“MI INVITO’ ALLA CENA CON CASSIUS CLAY, ROBERT DE NIRO E SERGIO LEONE. GLI RISPOSI: ‘IO INVECE VADO DAL PAPA’. DIAVOLO, ERA TUTTO VERO” - GIAN PAOLO ORMEZZANO RICORDA GIANNI MINA’ – “NON PENSAVA AL DENARO, NON HA MAI VOLUTO RINCORRERE I SOLDI, CREDO SIA MORTO POVERO. SOLO IL TORO LO FACEVA SBIELLARE” – ALDO GRASSO RICORDA LA LUNGA E DISCUSSA INTERVISTA A FIDEL CASTRO E LO SKETCH DI MASSIMO TROISI: “IO VULISSE AVÈ L’AGENDA ‘E MINÀ” – VIDEO

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Estratto dell'articolo di Alberto Infelise per “la Stampa”

 

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L'ultima volta che si sono sentiti è stata poche settimane fa. Ma non si sono sentiti. «Gian Paolo, non posso passartelo. Se ti sente ora si mette a piangere». La voce di Gian Paolo Ormezzano, grande firma del giornalismo sportivo del Novecento e amico fraterno di Gianni Minà è rotta dall'emozione. «Gianni era tutto, il più bravo, il più onesto, il più pulito. Non so nemmeno dire che cosa provo ora e cosa è più importante che io dica di questo uomo meraviglioso».

 

Quando vi siete conosciuti?

GIANNI MINA FELLINI GIANNI MINA FELLINI

«Allora, io sono arrivato a Tuttosport nel '53 e lui è arrivato due o tre anni dopo. In redazione qui a Torino è subito nata un'amicizia che andava molto oltre il rapporto professionale. Tra di noi mai una rivalità, mai uno sgarbo o un'invidia».

 

gianni mina con pietro mennea gianni mina con pietro mennea

Che cosa vi divideva?

«Mennea. Lui era pazzo di Pietro Mennea, io di Livio Berruti. E all'inizio della sua carriera Mennea era visto come l'antagonista di Berruti. Due passioni inconciliabili».

 

A parte questo?

«A parte questo tutto il resto ci univa. Anche quando se ne andò da Torino a Roma.

Dicevano di lui che era un farfallone, che gli interessava la bella vita, ma non era così. Era preparatissimo e appassionato di tutti gli sport.

 

Ma eravamo sempre vicini e uniti e ogni occasione per stare insieme la prendevamo al volo. Quando c'era Sanremo io mi facevo mandare dal giornale per fare gli allenamenti dei ciclisti, ma passavo le nottate con Gianni e il suo giro di cantanti e musicisti. Conosceva tutti e tutti lo amavano».

marisa laurito renzo arbore gianni mina marisa laurito renzo arbore gianni mina

 

Il mito di Minà che conosce tutti i più famosi e passa il tempo con loro. Era davvero così?

«Certo che era così. Una sera mi chiama e mi dice: senti, vieni a Roma che domani sera siamo a cena con Cassius Clay, Robert De Niro e Sergio Leone. E gli rispondo: eh certo, e io invece sono a cena con il Papa. Diavolo, era tutto vero».

 

Chi era il suo preferito tra tutti i nomi dello spettacolo che aveva intorno?

«Senza dubbio Massimo Troisi. Per lui aveva un amore particolare. Poi era molto divertito quando Fabio Fazio lo imitava, si divertiva davvero molto».

 

E di Fidel Castro ha mai raccontato qualcosa?

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«Niente, neanche una parola. Era stato molto vicino a Fidel e a Che Guevara. Ma per lui erano miti talmente grandi che non voleva farne parola con nessuno, non voleva raccontare nulla di loro. Ma erano sicuramente molto legati».

 

 

Aveva un rapporto stretto con i figli del Che.

«Sì, tanto che rischiarono di fargli guadagnare qualche soldo quando gli cedettero i diritti sui racconti del padre. Ma non so se Gianni sia riuscito a fare soldi nemmeno con quelli. Gianni era troppo pulito, non pensava al denaro, non ha mai voluto rincorrere i soldi. Ha avuto un milione di occasioni di farne di facili, con i suoi racconti, magari scrivendo qualche canzonetta per raccattare qualche diritto. Ma non era fatto così, andava dritto per la sua strada e la sua strada non prevedeva i soldi. Credo sia morto povero».

 

Quando è stata l'ultima volta che vi siete visti?

«Qualche tempo fa a Torino, sulla scalinata del palazzo dei giornali in corso Valdocco. Siamo rimasti lì a chiacchierare e poi siamo andati a mangiare una pizza da Picchio. Lui adorava Torino, era nato e cresciuto a Torino. Era di quei torinesi che stanno benissimo ovunque nel mondo, a Roma soprattutto, ma quando tornano a Torino sentono che qualunque cosa in questa città è più bella».

 

gianni mina dalai lama gianni mina dalai lama

(...)

 

 

«ERO CON ALI, BOB, SERGIO, GABO» IL CRONISTA CHE RACCONTAVA I MITI

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

«Io vulisse avè l’agenda e’ Minà». È uno degli sketch più famosi di Massimo Troisi, ospite di Gianni Minà in una delle sue rare apparizioni televisive: «L’agendina telefonica che c’ha Gianni Minà è una cosa da invidiarlo.

 

fidel castro gianni mina fidel castro gianni mina

La apri, ecco Cassius Clay. E quello mica sbatt ‘o telefono: gli risponde! in teleselezione per ore. (...) Lui alla F c’ha Fidel, senza Castro solo co’ ‘o prefisso. E Pino Daniele (...) ha detto: Gianni, chiama a Massimo! Lui ha preso l’agenda, ta ta ta, alla T, Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho e Troisi!». Invidiandola, in molti hanno scherzato sulla mitica agenda di Minà, dove in ordine alfabetico c’era una parata di uomini importanti, di sportivi, di musicisti, di tutti quelli che il giornalista torinese aveva conosciuto e intervistato. Era anche molto imitato, specie da Fabio Fazio, quando iniziava le frasi immancabilmente con «non credo che è».

 

Ma anche da Fiorello, per prendere in giro quella foto dove a cena appare con Gabriel Garcia Marquez, Sergio Leone, Robert De Niro, Muhammad Ali: «Eravamo io, Fidel, De Niro…» e giù una sfilza di nomi famosi. Ecco, se le prime immagini che vengono in mente di Minà sono gli omaggi di Troisi, di Fazio e di Fiorello significa che «Una vita da giornalista» (così recita il titolo di un docufilm a lui dedicato) era diventata una vita da vero personaggio e che l’arte dell’incontro ha fatto di lui «un uomo non comune» (come recita il titolo del suo ultimo libro).

 

gianni mina con il dalai lama gianni mina con il dalai lama

Minà ha iniziato la carriera come giornalista sportivo a «Tuttosport» e nel 1970 è entrato in Rai come collaboratore esterno. Nel 1976 ha curato la sezione spettacolo de «L’altra domenica» di Renzo Arbore e Maurizio Barendson. Sulla stessa rete, quattro anni dopo, ha collaborato a «Mixer», rotocalco di Minoli e Bruno per il quale curava rubriche e servizi di musica e sport. Dal 1981 (anno in cui gli è stato assegnato il premio giornalistico Saint-Vincent), ha presentato insieme a Milly Carlucci «Blitz», intervistando, durante i tre anni di vita del programma, personaggi come Fellini, De Niro, Cassius Clay e molti altri. Al programma giornalistico sono seguiti «Facce piene di pugni» (1985), «Una vita da goal», «Domani si gioca» e «L’altro spettacolo» (1987-88).

 

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Nel 1984 ha fondato una società di produzioni televisive indipendenti per programmi di attualità, la Gme. Questa società è stata promotrice di documentari, interviste e contributi come le due interviste a Fidel Castro realizzate nel 1987 e 1990, in cui il leader cubano ha raccontato della sua amicizia con Che Guevara, della religione e del Papa. Nel 1987 ha presentato in diretta da Napoli «Notte per uno scudetto»; nello stesso anno è stata trasmessa la sua lunga e discussa intervista a Fidel Castro (immortalata dalla citazione nel film di Oliver Stone «Assassini nati», 1994). Raiuno gli ha affidato dal 1991 al ’93 la conduzione della «Domenica sportiva».

 

Dopo l’esperienza di «Alta classe. Voglio vivere così» (1991), nel 1993 è tornato al varietà a fianco di Simona Marchini ed Enrico Vaime con «Ieri, oggi e... domani?», mentre dal 1996 al ’98 ha proposto una serie di interviste con illustri personaggi (Diego Maradona, Martin Scorsese, Luis Sepulveda, il giudice Caponnetto, Vittorio Gassman, Andrea Bocelli) nel talk show «Storie».

gianni mina con diego armando maradona gianni mina con diego armando maradona

 

Nella sua lunga carriera televisiva Minà si è guadagnato la fama di nostalgico degli Anni ’60, di cui ha proposto in varie occasioni appassionate rievocazioni. Non seguiva mai un copione e se c’era qualche intoppo se la cavava sempre con la frase tormentone: «questo è il bello della diretta». Per anni ha collaborato con quotidiani quali la Repubblica , l’Unità , Corriere della Sera e Manifesto ; ha all’attivo numerose pubblicazioni, tra le quali: Il racconto di Fidel (1988), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con G. De Marzo). Rischiando non poco, ha avuto la capacità di essere sempre nel posto giusto, al momento giusto.

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