IL SEGRETO DI UNA VITA FELICE? LO OFFRE KEVIN SPACEY: “ANDARE AVANTI SENZA PERDERE ENTUSIASMO VUOL DIRE MANTENERE VIVI GLI INTERESSI, SVEGLIARMI LA MATTINA CHIEDENDOMI ‘E ADESSO?’. NON CERCARE IL RITMO GIUSTO PER POI RIPETERLO ALL'INFINITO, MA ESSERE SEMPRE PRONTO A DIRE ‘PERCHÉ NO?’”

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Fulvia Caprara per “la Stampa”

 

kevin spacey interpreta nixon kevin spacey interpreta nixon

Prendere una direzione e poi cambiarla a metà percorso, lasciare intuire senza svelare completamente, seminare dubbi, interrogativi, suggestioni. Forte di una faccia qualunque che può trasformarlo in chicchessia, della maschera bonaria che può diventare diabolica, del piglio autoritario che può tradire insicurezze pericolose, Kevin Spacey è fra i talenti più vividi della scena mondiale.

 

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Un divo magnetico e camaleontico, divenuto, da qualche tempo, un vero habituée del nostro Paese: «Se potessi girerei qui tutti i miei film. Come potrebbe non piacermi l' Italia? So di apparire come un orribile turista, ma trovo tutto meraviglioso, il cibo, la gente, la storia, l'architettura. Che cosa vi auguro? Bè, magari un po' più di pioggia».

 

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Qualche settimana fa era nel cuore della capitale, a Piazza Navona, sul set di All the Money in the World, il film di Ridley Scott sul rapimento Getty, da metà settembre sarà impegnato, a Ravello, nelle riprese di Gore, dedicato allo scrittore Gore Vidal e ieri era di nuovo a Roma, per il lancio di Baby Driver - Il genio della fuga , l'action-comedy di Edgar Wright (dal 7 settembre nei cinema) in cui interpreta Doc, boss, inflessibile e sensibile, di un giro di malavitosi specializzati nel rapinare banche: «Sono sempre stato interessato a personaggi che non mostrino un unico aspetto, credo che l' alleanza con il pubblico si basi invece sulle oscillazioni, sui cambiamenti. Di Doc mi è piaciuto il modo in cui Wright lo ha descritto nella sceneggiatura, ho subito pensato che sarebbe stato un personaggio perfetto per Michael Caine».

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La stima nei confronti del giovane regista (tra pochi giorni a Venezia come membro della giuria) è illimitata: «Edgar è un gran raccontatore, continuerà a sorprendere, spero di restare ancora nella lista degli attori da lui diretti, anzi, spererei in un sequel, magari intitolato "Baby Doc"».

 

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Quanto alla propensione per i ruoli ambigui, ai possibili paralleli tra criminali e uomini politici, niente da fare, Spacey fa subito un prudente passo indietro: «Ammiro il vostro sforzo di farmi parlare di cose di cui non voglio parlare. Ma io sono semplicemente un attore, il mio mestiere è interpretare al meglio quello che regista e sceneggiatore hanno inventato, mettendomi al loro servizio. Io non creo personaggi, io recito, il quadro è dell' autore, non mio». Comunque, scherza il divo, tra tutte le categorie «quella che mi spaventa di più è formata dai giornalisti».

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Sulle radici delle sue straordinarie capacità Spacey non ha dubbi, merito del teatro e della sana abitudine di «apprendere osservando i maestri. Quando il giovane attore ero io, facevo così. Ho avuto la fortuna di lavorare nella compagnia di Jack Lemmon ed è stato lui a insegnarmi che se interpreti un protagonista devi saper essere anche un leader, quello che guida tutti gli altri, sia sul piano dell' atmosfera generale, sia su quello dei problemi che possono sorgere sul set e nella vita».

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Il paragone con Lemmon non può che lusingarlo, anche se gli rinnova un quesito: «A lui offrivano anche un sacco di commedie, a me questo non accade. Quindi sono qui, mi siedo, e aspetto».

 

Teatro, cinema, tv e passioni musicali compongono l'universo del mattatore di House of Cards: «Ammiro Stevie Wonder, i Supertramp, gli Eagles, Marvin Gaye. E sono convinto che, quando ci si sente giù di corda, l’unica cosa giusta da fare sia ascoltare Ella Fitzgerald e andarsene in giro per la città». Ammette di non conoscere abbastanza gli autori italiani contemporanei e a chi gli chiede con chi gli piacerebbe lavorare risponde con un mezzo sorriso, «Fellini, Pasolini».

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La ricetta per andare avanti senza perdere entusiasmo e bravura è «mantenere vivi i miei interessi, svegliarmi la mattina chiedendomi "e adesso?". Non cercare il ritmo giusto per poi ripeterlo all' infinito, ma essere sempre pronto a dire "perché no?"». Di certo lo sguardo di Kevin Spacey sui drammi che sconvolgono la nostra attualità è lucido e ottimista: «Non è vero che l' Europa sia sotto attacco e nemmeno Londra. Gli attentatori sono persone tristi, isolate. Perdenti che scelgono il modo più facile per uccidere persone. Sarà la nostra risposta a batterli, e alla fine le cose si sistemeranno».

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