VOLO D'ANGELO (NINO) – L’ETERNO RAGAZZO DELLA CURVA B FESTEGGIA I 60 ANNI CON UN CONCERTO AL SAN PAOLO – ''A SANREMO NEL 1986 LA PRIMA VOLTA MI DAVANO DEL TERRONE MA PIACEVO A MILES DAVIS - QUELLA VOLTA CHE CANTAI ALL'OLYMPIA DI PARIGI E UN GIORNALE DELLA MIA CITTÀ NON DIEDE NEMMENO LA NOTIZIA. MI DISSERO: "CARO D' ANGELO, I FENOMENI COME LEI BISOGNA REPRIMERLI" – VIDEO

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Gianmaria Tammaro per la Stampa

 

Nino D' Angelo, il ragazzo della Curva B, è cresciuto e ora, sulla soglia dei 60 anni, torna il 24 giugno allo Stadio San Paolo per festeggiare: «Si chiama Concerto 6.0 ed è una festa per me, per il mio compleanno, e per il popolo. Perché se ce l' ho fatta è stato grazie alla gente».

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

 

Neomelodico dalle mille vite e scugnizzo nel cuore, ricorda l' infanzia e la prima volta al Teatro San Carlo: «Eravamo ragazzi, e conoscevamo una persona che ci lavorava. Ci fece entrare di nascosto.

 

Ricordo che ci mettemmo a cantare sul palco, davanti alla platea vuota. 'Nu casin!».

Poi, su quel palco, ci è tornato da professionista.

«Sì, grazie al maestro Roberto De Simone che mi ha diretto in Memento/Momento per Sergio Bruni . Quando sono salito sul palco, sono tornato ragazzino. "Guarda la vita che cos' è", ho pensato. Fu un momento incredibile».

Viene da San Pietro a Patierno.

 

«Un quartiere povero, che ha visto la guerra. Un quartiere di calzolai, dove si facevano le scarpe dei soldati. Non si lavorava molto. Mio padre partì per Lecco, emigrante, e andò a lavorare al Nord».

Quando tornò, le portò un regalo.

«Mi portò una fisarmonica. E anche se non sono mai diventato un grande fisarmonicista, è stato un regalo importante. Sono diventato un cantante, quello che volevo essere».

 

Che ricordi ha dell' infanzia?

«Ricordo che odiavo essere povero. Mi vergognavo. Mio padre non mi aveva mai detto: "Siamo poveri". Lo scoprii da solo quando andai con un prete a benedire le case a Pasqua, e lui mi disse di prendere i soldi delle offerte. Gli chiesi: "Padre, ma questi non sono i soldi per i poveri?" E lui: "E tu che cosa sei?"».

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

Cantante ma anche attore.

«Mi ritrovai a recitare per la mia popolarità. Servivo più io al cinema che il cinema a me, in quel momento».

Esordì in «Celebrità» di Nini Grassia.

«Io non sapevo che non si guardava in macchina. E ovviamente la prima cosa che feci fu guardare in macchina. Ebbi la fortuna di fare quella scena con la grandissima Regina Bianchi, mi diceva di non guardare la camera: "Non esiste!"».

Sei anni prima, nell' 86, andò a Sanremo per la prima volta.

«"È arrivato il terrone!", dicevano. Vedevano la mia partecipazione come una cosa scandalosa. Io ero il simbolo del Sud, in quel momento. E tutti erano contro di me. Avevano pregiudizi, preconcetti, e come sa ci sono stati per tanti anni».

Ha sempre avuto un rapporto particolare con i giornalisti.

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

«Ma io non sono contro i giornalisti. Io li leggevo tutti. Sempre. Se ho imparato tante cose è anche per le critiche che ho ricevuto. Sono partito come cantante neomelodico e oggi mi ispiro a Peter Gabriel: l' incontro con lui fu un' esperienza fondamentale per me».

Si dice che Miles Davis ascoltasse Nino D' Angelo.

«Tutti credevano che fosse una leggenda metropolitana, e invece era vero. Ci sono giornalisti che erano alla conferenza stampa di Miles Davis e che ricordano il momento in cui disse che gli piaceva la mia musica. Fu proprio grazie a questo che collaborai con Billy Preston, un amico di Davis».

Un giorno di tanti anni fa, volle portare Lucio Dalla a casa sua.

«Eravamo entrambi a Napoli per La montagna di sale di Mimmo Paladino. Decisi di portarlo nel mio quartiere, era molto curioso di sapere dove ero nato. Quando però arrivammo, casa mia non c' era più. Fu come se anche i ricordi fossero morti. Come se si fossero sbiaditi».

nino d'angelo nino d'angelo

 

Dovesse scegliere il momento più bello della sua carriera, della sua vita, quale sceglierebbe?

«Quando sono nati i miei figli, Toni e Vincenzo, e quando è nata la mia prima nipote, Maria.

Mi scoppiava il cuore. Quando andai in America: fu allora che capii che si era accesa la lampadina del successo».

 

Il più brutto, invece?

«La morte di mia madre. Poi quando a Sanremo con Maria Nazionale ci eliminarono la prima sera. Un po' gratuitamente. E quando andai all' Olympia di Parigi e un giornale della mia città non diede nemmeno la notizia. Chiesi perché, e mi venne detto: "Caro D' Angelo, i fenomeni come lei bisogna reprimerli"».

 

Ora cosa le piacerebbe fare?

«Come direttore artistico del Trianon di Napoli, mi piacerebbe formare una compagnia di Forcella, "una compagnia di persone vere" come diceva Viviani, e portarla nel mondo».

 

D'ANGELO, MEROLA, ARBORE D'ANGELO, MEROLA, ARBORE NINO D'ANGELO E MARADONA NINO D'ANGELO E MARADONA

 

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

 

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