IL CINEMA DEI GIUSTI - “GOMORROIDE” DE “I DITELO VOI” E’ UN FILM SCORRETTO, VOLGARUCCIO E FUORI DALLE REGOLE DELLE SOLITE COMMEDIE - NON È TUTTO RIUSCITO MA QUALCHE TROVATA È DIVERTENTE, I TRE SONO PIENI DI VITA E IL FILM SI CONCEDE IL LUSSO DI AVERE BUONI CARATTERISTI - NAPOLI È ADESSO LA CITTÀ CON PIÙ ATTORI DI TALENTO IN ASSOLUTO

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Marco Giusti per Dagospia

GOMORROIDE GOMORROIDE

 

“Vai, Capucchioooooo’, vai!!!”, dice una sguaiata ragazza in guepiére mentre sta scopando, per poi farsi subito il selfie da dopo-scopata col famoso Lello detto Capucchione. Oh!!! Almeno arriva un film scorretto, volgaruccio e fuori dalle regole delle solite commedie. “Più so’ famosi e più so’ struonzi!”, urla un’altra donna a uno dei protagonisti, Mimmo, che non ha voluto farsi il selfie col suo bambino, perché stava discutende con l’ex-moglie. Per non parlare dei “Fai schifo!!!”, usati come mitragliate.

 

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“M’ha shiattat ’nu’ fai schifo ’n faccia ch’n’appoc’ m’ittavo ’n ’derra!”. Ci voleva questo gruppo comico napoletano, I Ditelo Voi, cioè Francesco Esposito, Raffaele Ferrante e Domenico Manfredi, freschi di anni di Made in Sud, per portare sullo schermo un po’ di comicità non convenzionale e trasgressiva in questa loro opera prima, Gomorroide, che hanno scritto assieme a Francesco Prisco, che qui figura come direttore artistico, ma che è in pratica il regista tecnico. Produttori, come per Falchi di Toni D’Angelo, sono la coppia Gianluca Curti e Gaetano Di Vaio, ormai dilaganti.

 

Quando qualcuno studierà, fra una ventina d’anni, il cinema napoletano degli anni 2000, si farà un po’ d’ordine in queste produzioni napoletane e ci saranno delle sorprese. La storia non è male. Anche perché non è solo una semplice parodia di Gomorra, ma la messa in scena comica degli effetti di Gomorra, anzi della sua parodia Gomorroide, sui napoletani. Triplo salto mortale.

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Infatti, la serie tv Gomorroide, interpretata dai tre Ditelo Voi, procede alla grande nel successo di tutta la città, anche se ci sono dei dissapori fra i tre protagonisti. Francesco Esposito, che ricordiamo come l’amico che era stato al Grande Fratello in Gomorra di Matteo Garrone, fantastico, se la tira un po’ troppo. Altro che Toni Servillo… In camerino parla italiano e ha il lusso di un maggiordomo come Mirko Setaro dei Trettre che gli porta la sciarpetta, il bicchierino e gli fa da coscienza critica.

 

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Gli altri due, che hanno provenienze più basse, non le reggono più. Mimmo, invece, Domenico Manfredi, ha problemi con le donne, anche se ha tendenze bizzarre, visto che cerca di concupire una nana del circo. Capocchione poi, Raffaele Ferrante, vive con una mamma prepotente e un po’ zoccola, dalla quale non riesce a liberarsi.

 

Ma dai dissapori fra i tre e dai loro problemi personali passiamo a una situazione più grave, visto che la vera camorra, una famiglia alla Don Pietro Savastano dove ritroviamo gli stessi attori truccati, non gradisce troppo la serie. Così i tre attori finiscono chiusi assieme in un appartamento assieme a una poliziotta da fiction, mentre in città circolano pericolosi killer, Gianni Ferrari e Francesco Paolantoni.

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Non è tutto riuscito, certo, ma qualche battuta e qualche trovata è molto divertente, i tre sono pieni di vita, la fotografia di Rocco Marra perfetta, la regia meglio di quella di tante altre commedie, e il film si concede il lusso di avere buoni caratteristi, Napoli è adesso la città con più attori di talento in assoluto per cinema e fiction, come Tonino e Totore o Francesco Procopio. C’è tutto, dai cinesi napoletani ai droni in apertura, dai rappettari alla Gomorra alla comparsata di Pascal Vicedomini nei panni di se stesso giornalista. “Quanta merda abbiamo ’a spala’?”. “Assaja”, risponde il boss. In sala.

 

 

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