IL CINEMA DEI GIUSTI - “L’INGANNO” DI SOFIA COPPOLA È UN REMAKE SIMILE A UN GRANDE FILM DI DON SIEGEL CON CLINT EASTWOOD PROTAGONISTA - DURANTE LA GUERRA DI SECESSIONE, UN SOLDATO NORDISTA FERITO A UNA GAMBA, COLIN FARRELL, VIENE ACCOLTO DA UN GRUPPO DI SETTE DONNE SUDISTE. LO CURANO, SE NE INNAMORANO, LUI CIVETTA CON TUTTE E POI… - VIDEO!

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Marco Giusti per Dagospia

 

L INGANNO DI SOFIA COPPOLA L INGANNO DI SOFIA COPPOLA

La storia la sapete. Virginia, 1864. Durante la Guerra di Secessione, un soldato nordista ferito a una gamba, Colin Farrell, viene accolto da un gruppo di sette donne sudiste, capitanate da Miss Martha, Nicole Kidman. Lo curano, se ne innamorano, lui civetta con tutte e poi… The Beguiled, tradotto da noi come L’inganno, tratto dal romanzo gotico di Thomas Cullinan, è in realtà un remake davvero molto simile di un grande e sfortunato film di Don Siegel con Clint Eastwood protagonista, The Beguiled, appunto, che da noi si chiamò La notte brava del soldato Jonathan.

 

Terzo film di Eastwood con Siegel, prima di esplodere con Dirty Harry e la saga di Callaghan. E grande scazzo tra i due e la Universal, che cercò prima di cucire un lieto film alla favola horror, antimilitare e in qualche modo protofemminista. Cioè protofemminista come lo potevano essere Clint e Siegel negli anni ’60, ovvio, cioè un film puntato sul “desidero ancestrale che hanno le donne di voler castrare il maschio”.

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Per vendicarsi del finale, la Universal declinò poi l’offerta del Festival di Cannes di portare il film in concorso sulla croisette. Cosa che Eastwood e Siegel avrebbero voluto davvero. Invece il film uscì un po’ ovunque senza alcun successo, presentato come un western mentre era davvero un’altra cosa. La versione di The Beguiled di Sofia Coppola, che lei stessa ha detto pià volte come pensata e riletta dal punto di vista delle donne, ha avuto più fortuna. E intanto, diciamo, il film è stato presentato a Cannes salvando l’onore di Siegel e di Clint.

 

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E in gran parte è anche un film meno affascinante, ma più che riuscito. Solo che, a parte la scomparsa della cameriera nera dalla storia, in modo da rendere il gruppo delle sette ragazze bianche più compatto presumo, è davvero molto simile al film di Siegel riprendendo da vicino il copione di Albert Maltz. Certo, non può avere la fotografia anni ’70 di Bruce Surtees e la musica di Lalo Schifrin, ma una fotografia più scontornata di Philippe Le Sourd e una musica più fighetta e più minimalista dei Phoenix.

 

Scompare la storia di Miss Martha col fratello, che rendeva il personaggio interpretato da Geraldine Page più sordido e complesso, e lei stessa era molto più furiosa e vendicativa alla Tennesse Williams della Miss Martha di Nicole Kidman, ma quello della debole Edwina, interpretato qui da Kirsten Dunst, è davvero identico a quello di Elizabeth Hartman.

 

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Rende più moderni i personaggi di Alice, la Lolita interpretata da Elle Fanning, rispetto alla Carol di Jo Ann Harris, o la Amy di Oona Laurence rispetto alla disneyana Pamelyn Ferdin, che nello stesso anno, il 1971, fece lo stesso ruolo in The Mephisto Waltz. E poi, beh, Colin Farrell non ha uno status di macho così forte come lo aveva allora Clint Eastwood.

 

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E chi ha visto il film di Siegel non può certo scordare la faccia di Clint quando si risveglia e scopre cosa gli ha fatto Geraldine Page. Tutta la violenza del film di Siegel, che fu anche la causa del rifiuto da parte del pubblico di vedere così de-mascolinizzato Clint, si ritrova solo in parte nella versione di Sofia Coppola. Perché lei punta a qualcosa di meno potente e, presumo, più sofisticato nel mettere in scena una storia che tratta appunto dei rapporti fra maschio e femmina. Anzi, femmine, perché il gruppo delle ragazze di Miss Martha, qui molto più che nel film di Siegel, si muove sempre come una sola unità. E’ forse la differenza sostanziale tra i due film, perché Sofia Coppola tratta le sette ragazze come le sorelle de Il giardino delle vergini suicide o il gruppetto di femmine di Bling Ring.

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E la composizione stessa dell’immagine tende spesso a ricostruire il gruppo come un corpo unico contro la presenza del maschio e la guerra che si porta dietro. Anche Siegel e Eastwood avevano intuito perfettamente la chiave antimilitarista del racconto di Cullinan, ma l’interpretazione forte di Geraldine Page e dello stesso Clint spingeva verso l’horror e il melo sudista tutto il film.

 

Cosa che forse Sofia Coppola ha considerato un po’ antiquato. Così rende Colin Farrell un maschio forte ma più anonimo e toglie dal personaggio della Kidman molta della caratterizzazione della Page. Ogni cosa che fa la Kidman viene discussa in gruppo e l’immagine finale racchiude tutta la sostanza di un film molto elaborato e sofisticato, anche se non può farci scordare quello di Siegel e Eastwood. In sala dal 21 settembre.

 

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