IL SILENZIO E' D'ORO, ANZI VALE 3 MILIONI - CLINI NON RISPONDE AL GIP CHE GLI CHIEDE DEI 3 MILIONI CHE SECONDO L'ACCUSA AVREBBE SOTTRATTO E SI SOSPENDE DAL MINISTERO DELL'AMBIENTE. DOVE FACEVA IL BELLO E IL CATTIVO TEMO DA UN QUARTO DI SECOLO

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«Abbiamo offerto al giudice elementi per poter fare valutazioni - spiega il legale di Clini -. Abbiamo prodotto documenti che dimostrano l’insussistenza dei reati contestati». Clini avrebbe sottratto ai finanziamenti diretti dal suo ministero a opere idriche e ambientali in Iraq, in concorso col suo complice, Augusto Calore Pretner...

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1. CLINI SI AUTOSOSPENDE DAL MINISTERO- NESSUNA RISPOSTA AL GIP. L'AVVOCATO: QUEI SOLDI NON C'ENTRANO CON I FONDI DESTINATI AL PROGETTO IN IRAQ

Franco Giubilei per ‘La Stampa'

 

L'ex ministro all'Ambiente Corrado Clini, indagato a Ferrara per peculato e a Roma per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, ieri ha preferito non rispondere alle domande del Gip della città emiliana, ma ha presentato una memoria difensiva. «Abbiamo offerto al giudice elementi per poter fare valutazioni - spiega il suo legale, Paolo Dell'Anno, subito dopo l'interrogatorio -. Abbiamo prodotto documenti che dimostrano l'insussistenza dei reati contestati».

Dunque nessuna risposta diretta ai magistrati che gli chiedevano conto di quei 3 milioni di euro che, secondo l'accusa, Clini avrebbe sottratto ai finanziamenti diretti dal suo ministero a opere idriche e ambientali in Iraq, in concorso col suo complice, Augusto Calore Pretner (1 milione 20mila euro sarebbero finiti sul conto "Pesce" alla Usb Lugano Bank, riconducibile al primo).

In compenso Clini, che nel frattempo si è autosospeso dalla carica di direttore generale del ministero dell'Ambiente, come ha fatto sapere il ministro Galletti, ha letto in aula una lettera dai toni accorati: «Le accuse che mi sono state rivolte mi spaccano il cuore, spero che ancora una volta i fatti e i risultati del mio lavoro prevalgano sui pregiudizi e sull'ideologia».

Entrando nel merito dell'indagine, secondo cui gli arrestati avrebbero messo in piedi un sistema internazionale di false fatturazioni e di versamenti estero su estero pur di appropriarsi di parte del denaro destinato a un'Ong irachena, l'ex ministro ribatte: tra il 2004 e il 2011 «ho svolto un'attività di supporto alla formazione di una Ong per lo sviluppo sostenibile e la pacificazione in Iraq», per cui «ho ricevuto la copertura delle spese e un compenso non ancora riscosso, finanziati con risorse diverse da quelle del ministero dell'Ambiente».

 

L'avvocato Dell'Anno precisa: «La nostra memoria difensiva ha spiegato ampiamente la vicenda della cooperazione fra Italia e Iraq: si tratta di un progetto di naturalizzazione di una zona fra il Tigri e l'Eufrate, che nulla ha a che vedere con il compenso ricevuto da Clini da Nature Iraq (l'Ong citata, ndr) in relazione a un'altra attività, completamente indipendente rispetto al primo progetto, che è stato quasi completamente realizzato». Quanto all'importo della somma, il legale non entra nel dettaglio: «A nostro avviso non sono le stesse di cui si è parlato in questi giorni, prima di parlarne però vogliamo capire cosa c'è nelle carte dell'inchiesta, che sono una montagna e che Gip e pm ci hanno messo a disposizione».

La difesa ha chiesto la revoca della custodia cautelare ai domiciliari, i magistrati si sono riservati di decidere. Intanto si allarga l'indagine della procura romana sui finanziamenti per progetti ambientali internazionali, inchiesta che vede coinvolti l'ex ministro, la compagna Martina Hauser, che ieri si è dimessa da assessore comunale a Cosenza, e altre 4-5 persone. Il pm Galante sta lavorando su presunte provviste legate al finanziamento di progetti affidati senza gara e senza procedure di controllo per la riqualificazione ambientale di aree in Cina e Montenegro. Interventi da 214 milioni dietro i quali potrebbe esserci un giro di tangenti, secondo uno schema analogo a quello emerso dall'inchiesta ferrarese.

 

2. UN QUARTO DI SECOLO DI STRAPOTERE DEL RAS DELL'AMBIENTE

Roberto Giovannini per ‘La Stampa'

In fondo era un segreto di Pulcinella: il vero ministro dell'Ambiente è sempre stato lui, Corrado Clini. Giorgio Ruffolo, il primo titolare del dicastero, nel 1987 si portò a Roma come capo dell'ufficio studi questo giovane brillante che aveva cominciato il suo percorso politico nella sinistra cattolica, e si era laureato in Medicina del lavoro con una tesi sulla salute nelle acciaierie. Scoperto da Gianni De Michelis, era diventato amico di Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Franco Frattini e Letizia Moratti, e nel 1984 era stato eletto nell'assemblea nazionale del Psi di Craxi.

Dal 1991 Clini è stato «il» direttore generale del ministero. Ministero che di fatto ha inventato, costruito nel tempo e poi materialmente diretto. Di volta in volta arrivavano nuovi ministri politici ad occupare senza interesse e competenza una poltrona ministeriale considerata di serie B. L'unica certezza, l'unico punto di riferimento era sempre e comunque lui.

 

Qualcuno ha parlato di «sistema Clini». Sempre che le gravissime accuse a suo carico vengano provate, è l'intero ministero dell'Ambiente a costituire il «sistema Clini». Di volta in volta socialista o (tiepidamente) berlusconiano, sostenitore del protocollo di Kyoto o suo aspro demolitore, nuclearista o sostenitore delle fonti rinnovabili, per qualcuno dei ministri (specie quelli meno competenti, come Altiero Matteoli e Stefania Prestigiacomo) Corrado Clini è stato letteralmente la salvezza. Qualcuno ha provato a spuntare i suoi artigli, come Willer Bordon nel 2000 e Alfonso Pecoraro Scanio nel 2007; alla fine loro se ne andarono e lui rimase a decidere e gestire. Un pochino meglio se la cavò Edo Ronchi dal 1996 al 1998, che riuscì almeno a limitarlo.

Clini è stato definito disinvolto (a volte spregiudicato) nei rapporti con i media, le imprese, gli ambientalisti. Che sia competente lo dicono tutti. Il suo «credo», da sempre, è che ambiente e imprese devono andare d'accordo. Una filosofia che secondo i critici lo ha portato prima a limitare drasticamente l'azione repressiva e preventiva sulle aziende inquinanti. Di certo ha sempre fatto l'ambasciatore della green economy italiana nel mondo. Il suo secondo principio è che se possibile bisogna evitare regole troppo rigide. Al Protocollo di Kyoto non ha mai creduto; nel 2000 cercò di portare l'Italia sulla linea degli Usa di Bush; nel 2008 cercò di sabotare il pacchetto Ue 20-20-20.

Ma la vera passione di Clini - e se sono vere le accuse dei magistrati, anche la causa della sua rovina - sono i rapporti internazionali. Fu proprio Bordon ad affidargliene la gestione. «Da allora - ricordò in un'intervista rilasciata appena nominato ministro di Monti - ho promosso e curato personalmente circa 600 progetti di cooperazione ambientale in 48 Paesi».

 

Un'attività davvero frenetica, che però a ben vedere ha due stelle polari: la Cina e gli Usa. Del governo cinese Clini è stato consulente per lo sviluppo sostenibile, e in tutte le occasioni pubbliche non si è mai stancato di esaltare l'impegno titanico di quel Paese per modificare le sue politiche industriali. Di quello statunitense è stato sempre fedele amico, come ricordò in un'intervista l'ex-ambasciatore americano Mel Sembler. Del resto fu proprio Sembler uno dei firmatari dell'accordo per il recupero delle paludi in Mesopotamia finito nel mirino dei magistrati.

 

Paradossalmente, non appena nominato ministro dell'Ambiente da Mario Monti - fautore di una linea forzatamente europeista e filotedesca - Clini dovette aggiustare la sua linea, e riscoprire una «grande sintonia» con le strategie europee su clima energia e ambiente, che in realtà giudica dilettantistiche e autolesioniste. Ma anche se riuscirà a dimostrare che il conto svizzero «Pesce» non è suo, ormai per Corrado Clini la corsa è finita. La stella del «vero» ministro dell'Ambiente dell'Italia è ormai tramontata.

 

 

 

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