IL CINEMA DEI GIUSTI - “NON VOGLIO SENTÌ PIÙ LE PUZZE DEL TUO CULO FETISCIUOSO…”. L’ETERNA GUERRA TRA RICCHI E POVERI, IN UNA PUGLIA AL TEMPO STESSO SUPER REALISTICA E FAVOLISTICA, E’ IL CUORE DI QUESTO STRANO E ORIGINALISSIMO FILM, “LA GUERRA DEI CAFONI” (VIDEO)

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Marco Giusti per Dagospia

 

“Non voglio sentì più le puzze del tuo culo fetisciuoso…”. L’eterna guerra tra ricchi e poveri, signori e cafoni, in una Puglia al tempo stesso super realistica e favolistica, dove i signori parlano un italiano quasi perfetto e i cafoni un pugliese antichissimo, prende vita grazie a due bandi di ragazzi rivali che ogni estate si scontrano in una vera e proprio guerra nel pieno degli anni ’70.

LA GUERRA DEI CAFONI LA GUERRA DEI CAFONI

 

Strano e originalissimo film, La guerra dei cafoni, diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte, già attivi come collettivo col nome di Fluid Video Crew, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis, nonché prima produzione della casa editrice Minimum Fax e del suo direttore Daniele Di Gennaro, rispetto al nostro cinema sia d’arte che commerciale, è davvero difficile da etichettare. Anche perché sembra quasi un manifesto teorico per reinventarsi un cinema che prende vita dal linguaggio, un pugliese arcaico, dagli anni ’70, dove il racconto è  ambientato, dal lavoro sul campo coi ragazzi protagonisti, tutti presi dalla strada e tutti coinvolti nell’operazione.

 

LA GUERRA DEI CAFONI LA GUERRA DEI CAFONI

L’idea di regia alla base del film è mostrare come la guerra tra cafoni e signori, combattuta in maniera cavalleresca negli anni ’70, come una specie di contesa ricorrente nei secoli, sia stata inglobata nella finta pace di classe di un’Italia consumistica dove però le differenze di ceto rimangono le stesse. L’Italia post-contadina degli anni ’80 e ’90 ha in pratica distrutto un rito che aveva il pregio di mostrarci in tutta la sua realtà il conflitto di classe in cambia di una pacificazione solo fittizia.

 

Da parte dei registi, anche autori di un non dimenticato Fine pena mai con Claudia Santamaria, che qui fa un cammeo, c’è anche il desiderio di mostrare una Puglia, anzi le coste del Salento, fuori dagli stereotipi ricorrenti. Quello che vediamo è un territorio ancora selvaggio e vitale, assolutamente non turistico né da commedia.

 

LA GUERRA DEI CAFONI LA GUERRA DEI CAFONI

A Torrematta, vicino al mare, si combatte, insomma, la guerra tra i cafoni, una banda di ragazzini capitanati da Scaleno, Donato Paterno, e i signori, altri ragazzini capitani da Angelo, detto Francisco Marinho, Pasquale Patruno. Ma le cose non vanno come devono amdare. Perché Angelo, fidanzato con “Sabbrina”, Alice Azzariti,  si innamora di una cafona, Mela, Letizia Pia Cartolaro, anche se non vuole ammettere, e Scaleno riceve la visita del violento “Cugginu”, Angelo Pignatelli, che ha idea di vincere la guerra con la violenza delle armi. Angelo farà anche colpo su Sabbrina.

 

Lontani dal mondo degli adulti e dal mondo della città, i ragazzini sentono che sta arrivando un cambiamento che coinvolgerà anche la loro guerra rituale. E la pace non sarà una vera pace. Anche se l’impostazione è da film da festival, diciamo, molti sono i momenti di commedia che allegeriscono la situazione, si va anche al cinema a vedere Ultima neve di primavera, “il più bel film del mondo”.

LA GUERRA DEI CAFONI LA GUERRA DEI CAFONI

 

Ma su tutto dominata il gran lavoro sull’immagine del direttore della fotografia, Duccio Cimatti, che illumina un Salento bellissimo e magico, e il gran lavoro sui ragazzi e sul loro linguaggio. Un pugliese arcaico e contadino che raramente si sente il cinema. Il film, prodotto da Minimum Fax con non pochi problemi, compreso il fallimento della società distributrice, Microcinema, ha bisogno di un pubblico attento. Presentato al Bari Film Festivale  in sala dal 27 aprile. 

 

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