IL CINEMA DEI GIUSTI - STRACULTISSIMO. PER UNA VOLTA IL CINEMA ITALIANO QUASI CI PIGLIA. A NEANCHE DIECI GIORNI DALLE ELEZIONI ARRIVA IN SALA UNA BOMBA COMICO-POLITICA, MOLTO DIVERTENTE - IN “VIVA LA LIBERTà” DI ROBERTO ANDÒ, SERVILLO SI SDOPPIA DA TRISTISSIMO LEADER BERSANIANO CHE HA RIDOTTO IL SUO PARTITO AL 17 PER CENTO A UN GEMELLO PAZZO, COLTO E ALLEGRO CHE, PRENDENDO IL SUO POSTO, PORTERÀ IL PD AL 66 PER CENTO…

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Marco Giusti per Dagospia

Viva la libertà di Roberto Andò.

Toni Servillo foto di Lia PasqualinoToni Servillo foto di Lia Pasqualino

Stracultissimo. Per una volta il cinema italiano quasi ci piglia. A neanche dieci giorni dalle elezioni più incasinate che si siano svolte in questi ultimi anni, mentre ci addormentiamo ogni sera a sentire Cota, Ingroia, Fassina, la terribile Comi nei talk show politici in attesa di Sanremo, ci arriva in sala, dal 14 febbraio, una vera bomba comico-politica. Pure parecchio divertente grazie a un Toni Servillo che sembra rifare il Totò sdoppiato, anzi triplicato di "Totò terzo uomo" di Mario Mattoli.

Lì Totò passava dai panni di un tipico democristiano tutto d'un pezzo a quelli del più simpatico gemello galeotto che prendeva il suo posto a quelli di un terzo gemello puttaniere. Qui Servillo si sdoppia da tristissimo e depresso leader bersaniano che ha ridotto il suo partito al 17 per cento a un gemello pazzo, colto e allegro che, prendendo il suo posto, porterà il PD al 66 per cento dopo un grande comizio a Piazza San Giovanni dove citerà perfino Bertold Brecht.

Ci credi? No. Infatti è solo un film. Purtroppo. Riuscito, a dispetto di un cast composto interamente da facce del cinema d'autore. Si tratta di "Viva la libertà

" di Roberto Andò, che lo ha scritto assieme allo specialista Angelo Pasquini, ricordate il soggetto de "Il portaborse"?, sotto l'occhio produttivo di Angelo Barbagallo, che una volta fu il gemello allegro e simpatico di Nanni Moretti alla vecchia Sacher. Toni Servillo e Valerio Mastandrea foto di Lia PasqualinoToni Servillo e Valerio Mastandrea foto di Lia Pasqualino

Pur se tratto dal romanzo-pamphlettistico-politico "Il trono vuoto" dello stesso Andò, proprio la storia dei gemelli coinvolge tutta una serie di commedie legate al doppio pazzo o ingenuo che, arrivato al trono del potere, rivela candidamente la verità. Un percorso che va dal capolavoro del muto "Soldier Man" (1926) scritto da Frank Capra per Harry Langdon al già citato "Totò terzo uomo" di Mattoli, a "La pecora nera" di Luciano Salce con Vittorio Gassman fino a "Dave" di Ivan Reitman con Kevin Kline.

Così, quando il depresso leader del PD, Enrico Olivieri, dopo l'ennesima figuraccia pubblica di incapacità a comunicare alcunché, scompare nel nulla, e compare, appena uscito dal manicomio, il suo gemello picchiatello, il letterato Giovanni Ernani, capace di imitarlo alla perfezione, il povero braccio destro del politico, un Valerio Mastandrea bravissimo, non trova di meglio che seguitare pubblicamente il gioco.

ROBERTO ANDO ANDREA CAMILLERIROBERTO ANDO ANDREA CAMILLERI

In un rapporto quasi specchiante, Giovanni entra non solo nel personaggio del fratello, ma anche nella sua vita, confrontandosi con la moglie del politico, una Michela Cescon identica alla vera moglie di D'Alema, mentre Enrico, che era scappato in Francia da un vecchio amore di venticinque anni prima, Valeria Bruni Tedeschi, ormai sposata con figli con un regista di successo, tale Mung, cercherà di respirare un po' della vita che la politica gli aveva impedito. Infatti, se Giovanni è pazzo e Enrico no, il primo riesce totalmente a comunicare e a godersi la vita, mentre l'altro è totalmente represso e inaridito.

CURZIO MALTESE ROBERTO ANDO ANDREA CAMILLERICURZIO MALTESE ROBERTO ANDO ANDREA CAMILLERI

Enrico ha sempre voluto fare il cinema, che vede come un doppio della carriera politica, tutta bluff e genialità, ha sempre amato Valeria Bruni Tedeschi, che gli preferiva invece Giovanni. Via via che Giovanni recupera i consensi perduti da Enrico, questo recupera sulla vita che ha perduto, finisce pure a fare l'aiuto arredatore sul set di un film francese. Roberto Andò, qui al suo film più riuscito e originale, mischia, esattamente come i suoi gemelli, la tristezza del cinema d'autore italiano con la follia della nostra grande commedia, spreca pesanti citazioni letterarie con lo slapstick purissimo fra Totò e Harry Langdon che permette allegramente a Toni Servillo, ma questa era inevitale, di rubargli il film per costruirsi il suo balletto dei due gemelli, che forse sono uno solo, che rappresentano le due facce specchianti della depressione e del possibile rinnovamento della classe intellettuale e politica italiana.

Fa lo stesso se poi a Piazza San Giovanni ci sia arrivato Beppe Grillo e non il doppio di Bersani o se Andò ci priva dei nudi femminili frontali che vitalizzavano i suoi film precedenti, qui c'è solo un accenno con la bella attrezzista francese, tal Judith Davis, a bombe e chiappe ignude. Fa lo stesso se ogni tanto Andò e Pasquini devono farci qualche lezioncina di buona politica o di buone letture o di buon cinema. Alla fine la parte sana del marchingegno comico, che è puro slapstick alla Capra, funziona benissimo.

VIVA LA LIBERTA DI ROBERTO ANDOVIVA LA LIBERTA DI ROBERTO ANDO

E già la battuta iniziale del vecchio leader PCI interpretato dal grande Gianrico Tedeschi, "Siamo stati degli stronzi a puntare su di lui", alludendo al gemello saggio, ci apre al sorriso. Toni Servillo, che ha già interpretato qualsiasi tipo di politico, da Bassolino 'n coppa al Vesuvio per Martone a Andreotti per Sorrentino al senatore veneto PDL per Bellocchio, è meraviglioso quando recita Brecht e quando esagera e si scatena. Perfino quando gioca a nascondino con il presidente della Repubblica, un redivivo Massimo De Francovich (ah!...gli attori di teatro!).

A Valerio Mastandrea andrebbe dato un premio per come sorregge stoicamente qualsiasi film d'autore italiano con la stessa grazia. Le donne, dalla simil-Finocchiaro di Anna Bonaiuto alla Bruni Tedeschi alla Cescon sono tutte vere e antipatiche quanto basta. Il regista Mung, "adorato come una rock star" dai suoi fan, interpretato dal vietnamita Eric Trung Nguyen, è ridicolo come in un film di Nando Cicero. E la scena con il sogno di Enrico in piscina dove il parrucchino di Servillo regge alla perfezione come negli spot di Cesare Ragazzi funziona. Gran divertimento. Con la speranza che davvero esista, da qualche parte, un gemello furbo e pazzo di Bersani in grado di farci credere a qualcosa che non siano i tacchini sul tetto. In sala dal 14 febbraio con (solo) 100 sale.

 

 

 

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