IL CINEMA DEI GIUSTI – “TORNA NANNI MORETTI E CON LUI IL CINEMA MILITANTE IN QUESTO SUO COMMOVENTE DOCUMENTARIO, 'SANTIAGO, ITALIA' - NEI GIORNI DEL DISUMANO DECRETO SICUREZZA SALVINIANO, IL RITORNO A UN'ITALIA MERAVIGLIOSA CAPACE DI PROTEGGERE NELLA SUA AMBASCIATA A SANTIAGO I FUGGIASCHI INSEGUITI DAI GOLPISTI DI PINOCHET E POI DI ACCOGLIERLI NEL NOSTRO PAESE, DIVENTA UNA LEZIONE ALLA SINISTRA” – QUELLA VOLTA CHE UN INTERVENTO DI GIUSTI PRO TOTO' VENNE SCAMBIATO PER LO SFOGO POLITICO DI UN COMPAGNO CILENO – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Torna Nanni Moretti e torna il cinema militante in questo suo giusto e commovente documentario, Santiago, Italia, che chiude una bella edizione del Torino Film Festival e sembra far ripartire non solo l'idea di un cinema d'impegno che non giri più attorno al proprio ombelico, ma l'idea di un'Italia, e di una sinistra italiana, umana, unita che vede nella solidarietà, laica e cattolica, uno dei suoi massimi valori.

 

Proprio nei giorni di questo disumano e non solidale decreto sicurezza salviniano, questo ritorno a un'Italia meravigliosa capace di proteggere nella sua ambasciata a Santiago i fuggiaschi inseguiti dai golpisti di Pinochet e poi di accoglierli in Italia inserendoli con amore e rispetto nel mondo del lavoro, diventa qualcosa di più di un ricordo o di una ricostruzione storica del Cile e dell'Italia degli anni 70. Diciamo una lezione alla sinistra per ritrovare non solo l'unità perduta, ma anche la sua identità di partito ponte con le tante sinistre del mondo e ponte con la parte migliore del mondo cattolico. Moretti ha diviso il suo film in tre parti.

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Il momento storico del Cile di Salvator Allende e la sua caduta. La storia dei 250 cileni che trovarono rifugio e salvezza nella nostra ambasciata grazie all'umanità dei responsabili del tempo. E la fuga in Italia di tanti di loro, che trovarono da noi una nuova patria. Il tutto raccontato attraverso gli occhi di chi ha vissuto realmente questa storia, registi come Patricio Guzman e Miguel Littin, gente comune, ma anche due malos, due cattivi che comandarono le operazioni legate al golpe e che dettero vita a torture e sparizioni. Se Il materiale d'epoca ritrovato è limitato, ma le apparizioni di Allende sono memorabili, le interviste di Moretti sono tante e ben montate per ricostruire un racconto che solo apparentemente sembra semplice.

 

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Come ha detto lo stesso Nanni presentando il film ci vuole molto lavoro per ricostruire con semplicità una storia. Per farne cioè un racconto forte e diretto. Di fronte a noi sfila un numero imprecisato di signori ormai tra i sessanta e i settanta che hanno vissuto questa tragica storia tra Cile e Italia e non solo ci riportano intatta  per una volta, la grandezza di un'Italia umana e accogliente, ma sono loro stessi a spingere verso una lettura attuale della loro avventura paragonandola agli sbarchi di oggi. Se la parte più bella è la ricostruzione del Cile di Allende fatta dai registi cileni che ne furono testimoni, anche se nessuno racconta dell'incontro filmato tra Rossellini e il presidente a pochi mesi dal golpe, la parte più commovente e provocatoria è quella della storia italiana all'ambasciata. E quella che ci mostra che triste fine sembrano aver fatto da noi valori così forti come umanità e solidarietà soffocati già nello slogan "prima gli italiani" di Salvini. E la poca forza che abbia oggi da noi perfino la vice di papà Bergoglio. Speriamo che il film di Nanni, salutato con una spettacolare ovazione finale ieri sera da reduci e militanti di tante battaglie, funzioni da primo passo almeno per un riavvicinamento delle sinistre mai così disunite. O da crisi per i tanti alla ricerca di un'idea di sinistra. In sala da giovedi 6 dicembre. 

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ps Pur non volendo fare dell'autobiografismo ricordo che al tempo un mio ingarbugliato e balbettante intervento durante un dibattito cinefilo a Genova a difesa di Totò e di Steno, venne visto da un noto critico del tempo come lo sfogo politico di "un compagno cileno". Io...

 

 

 

 

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