IL ‘WASHINGTON POST’ CAMBIA IL SOTTOTITOLO DELLA SUA TESTATA E CI SENTIAMO TUTTI MOLTO MEGLIO - ‘LA DEMOCRAZIA MUORE NELL’OSCURITÀ’ TRONEGGIA SULLA PRIMA DEL QUOTIDIANO DI JEFF BEZOS (AMAZON), CHE DA QUANDO È STATO ELETTO IL PUZZONE HA AUMENTATO LE VENDITE E CAVALCA L’OPPOSIZIONE ALLA CASA BIANCA. MA GRIDARE ALL’IMPEACHMENT PER OGNI DECISIONE RISCHIA L’EFFETTO ‘AL LUPO AL LUPO’

Condividi questo articolo


 

Paolo Guzzanti per il Giornale

 

il washington post su trump il washington post su trump

L' anti-trumpismo sta diventando una forma d' isteria collettiva, locale (negli Stati Uniti) e mondiale, specialmente in Europa. Non che manchino elementi per criticare il quarantacinquesimo Presidente americano, la sua fretta, la sua imprudente aggressività, ma l' isteria che Donald Trump suscita va molto oltre la misura dei fatti reali e crea l' illusione di una «fabbricazione», come si dice nel linguaggio dell' intelligence quando ci si riferisce a fondali costruiti con effetti speciali o invenzioni, che sostituiscono in blocco la realtà.

 

il washington post democracy dies in darkness il washington post democracy dies in darkness

Giornali come il Washington Post (cui spetta di rigore l' aggettivo «autorevole») sono ormai lanciati in una frenetica crociata che accompagna e alimenta le manifestazioni di piazza che negano il valore del voto democraticamente espresso, ripetendo lo slogan «He is not my President», costui non è il mio Presidente. Poco importa se i sondaggi confermano che Trump gode della fiducia della maggioranza degli americani con un 53 per cento: questo dato oggettivo non modifica l' atteggiamento del Washington Post che ieri ha decorato la sua storica testata con lo slogan «la democrazia muore nell' oscurità».

 

marty baron direttore del washington post marty baron direttore del washington post

Questa percezione da camera ardente è attribuita al vecchio Bob Woodward, uno dei due cronisti dello scandalo Watergate che costrinsero il presidente Richard Nixon alle dimissioni. I giornali di sinistra, a cominciare dal New York Times, hanno istituito speciali gruppi di cronisti che dedicano la loro vita ad analizzare ogni parola di Trump e ogni fatto che possa diventare un capo d' accusa per il Presidente.

 

Ieri è giunta la notizia del suicidio al confine con il Messico di un deportato che si è gettato dal cavalcavia, fatto che ha fornito nuova benzina per il fuoco contro i provvedimenti di Trump che riguardano soltanto gli illegali pregiudicati.

 

marty baron jeff bezos marty baron jeff bezos

Nel frattempo ieri sera il ministro degli Esteri messicano ha annunciato che il suo Paese «non accetterà le decisioni americane sull' immigrazione» che però non riguardano milioni di illegali senza precedenti penali.

 

Trump ha dichiarato guerra alla stampa nemica definendola «un fottuto plotone d' esecuzione». La sua guerra era cominciata il giorno stesso del suo giuramento, quando si accorse che la folla radunata sotto la Casa Bianca appariva sui giornali stranamente diradata rispetto alle immagini trasmesse in diretta.

 

Quelle immagini, secondo Trump taroccate, costituirono la prima prova d' accusa, specialmente dal New York Times, di essere un usurpatore, ignorato e detestato dal popolo che, pure, l' aveva votato ed eletto.

 

sean spicer sean spicer

Ieri sera alle sette ora italiana, il Press Secretary Sean Spicer chiariva nel suo incontro settimanale con la stampa che coloro che fanno parte dello staff politico di Trump non sono impiegati, ma persone che devono condividere politicamente le decisioni del Presidente. Spicer indossa cravatte con un nodo enorme e negligente, ma è bravissimo nel presentare con molta calma le idee di Donald Trump. Il corpo dei giornalisti accreditati alla Casa Bianca si comportava ieri sera in un modo rispettoso e istituzionale che non corrispondeva al tenore furioso degli articoli.

 

Un giornalista ha chiesto se Trump creda davvero che la rabbia popolare sia un' invenzione dei media e Spicer ha risposto che la rabbia è alimentata da false accuse, come nel caso dell' Obama Care, ripetendo che fra due settimane Trump formulerà il suo piano sanitario.

 

donald trump donald trump

A proposito della faccenda dei bagni aperti al «sesso immaginario» delle pretese diverse identità, Spicer ha ripetuto che la Casa Bianca è impegnata a far rispettare la legge tradizionale, basata sulla divisione dei sessi secondo natura. Nulla per ora lascia immaginare che la posizione del Presidente sia oggi debole, come la stampa del «fottuto plotone d' esecuzione» vorrebbe invece far credere.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…