1. LA DEMOCRAZIA SECONDO MARPIONNE: “RENZI, NON OSTACOLIAMOLO. NON ABBIAMO SCELTA”
2. UNA DEMOCRAZIA CHE NON FUNZIONA COSÌ NEPPURE NELLE AZIENDE MIGLIORI, DOVE DI SOLITO C’È UN CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE AL QUALE IL MANAGEMENT DEVE RISPONDERE
3. LA DEMOCRAZIA È PROPRIO LA POSSIBILITÀ DI SCEGLIERE TRA MODELLI, POLITICHE E PERSONE DIVERSE. DIRE CHE UN PAESE DI 60 MILIONI DI ABITANTI “NON HA SCELTA”, OLTRE CHE UNA GIGANTESCA BUGIA, È UNA MANCANZA DI RISPETTO PROFONDISSIMA VERSO UN’INTERA NAZIONE
4. AGGIUNGERE LA CILIEGINA SULLA TORTA: RENZI NON È STATO VOTATO DA NESSUNO, MA È STATO SCELTO DA NAPOLITANO DOPO UNA MANOVRA DI PALAZZO TUTTA INTERNA AL PD

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Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER

 

1. UN AMMINISTRATORE DELEGATO PER L’ITALIA

“Non voglio difendere Renzi, che non ha bisogno del mio aiuto, ma ha fatto in 11 mesi quello che non è stato fatto in anni interi. Lasciamolo lavorare, non ostacoliamolo. Non abbiamo scelta” (La Stampa, p. 20). Parole di Sergio Marchionne, ieri, a New York. Parole che ci consegnano un’idea di democrazia assai rimordernata, una democrazia da amministratori delegati.

 

Renzie non è stato votato da nessuno, ma è stato scelto da Napolitano dopo una manovra di palazzo tutta interna al Pd. Tuttavia viene giudicato dal Marpionne e viene promosso con lode generica per tutto quello che ha fatto. L’importante è che lo si lasci lavorare, che non lo si ostacoli, in una visione verticistica della Cosa pubblica in cui c’è un tizio che si mette al volante (non importa come) e che poi non va disturbato. Non funziona così neppure nelle aziende migliori, dove di solito c’è un consiglio di amministrazione al quale il management deve rispondere.

 

RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER

Ma la ciliegina sulla torta, la frase rivelatrice di quale (bassa) concezione della democrazia alberghi nella mente del grande capo Fiat è quel “non abbiamo scelta”. “Non c’è scelta” è da sempre il mantra di chi, negli affari come in politica, ti sta fregando. Quando si vuole portare a casa un risultato utile a se stessi e non si hanno buoni argomenti da sostenere si ricorre sempre al “non abbiamo scelta”. Di solito altre scelte ci sono, ma non convengono a qualcuno e vengono fatte sparire. Amministratori delegati come Marpionne lo fanno continuamente. Ma in democrazia sarebbe diverso.

 

renzi e marchionne al council on foreign relations renzi e marchionne al council on foreign relations

La democrazia è proprio la possibilità di scegliere tra modelli, politiche e persone diverse. Dire che un paese di 60 milioni di abitanti “non ha scelta” rispetto a Renzi, oltre che una gigantesca bugia, è una mancanza di rispetto profondissima verso un’intera nazione. Ma certo, uno che paga le tasse in Svizzera ed è stipendiato da un gruppo americano con sede tra Olanda e Inghilterra, quando parla di Italia in fondo si immagina che lo faccia con un certo distacco.

 

 

2. SIAMO TUTTI UN PO’ GRECI

varoufakis come bruce willis varoufakis come bruce willis

Giorni decisivi per il debito estero della Grecia e per la credibilità dell’Europa. Corriere: “Grecia: la Borsa crede all’intesa. Berlino frena. Schaeuble: sbagliato dare più tempo ad Atene. Tsipras: dice cose irrazionali, non torniamo indietro. L’ipotesi di un allungamento di sei mesi del piano di salvataggio. Varoufakis: austerità ‘tossica’” (p. 5). Repubblica: “La Ue alla Grecia: l’unica via è estendere il patto con la Troika. Berlino lancia l’ultimatum. Varoufakis all’Eurogruppo: sei mesi di tregua poi le riforme. La Borsa ci crede. Schaeuble: ‘Se non accetta il piano è finita’” (p. 6).

varoufakis come breaking bad varoufakis come breaking bad

 

La Stampa intervista l’economista Guntram Wolffm direttore del centro studi di Bruxelles “Bruegel”, che dice: “Atena accetta la cura o esce dall’euro. L’Ue può offrire uno sconto sul deficit. Se il premier Tsipras rifiuta l’accordo dovrò finanziarsi sui mercati, rischiando la bancarotta” (p. 4). Il Messaggero delinea la “soluzione B”: “Un prestito da Cina, Russia o Stati Uniti. Il ministro degli esteri Kotzias a caccia di un asse alternativo in caso di fallimento con l’Europa” (p. 5).

 

 

3. FA SOSTA LA SUPPOSTA?

varoufakis schaeuble varoufakis schaeuble

Mentre la Grecia combatte per la sopravvivenza arriva un po’ di ottimismo dal Tesoro italiano. “Padoan: ‘Accelera la crescita italiana’. L’industria riparte, è boom per i mutui. Visco: ‘Per noi va una ‘nticchia meglio’” (Repubblica, p. 7).

 

 

4. NON LO LASCIANO LAVORARE

Opposizioni su di giri a Montecitorio, dov’è in votazione la riforma del Senato. Volano i faldoni, si ricorre all’ostruzionismo e i partiti si spaccano. Repubblica: “Riforme, strappo di Fi in aula, si dimette il relatore Sisto. Bagarre contro i tempi forzati. Brunetta: fermiamo la deriva autoritaria. Poi i forzisti si dividono nel voto. Boschi: obiettivo chiudere sabato. Lancio di fascicoli dai banchi di Sel” (p. 10).

brunetta televisore 254081 brunetta televisore 254081

 

Il Corriere riporta una frase di Renzie che rispecchia quello che questo disgraziato sito sostiene da una settimana: “Vedrete che una ventina di parlamentari di Forza Italia a Palazzo Madama voterà per noi ogni volta che ci sarà bisogno” (p. 13). “Renzi: si va avanti, i numeri ci sono. Berlusconi ora è in un vicolo cieco. Il premier ai suoi: al Senato pur di non andare alle urne voteranno molte nostre proposte” (Corriere, p. 13). Anche qui, non c’è scelta?

 

La Stampa racconta che il governo avrebbe pronta anche la delega fiscale, con tanti saluto alla contestata “Salva-Silvio”: “Decreto fiscale, Renzi ha deciso. Sì alla depenalizzazione, no al 3%. La parte più contestata della norma verrà riscritta, rischiava di non essere incisiva. Bersani: ‘Vedremo, il governo sta riflettendo. Altrimenti quando arriverà in aula…” (p. 8).

matteo salvini SILVIO BERLUSCONI matteo salvini SILVIO BERLUSCONI

 

E occhio anche al fronte delle tv, come scrive il Messaggero: “Renzi soddisfatto: minoranza nel caos. E avverte Berlusconi: ora il dossier Rai. Già ripresi i contatti di Letta e Verdini con palazzo Chigi. Il leader forzista insiste: hanno bisogno di noi. Intanto però il premier ha aperto il file del nuovo assetto della tv pubblica. Mediaset in allarme” (p. 7).

 

 

5. NON LO LASCIANO LAVORARE/2

Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

Per il dispiacere di Marchionne, Il Giornale titola a tutta prima: “I furbetti delle banche. Un’inchiesta fa tremare Renzi. Nelle mani della Consob la lista di chi avrebbe speculato sulla riforma delle Popolari”. Ne ha scritto ieri pomeriggio questo sito. Se ne saprà di più oggi, quando il presidente Vegas sarà ascoltato in commissione alla Camera.

 

 

6. ULTIME DA FARSA ITALIA

Da un Matteo all’altro, è sempre mal di pancia per il corpaccione del partito azzurro. “Berlusconi assediato dai big. ‘Ora dipendiamo da Salvini’. La frecciata di Verdini: ‘Siamo finiti allo sbando’. Sale la protesta per il nuovo patto di Arcore. Gasparri mette in guardia dalla ‘Matteofilia’. L’area Fitto diserta l’assemblea” (Repubblica, p. 12). Sulla Stampa, “E i forzisti votarono contro se stessi. Fitto: è il giorno delle comiche. Bianconi: bocciamo, con il Pd, i nostri stessi emendamenti” (p. 9).

Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse

 

Il Messaggero fa ironia: “Fi una e trina: un po’ vota con la Lega, un po’ con il Pd. Ma tutti litigano con tutti” (p. 6). Tutto bene per il Giornale: “La rifondazione di Berlusconi. Dopo la Lega patto con Fdi. Ieri nell’incontro tra il Cavaliere e la Meloni gettate le basi per un accordo. Oggi assemblea congiunta dei parlamentari azzurri per pacificare il partito” (p. 6).

 

 

7. L’ITALIA È ANCORA UN PAESE MERAVIGLIOSO (PER BERLUSCONI)

Oggi sui principali giornali c’è la pubblicità di Mediolanum che festeggia “il primo posto nella raccolta netta per il sesto anno consecutivo” (Corriere, p. 7). C’è ancora un’Italia che crede in Berlusconi e nel suo socio Doris. E’ un’Italia che ha solo bisogno di Borse tranquille. Anche questa Italia vuole che Renzie “lavori tranquillo”, come sostiene Marchionne (e Brunetta se ne farà una ragione).

ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI

 

 

8. TOGHE ROTTE, L’AUTORETE DI ROBLEDO

Il Csm, lentissimo nel decidere che fare dello scontro milanese tra Bruti Liberati e Robledo, è invece rapidissimo nel togliere di mezzo il secondo grazie a un provvidenziale procedimento disciplinare. Corriere: “Robledo trasferito a Torino come giudice. Il Csm: condotta grave e inequivocabile. ‘Rapporto di contiguità con l’avvocato della Lega improntato allo scambio di favori’” (p. 20). Repubblica: “Robledo trasferito. ‘Grave scambio di favori’” (p. 9).

 

Duro il Cetriolo Quotidiano: “Csm, l’ultima raffica di Re Giorgio: via Robledo, Bruti no. La Disciplinare trasferisce da Milano a Torino il procuratore aggiunto sgradito al superiore e gli vieta di fare mai più indagini: ‘Ha avuto scambi di notizie con l’avvocato della Lega’. Napolitano aveva ‘salvato’ il capo della Procura da ogni censura per un fascicolo “dimenticato” in cassaforte e per altri addebiti” (p. 1).

a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati

 

 

9. FANGO MONTANTE

Aumentano da tre a cinque i pentiti che metterebbero nei guai Antonello Montante, uomo-simbolo di Confindustria nella lotta alla mafia. “Le accuse dei pentiti. ‘Appalti a Montante grazie a Cosa nostra’. Cinque collaboratori di giustizia sul presidente di Confindustria Sicilia. E uno racconta: ‘Il mio stupore quando diventò un idolo dell’antimafia’. ‘Fece da mediatore tra le cosche e un amico che doveva aprire un supermercato’. ‘Diceva di avere buoni rapporti con Arnone e sapeva che era un boss” (Repubblica, p. 18).

 

 

10. BANCHE ALLEGRE

carlo messina carlo messina

Nonostante il pianto continuo e il viso contrito dei banchieri di casa nostra, gli affari vanno benone per le nostre banche. Oggi tocca a Intesa Sanpaolo. “Ai soci un dividendo di 1,2 miliardi. Il ritorno al profitto dell’istituto: l’anno prossimo cedole a 2 miliardi. Titoli in rialzo del 4%. Messina: il risparmio gestito potrebbe andare in Borsa. ‘Non siamo interessati alla bad bank’” (Corriere, p. 33). In evidenza anche Mediobanca, con profitti a quota 261 milioni. E bene anche Bpm: “Performance sprint con ritorno al dividendo. I profitti volano a 232 milioni” (Il Messaggero, p. 20). Le banche vanno bene ma il governo pensa alla bad bank. Qualcuno forse non la conta giusta.

 

 

11. SUPERGIOVANE IN REDAZIONE

“Il San Valentino dei ragazzi, le parole di sempre con un # davanti” (Corriere, p. 27). Poi dicono che i giornali sono fatti da vecchi per vecchi.

 

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