IL CINEMA DEI GIUSTI - “ON THE ROAD” È UNA VERSIONE MOLTO CLASSICA MA NON ENTUSIASMANTE DEL ROMANZO DI JACK KEROUAC - ATTENTO, CARINO, EDUCATO, ANCHE QUANDO LA BELLA KIRSTEN STEWART FA LA SUA BERTOLUCCIATA ACCHIAPPANDO I PISELLI DEI GIOVANI PROTAGONISTI - IL VERO GIOIELLO E’ L’AMORALE DEL FILM: "MEGLIO PRENDERLO IN CULO CHE VIVERE CON MOGLIE E FIGLI"…

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Marco Giusti per Dagospia

ON THE ROAD DI WALTER SALLESON THE ROAD DI WALTER SALLES

Presentato a Cannes tra l'arrivo del ministro Ornaghi e quello della Polverini, l'"On The Road" del brasiliano Walter Salles, è una versione molto classica ma non entusiasmante del romanzo di culto di Jack Kerouac che è piaciuto ai nostalgici della Beat generation e ha deluso i critici con maggiori pretese. Sceneggiato da José Rivera e da Roman Coppola, che non lo firma in quanto co-produttore assieme al padre Francis, è esattamente quello che ci aspettavamo.

ON THE ROAD DI WALTER SALLESON THE ROAD DI WALTER SALLES

Attento, carino, educato, anche quando la bella Kirsten Stewart fa la sua bertolucciata acchiappando i piselli dei giovani protagonisti, Garreth Hedlund ("Tron") nei panni di Sal-Kerouac e il bonazzo Sam Riley ("Control") in quelli di Dean-Neal Cassady. Salles non ci mostra nessun particolare della scena. E alla fine anche il film è un po' così, privo di particolari rilevanti e di vita, senza invenzioni particolari.

Un buon adattamento del romanzo, coprodotto da Francia e Brasile con molta attenzione e ricchezza, vendibile in tutto il mondo, coi suoi attori carini, ma forse dimenticabili, a parte Kristen Stewart e Kirsten Dunst e i cammei notevolissimi di Viggo Mortensen come William Burroughs e di Steve Buscemi in un ruolo gay ma coi baffetti di "Boardwalk Empire" (no... gaynunsepovedè).

ON THE ROADON THE ROAD jack kerouac ontheroad coverjack kerouac ontheroad cover

C'è però un grande lavoro sulla musica, in massima parte costruita sul jazz del tempo e rielaborata da Charlie Haden, grande nostalgia dei critici più anziani per le macchine da scrivere Underworld, il sesso a tre, gli spinelli, le Camel, il sogno della strada, il jazz e il blues di Son House, la dedica a Dennis Hopper. Ma questi ragazzini non sono James Dean, Sal Mineo e Dennis Hopper e forse ha ragione la critichessa che ha detto (non lo dico, indovinate...) che la morale del film alla fine è: "meglio farsi inculare che vivere con moglie e figli".

on the road kristen stewart e garrett hedlundon the road kristen stewart e garrett hedlund

C'è da pensarci, come c'è da pensare rispetto alla visione dell'America e dei grandi temi americani dei registi non americani come Salles, ma anche Andrew Dominick e John Hillcoat. Certo Sorrentino e Contarello avrebbero puntato su eccessi di gru, battute storiche e totale autocelebrazioni registiche. Alla fine Salles e Coppola fanno un buon lavoro di riduzione dei testi di Kerouac, Cassady e Ginsberg e senti poco lo sguardo autoriale del regista. Come se da parte del vecchio Coppola ci fosse la convinzione che a Hollywood non si possa più osare nulla se non l'ovvietà. In sala dall'11 ottobre.

 

 

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