MACCIO MACCIO MAN – ANCHE MACCIO CAPATONDA HA SENTITO IL DOVERE DI SCRIVERE UN’AUTOBIOGRAFIA (“LIBRO”) E DISPENSA BANALITÀ: “MI HA PERMESSO DI TIRARE LE PRIME SOMME DELLA MIA VITA" – ARIDATECE PADRE MARONNO E I TRAILER DALLA GIALAPPA'S: "NON SENTO QUASI MAI IL BISOGNO DI ESSERE SERIO, SOLO QUANDO LAVORO SULLA COMICITÀ” – IL FLIRT CON LA CANALIS NEL 2013: “DEVI FIRMARE UN CONTRATTO SE VUOI CONTINUARE A…”

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SCHERZANDO SCHERZANDO SI DICE IL VERO? - NEL SUO LIBRO MACCIO CAPATONDA PARLA DI ELISABETTA CANALIS E DEL LORO FLIRT NEL 2013: “DEVI FIRMARE UN CONTRATTO SE VUOI CONTINUARE A INTERAGIRE CON ELI, MI DISSE UN TIZIO VESTITO DA LELE MORA”

 

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/scherzando-scherzando-si-dice-vero-suo-libro-maccio-capatonda-253677.htm

 

MACCIO CAPATONDA: «IL MIO LIBRO CHIAMATO LIBRO»

Gianmaria Tammaro per www.esquire.com

 

maccio capatonda libro maccio capatonda libro

Maccio Capatonda, nome d’arte di Marcello Macchia, non ha mai pensato di poter scrivere un libro. “Perché”, dice, “non sono uno scrittore”. Adesso, però, si trova in libreria con Libro, edito da Mondadori: il racconto della sua vita, della sua carriera, dei suoi personaggi.

 

Maccio Capatonda - Elisabetta Canalis Maccio Capatonda - Elisabetta Canalis

È surreale, contorto, divertente. Pieno della sua comicità. Il primo a dirgli di scriverlo – o almeno: il primo a dirgli di mettere nero su bianco le sue esperienze – è stato Luca Rossetti, uno dei suoi collaboratori e amici più stretti.

 

maccio capatonda 9 maccio capatonda 9

“E poco dopo mi ha contattato la Mondadori. Proprio per propormi di lavorare con loro”. Libro è costruito su più livelli e sfumature. Maccio diventa Marcello, e Marcello diventa Maccio. Due facce della stessa medaglia. Due nomi per la stessa cosa. Si alternano e allo stesso tempo si sommano.

maccio capatonda 2 maccio capatonda 2

 

“Ho scoperto che questo libro ha un significato importante per me”, confessa Maccio. “Perché rappresenta una sorta di bilancio. Mi ha permesso di tirare le prime somme della mia vita, e di riflettere su alcune cose che ho fatto e che non avevo mai preso seriamente in considerazione prima. Mi è servito”.

 

Un libro è una cosa estremamente terapeutica. Tutti possono scriverne uno, anche solo per leggersi o per riascoltarsi, non per forza per pubblicarlo.

 

 

 

 

 

Qual è stato il tuo bilancio?

maccio capatonda herbert ballerina maccio capatonda herbert ballerina

...che sono in rosso. Di 8 euro.

 

Scherzi a parte: che cosa hai capito scrivendo questo libro?

Che ho scelto questo lavoro per rifugiarmi nella fantasia. Che dopo quarant’anni sono finalmente riuscito a fare pace con me stesso, con la mia versione più – diciamo così - al naturale. E ho capito come fare ad accettarmi senza i miei personaggi.

 

Che cosa rappresentano, per te, i tuoi personaggi?

Sono un modo per nascondermi dalla realtà.

 

 

Perché, com’è la realtà?

MACCIO CAPATONDA - ELISABETTA CANALIS MACCIO CAPATONDA - ELISABETTA CANALIS

Mi è sempre sembrata un po’ noiosa. Poco interessante. Il cinema, invece, è un’altra cosa. Con le musiche, i montaggi, gli effetti, è speciale. Quando ero bambino, sono stato folgorato da Ritorno al futuro.

maccio capatonda lory del santo kika4267141 maccio capatonda lory del santo kika4267141

 

La realtà è stata brutta, per te?

Non direi. Sono cresciuto negli anni ‘80, e non me la sono passata così male. Forse, la realtà doveva sembrare terribile per un bambino degli anni ‘30, e la fantasia, in quel caso, era l’unica via di fuga

 

Com’è stata la tua infanzia?

Sono cresciuto a Chieti, una cittadina estremamente tranquilla. Non ho mai trovato grandissimi sbocchi. Non c’era molto da fare. Anche per questo mi sono appassionato velocemente al cinema.

 

Smetti mai di essere Maccio?

La maschera l’ho sempre portata, anche nella vita. Chi mi conosce bene non riesce a notare la differenza. Quando vengo fermato dalle persone, non è così stancante: è una cosa che mi fa piacere. Qualche volta, può essere un po’ straniante. Perché, chiaramente, non le conosco.

 

MACCIO CAPATONDA - ELISABETTA CANALIS MACCIO CAPATONDA - ELISABETTA CANALIS

Ci sono anche fan che pensano di essere tuoi amici.

Quello fa un po’ ridere. Ma ci sono tanti tipi di fan. Ci sono quelli che ti chiedono qualunque cosa: il video per loro, il video per la fidanzata, la foto, il saluto. E poi ci sono quelli che ti affiancano, che ti dicono di essere dalla tua parte, ma che in questo modo ti attaccano comunque il pippone.

 

Fare il comico, oggi, è difficile?

Non rido per tutto e non trovo qualsiasi cosa divertente. Do un valore preciso alla risata. Perché ha un valore, la risata. In un certo senso, la comicità è una cosa estremamente seria. E trovare persone capaci di farti ridere non è facile.

barbara tabita maccio capatonda barbara tabita maccio capatonda

 

Dove nasce la tua comicità?

Sono cresciuto guardando Quelli della notte e Indietro tutta!, con i film di Massimo Troisi e di Carlo Verdone. E questa comicità si è trasformata dentro di me. Pensa a Nino Frassica: prende in giro la realtà e il nostro modo di parlare. E ogni comico, alla fine, vuole fare proprio questo: rompere la realtà, distruggerla; ribaltarla.

maccio capatonda maccio capatonda

 

A volte, però, la realtà supera la comicità.

E a quel punto diventa particolarmente difficile prenderla in giro. Perché si prende in giro già da sola. Al massimo puoi provare a raccontarla per quello che è. La viralità stessa del web non fa altro che fotografarla: e spesso non si tratta di video comici, pensati con quello scopo, ma di video che vengono dalla vita vera delle persone.

 

maccio capatonda 5 maccio capatonda 5

Si può scherzare su tutto?

Ognuno ha il proprio metro interiore. In teoria sì, si può ridere di qualunque cosa. Ma quando la battuta ti colpisce direttamente, in modo personale, diventa complicato.

 

Il politicamente corretto è un problema?

L’asticella della comicità continua ad essere alzata. Ogni giorno. Sì, da una parte c’è il politicamente corretto. Ma dall’altra ci sono dei comici che sfruttano questa atmosfera e che provano a ribaltare il politicamente corretto.

 

 

Hai visto Una pezza di Lundini?

Sì.

maccio capatonda maccio capatonda

 

E che cosa ne pensi?

Conosco Valerio, e secondo me sta facendo un’ottima carriera. È bravo. Mi piace molto. Secondo me, è uno dei migliori comici, delle rivelazioni più interessanti, del momento.

 

una pezza di lundini 5 una pezza di lundini 5

Non senti mai il bisogno di essere serio?

Quasi mai. Forse, solo quando lavoro sulla comicità. Perché per far ridere gli altri, per affrontare questo impegno, c’è bisogno di serietà. In questo, sono estremamente preciso. Questa è la grande differenza che c’è tra fare il regista ed essere attore. Nel dirigere, devi essere serio. Quando reciti, invece, devi essere più aperto.

 

È un mestiere solitario, quello del comico?

Assolutamente sì. Ed è bello anche per questo. Si crea un rapporto tra noi comici e quelli che proviamo a far ridere. La solitudine è uno dei grandi motori della comicità. L’arte, alla fine, è in buona parte questo: esternare la propria solitudine, ed esternare la propria unicità.

giovanni benincasa valerio lundini giovanni benincasa valerio lundini

 

Qual è stato l’incontro più importante della tua carriera?

Quello con la Gialappa’s. Ci presentò una ragazza. E come racconto nel libro, avvenne in un momento particolare: stavo pensando di rinunciare, di andarmene da Milano. La Gialappa’s mi ha messo sotto pressione, mi ha dato la spinta giusta: la possibilità di tornare a crederci. Scoprendomi, chiedendomi un video ogni settimana, mi hanno messo in difficoltà. Ed è stata una cosa fondamentale.

 

Quanto conta il coraggio?

Tantissimo. E a me, per un periodo, un po’ è mancato. Ma non mi sono mai mancate la passione e il senso del dovere. Quando sono stato messo alla prova, ho dimostrato il mio valore. Forse, dovrei essere ancora più coraggioso.

 

 

E la fortuna? Quella quanto conta?

maccio capatonda maccio capatonda

Non so come definirla, la fortuna. Le cose, quando le vuoi, quando le cerchi, succedono. La fortuna, in un certo modo, te la crei. Dipende da te.

 

Che cosa resta del bambino che eri, appassionato di cinema e di videomaking?

Resta la stessa voglia di creare con la fantasia cose che nella realtà non sono possibili. Quando ero piccolo, volevo essere un regista horror, di fantascienza. Crescendo, ho trovato uno sbocco nella comicità. E poi è rimasta la stessa artigianalità.

 

Qual è l’ultima cosa che ti ha fatto ridere?

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La mafia non è più quella di una volta, il film di Franco Maresco. Ci sono delle interviste pazzesche: mi hanno fatto morire dal ridere. Sono iperreali, ma sono così assurde che diventano comiche.

 

Di cosa hai paura?

Del dolore. Ma è una cosa che fa paura a tutti, direi.

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