"IL VIRUS E’ UN COLPO AL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TECNICA DELLA NOSTRA SOCIETA’" - PAROLA DEL PADRE DELLA SOCIOLOGIA FRANCO FERRAROTTI (CHE OGGI COMPIE 94 ANNI): "DOVREMO IMPARARE A CONVIVERE CON IL VIRUS. NE USCIREMO CON UNA NUOVA SOCIALITÀ. CI ABBRACCEREMO DA LONTANO. E MAGARI SCRIVEREMO TESTI CHE…" -  "I SOCIAL? SIAMO SOMMERSI DI IMMAGINI, MA COSA RESTA DELLA FOTOGRAFIA SE IL DIVERTIMENTO FAGOCITA IL DOCUMENTO?"

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Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

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«Festeggerò scrivendo, che è il modo migliore per rivivere e lottare contro la morte». Franco Ferrarotti, padre della sociologia moderna in Italia, compie oggi 94 anni di una vita che lo ha visto andare dappertutto e fare quasi tutto: crescere in povertà, studiare con Nicola Abbagnano, litigare con Benedetto Croce, tradurre per Einaudi, fondare riviste e collane editoriali, girare il mondo per conto di Adriano Olivetti, insegnare negli Stati Uniti, farsi eleggere in Parlamento ed essere insignito del titolo di cavaliere di Gran Croce, la più alta onorificenza repubblicana. Una vita che Marietti 1820 ha raccolto in sei tomi e 5 mila pagine.

 

Come passa la quarantena?

«Tra i miei 30 mila libri, con scarse concessioni alla comunicazione elettronica».

 

Non le piace?

«È troppo rapida, autoreferenziale e non riflessiva».

 

Soprattutto in questi giorni ci fa sentire meno soli, no?

«Oggi due logiche si contendono la lealtà degli esseri umani: quella della lettura e quella dell' audiovisivo. Silenzio e concentrazione contro sintesi e gratificazione emotiva».

 

Chi sta vincendo?

«L' audiovisivo, che sollecita l' emisfero materno del cervello con immagini precotte».

 

Ma i social network hanno introdotto l' autoproduzione dell' audiovisivo.

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«Spontaneità non significa autenticità. L' accesso sfocia nell' eccesso. Siamo sommersi di immagini, ma cosa resta della fotografia se il divertimento fagocita il documento?».

Lei aveva 14 anni nel 1940.

 

Che ne pensa dei paragoni bellici che si sentono oggi?

«Ero in piena adolescenza, ma l' adolescenza non era ancora stata inventata. Un' analogia è il senso della penuria. Che è privazione, ma facilita la concentrazione sull' essenziale».

 

Che cosa direbbe a un adolescente del 2020?

«Di apprezzare quanto il mondo dell' abbondanza crei suggestioni e bisogni indotti. I giovani sono de-concentrati. Faticano a sentire la vocazione. Così dilagano ansia immotivata e disagio indefinibile».

 

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Miliardi di persone chiuse disciplinatamente in casa: che cosa vuole dire?

«Che l' ordine sociale è molto più facile di quanto pensassero i rivoluzionari».

 

Che cos' è l' irrompere del virus nelle nostra società?

«Un colpo al delirio di onnipotenza tecnica. La tecnica è importante ma è perfezione priva di scopo».

 

La quarantena ce lo dà?

«Benché sociologo, so che gli individui non sono un puro epifenomeno. Hanno una dose di imprevedibilità, che indagano filosofia, letteratura, religioni.

E un' incredibile capacità di resistenza. Glielo dico avendo visto la guerra».

 

È una crisi di civiltà?

«Non ho una visione catastrofista. Le crisi sono sanguinose, ma l' emergenza fa letteralmente emergere i veri problemi. Siamo come il viaggiatore di Marco Aurelio che ha dimenticato lo scopo del viaggio».

 

Come saremo, dopo?

«I sopravvissuti, pur colpiti dalla felicità che si vergogna al cospetto di chi versa lacrime, non saranno solo superstiti, ma testimoni».

 

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Quale sarà la parola chiave?

«Imparare a convivere con il virus, finché resterà un misterioso, scomodo ospite. Rischiare di morire di virus o morire di fame? No, rifiuto il dilemma».

 

Una società urbanizzata e abituata alla folla sopporterà il distanziamento sociale ?

«Parlerei di nuova socialità che deriva da socializzazione a relativa distanza. I popoli mediterranei hanno il contatto fisico come stile di vita. Noi siamo inventori dello struscio. Dovremo guardarci negli occhi senza toccarci, abbracciarci da lontano. E magari scrivere testi che non sembrino dei memo aziendali».

 

La scienza sta soppiantando la politica?

«Attenti a questo scarico di responsabilità. La scienza stessa non vuole avere una responsabilità politica. I tecnici non possono surrogare la politica, che non può nascondersi dietro le valutazioni dei tecnici».

 

Che cosa direbbe agli scienziati onnipresenti in tv?

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«Benedetto Croce diceva che la sociologia è una scienza inferma. Ma ogni scienza deve esserlo, per non diventare dogma. Anche la scienza medica non è un dogma».

 

Quali sono le virtù politiche in una crisi?

«Buonsenso e prudenza, non prevaricazione e propaganda. Facile dire: state in casa.

La vita in casa, per chi ce l' ha, può diventare un inferno se bisogna prenotarsi per andare in bagno».

 

Come sta l' amata sociologia?

«In crisi perché ha dimenticato la sua base filosofica originaria. È una presociologia. I bravi sociologi nel caso migliore sono giornalisti investigativi.

Con tutto il rispetto».

 

Lei perché se ne innamorò?

PERIODI DI DISTANZIAMENTO SOCIALE CONTRO LE PANDEMIE PERIODI DI DISTANZIAMENTO SOCIALE CONTRO LE PANDEMIE

«Abbagnano con dolcezza fraterna mi diceva: la sociologia non ci sarà mai. A me è piaciuta perché ibrida, meticcia, sin dal nome metà greco metà latino. In grado di portare il senso comune a livello scientifico».

 

Che cosa vuol dire compiere 94 anni?

«La longevità non è un dono di Dio come dice la Bibbia, ma è tremenda perché gli amici non ci sono più».

 

Chi le manca, tra i tanti?

«Cesare Pavese, per condividere una passeggiata silenziosa».

 

Quale viaggio del passato vorrebbe rifare?

«Ho fatto quattro volte il giro del mondo, soffermandomi soprattutto sugli angoli più bui e sconosciuti. Ma il luogo dove vorrei tornare è il golfo del Messico. Aprire la finestra in pieno inverno e ritrovarmi in faccia uno sbuffo di gelido vento marino».

FRANCO FERRAROTTI FRANCO FERRAROTTI

 

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