"RENZI IMPARI DA SALVINI" - CLAUDIO AMENDOLA, CHE HA SEMPRE VOTATO A SINISTRA, ELOGIA IL LEADER LEGHISTA: "E’ IL PIU’ ABILE. CERCA DI FARE QUELLO CHE PROMETTE. LA POLITICA? HANNO PROVATO A COINVOLGERMI TANTE VOLTE, MA SERVONO UN RIGORE E UNA PREPARAZIONE CHE NON HO" – "LO SPOT DELLE SCOMMESSE SPORTIVE? RISPETTO PER CHI SOFFRE DI LUDOPATIA MA NON MI SENTO IN COLPA PER LORO”

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Maurizio Caverzan per la Verità

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Ha avuto un infarto che, dice, «mi ha cambiato la vita e mi ha fatto ricalcolare le priorità». Da quando, settembre 2017, si è ritrovato una notte in terapia intensiva, Claudio Amendola, 55 anni, figlio d' arte e marito di Francesca Neri, prova a dosarsi. Ma essendo persona generosa, non sempre riesce a frenarsi, anche quando si tratta di pronunciarsi sulle cose della politica.

 

Così succede che una volta gli diano del leghista, un' altra uno come Paolo Mieli lo invita a presentare il suo libro (La storia del comunismo in 50 ritratti) con questa motivazione: «Ho sfogliato i giornali dell' ultimo anno e le uniche due persone che abbiano parlato di comunismo e di valori con intelligenza, tenendo presente i sentimenti, sono state Claudio Amendola e Moni Ovadia». Amendola è di estrema sinistra e ha lavorato molto a Mediaset, apprezza l' abilità di Matteo Salvini, fa il testimonial di un marchio di scommesse sportive. Qui però partiamo da Hotel Gagarin, il film opera prima di Simone Spada, con Luca Argentero, Giuseppe Battiston e un poetico Phlippe Leroy. Una sorta di apologo lieve e incantato che mette di buonumore.

La frase chiave è una citazione di Lev Tolstoj fatta dal personaggio di Battiston: «Se vuoi essere felice, comincia».

 

A lei cosa dice questa frase?

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«È una nota di positività, nel film come nella vita. Se non ci si alza dal divano e si apre la finestra, la felicità non entrerà mai. È un invito a riconoscere che dipende in gran parte da noi».

 

Di solito la colpa della nostra infelicità è della società, della politica. Viviamo di alibi?

«Continuamente. Per fortuna ci sono anche esempi di responsabilità. Io ho tre figli: la primogenita Alessia, mamma e doppiatrice affermata, e Rocco, il terzo, che studia all' università. In mezzo c' è Giulia, che ha 28 anni, ha fatto l' Accademia di moda e costume e, lavorando con me, avrebbe avuto la strada spianata. Ma siccome è un po' hippie, preferisce girare l' Italia in camper e vendere sulle bancarelle i prodotti che confeziona con la macchina per cucire. Non mi ha chiesto niente, ora sta diventando un' imprenditrice online. E si ribella quando le sue amiche lamentano che non c' è futuro. Lo racconto senza sminuire la situazione del nostro Paese; solo per chiedermi: cos' è la felicità?».

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Hotel Gagarin è una favola sognante: cosa le è piaciuto della sceneggiatura?

«Sapevo dall' inizio che avrei fatto questo film perché conosco e stimo Simone Spada. Ma leggendo il copione mi sono commosso e divertito.

C' è la commedia, mai volgare.

C' è il bonario rimprovero di Battiston davanti ai poveri veri C' è l' incontro tra due popoli diversi. Se avessimo girato sulle montagne d' Abruzzo non avremmo trovato quei volti simili a quelli dei nostri contadini del dopoguerra.

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Abbiamo imparato la storia del popolo armeno, un mondo parallelo vittima di genocidi e dell' influenza sovietica».

 

Cosa c' è di vero nel fatto che è stanco di recitare e che preferisce dirigere?

«Non sono stanco a prescindere, dipende dai ruoli.

Trovo che la regia mi completi e mi dia grande soddisfazione perché mi piace dirigere gli attori, conoscendo bene ciò che passa nella loro testa.

A volte i registi non comprendono come siamo fatti, un mix di orgoglio e presunzione che spesso cozza con limiti e vergogne».

 

Madre attrice e padre doppiatore, il cinema è un sogno o una questione di famiglia?

«Tutt' e due. Ci sono sia il mondo dorato che la tradizione di famiglia. Ma è soprattutto un mestiere, qualcosa di artigianale, un lavoro di squadra».

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Un ricordo di suo padre?

«Quando recitavamo insieme temeva non ricordassi le battute e non riusciva a non ripeterle sottovoce. In quel labiale c' era tutta la sua protezione e il suo incoraggiamento».

 

A quale ruolo è più affezionato?

«Ho interpretato tanti personaggi, il Samurai di Suburra, ho recitato in La regina Margot, in Ultrà e La scorta di Ricky Tognazzi, in Mery per sempre di Marco Risi Ma forse i ruoli che mi sono più rimasti sono il terrorista di La mia generazione e l' ispettore di Domenica, due film di Wilma Labate. Mi trovo a mio agio nelle figure dolenti e sconfitte più che con gli eroi vittoriosi».

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È stato tra i primi a passare dalla tv al cinema e dal cinema alla tv smontando lo snobismo di coloro che dividevano la recitazione in serie A e serie B.

«Mi faceva ridere lo snobismo di qualche anno fa, quando mi rimproveravano I Cesaroni. E mi fa sorridere ora la corsa per entrare nei cast delle serie giuste. Ho fatto tante ore di volo in tv, imparando dai macchinisti e dai tecnici.Se dopo quasi 40 anni ancora lavoro vuol dire che la scuola è stata buona».

 

Com' è nata l' idea di raccogliere le firme per interpretare Frank Underwood in House of Cards al posto di Kevin Spacey?

«In Rete, come al solito. A un certo punto le agenzie hanno cominciato a chiamarmi, parlando di 8.000 firme.

Amendola Come un gatto in tangenziale Amendola Come un gatto in tangenziale

Ma non credo porti bene. Ero un fan della serie e continuerei a esserlo se proseguisse».

A Propaganda live ha interpretato per gioco Giulio Sapelli, premier mancato del governo pentaleghista.

«Mi divertiva l' idea del premier per una notte. Credo si possa ridere di questa situazione, ora che l' attesa è finita.

Non sto sul divano con i popcorn auspicando che il governo fallisca».

 

Che cosa non la convince del contratto tra Lega e M5s?

AMENDOLA AMENDOLA

«Non ho trovato parole importanti come "disuguaglianza", "infrastrutture" e "Sud".

E poi c' è preoccupazione per quei provvedimenti economici che favoriranno me e altre persone ricche, ma non aiuteranno abbastanza i ceti più in difficoltà. Credo che la tassazione debba essere progressiva».

 

Ridirebbe che Matteo Salvini è il miglior politico degli ultimi vent' anni?

«Nella sostanza sì. Forse anziché il migliore, direi il più abile o il più furbo. Aggiungerei anche un "purtroppo" o un "ahimé", per evitare l' etichetta di leghista appiccicatami da quelli della mia parte politica. Penso sia ipocrisia non riconoscere i meriti di un signore che ha preso un partito al 4% sommerso dalle inchieste giudiziarie, ha cancellato "Nord" dal nome e lo ha portato al 17% e al governo.

lo spot di claudio amendola per le scommesse online lo spot di claudio amendola per le scommesse online

Non ammetterlo dimostra che la politica è ridotta a tifo.

Per questo, quando si parla bisogna usare un linguaggio elementare e molto preciso».

 

Questo governo c' è perché si vuole il cambiamento o perché la sinistra è evaporata?

«Per entrambi i motivi. La sinistra ha lasciato ad altri gli spazi delle periferie. Lega e M5s hanno fatto leva su valori emozionali come la tasca e la paura. La riduzione delle tasse è una proposta sacrosanta, ma dovrebbe essere applicata in maniera opportuna, non con la flat tax. Lo dico da attore, non sono competente. Anche la sicurezza è importante. Fatico a parlarne perché vivo in centro e non so cosa sia la paura sull' autobus di notte.

Ma non credo che la soluzione sia espellere 500.000 immigrati o costruire muri. Vorrei che il nostro restasse un Paese accogliente. Le forze dell' ordine dovrebbero essere più presenti e ci vorrebbe maggiore certezza della pena anche sui piccoli reati».

 

maurizio costanzo claudio amendola maurizio costanzo claudio amendola

Che cosa dovrebbe prendere il Matteo di sinistra dal Matteo di destra?

«La prima cosa che mi viene in mente è la fermezza delle decisioni sul piano personale. Salvini quando dice una cosa cerca di farla. Se Renzi avesse mantenuto metà delle promesse fatte su sé stesso, tipo: se perdo, lascio la politica; almeno per un po', dico.

 

Oppure: per sei mesi non parlo; e dopo venti giorni vai da Fabio Fazio».Mai stato tentato di far politica in prima persona?

«Hanno provato a coinvolgermi tante volte, ma credo servano un rigore e una preparazione che non ho. Ci vorrebbe almeno un diploma.

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Tanto più vedendo la pignoleria esagerata con cui hanno fatto le pulci al curriculum di Giuseppe Conte. Probabilmente difetto anche dell' autocontrollo necessario a non mandare a quel paese certi interlocutori nei dibattiti pubblici quando la menano troppo. E poi stamattina ho letto la sceneggiatura di un nuovo film e altri ne ho pronti da regista. Il mio mestiere è un altro».

 

Perché fa lo spot di scommesse sportive?

«Sono un giocatore, moderato come mio padre. Forse per autogiustificarmi distinguo tra scommesse sportive e casinò online. Se discutiamo le scommesse discutiamo anche il Lotto, la Lotteria Italia, il Totocalcio e i casinò che fruttano milioni allo Stato.

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Non sono ipocrita, il dibattito è giusto, ma pur avendo molto rispetto per chi soffre di ludopatia, non mi sento in colpa per loro».

 

Come ha metabolizzato l' infarto patito qualche mese fa?

«Ho trascorso una notte in terapia intensiva vicino a due malati messi peggio di me e mi son detto che era troppo presto. Ho smesso di fumare, ho cominciato a bere meno e a mangiare meglio. Ho perso 13 chili ed è una bella cosa».

 

Il lavoro ne ha risentito?

lo spot di claudio amendola per le scommesse online lo spot di claudio amendola per le scommesse online

«Diciamo che siccome la causa è lo stress da lavoro, ho decelerato. Uscito dall' ospedale, mi hanno dato una settimana di riposo, poi sono tornato sul set di Carlo e Malik, una serie per Rai 1 in cui io e un attore nero siamo due poliziotti contro la malavita romana. Lavoro con ritmi diversi. Ho iniziato a darmi quello che non mi sono permesso in questi anni: più vicinanza a mia moglie e ai miei figli, più tempo per viaggiare o leggere un libro. Mi ritaglio dei meravigliosi silenzi, solo, in poltrona. Lo consiglio a tutti quelli che credono di non avere un minuto libero».

 

La troupe balorda di Hotel Gagarin prova a realizzare i sogni degli abitanti del villaggio armeno. Lei i suoi li ha realizzati tutti?

«Ne ho realizzati addirittura più di quelli che avevo.

Tranne quelli sciocchi che vengono da giovani, tipo comprarsi la Ferrari. Adesso sogno molto per i miei figli. Sogno che cominciamo a preoccuparci in modo non episodico del nostro pianeta, per lasciare un mondo più sano ed equo alle generazioni più giovani».

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