undici giorni prima l’incremento è del 100%, mentre i dati economico-finanziari, come abbiamo visto, non promettono nulla di buono. Acquistare a quei prezzi era, evidentemente, un affare.

 

Chi è il mister X che ha scommesso qualche decina di milioni sul titolo del Sole 24 Ore pur sapendo che nessun singolo azionista poteva superare e votare in assemblea per più del 2%? Forse il rastrellamento è avvenuto a più mani, in modo frazionato? Chi ha comprato lo ha fatto in previsione dell’aumento di capitale o magari per chiedere a una prossima assemblea la conversione dei titoli di categoria speciale in titoli ordinari? Sono domande che dovrebbe essersi posta anche la Consob, la cui principale funzione è di vigilare sulla trasparenza delle operazioni di Borsa e di sanzionare chi aggira le regole.

 

Un fatto solo rileviamo: neanche due mesi dopo le manovre sul titolo, il Cda del Sole 24 Ore ha inserito all’ordine del giorno della prossima assemblea l’abolizione del limite al possesso azionario. Carl Gustav Jung le definirebbe sincronicità, ovvero coincidenze significative.

SEDE DEL SOLE 24 ORE A MILANO SEDE DEL SOLE 24 ORE A MILANO

 

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