IL CINEMA DEI GIUSTI - ANCHE SE MOLTI CRITICI DI CANNES ACCOLSERO CON BOOO E SBUFFI QUESTO CURIOSO, SPERIMENTALISSIMO “PERSONAL SHOPPER” DI OLIVIER ASSAYAS, IL FILM È UN VERO E PROPRIO TRIONFO PER KRISTEN STEWART, UN VERO TRIONFO PER CHI CERCA QUALCOSA DI DIVERSO NEL CINEMA DALLE OVVIETÀ

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Marco Giusti per Dagospia

 

Personal Shopper di Olivier Assayas

 

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I fan di Kristen Stewart sono avvisati. Anche se molti critici in quel di Cannes accolsero con un bel po’ di antipatici booo e sbuffi questo curioso, sperimentalissimo Personal Shopper di Olivier Assayas, il film è un vero e proprio trionfo per la ragazza, presente in ogni scena e inquadrata come una reginetta, e un vero trionfo per chi cerca qualcosa di diverso nel cinema dalle ovvietà. Superba lei e superbo il film. Lei, inoltre, concede ai suoi fan anche una rara scena di seni al vento e un’altra dove si masturba su un letto vestita, appunto, da reginetta. I suoi fan impazziranno.

 

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Anche se il film non è facile, anzi è particolarmente oscuro e indecifrabile, coi suoi fantasmi che vomitano o che portano in giro bicchieri che si rompono troppo facilmente o scrivono sms per ore a Kristen Stewart (ammesso che siano davvero fantasmi). Di fatto è una sorta di sequel con medium e molta moda di Sils Maria, sempre di Olivier Aassayas, e sempre con Kristen Stewart, che già non era chiarissimo e puntava sulla distruzione del racconto tradizionale giocando anche sulla perdita e sugli scompensi di identità tra le due protagoniste, la Stewart e Juliette Binoche.

 

Anche qui Maureen Cartwright, il personaggio interpretato da Kristen Stewart, ha forti problemi di identità. Ha un fratello gemello medium, come lei, certo Lewis, che è morto nove mesi prima. Ha un lavoro, fare da personal shopper, cioè compratrice personale, di una supermodella odiosa, tale Kyra, Nora von Waldstatten, che non ha certo il tempo di andare lei da Cartier a prendersi i gioielli o provarsi gli abiti a Londra. Così gira da una parte all’altra di Parigi e di Londra e fa shopping per lei. Il resto del tempo lo passa a risolvere problemucci con case infestate da fantasmi.

 

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Solo che i fantasmi e il lavoro di “doppio” di una padrona altrettanto fantasma, le si affollano parecchio nella testa e quando il misterioso messaggiomane che la tormenta la spinge al desiderio di un’altra identità, finirà per provare lei stessa gli abiti che ha comprato per la supermodella, a vivere una notte nel suo appartamento.

 

E lì arriveranno delle belle complicazioni. Kristen Stewart, in realtà, affronta non solo i fantasmi del film, ma anche i suoi fantasmi personali da reduce celebre di Twilight. Come affronta il fatto, reale, ma che per noi è un’ombra, che è lei stessa la superstar da personal shopper. E lo sdoppiamento continuo e la presenza dei fantasmi ci riporta alle precedenti fantasie di Assayas tra mistero e cinema dell’orrore, come Irma Vep.

 

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Ovvio che Assayas non può essere così banale come pensano i critici parrucconi, e altrettanto ovvio che stia giocando con gli elementi e le forze che ha in campo per una costruzione non regolare di un thriller medianico che sdoppia immagini e personaggi. Tutto questo, però, oltre il grande fascino di Kristen Stewart e le tante variazioni dei teoremi alla Vertigo, rimane spesso un po’ confuso, a volte forse volutamente ridicolo, anche se proprio questa complessità è voluta da Assayas per meglio giocare sui tanti livelli narrativi. In sala da giovedì.

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