MOGGI, DEMOLITORE DI PALAZZI - DOPO LA RADIAZIONE, BIG LUCIANO PASSA AL CONTRATTACCO - “IL MILAN PARLAVA CON COLLINA, L’INTER CHIEDEVA PUNTI EPPURE LA FIGC PUNISCE ME PER COPRIRE LE COLPE ALTRUI” - “CARO DR. PALAZZI, PERCHÉ ESISTE UN VERBALE IN CUI IL DOTTOR PICHI, DELL’UFFICIO ‘LAVORI E PREMI’, DICE AD UN DIRIGENTE DI UNA SOCIETÀ ‘PARLERÒ IO CON IL TUO PRESIDENTE PER DIRGLI COME FARE A NON PAGARE IL PREMIO’? PERCHÉ PICHI, IN FRETTA E FURIA, DOVETTE DIMETTERSI?”…

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Luciano Moggi per \"Libero\"

MoggiMoggi e Giraudo

Nostalgia, nostalgia canaglia: Palazzi ed Artico come Al Bano e Romina!
Letta la sentenza sulla radiazione e soprattutto le sue infondate motivazioni, si può senza dubbio dire che il procuratore federale ed il presidente della Commissione Disciplinare siano fermi al 2006. Forse perché spaventa - e non poco - confrontarsi con le nuove prove emerse dal processo di Napoli, che smontano completamente il teorema accusatorio federale.

La Figc aveva deciso la radiazione ben prima che si celebrasse il processo tenutosi nei giorni scorsi, ovvero quando Abete ha fatto scrivere un\'apposita norma che consentisse alla giustizia sportiva la magia di riportare gli orologi a cinque anni fa: cioè, ai tempi in cui\'erano colpevoli ed onesti. Quando si è preferito condannare chi - come il sottoscritto - si dilettava a battute ed esagerazioni al telefono con amici e conoscenti, lasciando impuniti quanti promettevano regali agli arbitri, entravano negli spogliatoi per ricordare all\'arbitro l\'importanza di un risultano favorevole (Giacinto Facchetti) o davano qualche ritocchino ai documenti dei propri tesserati (Inter).

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SEQUESTRO INVENTATO
La sentenza di ieri mi attribuisce aberranti conseguenze che avrei determinato con la mia presunta condotta illecita come il sequestro di persona di Paparesta?
Si perché pochi hanno correttamente spiegato che per i giudici sportivi quelle sentenze rese nel 2006 devono essere considerate ancora attuali e, parole loro, costituiscono il presupposto per questa paradossale condanna.

Tuttavia durante la prima caotica, frettolosa e superficiale parte di Calciopoli, mi attribuirono tra le tante assurde sciocchezze - oggi dimostratisi miseramente false - anche l\'aver sequestrato appunto un arbitro nel proprio spogliatoio al termine di una partita sfavorevole per la Juventus. Quel fatto non è mai avvenuto e c\'è stata anche una pronuncia di archiviazione. Solo per gli inquirenti federali Paparesta è ancora lì che urla di essere liberato. E io sono quello che illecitamente alle 11.53 di un dato giorno venivo a conoscenza delle designazioni arbitrali (assistenti), quando già mezz\'ora prima il signor Meani (allora dirigente accompagnatore del Milan) riceveva un sms: «Arbitro TREFO (Mat- teo Trefoloni, ndr) non mollate siamo tutti con voi».

Ovviamente c\'erano i nomi degli assistenti. Ma, caro dottor Palazzi, non si è mai domandato chi fossero quei «tutti» che parteggiavano per il Milan contro ovviamente alla Juve? La Figc dovrà assumersi le proprie responsabilità per aver fatto scempio della verità e della legalità, disattendendo completamente l\'obbligo di attualizzazione del procedimento disciplinare che l\'Alta Corte del Coni aveva imposto. Qualche settimana fa quell\'organo si era espresso specificando un principio logico ancor prima che giuridico: se oggi si decide per la preclusione, questa decisione deve fondarsi sulle prove di cui oggi si dispone.

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Durante l\'udienza davanti alla Commissione Disciplinare, la mia difesa ha formulato un semplice quesito, a cui non è stata data alcuna risposta: quali sono le accuse che oggi consentono di confermare le condanne del 2006 e legittimare la radiazione?

A questo semplice quesito si è preferito non rispondere per ribadire anacronistiche accuse di condizionamento del sistema arbitrale. Non ero certo io quel dirigente che incontrava nottetempo arbitri in ristoranti durante l\'orario di chiusura degli stessi, per esigenze di \"riservatezza\". Né mi risulta che nessun arbitro abbia mai avuto lo stesso sponsor della Juve, come invece è accaduto per Collina con la \"Opel\" rossonera.

INCONTRI NELLA NOTTE
Uno dei siti juventini, Ju29ro, mi suggerisce di chiedere a Palazzi di chiudere per un attimo gli occhi (ovviamente non come ha fatto per l\'inchiesta \"Premiopoli\" di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi e parleremo ancora più avanti) e di immaginare il colonnello Auricchio ad ascoltare \"Giraudo che chiama l\'arbitro\" il giorno dopo un Milan-Juve (Collina ndr). Il procuratore immagini poi quest\'arbitro - sempre Collina - mentre chiama Moggi per commentare gli episodi della partita dando anche la spiegazione(?) della mancata espulsione di Nesta per un fallo da rosso su Nedved. immagini poi ancora lo stesso fischietto affermare che lo ha appena chiamato «il numero uno» che «è stato carino». Palazzi, adesso riapra gli occhi: si accorgerà che queste telefonate \"immaginarie\" esistono davvero, ma che i veri protagonisti vestono il rossonero milanese. E l\'arbitro non è il \"cupolaro\" De Santis, ma Collina.

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In ogni caso, questa sentenza verrà certamente appellata e si percorrerà ogni soluzione sportiva ed extrasportiva perché sono certo che arriverà il momento in cui certi \"sedicenti giudici\" saranno giudicati! Ma a proposito di \"giudicare i giudici\", caro dr. Palazzi, visto che siamo ormai siamo in confidenza, ci spieghi cosa possa essere successo nell\'ufficio «Lavori e Premi», diretto allora dal prof.Pichi, che dava anche lezioni ai suoi figli.

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Questo ufficio doveva garantire il pagamento dei premi per la valorizzazione dei giovani talenti: 80 giocatori, qualche milione di euro di valore e anche qualche nome importante come quello di Federico Marchetti portiere del Cagliari (o almeno il suo nome c\'era fino al furto dei documenti). Spieghi agli sportivi italiani perché esiste un verbale in cui in cui il Pichi dice ad un dirigente di una società «parlerò io con il tuo presidente per dirgli come fare a non pagare il premio».

Complimenti, dottor Palazzi, mi auguro soltanto che il prof.Pichi non abbia insegnato ai suoi figli le brutte abitudini che usava nell\'ufficio di cui sopra. Ma Lei sapeva dottor Palazzi? Diceva un grande uomo che a pensare male spesso si indovina, noi pensiamo appunto che lei sapesse visto che vietò - prima verbalmente e poi via email - di entrare in quell\'ufficio ad investigare perché presentava «criticità» (così recita la sua mail in nostro possesso). Ci spieghi dottor Palazzi, e spieghi a tutti perché Pichi, in fretta e furia , dovette dimettersi.

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E ancora perché il suo solerte collaboratore, l\'avvocato Marco Mattioli, venne trasferito alla Procura all\'Antidoping. Successivamente, stranamente, dite che quei documenti furono rubati. Ripeto, stranamente. Tutte queste domande aspettano adesso una sua risposta, ma una risposta anche del presidente federale Giancarlo Abete per evitare ad entrambi il fastidio di doverla poi dare in un\'aula di tribunale. Il fatto aberrante è solo questo: l\'amministrazione della giustizia sportiva.

In conclusione mi permetta di dirle, dottor Palazzi, che, data la statura intellettiva da lei dimostrata, potrebbe essere pronto anche per incarichi ben più prestigiosi. Magari come assessore comunale in qualche importante città.

 

 

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