SARÒ FRANCA - LEOSINI: ‘AVETRANA? NON ERA UN CRIMINE DA ERGASTOLO. I MAGISTRATI POSSONO DARE 18 ANNI PER DUPLICE OMICIDIO E MAGARI L’ERGASTOLO A DUE PERSONE COME SABRINA E COSIMA MISSERI CHE, QUAND’ANCHE FOSSERO STATE LORO, COMUNQUE SAREBBE UN DELITTO D’IMPETO CHE…’ - ‘BRUZZONE CRITICA IL MIO LESSICO? SONO NAPOLETANA, HO SQUARCI DI IRONIA’ - ‘ODIO IL TERMINE FEMMINICIDIO PERCHÉ…’

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da Circo Massimo - Radio Capital

 

franca leosini franca leosini

Un programma cult premiato dall'auditel: anche la seconda puntata di Storie Maledette sul delitto di Avetrana è stata un successo di pubblico, con un milione e 877mila spettatori e l'8% di share nell'affollatissima domenica sera della TV. E Franca Leosini, che scrive e conduce il programma, si gode il successo: "Quando lavoro, quando costruisco una storia, penso solo a farla al meglio possibile", dice a Circo Massimo, su Radio Capital.

franca leosini sulle magre franca leosini sulle magre

 

"Poi sono sempre molto scaramantica, quindi sinceramente non proietto le mie energie all'idea del risultato, ma all'idea di fare un prodotto onesto. Sono autore unico della trasmissione, e di una vicenda devo conoscere tutto. Lo faccio non solo per dovere ma anche perché il senso di una storia tante volte si nasconde nei dettagli, anche in quelli di un verbale che può sembrare ininfluente. Purtroppo non riesco a delegare. Logicamente", ammette Leosini, "questo crea problemi, visto che in ogni serie faccio poche puntate con grande disperazione dei miei direttori, ma qualità e quantità non vanno d'accordo, io faccio una narrazione".

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Come è successo anche nel caso di Avetrana, di cui "si era parlato fin troppo: visto che alla cronaca avevano già provveduto altri, dovevo darne una lettura altra, narrativa". Dell'omicidio di Sarah Scazzi, Leosini dice: "Quale che sia la verità, sono profondamente convinta che non era un crimine da ergastolo. Quello che ho imparato nei 24 anni di Storie Maledette è la dicotomia sgomentevole nella valutazione dei reati da parte della magistratura: a parità di crimini o di reato o di ipotesi di un crimine, vedi dare 18 anni a una persona per un duplice omicidio, e magari l'ergastolo a due persone che, quand'anche fossero state loro, comunque sarebbe stato un delitto d'impeto, che non prevede l'ergastolo nel codice penale".

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Franca Leosini detesta la parola 'femminicidio' ("le donne sono persone, non femmine") e, parlando dei recenti casi di violenza sulle donne, dice che "ci sono sempre stati ma se ne parla di più, c'è maggiore informazione. Il moltiplicarsi di questo tipo di delitti è dato anche dal fatto che la donna ha una sua autonomia. Prima", spiega, "la donna era costretta a subire violenze e tradimenti per il ricatto economico, mentre adesso perlopiù lavora, e infatti ci sono più delitti al nord, dove c'è più lavoro, dove la donna è più indipendente e ha più possibilità di scegliere per il destino della coppia".

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 Sono ancora tante, però, le donne che non denunciano: "Lo Stato fa poco, ma bisognerebbe avere un carabiniere per ogni donna che denuncia. Le forze dell'ordine saranno sempre inadeguate in termini numerici. Il problema si pone cercando di educare l'uomo ad accettare l'indipendenza della donna, e a rispettarla, cominciando dalle scuole e dalle famiglie. Sarà un discorso trito, ma è da lì che bisogna cominciare".

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La criminologa Roberta Bruzzone ha bocciato "Storie Maledette", parlando di errori e inesattezze e criticando la mancanza di "sobrietà nelle scelte lessicali" di Franca Leosini: "Non entro sulle scelte lessicali né su quelle di appartenenza ai vari programmi della dottoressa Bruzzone. Ognuno ha il suo lessico", risponde Leosini, "Io sono napoletana, e un narratore napoletano ha nel DNA degli squarci di ironia che chi è nato al nord potrebbe non avere".

 

 

 

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