“PRIMA CHE DA “REPUBBLICA” DI AGNELLI-ELKANN, MICHELE SERRA DOVREBBE DARE LE DIMISSIONI DA SE STESSO” - LA RISPOSTA VELENOSA DI FULVIO ABBATE: “LA PAROLE CON CUI RISPONDE AL LETTORE SUL PERCHÉ HA SCELTO DI RIMANERE SULL’AMACA CONFERMANO UN SENTIRE POLITICO PRIVO DI EROS. UNA SINISTRA BIGOTTA CHE ABBIA PAURA DI PRONUNCIARE PAROLE COME “SBORRA” O “BOCCHINO” È SCONFITTA IN PARTENZA. OGNI PAROLA DI SERRA APPARE AI MIEI OCCHI UN CRIMINE CONTRO IL PIACERE DELL’IRONIA…”

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Fulvio Abbate per Dagospia

 

FULVIO ABBATE FULVIO ABBATE

Ancor prima che da “Repubblica” di Agnelli-Elkann, Michele Serra dovrebbe dare le dimissioni da se stesso, per amor proprio, dissociandosi da ogni volontà autopunitiva. Se la sinistra, in Italia, vive una condizione residuale si potrà dedurre che tra le ragioni di un simile abisso c’è il pensiero edificante e masochistico così come proprio Michele Serra e colleghi lo manifestano da decenni? Un istinto penitenziale che, modellato su una presunta ossessione pedagogica, non è riuscito neppure a determinare consenso duraturo, se non a margine dei cosiddetti ceti medi riflessivi, marginali e sovente detestabili.

 

Sorvolo sulle rendite di posizione personale, altrimenti il discorso si farebbe brutale, e andrebbero passati in rassegna, uno a uno, i volti che in questi anni, con il ricatto della “vocazione maggioritaria” sostenuta da un mediocre politico romano travestito ormai da scrittore e cineasta, hanno conquistato contratti e visibilità, soprattutto nei media appaltati, appunto, alla sinistra più triste.

 

michele serra giovanna zucconi colgono la lavanda eau de moi michele serra giovanna zucconi colgono la lavanda eau de moi

La parole con cui Michele Serra risponde al lettore sul perché ha scelto di rimanere sull’Amaca mostrano tragicamente una paura intellettuale, timore del mare aperto, non perché Serra abbia l’obbligo etico di traslocare se stesso altrove, piuttosto perché confermano per l’ennesima volta un sentire politico privo di Eros, quest’ultimo riferimento non sembri estraneo al nodo dell’intera questione, posto che una sinistra lontana dall’idea del Piacere non ha ragion d’essere, meglio, una sinistra bigotta che abbia paura di pronunciare, metti, umanissime parole come “sborra” o “bocchino” ai miei occhi di scrittore appare risibile, sconfitta in partenza. Ritengo non si possa avere paura del linguaggio, di più, non si possa privare la parola del suo tratto carnale.

 

FULVIO ABBATE FULVIO ABBATE

Sempre a Serra, sarebbe facile ricordare l'imbarazzo nel difendere il profumo “Eau de moi”, che firma insieme alla consorte Giovanna Zucconi, una difesa che mostra subalternità rispetto all’autorità familiare, materia da complesso di Edipo. 

 

Chi in passato si è fatto carico degli strumenti della satira non avrebbe mai dovuto sottoscrivere il bugiardino destinato a un prodotto narrativamente esilarante: chi abbia tempo e voglia vada a leggerlo nel sito della “Serra & Fonseca”.

 

Ciò che personalmente trovo insostenibile è la paura individuale che ogni parola di Serra emana, ciò che altri definirebbero moderato, appare invece ai miei occhi un crimine contro il piacere dell’ironia, per non citare il bisogno di rivolta che la sinistra dovrebbe fare sempre proprio. Che prigione interiore ritenere invece che questa abbia invece il dovere di dotarsi di senso di responsabilità con il compito di salvare il mondo dall’Osceno.

EAU DE MOI - PROFUMO DI MICHELE SERRA EAU DE MOI - PROFUMO DI MICHELE SERRA

 

Lo so, che per molte creature a modo di sinistra come Serra il narcisismo è da ritenere un crimine, imbevuti come sono di cattolicesimo da sezione Pci. Ripeto: l’idea un giornalista, uno scrittore debba lavorare alla costruzione del consenso in nome del Bene è quanto di più penoso la sinistra abbia prodotto negli ultimi decenni, ancora peggio se lo si fa dal pozzo della tomba in cui questa è finita.

 

Che pena ulteriore leggerlo a proposito delle intercettazioni del giudice Palamara, soprattutto quando dice che lui da Neri Marcorè, finito incolpevole nei brogliacci, “comprerebbe anche un’auto usata”; più che della persona, sembra una difesa d’ufficio della sua sinistra raccolta nel salotto di Fabio Fazio. Auguri.

MICHELE SERRA SULL'AMACA MICHELE SERRA SULL'AMACA

 

''LAVORARE PER GLI AGNELLI NON VUOL DIRE VENDERE IL CULO'' - MICHELE SERRA NON LASCIA ''REPUBBLICA'' (PER ORA), ANCHE PERCHÉ NESSUNO GLI HA FATTO ALTRE OFFERTE. E RICORDA UN DATO: MAURO, CALABRESI E MOLINARI HANNO TUTTI DIRETTO ''LA STAMPA'' AGNELLOIDE PRIMA DI ARRIVARE AL QUOTIDIANO DI SCALFARI, E NESSUNO HA DATO LORO DEI ''VENDUTI'' - MA LA BOTTA DI SNOBISMO, INCURANTE DELLA CRISI GLOBALE, GLI SCAPPA IN CHIUSURA: ''TANTO POTREI CAMPARE AMPIAMENTE CON LETTERATURA, TEATRO E AGRICOLTURA''

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/39-39-lavorare-agnelli-non-vuol-dire-vendere-culo-39-39-237881.htm

EAU DE MOI - PROFUMO DI MICHELE SERRA EAU DE MOI - PROFUMO DI MICHELE SERRA michele serra (1) michele serra (1) michele serra (2) michele serra (2)

 

 

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