POSTA! - MA NON E’ CHE IGOR VACLAVIC E’ GIA’ SCAPPATO E NON HANNO IL CORAGGIO DI DIRLO? - SI DISCUTE SU COME TOTÒ RIINA, BOSS PLURIERGASTOLANO, DEBBA ESSERE ASSISTITO CON EFFICIENZA MENTRE I POVERI DISGRAZIATI FINISCONO AL SAN PAOLO DI NAPOLI TRA LE FORMICHE - IL TEATRO STABILE DI CATANIA: "NON SIAMO FALLITI. ANZI: CI APPRESTIAMO A LANCIARE LA SESSANTESIMA STAGIONE..."

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Riceviamo e pubblichiamo:

igor vaclavic 5 igor vaclavic 5

 

Lettera 1

Caro Dago, ma perché le forze dell’ordine non dicono chiaramente ai cittadini di Budrio che Igor Vaclavic è ormai scappato? Da più di due mesi è in piedi una mastodontica operazione di polizia che, nel silenzio della grande stampa, ha prodotto finora solo buchi nell’acqua. Possibile che un uomo solo tenga in scacco i corpi speciali? Come fa questo “Rambetto” dei Balcani a dribblare, in un fazzoletto di terra, mille uomini, cani e droni come fosse un fantasma? Secondo me Igor è già lontano e nessuno sa come dirlo all’opinione pubblica…

Alì Pescetti

 

Lettera 2

igor vaclavic 4 igor vaclavic 4

Caro Dago,

La faccenda del buon Fabio (Fazio) è finita come tutti temevamo. Il nostro eroe si è proposto a tutte le TV operanti in Italia, ricevendo offerte il line al suo valore di mercato, ovvero inferiore al tetto che "dovrebbe" essere fissato in RAI. Del resto non poteva essere altrimenti considerato che il pubblico di Fazio è costituito per lo più da persone che ritengono che in Italia ci siano solo tre canali! E così il bravo Fazio si è visto costretto ad accettare ancora una volta un contratto milionario!

Viva la RAI!

FB

 

Lettera 3

rosa caupozzo roberto fico luigi di maio rosa caupozzo roberto fico luigi di maio

Caro Dago, Di Maio fa il furbo. Ora che hanno fatto flop alle amministrative si accorge del problema migranti, ma prima votavano per abolire il reato di immigrazione clandestina.

Mauri

 

Lettera 4

Caro Dago, più che "sfondata sul lavoro", come da tuo libero adattamento dati Ocse, l'Italia sembra sfrondata del lavoro.

Giorgio Colomba

 

Lettera 5

Caro Dago, Alan Friedman non riconosce in Donald Trump il suo Paese, l'America della tolleranza. È l'America che ha lasciato Barack Obama, verrebbe da rispondergli.

Leo Eredi

alan friedman nell'intervista a mario monti 2 alan friedman nell'intervista a mario monti 2

 

Lettera 6

Caro Dago, Grillo si incazza con rom e migranti. Qualcuno gli spieghi che non sono stati loro a votargli di contro!

Marino Pascolo

 

Lettera 7

Dago, due PM per 'dolo e colpa grave' non intervengono mai e una donna viene uccisa. Condannati ... e chi paga ? Lo Stato cioè tutti noi. Nemmeno i loro nomi riporta la stampa. Speriamo che la notte gli appaia in sogno quella povera disgraziata.

Paolo P.

 

Lettera 8

Caro Dago, Travaglio o e’ scemo o e’ in malafede. Come fa ad essere molto sorpreso dal flop elettorale dei grillini! Hanno fatto flop perche’ sono assolutamente delle pippe con due capoccia che le sparano cosi’ grosse che anche un cane li terrebbe alla larga.

Cordiali saluti.

Piero

 

virginia raggi virginia raggi

Lettera 9

Caro Dago, non riesco a vedere il problema nella posizione del sindaco Raggi che non vuole altri migranti e campi rom a Roma. Se i romani non vogliono accogliere altri stranieri, avranno le loro ragioni, ma che problema c’è? A Milano hanno sfilato in centomila, col sindaco in testa, dichiarandosi pronti all’accoglienza, e allora accontentiamoli. Se Roma, e magari altre città italiane, non li vuole, ma Milano sì, abbiamo la soluzione e facciamo contenti tutti.

Roland Delmay

 

Lettera 10

Carissimo Dago buongiorno. Potrebbe far sapere alla Boldrini che in questi giorni è super indignata per la ventenne eletta pur avendo il simbolo del fascio che, in spagna il simbolo della polizia e composto da: una corona, una spada e un fascio. Fascismo di Stato? Chissa' !!!! Un buono spunto per dar via ad una bella critica internazionale. Cosi' avra' qualcosa da fare. Ciao Maurizio

 

raggi grillo roma raggi grillo roma

Lettera 11

Dagofenomeno caro, non ti bastano le cazzate che il guru di Genova ti propina e tu, ubbidiente alla parola francescana di un tale con villa affittata a 15.000 Euro a settimana, pubblichi. No, adesso ricicci in fretta e furia una cazzata scritta dal Giornale, unico quotidiano che se non avesse stampato sopra quel nome non si capirebbe di cosa si tratti, che i vari Sibilia e compagnia casaleggiante propinano a mezzo mondo, e pure a quell'altra.

 

La norma secondo la quale la fu-Equitalia potrebbe dal primo luglio pescare sui conti correnti in caso di sanzioni non pagate è vecchia del 2005, governo Berlusca 2. Ma il grilloide e i casaleggiani la spacciano per voluta da quel cattivone infingardo e malevolo di Renzi, che è peggio del lupo cattivo.

 

virginia raggi beppe grillo a porta a porta virginia raggi beppe grillo a porta a porta

E tu, ovviamente appecoronato in direzione Sant'Ilario, la ricicci, urlando al Renzi cattivo. Eppure esiste Wikipedia: alla stregua di tutti i grillioti, che usano la rete per documentarsi e spargere cazzate nel mondo, potresti usarla pure te, almeno una volta, no?

Il Bufalaro

 

Lettera 12

Gentil Dago, Totò Riina, boss pluriergastolano, chiede di essere assistito, con efficienza,  e di morire con dignità? E se lo spietato boss venisse trasferito all'ospedale San Paolo di Napoli, dove il letto di una paziente è stato assalito dalle formiche, ma don Vincenzo De Luca è intervenuto, subito, per far pulire i reparti e cacciare i responsabili ?....

Ossequi

Pietro Mancini

 

Lettera 13

BEPPE GRILLO E VIRGINIA RAGGI BEPPE GRILLO E VIRGINIA RAGGI

Caro Dago, anche il M5S si è accorto, con ritardo, del problema rom ed extra comunitari, pur blaterando che vuole un freno agli ingressi, non fa nulla per impedire che le navi umanitarie aspettino i barconi al limite delle acque territoriali libiche, per caricare i migranti per sbarcarli poi in Italia. Il ministero degli interni ci rassicura che non ci sono problemi di sorta, ma girando per le città del nostro paese, principalmente a Roma, siamo circondati da extra comunitari e rom che ci chiedono un obolo e non ci sentiamo più sicuri neanche di passeggiare nelle ore diurne, senza voler accennare al degrado delle stesse dovuto alla loro presenza. Gli altri paesi europei respingono i migranti alla frontiere, mentre noi non rimpatriamo  neanche i non aventi diritto d’asilo. Sino a quando potrà durare questa situazione prima che possa esplodere?

riina1 riina1

Annibale Antonelli

 

Lettera 14

Caro Dago, ma vadano a quel paese! Una signora nel letto di in un ospedale di Napoli coperta dalle formiche e ci si proccupa che Totò Riina abbia una morte dignitosa? Ma chi è il "criminale" che ha tirato fuori sta storia? Dev'essere uno che passa la giornata contando i piccioni che transitano davanti alla finestra del suo ufficio, altrimenti come si può giustificare l'assurdità di una simile vicenda?

Mario Canale

 

Lettera 15

TOTO RIINA TOTO RIINA

Caro Dago, Giuliano Pisapia - un personaggio molto pompato dai media "de sinistra", anche se il suo Campo Progressista nei sondaggi è, al momento, praticamente irrilevante - vorrebbe Romano Prodi come candidato del centrosinistra; dall'altra parte, gli esegeti di Arcore parlano di una nuova centralità di Silvio Berlusconi, che sarebbe - anche se non candidabile - il leader naturale del centrodestra. Insomma, è il nuovo che avanza... sì, ma quello del 1994! Federico Barbarossa

 

Lettera 16

Caro Dago, ricollocamenti. Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca sono la nostra polizza sulla vita. Non devono assolutamente accogliere alcun migrante. Se ne prendono mille da noi ne arriveranno 2 mila. Se ne prendono 5 mila ne arriveranno 10 mila e così via. Appena dai una mano quelli si prendono il braccio.

CONDIZIONI DEI PAZIENTI ALL OSPEDALE DI NOLA CONDIZIONI DEI PAZIENTI ALL OSPEDALE DI NOLA

 

Qualcuno, responsabilmente, deve mettere fine alla catena di Sant'Antonio creata da Renzi e dalla Merkel, e i tre ex paesi comunisti sembrano bene impostati per la bisogna. Se riusciranno a far svoltare anche gli omuncoli di Bruxelles che si lasciano guidare dalle emozioni anziché dalla razionalità, allora l'Europa forse riuscirà a salvarsi.

Sonny Carboni

 

Lettera 17

Caro Dago, qual è la preoccupazione dei fanatici dell'estrema sinistra italiana? Che al pronto soccorso di Nola i pazienti non vengano tenuti stesi sul pavimento? Che in Sicilia non venga rifiutato in più ospedali il ricovero ai neonati facendoli finire al cimitero? Che in un ospedale di Napoli i pazienti non abbiano il letto infestato dagli insetti? No. Per i fanatici di sinistra la più grossa preoccupazione è che una lista fascista non sia presente sulle schede elettorali.

OSPEDALE NOLA OSPEDALE NOLA

 

Lista già presente a Mantova nel 2002, 2007 e 2012. E se in 15 anni nessuno se n'è accorto, vuol dire che - contrariamente a quanto pensano i fasciofobici - una simile lista ha fatto meno danni di quanti ne stia facendo la Boldrini nel presiedere la Camera e nel voler aprire indistintamente le porte dell'Italia a chiunque si dichiari profugo in fuga da guerre e carestie mettendo in grave pericolo la sicurezza nazionale.

U.Novecento

 

Lettera 18 

IL TEATRO STABILE DI CATANIA NON E' FALLITO E SI APPRESTA A LANCIARE LA SESSANTESIMA STAGIONE

Il Teatro Stabile di Catania è vivo e vegeto. La nottata è passata.  Fondato nel 1958, rimane il terzo tra i teatri stabili italiani per longevità, e tra i primi per storia e tradizione. Il palcoscenico fatto grande da Turi Ferro e Umberto Spadaro  ha ripreso a produrre e ospitare spettacoli, mentre si appresta a lanciare la sua sessantesima stagione con produzioni proprie e artisti del calibro di Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta, Michele Placido.

 

È questa la buona notizia che siamo ben lieti di portare a quanti hanno avuto modo di leggere la lettera aperta "sul caso Eliseo" firmata da Emanuele Bevilacqua e Antonio Calbi, rispettivamente presidente e direttore del Teatro di Roma, e pubblicata tra l'altro su Dagospia e sul blog tenuto da Anna Bandettini, autorevole firma di "Repubblica". Contrariamente a quanto si afferma nella lettera in questione, il Teatro Stabile di Catania non è fallito. Riteniamo doversoso il chiarimento per le maestranze, gli attori, le compagnie che collaborano con noi e hanno creduto nella ripresa, insieme agli enti pubblici che ci sostengono e ci controllano.

 

E' presto detto. Intervenendo nell’acceso dibattito sul contributo a fondo perduto di 8 milioni di euro approvato dalla Camera dei Deputati per porre rimedio ai problemi finanziari del Teatro Eliseo, ecco che Bevilacqua e Calbi indicano tra gli esempi più gravi dei teatri in crisi proprio lo Stabile di Catania, descrivendolo come “praticamente fallito”. 

 

Sorprende che due figure di spicco del panorama teatrale siano rimaste ferme a fatti risalenti a più di un anno fa, quando lo Stabile etneo, tra aprile e maggio 2016, interruppe ogni attività a causa di un gravissimo collasso finanziario e patrimoniale. Ma già pochi mesi dopo, in settembre, il teatro lanciava la nuova stagione, riconquistando l’affetto del pubblico che non aveva mai perduto. Un miracolo? Un provvidenziale tesoretto tirato fuori dal cilindro del compiacente politico di turno? No di certo.

 

Vale anzi la pena di chiarire che la rinascita del Teatro Stabile di Catania è avvenuta a prezzo di impegno e sacrificio da parte di artisti e maestranze, senza poter contare su generosi emolumenti e senza normative ad hoc, ma mettendo in atto le virtuose strategie previste, nel rispetto della legalità, per risollevare gli enti culturali in difficoltà: ossia contrattando la riduzione del debito con i creditori ed elaborando un piano di rientro che ha aperto l’accesso al Ris (il fondo di rotazione regionale) e ha invece sbarrato la via ai decreti ingiuntivi, bloccati da un’ordinanza del Tribunale.

 

Lo Stabile di Catania ha attraversato in questo senso un percorso emblematico, dal finale affatto scontato. Un indebitamento così pesante di tanti, troppi milioni aveva infatti ridotto l’ente all’immobilità. Di finanziamenti a fondo perduto, neanche a parlarne.

Tanto più appare allora surreale il tocco di bacchetta magica che si prospetta per l’Eliseo! Chi – se solo potesse – non farebbe quello che ha fatto Barbareschi? Con ciò non vogliamo sottrarci dal prendere posizione su una situazione paradossale. Anzi.

 

Riteniamo che la responsabilità maggiore non sia da ascrivere al funambolismo trasversale del famoso attore e regista, ma alla crisi della politica, laddove quella che è stata definita una “manovrina” è potuta andare in porto all’insaputa del ministro competente Franceschini e contro il parere del ministro Padoan, creando problemi e contraddizioni rispetto al contributo che tutti abbiamo dato alla stesura finale del Decreto di riforma sullo spettacolo del vivo in corso di approvazione.

 

Ancor più spiacevole conseguenza è che tali fatti abbiano strappato il sipario, svelato l’ennesimo “inciucio”, giungendo a dividere anziché unire il mondo teatrale, come dimostra la varietà e fors’anche ambiguità delle posizioni assunte in diversi contesti, persino  in seno alla nostra associazione "Platea".

 

Dunque niente favori, né regali per lo Stabile catanese, ma piuttosto la svolta di un commissariamento straordinario che, per il tempo strettamente necessario, ha azzerato gli organi statutari di una gestione - questa sì - fallimentare, ponendo in atto una serie di contromisure per risanare la situazione finanziaria e patrimoniale. Ripianare il debito, si badi, non significa cancellarlo con un contributo a fondo perduto.

 

Significa elaborare un complesso piano di rientro, cercando un accordo con i creditori, ricorrendo alle norme previste dalla legge 3/ 2012 che blocca i decreti ingiuntivi, accedendo - come s'è detto - ad un fondo di rotazione regionale, aderendo infine alla rottamazione delle cartelle esattoriali, prevista nel cosiddetto "decreto Renzi".

 

Obiettivo: mettere a posto i conti e al tempo stesso continuare ad esistere come teatro e gratificare il pubblico che ha ripagato ogni sforzo con il suo calore. Abbiamo girato l’Italia con uno spettacolo che ha toccato 21 teatri e ha fatto numeri record: la pièce La pazza della porta accanto, atto unico di Claudio Fava, messo in scena da Alessandro Gassmann con Anna Foglietta nel ruolo di Alda Merini. Continuare, semplicemente.

 

Procedere con oculatezza e sacrifici, rinunciando agli straordinari ma non alla qualità. Siamo ora pronti ad inaugurare con Pirandello una stagione che sarà la sessantesima sxenza soluzione di continuità: titolo prescelto Sei personaggi in cerca d’autore, affidato alla regia di Michele Placido, omaggio al Girgentano nel centocinquantenario della nascita. La signora Bandettini si consideri già invitata, saremo lieti di accoglierla, e così gli altri critici teatrali come lei attenti alla illuminata conduzione artistica e alla sana amministrazione.

 

Last but not least, la breve esperienza maturata allo Stabile etneo sommata a quella di sovrintendente dell' Orchestra Sinfonica Siciliana (e prima ancora di direttore operativo del Teatro Massimo di Palermo) mi porta a proporre di estendere agli altri teatri le norme già a previste dalla Legge Bray per le fondazioni lirico-sinfoniche. Una soluzione concreta, realistica, che - senza beninteso abdicare all’inflessibilità verso chi ha mal operato - consenta una via di ripresa ai teatri in crisi. Immaginiamo di prevedere un fondo di rotazione da cui chi è in sofferenza possa attingere un prestito per risollevarsi.

 

Ciò eviterebbe fughe in avanti e consentirebbe di procedere secondo trasparenza, con  regole e opportunità uguali per tutti. Confrontiamoci, dialoghiamo. Né vale più tanto la distinzione tra teatro pubblico e teatro privato, un confine sempre più labile, dal momento che la provenienza e il mix delle risorse appare sempre più omogeneo.

 

Tuteliamoci gli uni con gli altri. Né figli, né figliastri. Senza distinguere, lo ribadisco, tra pubblici e privati. Ma guardando piuttosto alla storia e alla tradizione di ognuno, alla qualità dei progetti. Perché, senza ignorare le peculiari differenze, a unirci tutti è l’indivisibile missione del Teatro.

Giorgio Pace

Commissario straordinario del Teatro Stabile di Catania

 

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