MICHELE BRAVI “CANTA” LA GENERAZIONE FLUIDA: “SPERO DI INNAMORARMI: UOMO O DONNA NON CONTA. IN AMORE LA NECESSITÀ DI DIRE SE STAI DA UNA PARTE O DALL'ALTRA PER LA MIA GENERAZIONE NON C' È - SONO PARANOICO, AL LICEO ODIAVO I PROF, NON VOGLIO ESSERE ALL' APICE A 22 ANNI: E A 30 ANNI COSA RACCONTO? – VIDEO

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Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”

 

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Sarà la pelle bianchissima, saranno gli occhi azzurri, il sorriso dolce. Saranno tutte queste cose e altre ancora, ma la prima impressione su Michele Bravi è quella di un ragazzo tenero e quasi compassato. Errore. E anche grosso. Michele Bravi è uno che parla e parecchio, si appassiona, si butta, litiga e, se non condivide, ci mette meno di due minuti per mandare chi ha di fronte - diciamo - a quel paese.

 

Un carattere che gli ha garantito parecchie discussioni e un 4 fisso in condotta al liceo. Ma un carattere, anche, che lo ha portato dritto dove è ora, con un disco, Anime di carta, che da dopo Sanremo non l' ha più fatto fermare, alla faccia di chi gli diceva che il successo, quello arrivato dopo aver vinto X Factor , non lo avrebbe rivisto più. «Ho dimostrato quello che volevo ma non era scontato, capisco chi non comprendeva le mie scelte».

 

Tipo dire di no al primo invito al Festival e aspettare tre anni per mettere piede all' Ariston: «Quando mi aveva chiamato Fazio dopo X Factor , mi sono detto: ma come faccio a presentarmi su quel palco? Avevo 18 anni, non ero pronto a dire niente». Certo, «se avessi saputo quanto sarebbe stata dura dopo, non so cosa avrei fatto. È andata bene, ma lo so ora. Mi hanno detto che ci voleva coraggio per dire no: io ho sempre pensato che è più coraggioso esporsi senza essere sicuro di quello che dici».

FERRO BRAVI FERRO BRAVI

 

Questo non toglie che «ho provato rancore per chi mi diceva che era finita. Dentro casa mia volavano i vaffanculo (una parola che si ripeterà abbastanza spesso nel corso della chiacchierata). Adesso provo rancore per la falsità, quando mi sento dire: l' ho sempre saputo. Non lo sapevo io, stai zitto. Ero il primo ad avere dubbi, ma certe persone non si rendono conto di che impatto possa avere una frase».

 

Specie su di lui, che si sente «perseguitato dal mondo, sono paranoico. E mi piace essere sfacciato», ammette.

 

Bisogna esserlo se Tiziano Ferro scrive un testo per te e tu gli rispondi che in certi passaggi non ti riconosci: «Non è una prima donna e mi ha insegnato tanto. Quei passaggi li abbiamo riscritti insieme. Se non capisco quello che dico non riesco a cantarlo», spiega come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

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Un' attitudine che lo accompagna da sempre: «Al liceo mi piaceva studiare ma odiavo i miei professori, del tipo che se li incontro per strada anche adesso faccio ancora fatica a trattenere la rabbia». Il motivo? «Non so relazionarmi con chi chiude la lezione con il libro: per me devi avere un immaginario molto più ampio, ci sono troppi professori e pochi maestri. Io avevo bisogno di qualcuno che mi cambiasse. Il fatto che non lo capissero mi fa saltare la testa».

 

Ma la dolcezza, l' emotività? «C' è ma su ogni cosa mi faccio anche un sacco di film mentali, non riesco a tenere ferma la mente: vado, mi perdo, mi ripiglio...». Hanno parlato di questo suo periodo come di una rivincita, «ma io non ho mai smesso e non mai iniziato davvero. Faccio musica come professione da tre anni e mezzo: non voglio essere all' apice a 22 anni. A me il batti il ferro finché è caldo terrorizza: e a 30 anni cosa racconto?».

Per ora i suoi sentimenti: «Non faccio troppi ragionamenti, se scaletti la tua vita diventa una prigionia. Posso raccontare solo quello che vivo».

 

Non ha fatto calcoli nemmeno quando, a Vanity Fair , ha detto che stava male per una storia finita: «Mi hanno chiesto chi era la ragazza per cui soffrivo e ho solo risposto: veramente è un ragazzo. Incredibile. Chi ha la mia età mi ha detto: mi spiace. Le persone più grandi invece hanno fatto titoloni, scritto che ero stato coraggioso. Ma per cosa? Ho solo detto che stavo male perché avevo chiuso una storia». Per lui non è stato un coming out: «Questa necessità di dire tu stai da una parte o dall' altra per me non c' è, e credo sia lo stesso per molti della mia generazione. So di avere un minimo di influenza: non voglio mettere da solo delle categorie».

michele bravi michele bravi

 

Quindi i commenti in cui gli dicevano «ora sei libero di amare, che scelta forte, bravo... mi hanno stupito. Mi fa rabbia chi dice: "Se la società fosse così sarebbe tutto più semplice". Le cose si cambiano solo vivendole con naturalezza. Con il termine coming out mi stai buttando fuori da una categoria e non è così». Anche perché, «ci sono i miei testi, gli aggettivi che uso, le "a" e le "o", che parlano per me. Ho raccontato anche quello che è successo dopo questa storia finita, che è quello che succede a tutti: ti lasci e vai con chiunque. Così ho scritto anche del sesso orale con una ragazza. E quindi? Canto "ho lasciato troppe volte la mia impronta sopra un letto". Cosa sto dicendo? Che stavo lì a fare di tutto. Per questo non riconosco quella venatura eroica che pure, rispetto al mio ego, fa piacere.

 

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Sono solo un interprete della mia vita». Se la prossima persona che gli farà battere il cuore sarà un uomo o una donna non è un punto: «Mi auguro solo di innamorarmi, di chi non conta.

 

Male che vada il prossimo disco lo dedicherò al mio cane, si chiama Signora Longari: siamo in simbiosi. Dà forma al mio vivere: aiutarla mi aiuta, toglie un po' del mio ego». Ma l' idea di avere figli, ora, lo terrorizza: «La mia classe era di 13 persone: tre sono già diventati genitori. Ho un' ansia terribile che possa succedermi, rovinerei la vita di qualcun altro, ho 20 anni, mi prenderebbe male solo l' idea. Finirei in analisi subito e il bambino in qualche centro... Madonna, adesso me l' avete augurata... Mi è salita un' angoscia... Anche una mia amica storica è rimasta incinta, orribile, le ho detto: ma tu hai la mia età, nooo». Concetto chiaro.

MICHELE BRAVI X FACTOR MICHELE BRAVI X FACTOR

 

MICHELE BRAVI MICHELE BRAVI

«Ho grossa difficoltà a stabilire rapporti saldi, prima che capisca l' altro e mi faccia capire ce ne vuole. La leggerezza non è il mio carattere: vivo tutto male. Ma quando canto non mi faccio più paranoie: vivessi cantando sarebbe tutto più bello». Tornasse indietro risponderebbe ancora male ai professori? «Sì, sì. Se capisco che non c' è più modo di comunicare, il vaffanculo per me è l' unica soluzione. Hai la possibilità di giudicarmi? Ok. Io però ho quella di mandarti affanculo. Se sei solo interessato a impormi qualcosa è il mio modo per dire stai lontano da me». Non sarà dolce ma, in effetti, efficace.

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