- Emmett Tyrrell per “American Spectator”
E’ così che sta finendo la rivoluzione sessuale. Non con l’utopia della felicità orgasmica per tutti, ma con un gruppo di donne infuriate, spesso settantenni e con nipoti, che ricordano le violenze sessuali subite cinquant’anni fa da Bill Cosby.
bill cosby florence griffith joiner
Sta finendo con la University of Virginia che sospende le fratellanze e le sorellanze per via degli eccessi libidinosi fra studenti. Nello specifico si parla di un gruppo di stupratori costituitosi all’interno della “Phi Kappa Psi”, università della Pennsylvania. L’istituto non commenta. E’ questo ormai il modo in cui le università trattano le violenze sessuali. Le tacciono, non le considerano.
La piaga degli stupri nei campus americani
Le violenze di Bill Cosby e quelle che accadono a scuola sono sulle prime pagine dei giornali. Storie diverse, stesso fallimento. Le utopie sessuali circolano ancora: si parla del diritto alla soddisfazione, sin dalle elementari si insegna l’innocenza del sesso e del controllo delle nascite. Poi si va al college e si trovano però lezioni e counseling sugli stupri. Improvvisamente il sesso non è più divertimento.
Era tutto sbagliato? E’ possibile che la moralità giochi un ruolo importante nel sesso? E’ un discorso vecchio, fuori moda già negli anni Sessanta, quando iniziò la rivoluzione sessuale.
Bill Cosby ne fu parte: si sposò con la sua attuale moglie nel 1964, rito cattolico, ma frequentava le feste di Hugh Hefner e il quartier generale di “Playboy”. Se la spassava con le conigliette e le starlette e lo ammetteva pubblicamente.
Ora c’è una sfilza di donne , all’epoca aspiranti attrici e autrici al primo barlume di indipendenza, che raccontano di essere state drogate e violentate da lui, dalla rivoluzione sessuale al 2005. Evidentemente il sesso con Bill non era così innocente come volevano farci sembrare.
Qualsiasi sia il giudizio finale su di lui, il coro di donne infuriate per gli abusi e i campus dove il sesso è più rampante dell’apprendimento, ci fanno capire che la rivoluzione sessuale è finita.