"prostitution étudiante" - Esce a fine agosto "Student Services" un film francese che racconta come tante studentesse universitarie francesi si prostituiscono, part time oppure occasionalmente, per pagarsi gli studi, le tasse universitarie, le bollette - Nel 2006 erano oltre 40 mila in Francia. E in Italia? Nessuno lo sa, ma esistono, eccome - Il film è onesto, duro, non fa sconti e non giustifica, ma ci racconta un mondo sconosciuto. Noi invece facciamo "nessuno mi può giudicare" con Paola Cortellesi....

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Michele Anselmi per "il Riformista"

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Se ne parla anche in Italia. Un libro-inchiesta di Alessandro Calderoni, "Il mestiere più @ntico del mondo", ha rivelato ad esempio la storia di Debora, studentessa universitaria a Venezia che arrotonda alla grande col sesso, ma per ora non esistono ricerche attendibili in grado di quantificare il fenomeno. Eppure esiste.

I francesi la chiamano «prostitution étudiante», riguarda perlopiù studentesse fuori sede che si vendono occasionalmente o part-time per pagarsi il posto letto, le tasse universitarie, le bollette, ogni tanto una cena al ristorante o un vestitino nuovo. In Francia sarebbero 40 mila, su una popolazione universitaria di circa 2 milioni, e sono cifre di cinque anni fa, il periodo al quale fa riferimento il libro autobiografico di Laura D. "Mes chères études", ora diventato un bel film.

"Student Services" l'ha diretto Emmanuelle Bercot, trovando nella giovane attrice belga Déborah François, scoperta dai fratelli Dardenne, la protagonista ideale. In realtà ha 24 anni, ma nei panni della diciottenne Laura, figlia di un muratore e un'infermiera, è perfetta: acerba e toccante, biancheria intima da educanda, il corpo armonioso, una sensualità distratta, forse inconsapevole, la voglia di studiare sodo per ottenere la laurea in lingue straniere.

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Il film, prodotto da Canal+ per il piccolo schermo, da noi uscirà a fine agosto, targato Bolero, e ci si augura che il pubblico voglia dedicargli l'attenzione che merita. Tanto nessuna tv generalista mai lo acquisterà, neanche per mandarlo a mezzanotte. Magari Sky. Naturalmente "Student Services" non giustifica e non condanna, semplicemente racconta, senza nulla edulcorare, una risposta possibile, ancorché non auspicabile, alle nuove forme di povertà giovanile che avvelenano l'Occidente capitalistico.

Dice la regista: «Ovviamente non esiste al mondo nessuna fatalità che possa fare della prostituzione l'unico rimedio alla precarietà studentesca. Il mio obiettivo consiste nel restituire, nel modo più onesto possibile, l'esperienza vertiginosa e dolorosa di Laura; nel seguire in maniera quasi epidermica l'esperienza traumatizzante di una giovane donna che si ritrova a vendere il proprio corpo per sopravvivere».

Già, sopravvivere. Perché all'inizio del film, e sembra quasi incredibile che accada a pochi chilometri da Parigi, Laura sviene in aula durante una lezione. Perché è debole, mangia poco e male. La ragazza non ha cellulare, indossa sempre gli stessi jeans, si sente in colpa perché le hanno appena tagliato la luce nel mini-appartamento che divide col fidanzato. Il lavoretto al call-center, ramo pompe funebri, non rende e porta via troppo tempo, così risponde ad un annuncio su Internet di un tal Joe, 50 anni, che cerca «studentesse per momenti di tenerezza».

Per 100 euro all'ora. Lei accetta l'incontro al buio, tre giorni dopo si vedono: lui non è nemmeno troppo maiale, vota pure la socialista Ségolène Royal, solo gli piace farlo strano. «Io ho i soldi e li uso. Tu hai il culo e lo usi» teorizza l'uomo. E così, senza dirlo a nessuno, quasi sdoppiandosi, Laura comincia a prostituirsi. L'esaltazione per il denaro guadagnato "facilmente" le fa dimenticare le sensazioni sgradevoli. Ma fino a quando può durare?

Dimenticare "Nessuno mi può giudicare", l'italica commediola di Massimiliano Bruno nella quale l'ultrapremiata Paola Cortellesi incarna una signora burinotta dei Parioli costretta a improvvisarsi escort dopo la morte del marito faccendiere. "Student Services" sfodera un'altra pasta, anche drammaturgica, per non dire estetica, di stile. Ma già si sapeva che i francesi, su questi temi, hanno una marcia in più.

Le due vite di Laura, gli incontri con i clienti danarosi e il rapporto con il trentenne sfaccendato che la ama, sono narrate con precisione sociologica, mostrando nudità e amplessi senza ipocrisia, ma anche con finezza psicologica, quasi da ritratto intimo. Lo riconoscono anche Donatella Poselli (Unione italiana genitori) e Antonella Calizia (Telefono Azzurro), che ieri mattina, a fine proiezione, hanno animato il dibattito attorno al film, senza moraleggiare sulla vicenda. Del resto Laura è maggiorenne. E quindi...

 

 

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