Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Fila dritto come un treno, Matteo Renzie, sul lavoro. Nonostante i grossi mal di pancia dentro il suo partito, il 29 settembre imporrà a maggioranza, nella direzione del Pd, il sostegno al Jobs Act. Poi sfornerà un decreto con il superamento dell’articolo 18 e la riscrittura dello Statuto dei lavoratori e su questo sarà pronto a giocarsi la carta della fiducia, ben sapendo che alle brutte potrà contare sul “soccorso azzurro” delle truppe del Cavaliere.
In mezzo ci sarà, quasi sicuramente, uno sciopero generale dei sindacati che sarà di pura testimonianza. Un modo per salutare con onore una partita che sembra già persa. Il fatto è che Renzie non ha alternative. Sulla riforma del lavoro si gioca tutto e più fa incavolare i sindacati, più convince la Commissione Ue e la Bce di Draghi che sta facendo le cose seriamente. La posta in gioco della riforma, per Pittibimbo, prima che una rivitalizzazione del mercato del lavoro è la difesa della propria poltrona. Se fallisce sul lavoro, al suo posto arriverà la Troika a fare le riforme e lui è pronto a tutto per evitare un’eventualità del genere. La sua fortuna è che anche Berlusconi non vuole la Troika.
2. LAVORERAI CON DOLORE
Ieri primo passo avanti per il Jobs Act, che martedì arriva in Aula al Senato. Corriere: “C’è un primo sì al Senato sul Jobs act, ma la sinistra pd spacca il partito. Bindi e Bersani: niente deleghe in bianco. Orfini chiede correzioni. Via libera della commissione Lavoro del Senato anche con i voti dem alla delega sul lavoro: martedì in Aula” (p. 5). Il giornale diretto da Ferruccio De Bortoli intervista poi la Frignero che sull’articolo 18 dice: “E’ solo un regalo a Ncd. Così non creano posti di lavoro”. Poi polemizza con il premier che aveva parlato di apartheid. Il fatto che le nuove regole si applichino solo ai nuovi assunti per l’ex ministro del governo Monti è negativo: “Invece di eliminare la divaricazione tra vecchi e giorvani ne creiamo una nuova” (p. 5).
Sulla Stampa, la strategia di Renzie: “Lavoro, Renzi va alla prova di forza. Minoranza del partito sulle barricate sull’articolo 18, ma il premier non arretra. E’ pronto a mettere la fiducia” (p. 2). Anche Repubblica si concentra sulle mosse del premier e titola: “Ma Renzi tira dritto e avverte i pro articolo 18: ‘Votiamo in direzione e poi tutti si adeguino’. ‘Siamo alla follia. Nel giorno in cui si riunisce la segreteria unitaria, la minoranza mi attacca. Io vado avanti come un mulo. Non mi preoccupano le critiche e non mi fermeranno” (p. 2). Susanna Camusso, intervistata dall’ex gazzetta renziana di Largo Fochetti, protesta: “Il governo sceglie misure di destra, la sua unica logica è attaccare i sindacati. E’ grave l’idea che possa esserci una decretazione d’urgenza per facilitare i licenziamenti” (p. 4).
3. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Il Fondo monetario internazionale parla dell’Italia e come al solito sono dolori: “Fmi: risparmi difficili senza toccare le pensioni. Il Fondo all’Italia: bene su Jobs act e giustizia, riforme urgenti. Tagliate le stime sulla crescita” (Corriere, p. 6). “Fmi all’Italia, pensioni da rivedere. Il rapporto avverte: la spesa previdenziale è troppo alta. Per consolidare i conti mancano 7-8 miliardi” (Stampa, p. 5). E’ la famosa manovra correttiva che Padoan continua a smentire.
4. ALL’ASSALTO DEL NAZARENO
Sempre grande imbarazzo per il blocco sulla Consulta in Parlamento, vero schiaffo alle amorevoli intese tra il Berlusca e Pittibimbo. “Arriva la fumata nera numero 13. Renzi: ‘Soluzione alta’. Violante e Bruno in pista. La protesta di Tesauro: “La Corte non merita questo’. I voti di Sel non bastano” (Repubblica, p. 6). Per il Messaggero sono possibili anche nuovi nomi: “L’asse Pd-FI: non molliamo. Ma si cerca già un piano B. Per la prossima votazione il ticket non cambia, poi però il Pd ragiona su Barbera e Ceccanti.
Rispetto al candidato azzurro, il democrat potrebbe avere anche la nomina quirinalizia” (p. 11). Il Cetriolo Quotidiano svela che Bruno ha problemi giudiziari: “Quella consulenza tra amici. Bruno indagato a Isernia. Il forzista in corsa per la Corte costituzionale, inquisito per un incarico da curatore fallimentare. Glielo diede l’avvocato con cui divide lo studio” (p. 5).
Intanto si muove anche il Banana per uscire dall’impasse: “Berlusconi tratta il sì decisivo del Carroccio. L’incontro con Calderoli. E ai suoi rivela: porto Salvini a Milan-Juve e lo convinco. I voti leghisti potrebbero sbloccare il caso. L’idea di riprendere le cene del lunedì con i lumbard” (Corriere, p. 10). L’ex Cavaliere attraversa un periodo di grande entusiasmo e annuncia sorprese anche dentro il partito: “Berlusconi: ‘Azzero i vertici e rifondo Forza Italia” (Repubblica, p. 8).
5. ITALICUM CHE PASSIONE
Dopo il vertice dell’altro giorno Renzie-Berlusconi accelera anche la legge elettorale: “In calendario fra una settimana’. La legge elettorale allunga il passo. Boschi sale al Quirinale. Finocchiaro: al Senato pronti a partire. Ma la minoranza Pd annuncia battaglia. Malumori tra gli azzurri”. “L’offerta del premier: soglia unica al 5% e premio alle liste anziché alle coalizioni. Le modifiche ora al vaglio di Berlusconi. La soluzione costringerebbe Sel a confluire nel Pd. Il Movimento 5 Stelle, che non corre in coalizione, sarebbe invece avvantaggiato” (Corriere, pp. 12-13). La legge elettorale nuova da che mondo è mondo serve a votare, ma Renzie dice che vuole arrivare al 2018.
6. LA GIUSTIZIA BUSSA A CASA RENZI
Martedì Renzie se la prendeva con gli avvisi di garanzia “citofonati ai giornali” e ieri il citofono ha suonato a casa di suo papà Tiziano. “Il padre di Renzi indagato per bancarotta. Nel mirino della procura di Genova il fallimento dell’azienda di famiglia ‘Chil’ che operava nella distribuzione di giornali. Un ramo di attività fu ceduto alla moglie e ciò avrebbe contribuito al crac. Tra i debiti messi in salvo il Tfr di Matteo” (Repubblica, p. 13). Tranquilla la reazione dell’interessato: “Ho venduto tre anni prima, sono sereno’. Ma l’imprenditore si dimette dal circolo pd. Il premier: ‘Si apre un dramma familiare, ma questa vicenda riguarda solo mio padre” (Repubblica, p. 13).
Sul Messaggero, la reazione di Pittibimbo: “Matteo stoppa i sospetti dei suoi: non credo alla giustizia a orologeria. Berlusconi durante l’incontro con i coordinatori Fi rievoca i suoi guai: pare un avvertimento, mi ricorda il 1994…” (p. 13). Per il Cetriolo Quotidiano, Matteo Renzi sapeva dell’avviso di garanzia da lunedì, quindi dal giorno prima del duro attacco sferrato in Parlamento alla magistratura proprio sulla gestione degli avvisi di garanzia (p. 2). Il Giornale la pensa come il suo padrone: “Giustizia a orologeria. Preso in ostaggio il papà di Renzi” (p. 1).
7. IL CAVALLO NON BEVE ALLA FONTANA DI DRAGHI
I nuovi prestiti concessi dalla Bce alle banche a condizione che eroghino prestiti all’economia reale non decollano. Repubblica: “La domanda delle banche si ferma a 83 miliardi”, mentre ci si aspettava una cifra tra i 133 e i 150 miliardi. “Gli istituti aspettano di capire le prossime mosse di Draghi. Alle aziende di credito italiane va il 28 per cento del totale” (p. 10) . Il Messaggero sottolinea che all’asta della Bce la metà dei fondi è andata a Italia e Spagna, in un contesto europeo di generale prudenza (p. 19). Sicuramente per Super Mario non è stato un giorno da Super Mario.
8. L’ELEGANZA DI LUCHINO (SECONDO PERRICONE)
Il Giornale intervista il numero uno di Ntv, Antonello Perricone (“Italo si salverà con le proprie forze”, p. 25) e a un certo punto gli chiede del possibile conflitto d’interessi di Luca Cordero di Montezemolo, azionista di Italo e futuro presidente di Alitalia, problema sollevato da questo disgraziato sito. Ecco la soave risposta: “Conoscendo la persona ho la crtezza che ove mai emergessero elementi di possibili conflitti, eviterebbe di crearli, uscendo da una o dall’altra delle due realtà”. Bene, bravo, bis.