SOCIAL TRAPPOLONE - ‘HANNO PRESO UNA MIA FOTO, CI HANNO MESSO UN PENE ERETTO E MI HANNO RICATTATO’: IL GIORNALISTA LUCA BONORA VI SPIEGA COSA SUCCEDE QUANDO ACCETTATE SU FACEBOOK E INSTAGRAM LE RICHIESTE DI AMICIZIA DI BELLE RAGAZZE CHE NON CONOSCETE: ‘HA CARICATO IL VIDEO SU YOUTUBE E MINACCIATO DI MANDARE LE FOTO RITOCCATE A TUTTI I MIEI CONTATTI. MA IO NON HO CEDUTO. NE SONO USCITO COSI'...'

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Luca Bonora per www.corriere.it

 

luca bonora luca bonora

C’è sempre qualcuno più furbo di te. O più figlio di buona donna, se preferite. Il che non è necessariamente un male. L’ho scoperto a mie spese due giorni fa, mentre controllavo il mio profilo Facebook. Un profilo semiprofessionale, perché serve a gestire i contatti nel mondo del gioco da tavolo e del gioco di ruolo.

 

Poco più di 500 amici, molti dei quali non conosco personalmente se non di sfuggita. Parenti, quasi nessuno. Per fortuna.

Mi chiede l’amicizia una ragazza. Bionda, molto carina, nome platealmente finto con cui non ho nessun amico in comune. Di solito rimbalzo questi tentativi o li ignoro, invece stavolta accetto.

 

Primo errore.

Rosy - chiamiamola pure così - mi scrive su Messenger: sta cercando nuovi amici, dice. Si è appena iscritta. Mi viene da ridere: e li cerchi a Milano? E non avete nessun amico in comune? Sto al gioco.

 

In un italiano sgrammaticato, a metà fra le traduzioni di Google e i dialoghi italiani dei film di Miyazaki, tenta di sedurmi. «Ti piacciono le donne calde?», «Vuoi vedermi nuda?». Rispondo a caso, con un paio di supercazzole (letteralmente: al «vuoi vedermi nuda» replico «come se fosse antani»).

luca bonora luca bonora

 

Dopo uno scambio surreale, mi chiede una videochiamata. Accetto, sempre per quel misto di indolenza e curiosità alla Totò (chissà questo dove vuole arrivare…). Secondo errore, ben più grave del primo.

 

Dall’altra parte mi compare una fanciulla bionda in reggiseno e perizoma – la stessa della fotoprofilo? Non saprei dirlo, ma non sembra lei – che si esibisce in cam sorridente. La videochiamata dura meno di due minuti, nei quali mi chiede – mi scrive – di farle vedere… che ho voglia. E di spogliarmi nudo per lei. Rido. Lei chiude bruscamente la videochiamata perché, scrive «si è svegliata mia sorella».

 

lo screenshot della conversazione con la ricattatrice lo screenshot della conversazione con la ricattatrice

Non ho ceduto alla tentazione, se così possiamo chiamarla, e sogghigno pensando alla sua delusione per il mancato guadagno. Niente di più sbagliato. Dopo 15 minuti, arriva il conto del ristorante. Non ho ordinato nulla, non ho mangiato eppure è salatissimo. La sedicente Rosy mi mostra una serie di schermate mie tratte dalla videochiamata.

 

Già, perché attivando la videochiamata io ho visto lei, sempre che fosse lei e che fosse in diretta, cosa che dubito, ma lei ha visto me. Ho il telefono in mano, sono seduto sul mio letto e sono perfettamente riconoscibile in viso. Dal bordo dell’inquadratura sbuca inequivocabilmente un pene in erezione. Non è il mio ma potrebbe essere. Gli screenshot sono 7-8.

 

lo screenshot della conversazione con la ricattatrice lo screenshot della conversazione con la ricattatrice

Rosy mi scrive, sempre in italiano zoppicante, che ora «si vendica». Che manderà il video a tutti i miei contatti. Cita fra i miei amici quelli col mio cognome - mio fratello, nella fattispecie - dicendo «lo vedrà la tua famiglia». Ha caricato il video su Youtube e lo ha titolato con il mio nome e cognome, come il profilo Facebook. E inizia a linkarlo sui miei post di Facebook pubblici.

 

 

Sudo freddo. E mi arrabbio per la mia ingenuità: evidentemente non sono il primo che non ci casca e la contromossa del fotomontaggio è già pronta. Cancello i commenti mano a mano che li posta, la tolgo dagli amici e rendo privato il profilo. Da me non può più postare. Ma ormai ha avuto accesso al mio profilo, ai miei dati, alle mie amicizie. Può benissimo linkarlo, commentando, a tutti i miei contatti che hanno un profilo pubblico. E lo sa.

 

Infatti mi scrive ancora. «Possiamo chiuderla in modo amichevole, senza conseguenze spiacevoli: basta che mi dai 1.500 euro, e non ti rovinerò la reputazione», dice sempre in un italiano maltradotto. Non rispondo nemmeno: la blocco e la segnalo a Facebook, anche se fra i motivi di segnalazione «tentativo di estorsione» non c’è. Intanto segnalo «profilo falso» e che «mi infastidisce». Un discreto understatement.

 

lo screenshot della conversazione con la ricattatrice lo screenshot della conversazione con la ricattatrice

Dopo mezz’ora Youtube ha spontaneamente rimosso il video. Dopo la mia segnalazione, anche Facebook ha rimosso l’utente, ma ci ha messo più di 24 ore. Non so cosa Rosy abbia fatto con le «mie» foto. Forse niente: ero un pesce nel mare di Internet, se non ho abboccato io abboccheranno altri.

 

Non ho ceduto al ricatto perché non accetto ricatti: se anche le foto fossero state vere l’avrei mandata a quel paese. Io. Ma quanti nella mia situazione avrebbero reagito così? Immaginate di avere fra i contatti vostra madre, vostro nonno, vostra suocera. O semplicemente di avere una compagna/ragazza/fidanzata gelosa, che non crede alla vostra buona fede.

 

Avreste ceduto al ricatto. Magari trattando, sono piuttosto sicuro che la brava Rosy si sarebbe accontentata di meno, magari 500 euro. Pagando, e vivendo comunque con l’ansia perché non avete nessuna certezza che quelle foto, quel video siano stati cancellati.

 

Morale. Non accettate mai l’amicizia di estranee dall’aspetto palesemente sexy e altrettanto palesemente falso. Non commettere i miei errori, non pensate che vogliano solo aumentare gli amici, fare spam, clickbait e magari proporvi una videochat a pagamento, come ho fatto io. Sono più furbi di me, sono più furbi di voi. Ogni giorno ne escogitano una per fregarvi soldi. Sempre più sofisticate, sempre più vigliacche. La nonna ce lo diceva spesso, da bambini: niente caramelle dagli sconosciuti. Teniamolo a mente, sempre.

 

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