HEMINGWAY SPIA DI STALIN? MA FATECI IL PIACERE! - UN LIBRO USA RIVELA: "LO SCRITTORE NEL '41 FU RECLUTATO COME AGENTE SOVIETICO” -  L'IPOTESI PERÒ NON REGGE: HEMINGWAY ERA UN GRANDE MILLANTATORE MA USAVA IL SUO TALENTO DI BUGIARDO SOLTANTO AL SERVIZIO DEL GIORNALISMO E DELLA LETTERATURA

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Siegmund Ginzberg per La Repubblica

 

Hemingway spia di Stalin? «Ma fateci il piacere!», direbbe Totò. Un libro, scritto da un archivista della Cia, rincara le accuse che circolavano da tempo nelle biografie dello scrittore. Fornisce una prova nuova: una notazione a penna in un dossier, tra quelli venduti al Wilson Center Usa dall' ex-archivista del Kgb Alexander Vassiliev.

 

La nota, a margine di un documento del 1948, dice: «Argo (Hemingway in codice per i servizi sovietici) è stato reclutato a lavorare per noi, su basi ideologiche, nel 1941 da Sound (nome in codice dell' allora agente sovietico a New York Jacob Golos)». Segue il parere di Golos: «Coopererà con noi e farà quel che gli è possibile».

 

È il pezzo forte, o se si preferisce la principale novità rispetto alla caterva di biografie precedenti, presente nel libro di Nicholas Reynolds Writer, Sailor, Soldier, Spy, che strizza l' occhio al titolo del romanzo di Le Carrè La talpa (in originale Tinker, Tailor, Soldier, Spy). Viene presentata come prova decisiva. E invece non prova proprio nulla. Se non che un agente sovietico si vantava di aver reclutato un personaggio del quale erano note le simpatie a sinistra. Nel 1941 gli Stati Uniti e l' Urss di Stalin stavano per diventare alleati in guerra.

 

Hemingway simpatizzava per la Russia di Stalin. Era entusiasta di certe cose. Era cieco di fronte ad altre. Ma in quei frangenti con chi avrebbe dovuto simpatizzare o collaborare?

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Con i nazisti? Con i giapponesi? O starsene fuori dalla mischia, a equa distanza, con l' argomento che Stalin e Hitler sono uno peggio dell' altro?

 

L' accusa o, se preferiamo, la vanteria dell' agente sovietico non tiene. Innanzitutto da un punto di vista logico: se volevano reclutare Hemingway l' avrebbero fatto anni prima, in Spagna.

 

Dove aveva conosciuto agenti seri, tra cui Leonid Eitingon (l' organizzatore dell' assassinio di Trotskij) e Aleksandr Orlov. Orlov lo definì «un vero credente» (nel comunismo stalinista). Aveva di meglio da fare che reclutare scrittori, gli bastava che Hemingway fosse ben convinto della giustezza della causa e della necessità di giustiziare i "traditori", i complici della "quinta colonna", fossero questi falangisti, fascisti o anarchici, trotskisti o semplicemente dissidenti di sinistra. Sull' argomento Per chi suona la campana è un capolavoro di parzialità sofferta ma quiescente.

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Orlov nel suo mestiere ci sapeva fare. Pare che sia stato lui a reclutare, da Rezident Londra, pesci ben più grossi: Philby e gli altri Cambridge five. Orlov è anche l' unico agente di Stalin che riuscì a scappare in America, senza che lo ammazzassero. Aveva un' assicurazione sulla vita a prova di sicari: al momento della defezione aveva fatto sapere di aver messo al sicuro le proprie memorie, con l' istruzione di renderle pubbliche se gli fosse successo qualcosa. Stalin ordinò di lasciarlo stare.

 

E allora come la mettiamo su Hemingway reclutato, con tanto di nome in codice? Mi viene da ridere. Se è per questo sarei un agente sovietico anch' io. E ancora più "patentato" di Hemingway. A differenza di quelli del Kgb gli archivi del Gru (lo spionaggio militare sovietico) non sono ancora aperti. Quando lo saranno si troverà forse una scheda intitolata all' agente "Zag", classificato come fonte «estremamente attendibile e preziosa».

 

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"Zag", corrispondente de l' Unità a Pechino negli anni '80, avrebbe fornito una notizia fondamentale, proveniente da un colloquio con l' allora presidente Li Xiannian: che la Cina non intendeva fare la guerra all' Unione sovietica. Non me lo sto inventando. Lo scrive il colonnello Stanislav Lunev, nelle memorie pubblicate in America nel 1998: Through the Eyes of the Enemy. «Il militare russo più alto in grado che abbia disertato negli Stati uniti», dice la fascetta. Scrive che a passargli l' informazione decisiva fu la sua "recluta". Che poi sarei io. Lunev era il corrispondete della Izvestija. Ma tutti sapevano che il suo vero mestiere era lo spionaggio.

 

Per levarmelo di torno, un giorno gli passai il testo dell' intervista che avevo fatto a Li Xiannian. L' intervista era uscita su l' Unità. Avrebbero potuto procurarsela in edicola.

 

HEMINGWAY STALIN HEMINGWAY STALIN

Hemingway aveva molti altri difetti (o pregi, a seconda dei punti di vista): era ostentatamente macho (anche se commenti recenti sostengono che fosse così maschilista per mascherare i lati femminei e omo); era cattivo con le donne, narcisista, fanfarone, psicologicamente instabile, beveva come una spugna e avrebbe venduto, come molti di quelli che fanno il nostro mestiere, anche la madre per uno scoop o una trovata letteraria; e soprattutto era un millantatore (epico il modo in cui si sarebbe vantato di essere stato praticamente lui a "liberare" Parigi dopo lo sbarco in Normandia).

 

Peccava di esagerazioni. E forse ancor più di omissioni (scagli la prima pietra chi da giornalista non si è mai autocensurato). Vero: mentiva, e inventava. Su quasi tutto, agli amici, ai lettori, e anche a se stesso. Ma sapeva inventare da Dio (non so cosa darei per avere anche un briciolo della sua inventiva).

 

Ma spia, questo no. Proprio negli anni in cui sarebbe stato reclutato da Mosca, la sua passione per l' avventura l' aveva portato a chiedere una sorta di patente da corsaro all' Oss (l' antenato della Cia) per pattugliare i Caraibi sulla sua barca Pilar, a caccia di sottomarini tedeschi da affondare a colpi di bazooka. Nella Cina in guerra contro i giapponesi era stato accolto ed elogiato dal ministro della Propaganda di Chiang Kai-shek come «osservatore imparziale ed equilibrato».

HEMINGWAY MARTHA GELLHORN HEMINGWAY MARTHA GELLHORN

 

È vero che aveva incontrato segretamente anche il numero due dei comunisti cinesi, Zhou Enlai. Ma nel quadro di una missione affidatagli da Theodore White, allora braccio destro del segretario al Tesoro Usa, Henryd Morgenthau: cercare di capire come andava e quanto poteva reggere l' alleanza in corso in quel momento tra il Kuomintang di Chiang e i comunisti di Mao contro gli invasori giapponesi. Se proprio si volesse tirare in ballo lo spionaggio, Hemingway spiava per conto del proprio Paese, l'America.

 

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Negli anni della Guerra fredda il Tesoro di Morgenthau sarebbe stato accusato di aver "perso la Cina" ai comunisti per aver lesinato oro e garanzie al Kuomintang che li combatteva. White fu accusato di essere al soldo dei sovietici. Il sinologo Owen Lattimore fu bollato da McCarthy come «top soviet spy». Edgar Snow fu ostracizzato per Stella Rossa sulla Cina, il reportage con cui per primo aveva fatto conoscere al mondo Mao e la sua guerriglia. Non valse che nel frattempo lo avessero bandito dal tornare in Cina anche i comunisti. È vero: aveva peccato anche lui di omissioni, aveva trascurato di scrivere anche dei segni pur evidenti del totalitarismo a venire.

 

Così come poi, da corrispondente a Mosca, avrebbe taciuto degli aspetti più orribili dello stalinismo. Ma erano gli anni in cui la Russia di Stalin resisteva a Hitler. Ricicciare questo tipo di accuse nei confronti di Hemingway è anacronistico. A meno che non si voglia definire il giornalismo (o la letteratura) come una forma di spionaggio: scoprire delle cose per dirle a tutti. Mi piace pensare che Hemingway sia stato uno spione in questo senso, in altri termini un ottimo giornalista.

hemingway e la terza moglie martha hemingway e la terza moglie martha

 

hemingway si sparo nel 1961 hemingway si sparo nel 1961 pivano hemingway pivano hemingway

 

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