IN ALTO I CALICI CONTRO IL FIGHETTISMO ETILICO - CRISTIANA LAURO: DI VINO SE NE PARLA TANTO MA NE BEVIAMO SEMPRE MENO. VOLETE EVITARE GLI ENOFIGHETTI CHE FANNO SOLO DANNI? AFFIDATEVI AI PALATI ITALIANI VERAMENTE ESPERTI: ECCO L’ELENCO...

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Cristiana Lauro per Dagospia

 

vino rosso vino rosso

Oggi il vino non rappresenta più il consumo quotidiano sulle tavole di una società contadina come in passato, è diventato status symbol. Se l'andazzo è questo, mi pare inevitabile il seguito di ciarlatani che ragionano per nicchie, trend, movimenti e tutto il resto che allontana il consumatore da quello che dovrebbe essere il nostro petrolio.

 

Siamo i primi produttori di vino al mondo, ma i consumi interni sono in calo. I nomi Brunello, Chianti, Amarone, Prosecco e non solo, sono assai noti fuori dai nostri confini al punto che il termine Prosecco viene spesso arditamente usato per indicare qualsiasi vino con le bollicine. Una sorta di antonomasia.

 

Fra enofighetti, talebani del vitigno in purezza, diffamatori di barrique e aguzzini del solfito aggiunto, di vino se ne parla tanto, ma ne beviamo sempre meno.

Ma chi è l'enofighetto? Ed è attendibile?

 

la bottega del vino. la bottega del vino.

Di solito no. Somiglia a Napalm 51 di Maurizio Crozza, è un cantastorie di età compresa fra i 28 e i 54 anni (grande è la confusione sotto il cielo) e ha svisato sin da piccolo il significato del verbo lavorare. Ha una pancetta incipiente, malcelata sotto una camicia da boscaiolo e le braghe con risvolto hipster, fuori tempo massimo.

 

Con quella montatura degli occhiali in legno fantasioso è perennemente incasinato sul bio-logico-dinamico-degradabile. Non accetta l’idea che la componente più dannosa per l’organismo sia l’alcol, se la prende solo con i solfiti e pazienza se il vino alla fine sa di spunto come quello cattivo che beveva suo nonno.

 

Il fatto che l'annata 2012 di Brunello di Montalcino in uscita sia molto buona e lo sappiano tutti, lo stressa da morire, quindi non gli resta che rompere i coglioni su qualche forum o blog di settore  sgranocchiando una manciata di ghiaia alla ricerca della mineralità.

 

Se volete saperne di più sul vino, schivando inutili contagi elitari, affidatevi a qualcuno che conosca sul serio la materia e soprattutto che abbia assaggiato tanto.

 

luca gardini luca gardini

Al netto di singolari bizzarrie caratteriali e scelte professionali non sempre trasparenti - ma non ci riguardano, ora e qui - questi sono i più forti divulgatori italiani; troverete parole, opere e omissioni su qualsiasi motore di ricerca.

 

Luca Gardini. Già migliore sommelier del mondo, esuberanza incontenibile, preciso e performante: roba che voi umani...

 

Daniele Cernilli. Cofondatore del Gambero Rosso e ora Doctor Wine. Grande palato, fortissimo con la didattica. Ha pubblicato diversi libri.

 

Ernesto Gentili. “Mister Sangiovese non ho voglia di scherzare”. Uno dei migliori palati toscani, nonché ottimo insegnante.

 

Andrea Gori. Grande esperienza di degustazione. Giovane appassionato ed esperto, nativo digitale, l'eccezione che conferma la regola.

 

Luca Maroni. Vero lord, alternativo, palato esperto, mai pago. Ha pubblicato diversi libri.

il vino ha un buon rapporto alcol calorie il vino ha un buon rapporto alcol calorie

 

 

Massimi Billetto. Sineddoche della Fondazione italiana Sommelier. Il più amato e bravo maestro di scuola e sulle bolle non teme rivali.

 

Alessandro Scorsone. Il volto allegro dell'istituzione. Si affidano alla sua capacità ed esperienza le Presidenze del Consiglio dei Ministri.

 

Armando Castagno. L'indagatore, colui che conta i filari a due a due finché non diventano dispari. La Borgogna per lui è la strada di casa e ha in attivo diverse pubblicazioni sul tema. I suoi allievi lo considerano quasi una guida spirituale.

 

Eleonora Guerini: tacco 12 e serpenti tatuati accompagnano un palato raffinatissimo. Da piccola recitava le Langhe in endecasillabi meglio de "Il sabato del villaggio" e la maestra elementare, per questo, non la punì mai abbastanza.

 

ANDREA SCANZI VINITALY ANDREA SCANZI VINITALY

Antonio/Davide Paolini: i Paolini del vino sono due, molto diversi nello stile, ma non avevo tanto spazio e li ho messi insieme. Entrambi conoscono l’Italia del vino in tutte le sue forme e hanno belle storie da raccontare. Non sono parenti.

 

Franco Ziliani: pazzariello, divertente, preparato. Controverso, ma è uno che va a fondo delle cose. Sulle bolle italiane è un ottimo riferimento.  

 

Un po' defilati, ma con riconosciute attitudini alla didattica sono Fabio Turchetti. (Gabriele Oriali del vino), Fabio Rizzari e Giampaolo Gravina, bravi studiosi ed eccellenti divulgatori.

 

E, in fine, se siete interessati al vino "naturale", il vostro riferimento è certamente Andrea Scanzi. Perché conosce molto bene l'argomento, lo ha frequentato e ha raccontato storie, cultura e persone meglio di chiunque altro.

 

 

2. GLI ENOFIGHETTI

RETROETICHETTE DEL VINO RETROETICHETTE DEL VINO

Da www.doctorwine.it

 

Finito il trittico degli editoriali “gastronomici” ritorniamo a temi più consoni perDoctorWine, ma non per questo meno deleteri. Arrivato al compimento del sessantaduesimo anno, non sono ancora decrepito ma neanche un giovincello e se a questo ci si aggiunge che da quasi quaranta mi occupo del mondo del vino si può dire che ne ho viste davvero di tutti i colori. Una cosa però non riesco proprio a capirla ed è il mondo dei cosiddetti “enofighetti” che sono un fenomeno abbastanza recente.

 

Quando ho iniziato, alla fine degli anni Settanta, gli appassionati di vino erano pochi e la pratica più comune era la passione per la scoperta di nuove zone, di nuovi produttori, di vini “piccoli” e non necessariamente costosi. Una visione da talent scout, mediata dagli scritti di Veronelli e di Soldati che questo avevano fatto e facevano. Andavamo pazzi per il Grignolino di Accornero, per il Dolcetto di Chionetti, per il Chianti La Querce, per i vini del Salento di Cosimo Taurino o per il Rosso della Madonna Isabella dell’Oltrepò.

 

BRUNELLO MONTALCINO 5 BRUNELLO MONTALCINO 5

Tutti pressoché sconosciuti, tutti con prezzi ragionevoli, “democratici” e che persino degli squattrinati studenti potevano di tanto in tanto permettersi di bere, per quanto mi riguardava ai tavoli del Cul de Sac di Piazza Pasquino, a Roma, che era e resta un luogo mitico.

 

A quattro decenni di distanza le cose per un certo genere di appassionati sono cambiate drasticamente. Colpiti improvvisamente dal morbo della “borgognite cronica” non sopportano di bere altro che non siano i grandi rossi da uve pinot nero di alcuni comuni della Cote d’Or, qualche Riesling della Mosella (già la Rheingau è vista con sospetto), Champagne solo dei récoltànt, meglio se biodinamici e, per il mondo italico, soltanto Langhe, un po’ di Nord Piemonte, poi Valle Isarco e forse alcuni minuscoli viticoltori dell’Etna, con vigne rigorosamente sopra i mille metri, però. Più si va a sud, meno si trova eleganza, i vigneti del Nuovo Mondo andrebbero estirpati, di Bordeaux se ne può fare a meno, tutto l’universo “sangiovesista” si salva esclusivamente in pochissimi casi, ma rappresenta comunque una buona serie B, e non parliamo neanche dei vini pesanti e alcolici del Collio.

 

BRUNELLO 2 BRUNELLO 2

Non sto scherzando. Seguendo ciò che avviene in parti della rete e avendo partecipato (ma giuro che non lo farò più) ad alcuni incontri molto ma molto carbonari in tal senso, posso affermare che esistono parecchie persone che considerano il vino in questo modo così insopportabilmente elitario, tanto da scadere nel ridicolo. La maggior parte di costoro, tra l’altro, non capiscono che mentre sono impegnati nel riconfermare le loro certezze, il resto del mondo parla d’altro e beve altro.

 

Brunello e Amarone sono i grandi rossi italiani di maggior successo, il Prosecco scorre a fiumi ovunque, il Sud progredisce di continuo, e se c’è un primato enologico per il nostro Paese, come ho già avuto modo di sottolineare, è proprio nella varietà di vitigni e di vini locali, spesso vere gemme sconosciute ai più, che formano una ricchissima costellazione di straordinario valore. Basta uscire da quel mondo asfittico e autoreferenziale di persone senza curiosità, coloro che vivono il vino come un modo per sentirsi “un sacco fighi”, per rendersi conto di cosa in realtà offra questo mondo.

vino vino BRUNELLO MONTALCINI 4 BRUNELLO MONTALCINI 4

 

 

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