TALLEY E QUALE – UN DOCUMENTARIO RACCONTA L’INCREDIBILE CARRIERA DI ANDRÉ LEON TALLEY, EX DIRETTORE CREATIVO DI ''VOGUE'' – UN GIGANTE (È ALTO QUASI DUE METRI) CRESCIUTO NELLA SEGREGAZIONE E DIVENTATO UNA DELLE FIGURE PIÙ INFLUENTI DELLO STILE – IL SUO LEGGENDARIO GUARDAROBA, LE ACCUSE DI ANDARE A LETTO CON GLI STILISTI E L’INCONTRO CON DIANA VREELAND – VIDEO

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Carole Hallac per “la Stampa”

 

andre talley e melania trump andre talley e melania trump

L' insolita carriera di André Leon Talley, ex direttore creativo di Vogue, tra i primi afro-americani a sfondare nel mondo della moda, è il soggetto di un documentario che sta riscontrando successo nelle sale cinematografiche americane The Gospel According To André .

 

Diretto dalla regista Kate Novack, racconta la sua ascesa grazie alle testimonianze dello stesso Talley e di amici e colleghi, come Tom Ford e Marc Jacobs.

 

Un influencer

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Un gigante del mondo della moda in tutti i sensi, Talley è un uomo alto quasi due metri, noto per il suo stile e la personalità esuberante.

 

Cresciuto nella segregazione dell' America del Sud, è una delle figure più influenti in materia di stile degli ultimi decenni, o come lo chiama il musicista Will.I.Am, the Nelson Mandela of Couture .

 

Originario della cittadina di Durham, North Carolina, è cresciuto dalla nonna in un' ambiente modesto ma dignitoso, che gli trasmette il senso della responsabilità e l' importanza della cura del proprio aspetto. In particolare, nelle domeniche in chiesa, l' unico luogo dove gli afro-americani potevano affermare la loro identità e uomini e donne si vestivano con grande eleganza.

 

Il primo acquisto

andre talley diana vreeland andre talley diana vreeland

L' evasione nell' adolescenza era nelle pagine di Vogue, ammirando le modelle di colore come Pat Cleveland, o guardando in tv l' esperta di cucina francese Julia Child, che lo ispira a imparare la lingua che gli aprirà nel futuro le porte degli atelier di couture parigini.

 

Acquista in un negozio di seconda mano la prima cappa, un elemento essenziale del suo leggendario guardaroba, arricchito nel tempo da pellicce da zar, caftani preziosi, e un capotto in pelle di coccodrillo su misura di Prada.

 

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Dopo una borsa di studio alla Brown University, arriva a New York nel 1974 e si offre come volontario al Costume Institute del Metropolitan Museum. L' iconica Diana Vreeland, a capo del dipartimento, lo adotta come assistente personale.

 

Affiancandola, Talley impara il linguaggio della moda e prende anche i suoi manierismi. Le rimane vicino fino ai suoi ultimi giorni, come rivela Valentino Garavani: «Quando era malata le leggeva il giornale per raccontarle quello che succedeva nel mondo. Questo è il grande cuore di André»

 

Grazie alla Vreeland inizia la carriera giornalistica da Interview, la rivista fondata da Andy Warhol (chiusa di recente), ma anche un' intensa vita sociale, andando a ballare ogni sera al Studio 54, senza però farsi sedurre dagli eccessi di sesso, alcool e droga, e rimanendo fedele al suo background conservatore.

andre leon talley 3 andre leon talley 3

 

Le interviste famose

La prima intervista è con Karl Lagerfeld, con il quale stringe un' amicizia, e poco dopo, si reca a Parigi a seguire le sfilate per il giornale Woman' s Wear Daily. La più significativa è quella di Saint Laurent del 1978, ispirata a Porgy and Bess e allo stile del Sud americano in cui Talley si riconosce.

 

La sua carriera spicca il volo da Vogue grazie a Anna Wintour, che nel documentario ammette che lui, in tema di stile, ne sa molto più di lei. Indimenticabile il suo servizio di moda per Vanity Fair , con Naomi Campbell nelle vesti di Scarlett O' Hara, e John Galliano e Manolo Blahnik in quelle di servitore e giardiniere di gentiluomini di colore in un Via con il Vento all' inverso.

ANNA WINTOUR E ANDRE LEON TALLEY ALLA SETTIMANA DELLA MODA DI PARIGI ANNA WINTOUR E ANDRE LEON TALLEY ALLA SETTIMANA DELLA MODA DI PARIGI

 

Sacrifici e lacrime

Se Talley non è mai sceso in piazza contro il razzismo, la sua carriera ha abbattuto enormi barriere, perché, come spiega: «il successo è la migliore vendetta», anche se ottenuto con tanti sacrifici, e affrontando discriminazioni.

 

Le accuse ingiuste di essersi fatto strada andando a letto con gli stilisti parigini, e il crudele soprannome «Queen Kong», affibbiatogli da una pr di Saint Laurent, lo portano ancora alle lacrime, in uno dei momenti più toccanti del film.

 

Andre Leon Talley e Valentino Andre Leon Talley e Valentino

La dedizione alla moda è stata a scapito della sua vita personale. «Non mi sono mai innamorato», ammette, nel giardino della sua casa di White Plain a Nord di New York.

 

Il documentario non racconta la dipartita da Vogue, dovuta a un taglio di stipendi, un fatto che ha incrinato il suo potere. In un' intervista recente con il New York Times , rivela la crudeltà del mondo della moda, da cui si è sentito abbandonato perché, come dichiara: «La moda non si prende cura della sua gente». Grazie al documentario, il suo contributo però non sarà dimenticato.

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