A ME GLI OCCHI (E GLI ASCOLTI), PLEASE - GIGI PROIETTI SPOPOLA IN TV: “NON SONO UN COMICO. UN ATTORE FA PIANGERE E FA RIDERE. CI PROVA SEMPRE - LA MESCOLANZA “ALTO” E “BASSO”? UNA STUPIDAGGINE. LE COSE NON SONO ALTE O BASSE. O SONO BUONE O NON LO SONO" - VIDEO STRACULT

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Alessandra Comazzi per la Stampa

PROIETTI PROIETTI

 

«Sono al settimo cielo giusto perché non c' è l' ottavo», ha detto Gigi Proietti, 77 anni compiuti il 2 novembre, pungente segno dello Scorpione, quando ha saputo gli ascolti del suo show teatrale trasferito in tv: Cavalli di battaglia , dal Teatro Verdi di Montecatini, torna stasera su Rai 1, tra gli ospiti Renzo Arbore, Enrico Brignano, Lillo e Greg, Neri Marcorè, Max Tortora, Bianca Guaccero. Gli spettatori della prima puntata sono stati oltre 5 milioni. Moltissimi, per un varietà di ampia durata.

 

Si aspettava questo risultato?

«Tutti ci aspettiamo un buon esito, ma oltre 5 milioni di persone a seguire uno show di impianto teatrale sono un' enormità. Dico di impianto teatrale perché abbiano provato, e stiamo provando, moltissimo.

enrico brignano enrico brignano

 

Un tempo era normale, fare le prove per i varietà tv. E le prove fanno la differenza. Però ho realizzato la puntata con 38 e mezzo di febbre, ora sto meglio. Sono lieto del lavoro degli ospiti, tutti vengono volentieri. Baglioni, per esempio, persona deliziosa: ho letto versi delle sue canzoni come fossero di Shakespeare, sono davvero bellissimi».

 

Tra gli ospiti di stasera ci sarà Enrico Brignano: com' era a scuola?

«Bravo. Un bravo allievo del mio Laboratorio di esercitazioni sceniche, così si chiamava trent' anni fa. Parlo ancora di loro come dei miei ragazzi: Flavio Insinna, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Pino Quartullo, Massimo Wertmüller, Chiara Noschese, sono stati tanti. Un' esperienza bellissima che durò 16 anni. La scuola era finanziata dalla Regione, gli allievi non pagavano, anzi, prendevano 9 mila lire, ma dovevano essere bravissimi. Per entrare, si sottoponevano a provini duri, infiniti. Ma poi la Regione chiuse».

PROIETTI BAGLIONI PROIETTI BAGLIONI

 

Con «Cavalli di battaglia» lei festeggia 50 anni di carriera. Non era figlio d' arte, come le è venuto in mente di recitare?

«Dopo la maturità classica, studiavo giurisprudenza. Suonavo, cantavo, mi piaceva recitare. Ho cominciato a lavorare, ma non pensavo che quella sarebbe diventata la mia professione. Era più un divertimento, una curiosità, io sono curiosissimo. Mi divertivo, e mi pagavano pure, che cosa volevo di più? Poi è arrivata la passione, e non ho più smesso».

 

Dunque prima la pratica e poi la passione?

«Ebbene sì. La svolta è stata con lo Stabile dell' Aquila, per il quale ho lavorato tantissimo, adesso si può bene immaginare la stretta al cuore che mi porto.

 

FLAVIO INSINNA FLAVIO INSINNA

Facevamo Il dio Kurt di Moravia, lì ho capito definitivamente che quello sarebbe stato il mio lavoro. Senza fare cose comiche. Non sono un comico. Un attore fa piangere, fa ridere, ci proviamo sempre».

 

Lei in tv interpretò un personaggio che fu pietra miliare della serialità italiana: il maresciallo Rocca, in onda dal 1996 al 2008. Perché piacque tanto?

«Perché fu vincente l' idea di Laura Toscano, la sceneggiatrice, che non c' è più: seguire un uomo d' ordine nelle indagini e nella vita privata, con gli umanissimi problemi di tutti, arrivare a fine mese, trattare con i figli. Da 25 anni non facevo uno show in tv. Ma di personaggi ne ho interpretati tanti. L' architetto, in Un nero per casa , con Cristiana Capotondi, nel 1998. E, più di recente, il giornalista, con Una pallottola nel cuore ».

 

I giornalisti delle fiction non hanno mai grande successo: ha rischiato?

«È stata una sfida, ma anche una prova di fiducia nei confronti della categoria».

PROIETTI TEOCOLI CACCAMO PROIETTI TEOCOLI CACCAMO

 

Meryl Streep ai Golden Globes ha fatto il suo discorso politico: che cosa pensa di un artista che parla di politica?

«Penso che se abbiamo delle idee, sia giusto esprimerle. Un tempo facevamo le dichiarazioni di voto. Anch' io. Adesso ce la metto tutta a seguire la politica, solo che è difficilissimo. Ti dicono che non esistono più la destra e la sinistra. Invece non è vero: nei nostri cuori esistono.

 

Mi auguro che tutto si normalizzi e che la politica si liberi della teatralità. Ho sentito un' espressione, di recente: la post verità. Ma che cos' è la post verità? È una bugia. È un termine che può riguardare il teatro, dove c' è la finzione, che è onesta. Ma non può riguardare la politica. Dove la dicotomia vero-falso deve esistere».

 

La sua prima fiction tv?

«Non si chiamavano fiction, ma romanzi sceneggiati. Il circolo Pickwick da Dickens. Ugo Gregoretti, il regista, era venuto a vedermi mentre facevo teatro di cantina, nel 1968. Teatro del 101, lo chiamavamo, perché aveva 101 posti che non riempivamo. Non avevo mai fatto tv, mi scelse. E dello sceneggiato composi anche la sigla. Andammo a registrarla alla Rca, mi presentarono un ragazzo con i capelli ricci che mi avrebbe accompagnato: era Lucio Battisti».

 

Come andò con Carmelo Bene?

GIGI PROIETTI GIGI PROIETTI

«Facemmo alla sua maniera La cena delle beffe di Sem Benelli, lo portammo al Sistina, un azzardo, e il pubblico apprezzò».

 

«Cavalli di battaglia» è una sorta di clonazione di «A me gli occhi please», vero?

«Mettere insieme i pezzi teatrali era una novità, nel 1976. Facciamo uno spettacolo antologico e debuttiamo a Sulmona. Lo spettacolo si chiamava A me gli occhi e basta. Sembrava finisse lì, e poi, vent' anni dopo l' esperienza del Teatro tenda di Gassman, ripetemmo, sempre sotto la tenda. Cinquecentomila presenze solo a Roma».

 

La mescolanza di alto e basso: lei l' ha inventata 40 anni fa. La pratica ancora?

«Non la pratico perché non esiste, trovo sia una stupidaggine.

Le cose non sono alte o basse. O sono buone o non lo sono. Io non contaminavo: cercavo cose buone».

 

Lei fa la tv: la guarda anche?

«Sì. Una volta seguivo molto i dibattiti, ora non riesco più. Ci sono dei buoni sceneggiati. Mi è molto piaciuto Rocco Schiavone : Giallini è bravissimo».

GIGI PROIETTI GIGI PROIETTI

 

Va sui social? «No». Le sue figlie Carlotta e Susanna recitano: è contento?

«All' inizio no. Poi, l' oste dice che il suo vino è buono, e io dico che sono brave. Abbiamo fatto una compagnia familiare come quelle di una volta. Va bene».

 

 

 

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