“OMICIDIO DI IMPRESA” - IL LIBRO DI CLAUDIO PATALANO DENUNCIA IL CORTOCIRCUITO MAGISTRATURA-BANCA D’ITALIA CHE HA DISTRUTTO IL GRUPPO DELTA, UN’AZIENDA BANCARIA DI 1000 DIPENDENTI - IL RUOLO DEL SOCIO DI MINORANZA, SOPAF, DELLA FAMIGLIA MAGNONI

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Annamaria De Sanctis per http://www.affaritaliani.it

 

CLAUDIO PATALANO - OMICIDIO D IMPRESA CLAUDIO PATALANO - OMICIDIO D IMPRESA

Se un economista d’impresa, con tanto di esperienza di banchiere come Claudio Patalano, scrive un libro sulla distruzione di un gruppo creditizio nel suo momento di maggiore espansione, attribuendone la responsabilità al corto circuito di funzioni e poteri dei soggetti pubblici e privati coinvolti, c’è da farsi qualche domanda su come vanno certe cose in Italia e c’è da augurarsi che una storia così non si ripeta.

 

Leggendo “Omicidio di impresa. Il caso del Gruppo bancario Delta” (edito da Rubbettino) si ritrovano tutti i difetti di un sistema in cui nasce e si sviluppa un progetto di successo, che crea ricchezza e occupazione tra il consenso generale, ma che, quando cambia il vento, smette di comportarsi in modo razionale e si accanisce su un’azienda in buona salute. Quest’ultima diventa all’improvviso sospetta e, quel che è peggio, nessuno muove un dito per salvaguardare il valore che nel frattempo è stato generato.

GRUPPO DELTA GRUPPO DELTA

 

Il caso è quello del gruppo bolognese Delta, nato nei primi anni Duemila per operare nel settore del credito al consumo e poi cresciuto rapidamente fino ad occupare mille addetti e a suscitare l’interesse di primari operatori del mercato. L’inaspettato declino arriva tra il 2008 e il 2009 quando il clima nel Paese è pesantemente condizionato dalla crisi di fiducia internazionale scatenata dal crack di Lehman Brothers.

 

È anche il periodo in cui il governo italiano decide di ricorrere allo scudo fiscale per favorire il rientro dei capitali, cosa che accende i riflettori sui paradisi fiscali e, d’improvviso, trasforma un rapporto di buon vicinato in un clima di ostilità nei confronti della Repubblica di San Marino, la cui Cassa di Risparmio è tra i soci di Delta.

 

GRUPPO DELTA GRUPPO DELTA

Patalano, che di Delta è stato consulente tra il 2003 e il 2009, cerca di comprendere le ragioni, palese ed oscure, che hanno condotto alla distruzione del gruppo bancario, nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria che lo ha visto come ‘indagato’ per un breve periodo di tempo, nella fase iniziale del procedimento penale. Ma perché scrivere oggi un libro sul caso Delta?

 

“Perché è emblematico delle possibili criticità di funzionamento del sistema economico, relazionale e istituzionale del nostro Paese. A volte si creano concatenazioni di eventi e reazioni che – a prescindere dagli obiettivi e dalle intenzioni dei diversi attori coinvolti – possono causare ingiustificata distruzione di valore ed enormi danni alla collettività”, riflette l’autore, che per scrivere questa storia ha attinto all’ampio archivio di documenti raccolto negli anni in cui ha lavorato per l’azienda.

 

GRUPPO DELTA - COSA CONTROLLa GRUPPO DELTA - COSA CONTROLLa

Patalano, che vanta esperienze come ispettore della Banca d’Italia, direttore della Banca nazionale del lavoro e commissario liquidatore della Sicilcassa, ha una profonda conoscenza del mondo bancario e finanziario e delle problematiche di management e delle aziende in default (ha partecipato, tra l’altro, alle indagine sui fondi neri dell’Iri e a quella sull’affaire Atlanta della Bnl).

 

bankitalia big bankitalia big

Ma veniamo ai fatti. La fine di Delta è determinata da una serie di fattori, compresa una fase di acceso dissidio tra i soci su scelte strategiche sul futuro del gruppo proprio alla vigilia della tegola giudiziaria. A giugno 2008 la Procura di Forlì avvia un’inchiesta (non ancora conclusa), per mano del p.m. Fabio Di Vizio, per presunte associazioni per delinquere finalizzate a reati di abusiva attività bancaria e finanziaria, riciclaggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’Autorità di Vigilanza.

 

Ne conseguono i provvedimenti della Banca d’Italia, prima con la revoca dell’autorizzazione a detenere partecipazioni nel capitale di Delta per tutti i soci eccetto Sopaf, poi con la gestione provvisoria e, infine, con l’amministrazione straordinaria. Un atto, quest’ultimo, assunto con l’obiettivo di un ritorno in bonis dell’azienda che però, come spiega l’autore, “non appare perseguito dai commissari straordinari”.

 

i fratelli magnoni i fratelli magnoni

Ma quali sarebbero esattamente i punti oscuri? Tanto per cominciare, i rapporti tra magistratura inquirente e Vigilanza della Banca d’Italia, i quali, secondo Patalano, sono stati talvolta tanto fitti da “sembrare oltrepassare i limiti della naturale collaborazione tra le due istituzioni”.

 

Un altro aspetto è l’innegabile centralità che nella vicenda ha assunto il socio di minoranza, Sopaf, della nota famiglia Magnoni, per i conflitti che si sono determinati in seno alla compagine sociale in occasione dell’ultimo aumento di capitale. E ancora, gli accordi conclusi nell’estate del 2009 con la Cassa sammarinese per la cessione della propria partecipazione nel capitale sociale di Delta. Infine, sempre secondo l’autore, “la poco comprensibile condotta dell’Organo di Vigilanza in taluni momenti come per le misure adottate a fronte di problemi di governance nell’azienda”.

 

NUMERI CASSA SAN MARINO - GRUPPO DELTA NUMERI CASSA SAN MARINO - GRUPPO DELTA

Insomma, c’è stato un disegno dei poteri forti? Patalano non ci crede, la sua ipotesi è un’altra. “Sono convinto che nessuno degli attori economici ed istituzionali del caso Delta volesse la distruzione di un’azienda con 1000 dipendenti, ciò però è accaduto per un cortocircuito provocato anche da condotte scomposte, da interpretazioni equivoche e dall’incapacità di percepire la concatenazione degli accadimenti e le conseguenze del proprio agire”.

 

Resta di fatto che una realtà così rilevante muore per un’imputazione di presunto ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’Autorità di Vigilanza e abusiva attività bancaria e finanziaria, non essendo Delta coinvolta nel più grave reato di riciclaggio.

 

Insomma, non c’è da stare allegri se in Italia il destino di un’azienda è legato più all’eventualità di trovarsi coinvolta in una trama kafkiana che alla sua capacità di stare sul mercato. Ed è per questo che il libro di Patalano vuole avviare una riflessione sul fenomeno degli “omicidi d’impresa” a cui si assiste troppo spesso in vari campi (comprese banche e assicurazioni).

 

“L’impresa è un bene della collettività, della comunità di riferimento. Mi sembra che queste siano ragioni valide per ritenere che il valore creato vada tutelato al di la degli interessi dell’azionista o della banca finanziatrice”. Ce n’è abbastanza per allargare la discussione e il sito internet www.omicididimpresa.it nasce per accogliere contributi sul piano sociologico, psicologico, giuridico, aziendalistico.

 

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