SUONALA ANCORA, LOLA! – CHI E’, CHI NON E’, CHI SI CREDE DI ESSERE LOLA ASTANOVA, L’INCANTEVOLE PIANISTA IN TACCHI A SPILLO: “NON MI DA’ FASTIDIO CHE PARLINO DEL MIO LOOK: LA MIA MUSICA, LE MIE GAMBE, I MIEI ABITI... TUTTE QUESTE COSE SONO PARTE DI ME E NON SAPREI SEPARARLE”- POI PARLA DELL'INCONTRO CON ANDREA BOCELLI - VIDEO

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L’aggettivo più usato per Lola Astanova,  pianista uzbeca di 33  anni, è “incantevole”:

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definisce alla perfezione sia la sua arte di  interprete talentuosa e appassionata di musica classica,  sia la sua bellezza. La seconda cosa, chiaramente, la noti all’istante. Anche perché lei non fa  nulla per nasconderla, anzi. Né su Instagram (dove pubblica video di esibizioni private) né ai  concerti: mini abiti scintillanti di  alta moda (sua grande passione)  che fasciano le sue curve statuarie  e tacchi a spillo che esaltano le  lunghissime gambe.

 

«Tom Ford  ha detto che vestirsi bene è una  forma di educazione, non puoi  vestirti male per esibirti davanti a  un pubblico pagante», dice lei,  prodigio anche per l’Unesco (che  a 13 anni l’ha inserita in un documentario sui talenti del 20esimo secolo). Dopo il conservatorio a Mosca, a 18 anni Lola si è trasferita negli Stati Uniti e lì il successo è stato un “allegro crescendo”. Ha suonato con i più grandi  musicisti del mondo. Ha pubblicato concerti con interpretazioni  di Chopin, Liszt e Rachmaninoff  e di pezzi più pop (vedi Don’t stop  the Music di Rihanna). Nel 2012,  il debutto al Carnegie Hall di New York, tempio della musica, per il Tributo a Vladimir Horowitz presieduto da Donald Trump. Lo  stesso anno, Limelight l’ha inserita tra le dieci icone di stile della  musica classica. Infine, un Emmy  Award per la Rapsodia in Blue di Gershwin e l’invito di Andrea  Bocelli a Lajatico nell’ultima  edizione del Teatro del silenzio.

 

Domanda. Quand’è che tutto ha avuto inizio?

Risposta. «A sei anni mia madre mi portò a lezione da Tamara Popovich alla V. Uspensky Specialized School of Music for Gifted Children di Tashkent. Tutto è iniziato lì. E credo di aver di mostrato da subito un talento naturale. Non ricordo il primo pezzo che ho imparato, ma ricordo molto bene che una delle ragioni per cui volevo suonare il pianoforte era la Fantasia-Improvviso di Chopin. Ho amato quella musica fin da piccola, sentendola suonare da mia madre, e quando finalmente sono stata in grado di suonarla ho provato pura gioia. Oggi, talvolta, rivivo simili emozioni quando finisco di lavorare su un pezzo che amo particolarmente».

 

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D. A 8 anni già si esibiva in concerto in giro per il mondo. Non è cresciuta troppo in fretta?

R. «Forse mi è mancato un po’ di gioco con gli altri bambini, ma dall’altra parte ho imparato molto presto quel che serve per essere una professionista, e questo mi ha avvantaggiato da adulta».

 

D. È stato difficile? È mai stata tentata di rinunciare?

R. «Il percorso di ogni artista è costellato di battaglie, rifiuti, dubbi e incertezze. Ogni volta inevitabilmente metti in discussione te stesso e le tue scelte. Ma ho capito che se vuoi davvero qualcosa c’è sempre una strada. Molti rinunciano prima di trovarla, ma per me non è mai stata un’opzione».

D. Che cos’è la musica per lei?

R. «È un linguaggio universale e uno spazio di creatività senza li- miti. Per questo non vorrei essere ingabbiata in un genere solo. Amo la musica classica e romantica, ma anche quella pop, rap, rock ed elettronica. E mi lascio influenzare da loro volentieri».

 

D. Lei è famosa, oltre che per le qualità tecniche e le interpretazioni virtuose, per la sua bellezza, i suoi abiti sexy e i tacchi a spillo che indossa mentre suona. Questo look è un’esigenza personale o serve per raggiungere un pubblico più vasto?

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R. «La mia musica, le mie gambe, le mie capacità come pianista, i miei abiti... tutte queste cose sono parte di me e non so come e perché dovrei separarli. Ogni persona nel pubblico si focalizza su ciò che più le piace: per qualcuno, un concerto è esclusivamente musica, per altri può essere semplicemente un evento mondano, e va bene lo stesso».

 

D. Non la preoccupa che si parli più delle sue gambe che della sua musica?

 

R. «Non mi infastidisce che parlino del mio look. Devo dire però che la maggior parte dei miei fan mi segue solo per la mia musica. Per chi è interessato più alle gambe, c’è un sacco di scelta nei social e la presenza del pianoforte non è richiesta (ride)».

 

D. Che cos’è che fa di un pianista un grande pianista?

R. «Due cose: abilità tecniche il- limitate e un ricco mondo interiore. Senza il secondo, si diventa robotici, accademici e prevedibili. Senza le prime, si è come un pittore senza tempere e pennelli».

D. Di quale grande compositore si sarebbe potuta innamorare?

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R. «Ho una lunga storia d’amore con Rachmaninoff. Un nostro incontro nella vita reale sarebbe come uno scontro tra due candelotti di dinamite... Hmmm, che potenza! Non altrettanto per i vicini! (ride)».

 

D. Guardando i suoi video su Instagram, sembra che il suo unico amore sia il suo pianoforte a coda Steinway. È così o nel suo cuore c’è posto anche per un partner in carne e ossa?

 

R. «Ho due fantastici pianoforti che ho scelto tra moltissimi altri perché anche loro, come le persone, hanno caratteri differenti. Ma dire che sono i miei unici amori sarebbe folle e un po’ triste. Non sono ripiegata sul mio pianoforte in qualche angolo buio lontano dalla cività (ride), vivo una vita piena, che è l’unica via per un artista per evolversi ed essere felice. Ma la mia situazione sentimentale è qualcosa che tengo per me. Ma posso dire che non sono sposata».

 

D. Internet, YouTube, i social fanno bene alla musica classica?

R. «Apprezzare la musica classica è come apprezzare il buon vino: devi provarne un po’ per allenare le papille gustative e scoprire i tuoi preferiti. I social ti permettono di “provare” que- sta musica liberamente e di avvicinarti all’artista molto più che in un teatro».

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D. Gli americani la considerano l’erede di Horowitz, il pianista più virtuoso del ’900. Preferisce questo complimento o quello dello stilista Tom Ford a proposito del suo look?

R. «Horowitz ha avuto una grande influenza su di me, essere paragonata a lui è davvero lusinghiero e significativo. Tom Ford è un brillante arti- sta che di stile se ne intende... Posso scegliere entrambi i complimenti?».

 

D. Com’è stato lavorare con il nostro tenore Andrea Bocelli?

R. «Mi sono esibita spesso con Andrea. Chiunque conosce la sua voce, ma c’è molto altro in lui. Per me è la persona che sente la bellezza nel modo più profondo e lo capisci nel momento in cui lo incontri. Quest’anno pubblicheremo un documentario sulla nostra performance al Teatro del Silenzio e penso che la regista, Alina Siciliano, abbia catturato anche queste emozioni dietro la musica».

D. Che sogni ha per il futuro?

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R. «Sono una persona che vede il futuro sempre più eccitante del passato. Mi auguro altri successi, nuove interessanti amicizie e godermi il tempo con le persone che amo».

 

D. Compreso un figlio?

R. «Non credo di essere ancora pronta per la maternità, ma forse un giorno...».

 

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