LA CASSAZIONE METTE SOTTO TUTELA I PUBBLICI MINISTERI: OK ALLE AVOCAZIONI DELLE PROCURE GENERALI NON SOLO PER L’INERZIA INVESTIGATIVA MA ANCHE QUANDO EMERGE UN DISSENSO SUI POSSIBILI RISULTATI - IL CASO DEL FASCICOLO AVOCATO ALLA PROCURA DI MILANO SULLA MORTE DI UN NEONATO

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Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

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I pg delle Procure generali come sorta di «super pm» controllori del contenuto delle archiviazioni chieste dai pm delle Procure della Repubblica. E dunque legittimati a togliere al pm un fascicolo non solo (come scontato) quando debbano rimediare alla sua inerzia investigativa, ma anche quando (pur alla fine di approfondimenti istruiti dal pm) non condividano le sue richieste archiviatorie e ravvisino «non infondata la notizia di reato», o «ritengano di prospettare un diverso inquadramento giuridico del fatto», o «intendano proporre un diverso taglio investigativo»: è l'interpretazione, «estensiva» dei poteri di avocazione (riconosciuti dalla legge alle Procure generali delle Corti d' appello quando le parti lese si oppongano o il gip fissi udienza) con la quale la Procura generale della Cassazione respinge il reclamo della Procura della Repubblica di Milano contro l'avocazione di un fascicolo, che la Procura generale di Milano le aveva tolto in disaccordo con la scelta del pm di chiedere al gip di archiviarlo.

 

magistrati magistrati

Nella Procura guidata da Francesco Greco, il pm del pool specializzato Maura Ripamonti aveva a lungo indagato sulla morte di un neonato in un ospedale, infine concludendo (come non di rado nelle colpe mediche) che nella condotta dei sanitari vi fossero stati «gravi profili di colpa», fondanti responsabilità e risarcimenti in sede civile, ma che i risultati delle perizie non consentissero di sostenere in un giudizio penale la prova che proprio quelle condotte avessero causato la morte del neonato.

 

Dunque un caso non di inerzia, ma di valutazione di merito, sulla cui condivisibilità o meno spetta per legge al gip esprimersi nell'udienza di opposizione all'archiviazione su impulso dei genitori. Qui la Procura generale, diretta da Roberto Alfonso, avoca il fascicolo con la pg Nunzia Ciaravolo.

 

cassazione cassazione

La Procura della Repubblica si appella alla Procura generale di Cassazione, dove però il pg Antonio Balsamo (con controfirma dell' Avvocato generale Nello Rossi) sposa la correttezza dell'avocazione richiamando una sentenza del '91 e «la più attenta dottrina»: il concetto di inerzia «va inteso in senso estensivo», riferibile «non solo all'inattività ma anche al mancato esercizio dell'azione penale», e in senso «funzionale» ad «apprestare maggiore controllo sull'operato del titolare delle indagini e far sì che gli esiti portino a ridurre le ipotesi di eventuale dissenso tra pm e gip».

 

Prevarrebbe, insomma, il principio «del favor actionis , che tende a favorire l' esercizio dell'azione penale quando sorge contrasto sull' accoglimento di una richiesta di archiviazione». Ma per legge non c'è già il gip a valutare se l'archiviazione chiesta dal pm vada respinta o accolta o integrata?

i giudici riuniti in cassazione i giudici riuniti in cassazione

 

Sì, ma «proprio la rilevanza costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale giustifica la previsione di una pluralità di controlli sulla sua effettività»: esercitati «sia da un organo giudicante imparziale» e «privo di diretti poteri investigativi» (il gip), «sia da una diverso ufficio della stessa magistratura requirente» (il pg).

 

Nel gennaio 2016, invece, la Procura generale di Cassazione, con il pg Iacoviello, di fronte al pg milanese Isnardi che aveva tolto un fascicolo al pm Scudieri perché questi non aveva ravvisato un riciclaggio e aveva indagato solo 2 dei 4 possibili soggetti, annullò l' avocazione perché «una dilatazione del meccanismo» avrebbe rischiato di «delineare un potere decisorio e istruttorio immanente e alternativo a quello del Procuratore della Repubblica», finendo per «sfigurare l' architettura concettuale del processo» e risolversi in «un controllo sulle scelte investigative», all' insegna di «una aristocrazia intellettuale dell' Ufficio superiore».

 

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